1. HARPER

Natale era il periodo dell'anno che amavo di più in assoluto. Amavo la mia famiglia composta dai i miei genitori e mio fratello minore. Amavo passare le due settimane di vacanza con loro e adoravo raggomitolarmi sulla poltrona vicino alla finestra che dava sul giardino sul retro e tenere tra le mani il mio adorato Kindle Paperwhite mentre mi coprivo con una coperta e bevevo un the caldo.

Lo avevo comprato i primi di gennaio, dopo che, con mio grande disappunto, non lo avevo ricevuto per Natale. Avevo ricevuto dei regali che volevo, tra cui le cuffie bluetooth che non avevo più tolto dalle mie orecchie e quel pigiama morbidissimo che avevo visto in centro e per il quale avevo fatto gli occhi dolci a mio padre Theo per ben due settimane, ma... beh volevo il Kindle perché ormai avevo riempito la mia libreria in camera da letto e le librerie in casa, quella in salotto e quella in camera di mio fratello Gideon, erano già stracolme.

Quindi per continuare a leggere dovevo sfruttare l'ultima cosa che avrei mai voluto fare negli ultimi dieci anni.

Ero un fissato dei libri di carta. Amavo sentire sotto le dita le pagine, adoravo usare i miei segnapagina colorati per indicare un passaggio o una frase che mi piaceva davvero tanto per poi rileggermela. Ma ormai lo spazio era finito ed io avevo il bisogno fisico di leggere.

Leggere mi aiutava a non pensare. Quando leggevo dimenticavo tutto, aprivo un libro e per un paio d'ore non pensavo a niente se non vivere nella mia testa le parole stampate sulla pagina del libro.

Avevo due autori per i quali avrei fatto pazzie, ma non erano mai venuti a fare firmacopie in Gran Bretagna, con mio grande disappunto.

Anche se ero un appassionato di thriller e gialli, negli ultimi due anni avevo scoperto che mi piaceva anche il fantasy ma soprattutto il romance.

Mi vergognavo di ammetterlo ad alta voce perché i romance erano perlopiù storie lette da donne e ogni volta che entravo in libreria con Gideon e i suoi amici, mi trattenevo dall'afferrare uno di quei libri. Non volevo essere preso in giro.

Già ero gay e alcuni a scuola mi chiamavano femminuccia per questo. Se avessi mostrato loro cosa mi piaceva leggere, non avrei più avuto vita.

Non che Gideon permettesse a qualcuno di prendermi in giro. Quando i bulletti della scuola mi dicevano le cose si assicuravano che Gideon fosse lontanissimo. O le botte le avrebbero prese loro.

Io adoravo leggere nel mio tempo libero e scrivere racconti online. Mi ero creato un gruppo di amici con i quali ero solito sentirmi quotidianamente, scrivevamo, ci supportavamo l'uno con l'altro e leggevamo tantissimo.

La mia challenge personale era quella di leggere almeno quattrocento libri quest'anno, ma, ora che eravamo giunti a quasi a dicembre, forse avrei dovuto cercare di abbassare quel numero e mettere trecentosessanta cinque. Ero solo a duecento cinquanta libri e leggere duecento libri entro capodanno era impossibile anche perché durante le vacanze tutto facevo tranne che leggere.

Che disgrazia!

Durante l'estate avevo fatto l'abbonamento ad Unlimited per tre mesi per poter leggere gratuitamente tutto quello che volevo. Avevo scoperto nuovi autori e mi ero disinnamorato di altri che fino ai primi mesi dell'anno credevo fossero il mio dio della letteratura.

Mentre scoprivo nuovi romanzi da leggere durante l'estate, avevo scoperto i romance MM, storie d'amore che vedevano come protagonisti due uomini.

Non conoscevo questo genere di libri finché non mi ero imbattuto in alcuni romanzi gratuiti e... avevo avuto un'illuminazione.

Non solo mi appassionavano più dei romanzi etero, ma avevano anche riaperto la mia fantasia e avevo iniziato a buttare giù qualche idea per un piccolo romanzo natalizio che volevo pubblicare su un paio di piattaforme online per lettori emergenti.

Volevo scrivere una storia originale, non più basata sui personaggi delle serie che adoravo.

Durante la penultima ora di venerdì, per caso, avevo fissato tre miei compagni di classe: Bradley Stokes, Hunter Granger e Hawthorne Parkinson.

I tre facevano parte degli sportivi della scuola. Hunter e Hawthorne erano nella squadra di Basket mentre Bradley e mio fratello Gideon erano nella squadra di rugby.

Mentre ero assorto a contemplare il vuoto, mi immaginai Bradley nello spogliatoio sotto le docce insieme ai suoi compagni. Mi immaginavo sempre cose sotto le docce o forse ero io che ero più malizioso al riguardo visto che era l'unico posto dove potevo avere un po' di privacy per sfogare i miei bisogni.

Anche se non lo avrei mai ammesso ad alta voce, trovavo Stokes davvero bello.

Bradley era alto, capelli neri e occhi verde bosco. Ed era etero, fidanzatissimo da quattro anni con Charlotte Potter, figlia di Draco, migliore amico dai tempi delle superiori di mio padre Theo.

