"L'artista è sempre sul punto di cominciare. Qualsiasi opera d'arte che non sia un inizio, un'invenzione, una scoperta è di poco valore."

-Ezra Pound

Soundtrack: It's Time – Imagine Dragons

Le ultime settimane della mia vita sono state un susseguirsi di impegni, incontri, appuntamenti e scocciature burocratiche. Ma erano necessarie per dare una scossa alla mia vita.
L'ultimo momento di tregua che mi sono concesso è stato il giorno della sfilata di Maisie, e per rivedere la stessa espressione felice sul suo volto sarei ben contento di rifarlo. Lei vale ogni sforzo.
Per quanto riguarda la mia musica, ho scelto di rischiare.

Sono tornato a scrivere come ero solito fare anni fa, limitandomi a essere semplicemente Davian, il ragazzo che cantava e scriveva per passione, non per obbligo.

Ho dimenticato l'industria, l'album in programma, i doveri e le aspettative della gente, limitandomi a fare ciò che ho sempre amato.

Arrivato a questo punto nella mia carriera, avevo bisogno di ritrovare me stesso. Ho scritto ciò che sentivo, le emozioni che ero solito reprimere, i momenti che hanno caratterizzato la mia intera vita.

Ho smesso di temere il futuro e qualsiasi cosa mi riservi.

Continuerò a seguire i miei obiettivi, senza dimenticare chi sono.

Ricontrollo il mio ultimo testo, e strimpello note che possano adattarsi mentre attendo la persona che dovrebbe arrivare qui in studio.

Solo io e la musica, come all'inizio di tutto.

"No more shadows holding me
No more mask on my face,
I'm breaking chains, I'm running free.
I'm chasing life without hiding who I am."

(Non ci sono più ombre a trattenermi,
Più nessuna maschera sul volto.
Sto rompendo le catene, sto correndo libero.
Mi getto nella vita senza più nascondere chi sono.)

«Davian, quel coglione del tuo agente è qui».

La voce di Asher mi riporta alla realtà, e alzo lo sguardo dalla chitarra, rimettendola al suo posto. È arrivato il momento di chiudere questo capitolo una volta per tutte.

Annuisco, appuntandomi mentalmente di mantenere la calma qualsiasi cosa esca dalla bocca di Robert.

«Fallo entrare» gli dico, mettendo via la cartellina dove ripongo i miei testi. Meno vede, meglio è.

«La prossima volta, aprigli tu. Sono il tuo bodyguard, non il tuo facchino» brontola, prima di sparire oltre la porta.

Curvo le labbra in un sogghigno divertito, che scompare quando vedo il mio agente varcare la soglia come se fosse a casa sua. Ha le mani in tasca, l'espressione rilassata e compiaciuta di chi non immagina minimante cosa lo attende.

Meglio così.

«Ehi, bello. Come mai volevi vedermi? Hai novità per me? A proposito, ho messo a punto la tua campagna promozionale».

Quella di cui io non so nulla, come al solito. L'ennesima delle cose a cui avrei dovuto adattarmi.

«Sarò molto breve, Robert. Io e te non lavoreremo più insieme».

Sgancio la bomba senza giri di parole, ho cose migliori da fare che perdere tempo con questo idiota.

Lui sgrana gli occhi, guardandomi come se fossi impazzito.

Sarò pure malato, ma pazzo no.

«Come, scusa?»

Tiro fuori il nostro contratto, e devo ringraziare il mio avvocato per aver trovato un cavillo amministrativo a cui appellarmi per potermi liberare di Robert e della casa discografica.

«Vai alla pagina quattro, ti sarà tutto molto chiaro. Il contratto spiega chiaramente che avrei avuto sempre l'ultima parola sulla mia musica, eppure mi avete obbligato a fare in modo diverso».

Robert si acciglia. «Ti abbiamo per caso minacciato? I nostri erano consigli».

Sorrido furbamente, questo gioco non funziona con me. «Secondo Ray, il mio ex produttore, gli hai esplicitamente detto di buttare i miei testi nel cesso e valutare altre opzioni» gli ripeto ciò che ho scoperto, e lo sconcerto sul volto del mio agente ne è la conferma.

«E tu credi a lui piuttosto che a me? Ho fatto del mio meglio per far decollare la tua carriera. Sei famoso grazie a me. Ti ho messo io sul mercato, ti ho dato io l'opportunità di diventare chi sei».

Mi ribolle il sangue nelle vene a sentirlo, e mi alzo con uno scatto nervoso dalla sedia, andando verso di lui.

Nessuno mi ha creato, ben che meno lui.

«Tutto ciò che hai fatto è stata mettere le mie canzoni sul mercato, che erano già virali. Se non fosse stato per il mio talento, sarei rimasto nella nicchia come tanti altri. Ho prodotto la mia musica da solo, ho faticato per guadagnarmi un posto nel mondo, e tu non c'entri nulla».

«E avresti avuto l'opportunità di andare in tour, senza di me? Dubito che il tuo bel faccino ti avrebbe garantito l'invito a eventi esclusivi e a competizioni internazionali».

«Forse no, ma non sei l'unico agente sulla faccia della terra. Io senza di te posso andare avanti, tu senza di me sei senza lavoro».

Robert impallidisce di fronte la mia freddezza, posso notare il sudore scendergli sulla fronte. «Dovrai pagare una penale e restituire l'anticipo. Rimanderai il tour, rischi di far saltare l'album. Sei sicuro di voler affrontare il rischio, Davian?»

Diamine se lo sono.

Ho passato anni a lasciare agli altri il potere di decidere per me, di dipingermi addosso un'immagine che non mi rappresenta, di sfruttare la mia musica per arricchirsi e trasformarmi in qualcuno che non sono. Ora basta.

Forse è vero, sarà difficile ricominciare, però non ho paura di impegnarmi nella salita.

Arriverò lo stesso in cima, e sarà grazie ai miei sforzi.

«Ne sono più che sicuro. Ora vai fuori dal mio studio».

Lui irrigidisce la mascella, serrando i pugni. «Lo stai facendo per via di quella—»

Colmo la distanza che ci separa con un passo, e gli afferro la maglia, sentendo la rabbia aumentare a dismisura. «Non. Osare. Nominarla».

La sicurezza dell'uomo di fronte a me scoppia come un palloncino, sa bene che quando si tratta di lei, non scherzo. La nostra discussione in ufficio di qualche settimana fa ne è la prova.

«Te ne pentirai, ragazzo. Non hai idea di com'è il mondo della musica, senza me a pararti il culo».

Sogghigno, per niente intimorito. «Mi pento solo di non averlo fatto prima. Ora fuori dai coglioni».

Robert si sistema per andarsene con la coda tra le gambe, ed è come se un peso si levasse dal petto.

Sarà dura ricominciare, eppure non vedo l'ora di mettermi al lavoro.

Asher entra dopo poco, sedendosi sul divanetto senza darmi spiegazioni. Lui, Mason e Maisie sono gli unici ad avere libero accesso. Non che il mio amico sia solito chiedere.

«Cosa ha detto l'altro tizio? Jhonny, giusto?»

Scoppio a ridere, scuotendo la testa. «James, idiota».

Lui alza le spalle. «Fa lo stesso. Che ti ha detto?»

Sorrido entusiasta, perché so che di Asher posso fidarmi. «Concluderemo il contratto appena sarò ufficialmente libero. Mi seguiva già da prima, è entusiasta di lavorare con me. L'album uscirà più tardi, e dato che sua moglie è una manager musicale, mi aiuterà nella promozione».

«Con le corse che hai intenzione di fare?»

Questa domanda mi spiazza, arrivare a una decisione non è stato semplice.

Essere il pirata ha sempre fatto parte della mia vita, ma comporta troppi rischi per la mia condizione, devo accettarlo. Preferisco vivere i miei giorni con Maisie il più a lungo possibile, senza andare incontro a pericoli inutili.

«Non parteciperò più. Ho altre priorità» ammetto a malincuore.

Fa male rinunciarci, però se penso a cosa ottengo in cambio, non mi pesa.

«Grazie al cielo» brontola, e si alza dal divanetto quando sente il citofono.