Mi immaginai vividamente la scena di lui, tutto sudato e sporco di fango mentre si faceva la doccia negli spogliatoi della squadra. Immaginai l'acqua e il sapone sul suo corpo nudo e muscoloso e sospirai.

No, in realtà non avrei mai pensato a lui sotto la doccia. C'era un'altra persona che da qualche anno era protagonista indiscusso delle mie fantasie in solitaria sotto la doccia. E non era un giocatore di rugby.

Avevo assistito a qualche partita di rugby per fare il tifo per mio fratello, ma lo ritenevo uno sport troppo violento. Quando la prima volta avevo visto Gideon con il viso insanguinato dopo uno scontro con un avversario, avevo corso lungo le gradinate e avevo urlato minacce di morte al giocatore della squadra avversaria che invece di prendermi sul serio aveva sollevato un sopracciglio e poi era scoppiato a ridere.

Sapevo di non fare alcuna paura. Probabilmente ai suoi occhi sembravo un gattino con il pelo arruffato che graffiava e soffiava. Rispetto a mio fratello non incutevo alcun timore, ecco perché ero vittima dei bulletti della scuola.

Non avevo idea di quando fosse cominciato tutto, so solo che la prima volta che George William mi aveva sbattuto contro gli armadietti mi ero così tanto spaventato che avevo dovuto chiamare mio padre per venirmi a prendere dopo nemmeno due ore di lezioni.

Avevo pianto per i due giorni successivi, non andando a scuola. Gideon, come sempre, aveva cercato di forzarmi a farmi dire cosa era successo, ma non lo avevo mai detto a nessuno. Né di quella prima volta e tanto meno delle successive. Perché quelle torture continuavano ancora oggi, ma non volevo pensarci.

Scrollai la testa e mi sistemai le cuffie mentre riaccendevo il Kindle e mi rimettevo a leggere.

Ero immerso nella lettura quando mio fratello entrò nella stanza sbracciandosi per attirare la mia attenzione.

"Che c'è?" chiesi sfilandomi una cuffia dall'orecchio e distogliendo lo sguardo dal mio Kindle.

"Sai dove stanno le chiavi della macchina?" mi chiese e a quella domanda lo guardai davvero.

"Dove stai andando?" chiesi alzandomi.

"Uhm..." Gideon distolse lo sguardo dal mio. "Allora? Le chiavi?"

Strinsi gli occhi.

"Papà e papi sanno che stai uscendo?" chiesi.

"Si! Ho scritto loro un messaggio" disse Gideon.

"Hai preso la patente da nemmeno un mese. Vengo con te!"

"No!" urlò lui con gli occhi sbarrati ed io sussultai. "Devo... andare al centro commerciale per comprarti il regalo di Natale. Non puoi venire!" disse.

"Va beh, ti accompagno e non entrerò nei negozi con te..." dissi io, ma Gideon stava già uscendo dalla stanza mentre controllava lo smartphone.

"No, Harper, non puoi venire con me. Sono in ritardo! Dimmi dove sono le chiavi"

"In ritardo? Devi vederti con qualcuno?"

Gideon mi fissò.

Se c'era una differenza tra me e Gideon era il modo in cui avvampava. Sulla sua pelle chiara il rossore si vedeva immediatamente.

Oh.

"Appuntamento galante?" chiesi io con un sorriso malizioso.

Lo sguardo spaventato di Gideon tramutò in disgustato.

"Ma va, che schifo" borbottò raggiungendo poi la cucina.

Volevo stuzzicarlo e chiedergli di più, ma Gideon aveva trovato le chiavi e stava uscendo.

Quando restai da solo a casa, andai in camera mia, sedendomi alla scrivania.

Ripensai alle parole di Gideon e a come aveva reagito quando gli avevo chiesto dell'appuntamento galante.

Chi non sapeva che io e lui eravamo fratelli, finiva sempre con la frase: "ma voi due state insieme?" perché io e Gideon eravamo persone che amavano toccare, accarezzare e stringersi l'uno all'altro. Per noi era normale comportarci così, Gideon sarebbe sempre stato il mio fratellino e ai miei occhi resterà sempre un bambino.

Ricordai anche il modo in cui aveva reagito a quella domanda e alla sua faccia disgustata. La stessa che mi aveva rivolto poco prima di uscire.

Non c'erano moltissime persone per cui lui avrebbe fatto quella faccia se non i suoi migliori amici: Hunter, Hawthorne, Bradley e...

Cosa? No, non poteva essere.

Guardai il calendario. Era l'ultima settimana di novembre. Trattenni il fiato.

Il giorno del Ringraziamento.

Conoscevo solo una persona che festeggiava il Ringraziamento. Una persona che non vedevo più da tre anni perché si era trasferita a Los Angeles per studiare....

Trattenni il fiato mentre sentivo un attacco di panico cogliermi al pensiero.

NOTE: mi raccomando non chiudete la storia senza aver prima stellinato e/o commentato!!! A presto ~Galaxy~

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