Lo fermo prima che possa alzarsi, facendogli segno con la mano. «Vado io, credo sia Maisie» lo avviso, e lui alza un sopracciglio.

«Da sola?»

Curvo le labbra in un sorrisetto. «Ti interessa?»

«Pura curiosità».

«Non raccontarmi cazzate, Brontolo» lo avverto, ridacchiando. «Comunque sì, da sola».

Un'ombra di delusione gli incornicia il volto, dura appena qualche secondo prima di sparire, sostituita dalla solita aria disinteressata. «Allora vado a sbrigare delle commissioni. Non ho intenzione di fare il terzo incomodo mentre limonate».

Ottima idea.

Restare solo con Maisie è un regalo che non ho intenzione di lasciarmi sfuggire, dato che negli ultimi giorni ci siamo incrociati a malapena.
Mi affretto a raggiungere l'entrata, e appena vedo la sua chioma bionda fare capolino dalla porta, non ci penso due volte a stringerla a me. Il suo profumo mi avvolge come una carezza, è la pace per i miei sensi.

È adorabile con le guance rosse per il freddo, nonostante sia coperta con cappotto e sciarpa, con il naso congelato e le mani coperte da guanti che lasciano scoperte solo la punta delle dita.

«Ciao, leonessa» la saluto, premendole un bacio sulla fronte. «Mi sei mancata».

Lei si scioglie tra le mie braccia, e alza il viso per incontrare le mie labbra e baciarmi.

Ogni volta è come rinascere.

Non mi abituerò mai al suo sapore dolce, alla sua lingua delicata che tocca la mia, a come un semplice tocco diventi qualcosa di più famelico dopo pochi istanti. Le premo una mano sulla nuca per attirarla di più a me e avere un accesso completo che lei non mi nega. La assaporo a fondo, mi perdo in lei senza alcuna intenzione di riemergere.
Ci baciamo come assetati nel deserto ogni fottuta volta, non mi basta mai.

«Mi sei mancato anche tu» sussurra a un soffio dalla mia bocca, arrossendo nel notare Asher dietro di noi.

Maledetto guastafeste.

«Come dicevo, siete schifosamente dolci. Me ne vado prima di assistere ad atti osceni» brontola, superandoci per uscire.

Maisie arrossisce come un peperone, mentre io non rinnego nulla. «Quando ti innamorerai, sarai schifosamente dolce anche tu».

Lui si blocca per un attimo, irrigidendo la schiena. «Non accadrà».

Convinto lui.

So di aver toccato un tasto dolente, quindi lascio correre senza soffermarmici troppo. Le mie attenzioni sono rivolte alla donna che ho al mio fianco. «Ci vediamo dopo?»

«Ripasso più tardi. Qui fuori c'è il delirio, mi assicuro di riportare il tuo culo da superstar a casa» mugugna, abbozzando un saluto.

Quando siamo soli, approfitto per prendere Maisie in braccio, e lei avvolge le gambe attorno alla mia vita, reggendosi sulle spalle. «Avi, non sforzarti!» mi rimprovera con un sorrisetto.

La zittisco con un bacio, mordicchiando il suo labbro inferiore prima di passarci la lingua. «Nessuno sforzo quando si tratta di te» le dico, tornando nel mio studio di registrazione, dove posso mettermi comodo con lei.

Appoggio Maisie sul divanetto che si trova di fronte l'enorme console, e io torno a recuperare i fogli che avevo lasciato vicino la mia chitarra.

«Come fai a capirci qualcosa in questo disordine?» mi domanda Maisie, guardandosi attorno.

In effetti, essere ordinato non è tra le mie qualità, soprattutto in fase creativa. Ogni cosa può essermi utile, ogni strumento merita di essere provato, e le note sparse per la stanza sono le idee lampo che ho bisogno di appuntare. C'è anche una scatola di cibo vicino la console che occupa gran parte del bancone in legno, è lì che passo la maggior parte del tempo.
Ascolto quello che registro nella saletta di fronte, provo varie basi, mi appunto le note da modificare e scelgo quale strumento far prevalere nella canzone.

«Mi capisco. È un disordine sensato» le dico prima di girarmi verso di lei.

Osservo ogni suo movimento mentre la vedo togliersi il cappotto per appoggiarlo all'attaccapanni poco lontano, e sfilarsi la sciarpa dal collo. Credo di aver perso ogni facoltà di ragionare quando noto che non indossa altro che un top sportivo da palestra con una zip sul petto, e dei leggings neri e rosa che le fasciano le gambe e il culo in un modo perfetto.

La guardo come se volessi divorarla, e a lei non sfugge l'intensità del mio sguardo, perché arrossisce. «Quell'espressione non promette nulla di buono» mormora, deglutendo a fondo.

Sappiamo entrambi che appena ci metteremo le mani addosso, perderemo il controllo. Ho passato cinque anni lontano da lei, eppure questo non ha mai cambiato la chimica tra di noi, il modo in cui ci completiamo a vicenda, come se fossimo nati per questo.

«Secondo te cosa promette?» le domando mentre mi avvicino a lei.

Le poso una mano sulla base della schiena nuda, e muovo la punta delle dita per accarezzarla, provocandole la pelle d'oca.
Sento il suo respiro mozzarsi, e improvvisamente nella stanza fa più caldo del dovuto.

«Qualcosa di parecchio inappropriato» mi sussurra sulle labbra, e nel frattempo sento le sue mani delicate sfiorarmi la pelle sotto la maglia.

Diamine. Basta una carezza, e io perdo la testa.

«Vuoi che faccia il bravo?» la provoco, prendendole il labbro inferiore tra i denti per mordicchiarlo e succhiarlo.

Il gesto le provoca un gemito basso che mi stordisce, e fa guizzare all'istante il mio cazzo stretto nei pantaloni.
Lei passa la punta delle dita sul mio basso ventre, sfiorando l'elastico dei boxer senza sporgersi oltre.

È una maledetta tortura.

«Neanche per sogno».

La bacio con irruenza, premendole le mani sul sedere mentre la faccio alzare dal divanetto, stringendola a me per poterne avere di più. Mi godo il suo sapore dolce, esploro la sua bocca come se non la conoscessi a memoria, mi godo ogni secondo, facendole piegare la testa indietro per baciarla a fondo.

«Fanculo. Con te non so trattenermi» le dico mentre tempesto il suo collo di baci, e afferro la zip del suo top per strattonarla giù, e glielo faccio scivolare dalle braccia.

Cazzo.

La visione del suo seno gonfio, turgido e morbido è la definizione di paradiso, mi lascia senza fiato. Ne afferro uno in mano mentre abbasso la testa per poggiare la bocca e la lingua sull'altro, e Maisie geme senza ritegno, inarcando la schiena per facilitarmi il compito. 

Divampa un incendio tra di noi, qualcosa a cui nessuno dei due sa rinunciare. Non c'è nulla di razionale, siamo un groviglio di passione e lussuria, pronti a farci consumare dal desiderio.
La poggio contro la console, e lei emette una risata divertita, ansimando quando sfioro il suo capezzolo sensibile con i denti.

Deliziosa.

«Vuoi registrare una nuova canzone?» ironizza, facendomi alzare le braccia per sfilarmi la maglia che indosso.

«Sarebbe la mia preferita. Avrebbe i suoi più sensuali del mondo» le sussurro sulla pelle, mentre mi abbasso per baciarle il ventre, imprimendo nella memoria ogni verso. «Registrerei ogni gemito. Ogni sussurro. Ogni volta che ti bagni chiamando il mio nome».

Maisie arrossisce di colpo, e sento il suo corpo farsi bollente sulla mia lingua. Traccio una linea lungo il suo addome, passo l'ombelico e arrivo fino al bacino, e i suoi gemiti si fanno più chiassosi.

«Avi... mi stai torturando» sospira, stringendo le mani sui bordi in legno della console.

Sogghigno malizioso, e allungo una mano per prendere il capezzolo e pizzicarlo, godendo nel vederla contorcersi dal piacere «A me sembra che ti piaccia, leonessa. Dimmi, vuoi di più?» le domando, giocando col bordo dei suoi leggings mentre la mano libera sfiora il punto caldo delle sue gambe da sopra il tessuto.
Le sue guance sono colorate di un rosso accesso, eppure la sua espressione è forte e sicura. «Sì. Cazzo, sì».

Musica per le mie orecchie.

Maisie recupera quel poco di lucidità che le serve a sfilarmi la cintura e abbassarmi i pantaloni. La mia erezione preme dolorante da sopra i boxer, e mi sfugge un gemito quando la sua mano si stringe sopra di essa, con dei movimenti decisi. «Sei così duro, pirata. Così mio» mi sussurra languida all'orecchio, lasciandomi in balia del piacere.

«Non provocarmi, leonessa» la avverto, sentendomi a un passo dal baratro.

Solo Maisie è in grado di ridurmi così, come se niente avesse importanza se non stringerla e sentire il suo corpo contro il mio. La voglia che ho di lei mi stordisce, mi porta a comportarmi come un dannato animale.
Lei curva le labbra in un sorrisetto, non accenna a tirarsi indietro.
Mi spinge verso l'oblio, ed è pronta a seguirmi.

«Altrimenti?» mi stuzzica, abbassando i miei boxer con un movimento fluido, e il mio cazzo balza in avanti come se non vedesse l'ora.

Le prendo il mento tra le mani e le faccio alzare il viso, perdendomi in quelle pozze azzurre. «Ti fotto su questa dannata console».

Un brivido di eccitazione mi passa lungo la schiena, e la fantasia di cosa potrebbe accadere mi tormenta, mi è impossibile pensare ad altro.
C'è solo lei. Il suo corpo nudo. I nostri respiri che si fondono.
So che è lo stesso per lei, lo leggo dentro quei suoi bellissimi occhi ardenti.

Mi afferra il bacino per portarmi più vicino, tanto da azzerare la distanza tra di noi. È un fottuto spettacolo.

«Che cosa stai aspettando, pirata?»

Addio all'autocontrollo.

Le stringo le mani sul sedere mentre reclamo la sua bocca, baciandola con una tale foga che entrambi rischiamo di rimanere senza fiato.
Le afferro i fianchi per farla girare di schiena, e la inclino quanto basta per avere il suo culo premuto contro il mio bacino, e la sensazione mi manda in ecstasy.
Mi aspetto che mi freni, che mi dica che è troppo e la fantasia ha viaggiato abbastanza. Non lo fa.

L'unica cosa che sento è il suo gemito sommesso, il calore del suo centro quando si struscia contro di me, invitandomi a prendermi ciò che voglio.

«Sei stupenda, Isie. Puoi fermarmi in qualsiasi momento» le dico, riempiendole il collo di baci fino alla spalla.

«Lo voglio, Avi. Proprio qui. Proprio così. Non trattarmi come se fossi fragile» mi dice, affannando.

Le stringo una mano sul seno mentre la aiuto ad aprire meglio le gambe, e il riflesso di fronte a noi è senza paragoni. Ci siamo noi, sudati e selvaggi, completamente soggiogati dal desiderio.

«Non l'ho mai pensato. Sei così forte, piccola. Sei incredibile» le sussurro, muovendo la mano sul capezzolo per aumentare il suo piacere.

Lei geme in risposta, e si aggrappa con le mani al bancone in legno, e io non riesco ad aspettare un secondo di più. Ho bisogno di sentirla.

La sfioro con le dita per assicurarmi che sia pronta, e quando la trovo zuppa e bagnata un brusco sospiro mi sfugge dalle labbra. «Sei già così bagnata, leonessa».

Lei annuisce estasiata, muovendo il bacino contro le mie dita. «Mi farai aspettare ancora?» mormora con un sorrisetto stampato sul volto.

Mi spingo dentro di lei, e la sensazione mi provoca una scossa di adrenalina, un'emozione unica, che nessuna è mai riuscita a darmi. Non è solo piacere, è qualcosa di più intimo e forte, che si insidia sottopelle e resta lì a tormentarmi.

È amore. Quello che mi brucia dentro ogni istante.

«Isie...» gemo, cercando di controllare le mie spinte per farlo durare il più possibile.

Il suo calore è un paradiso, il modo in cui si stringe attorno a me a ogni affondo è indescrivibile, mi fa sentire come se fossi il più fortunato del mondo.
Fanculo la fama, i soldi e l'ambizione. Gli istanti che vivo con Maisie sono il meglio che possa ricevere dalla vita.

«Avi...» geme, reclinando il collo per sporgere di più il collo che tempesto di baci e morsi.

«Sei così stretta, piccola. Questa piccola fica stretta può prenderlo tutto?» le sussurro all'orecchio, tornando ad affondare in lei per riempirla del tutto.

Quando le stringo una mano sul sedere, i suoi versi si fanno più chiassosi, e i nostri gemiti risuonano nella stanza, appannano persino il vetro di fronte a noi. L'immagine dei nostri corpi uniti mi eccita all'inverosimile. Sembriamo una cosa soltanto, e se abbasso gli occhi sul punto dove ci fondiamo uno all'altra, una scarica di piacere mi scuote le membra.

Mi tiro indietro e spingo più forte ogni volta, portandole una mano sul clitoride per far salire il suo piacere, e i gemiti che ottengo in cambio solo la melodia più bella che abbia mai sentito.

«Sei così brava a prenderlo, Isie. Sei perfetta per me» le dico, lambendole la pelle sudata con dei baci.

«Lo voglio tutto, Davian. Senza freni» biascica tra i gemiti, e io le do quello che mi chiede.

Ci spingiamo entrambi al limite, e quando la sento stringersi più forte, le poso un bacio sul collo e le stringo il capezzolo per renderla più sensibile, soffiando sulla pelle sudata come una carezza. «Vieni sul mio cazzo, leonessa» le ordino, e la sento esplodere su di me mentre il mio nome risuona nella stanza.

«Davian!»

Il suo piacere mi inonda, la assecondo per tutto il tempo, fino a quando non la sento cedere, e finalmente mi concedo di provare la stessa sensazione.

Cazzo. Può esistere qualcosa di meglio?

L'orgasmo che mi provoca è intenso, lo sento lungo tutta la schiena dorsale, lo avverto persino nelle viscere. Continuo a muovermi con movimenti più lenti, mi prendo il mio tempo per godermi la sua stretta, reggendola tra le braccia per evitare che crolli esausta.

Sono devastato quanto lei.

Maisie si poggia sul mio petto, e io mi sfilo da lei per rigirarla e baciarla in modo più dolce e lento, come se volessi il mio tempo per prolungare il nostro momento in eterno.

«Ti amo» mi sussurra, e il cuore mi scoppia nel petto.

«Ti amo anch'io» le ripeto, tornando a baciarla.

Lei sorride come se avesse vinto alla lotteria, e si lascia portare fino al divanetto, lasciando al mio corpo il compito di scaldarla. La attiro contro il mio petto e ci stringiamo l'uno all'altro, dove il battito dei nostri cuori è l'unica cosa che conta. Mi porta a implorare Dio di farmi godere questa sensazione quanto più a lungo possibile.
Resto ad ascoltare i suoi respiri, guardo la sua espressione cercando di trovare nuovi dettagli da memorizzare, lasciandole dolci carezze sul corpo per rilassarla e venerarla come merita.
Incrocio i suoi occhi fissi nei miei, e trovo lì ogni risposta, il senso di cosa è importante.

Questa è casa.

Non so per quanto a lungo restiamo così, perdo la concezione del tempo, fino a quando Maisie non si alza, arrossendo nel vedere il disastro che abbiamo combinato.

«Ti conviene vestirti e tornare al lavoro, superstar. Voglio sentire le tue canzoni».

Ridacchio, eseguendo i suoi ordini senza controbattere.
Con lei, posso affrontare tutto.

«Ne ho già qualcuna da farti sentire».

-

Le settimane successive volano, e scopro che lavorare con James è molto meglio delle aspettative. Migliora il mio album, ma senza modificare il mio stile. Creiamo insieme le basi, lavoriamo ai testi e insieme a sua moglie studiamo un piano di promozione che rispetti le mie condizioni di salute.
Il risultato mi soddisfa più di ogni altro mio precedente lavoro, è non vedo l'ora di condividerlo al mondo.
È un rischio che sono disposto a correre.

Da questo momento in poi, so che inizierà una nuova avventura, per questo avevo bisogno di venire qui. A trovare mamma.

L'aria di febbraio è fredda, il vento mi taglia il viso e le nuvole sopra di me minacciano un incombente tempesta, eppure io sono in piedi di fronte a un enorme memorale mentre cerco di riordinare i pensieri.

L'ultima volta che sono stato qui, mancava poco al mio primo concerto, e parlarne con lei è stato catartico. Ovunque lei sia, so che può sentirmi. La vedo nei suoi fiori preferiti, nelle note delle sue canzoni, nelle foto che custodisco. 

Accarezzo la lapide di fronte a me, poso lo sguardo sulla sua foto messa in evidenza, e mi piace immaginarla così, nel pieno della sua vita. Vedere il suo nome scolpito mi colpisce allo stomaco in una morsa amara, mentre il dolore torna a galla spezzandomi il respiro.

Non ci si abitua mai.

Mi manca, ma ho intenzione di renderla fiera di ciò che sono. Portare avanti il suo sogno come se fossimo insieme.

«Ciao mamma» la saluto, accarezzando il cemento freddo e lucido. Lascio un mazzo di fiori, composto da calle, gigli e girasoli, i suoi fiori preferiti. «So che non vengo a trovarti spesso, preferisco pensarti in un posto migliore» le dico, alzando lo sguardo verso il cielo.

È lì che spero che sia. A godersi la libertà che merita.

«Fino a pochi mesi fa, credevo di aver perso tutto, persino me stesso. Ho passato mesi a interpretare un ruolo, come un attore in una commedia, senza rendermi conto che stavo perdendo di vista ciò che era importante. Mi ero obbligato a tenere lontana ogni emozione, convinto di voler affrontare la vita da solo, senza essere un peso per nessuno» serro le labbra, lasciando libera una lacrima di cadere.

Forse i miei errori non meritavano una seconda occasione, ma la vita me ne ha fornita comunque una. Mi ci sono aggrappato con tutte le mie forze, ed è stata la cosa migliore che potessi fare.

«Ho sbagliato, e lo so. Come dicevi tu, il successo non conta niente, saranno gli attimi collezionati lungo il percorso a fare la differenza. Forse sei stata tu a donarmi da lì la possibilità di rimettere a posto la mia vita, e dovrei ringraziarti anche per questo» sorrido all'idea. «Non terrò più le persone lontane da me, mi mostrerò per ciò che sono, accettando le mie debolezze. Canterò per portare avanti un sogno, darò tutto me stesso finché ne avrò la possibilità. Mi godrò la vita, e soprattutto, collezionerò ricordi da tenermi stretto» chiudo gli occhi, sforzandomi di ricordare i suoi lineamenti, la sua voce e i suoi modi dolci.

Mi aggrappo a quelle immagini, ci affondo le unghie per tenermele strette, perché semmai svanissero... mi sentirei vuoto. Guardo la lapide un'ultima volta, e una fitta dolorosa mi colpisce il petto.

Vorrei averla qui.

«Mi manchi, mamma. Sei tu ad avermi insegnato a credere nei miei sogni, e avermi reso ciò che sono oggi. Sarai sempre con me, a ogni passo, a ogni canzone e ogni volta che salirò sul palco».

Ingoio il groppo che sento in gola, e mi impongo di allontanarmi dopo qualche istanti.
Da questo momento in poi, sarò io a scrivere il mio destino.

✨Spazio Autrice✨

Buona domenica a tutti! Come regalo per gli ultimi capitoli, non potevo non lasciarvi questa scena spicy che aspettavo di poter scrivere DA MESI. È decisamente una delle mie preferite.

Finalmente iniziato a chiudersi molti cerchi di questo romance, tra cui anche la decisione finale di Davian per il suo album. È emozionante vedere quanto sia cresciuto in questo romance, e spero di aver potuto trasmettere la stessa emozione anche a voi. 

Ci vediamo presto con un nuovo aggiornamento, e non preoccupatevi, sto pensando a qualcosa di speciale per "festeggiare" i capitoli finali