"I veri amici sono quelli su cui puoi contare, qualunque cosa accada. Quelli che vanno nella giungla per trovarti e riportarti a casa. E i veri amici non devono mai dirti che sono tuoi amici."
-Mindy Kaling

Soundtrack: End of the Beginning – DJO

Dopo la Run War, la vita è andata avanti normalmente, anche se stento ancora a credere di essermi guadagnata il titolo di vincitrice e un premio in contanti talmente alto da farmi girare la testa.
La cosa più soddisfacente, è successa però la mattina seguente, quando Mason mi ha detto che Tyler e i suoi amici erano stati arrestati.

Che soddisfazione.

Secondo la legge, non potevo denunciare qualcosa che era avvenuto in America, quindi abbiamo optato per un approccio diverso. Kaiden è riuscito a inchiodare Tyler per le minacce anonime che mi erano arrivate, e alcune telecamere nelle vicinanze del mio appartamento lo hanno ripreso mentre faceva irruzione nel mio appartamento. Inoltre, con le prove raccolte nel capannone, sono riusciti a dimostrare che rubava e rivendeva illegalmente pezzi di meccanica. Secondo Kaiden, sul mercato aveva lasciato tracce ovunque. Da lì, non è stato difficile aggiungergli l'accusa di tentato omicidio nei confronti di Davian quando ha manomesso la sua moto, dato che il pezzo mancante era nella sua rimessa.

Tornerà in America per scontare la pena, e io andrò lì per raccontare la mia versione.

Pagherà per ciò che ha fatto, e marcirà in carcere. Ho intenzione di andare fino in fondo e ottenere la giustizia che merito.
Purtroppo, ciò non ha cambiato le sorti della mia partecipazione al concorso per la Paris Fashion Week, e ho dovuto mandare giù un boccone amaro quando il mio ricorso è stato respinto.

Ci saranno altre occasioni.

È quello che mi sono detta per non far vincere lo sconforto, e continuare ad andare avanti nel mio progetto. Per fortuna, il premio che ho vinto e gli incassi dell'ultimo mese mi hanno permesso di saldare parte dei costi di mantenimento, l'affitto per i prossimi mesi e delle modifiche per rendere l'atelier più competitivo.

So che non è del tutto lecito il modo in cui ho ottenuto i soldi, però trovo giusto il modo in cui ho scelto di investirli.

Per me.
Per il mio futuro.

«Isie, sei qui?»

La voce di Candice irrompe nel mio turbinio di pensieri, e alzo lo sguardo dai miei bozzetti sparsi sulla scrivania. Ho bisogno di portarmi avanti con la collezione invernale del prossimo anno, seppure siamo a fine gennaio.

«Proprio qui» le dico, facendole segno di entrare.

La mia migliore amica entra senza farselo ripetere due volte, e il suo profumo dolce riempie la stanza. Ha in mano una tazza di Starbucks, che al momento sembra la cosa migliore del mondo.

«Questo ufficio diventa ogni giorno più bello... e più rosa» costata, ridacchiando nel vedere la mia nuova scrivania e il divanetto in velluto.

Sì, mi sono viziata.

«Ti aspettavi qualcosa di diverso?» ridacchio, rimettendo i fogli nella cartellina.

Candice scuote la testa, e mi poggia il bicchiere sulla scrivania, approfittando subito del mio nuovo acquisto. Si sdraia comodamente, facendo un sospiro soddisfatto. «Oddio, verrò sempre qui dopo gli allenamenti».

Rido di cuore, prendendo un sorso del mio cappuccino.
Questa volta, nessun senso di colpa.

«Vieni pure quando vuoi» mormoro, rimettendomi al lavoro per studiare i campioni di tessuto che mi hanno spedito i vari rappresentanti.

«In realtà, ero venuta a prelevarti per portarti con me in un posto. Per oggi hai finito di lavorare».

Cosa?

Alzo lo sguardo per guardarla, confusa e sorpresa al tempo stesso. «Mi spaventi. Di solito sei una pantofolaia» scherzo.

Lei sbuffa divertita, scuotendo la testa. «Beh, questa volta ho fatto uno sforzo».

Inarco un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. Per quanto sia bello avere una mia attività, non posso sparire e lasciare il negozio incustodito. La mia assistente si è rivelata un grande aiuto, però ha tanto da imparare e non voglio delegare a lei tutta la fatica.

«Non puoi aspettare la chiusura? Devo valutare i tessuti, sbrigare una cliente tra un'ora e sistemare la vetrina» le dico, dispiaciuta nel dover declinare.

Dall'espressione della mia migliore amica, deduco che non mollerà la presa. «Ti concedo di sbrigare la cliente, è l'unica cosa tra gli impegni che mi hai elencato che non puoi rimandare. Poi verrai con me» afferma con decisione, come se non avessi scelta.

La sua caparbia mi spaventa, e ho quasi paura a domandare di che si tratti. «Almeno puoi dirmi perché?»

So che c'è sotto qualcosa, e la mia curiosità mi spinge a volerne sapere di più a ogni costo.
Davian è fuori Londra per incontrare il produttore di cui gli avevo parlato, quindi è impossibile che c'entri lui.

Quindi, cosa diamine mi nasconde?

«Per scoprirlo dovrai venire con me. Questi sono i patti».

Maledetta. Sa bene come punzecchiarmi.

Mi arrendo, ridacchiando e alzando le mani in segno di resa. «Hai vinto tu, ti seguirò».

Lei esulta alzando i pugni in aria, prendendo poi un libro dalla sua borsa per ingannare l'attesa.

Riconosco la copertina grigia e nera all'istante, e i miei occhi luccicano di eccitazione.

Devo assolutamente recuperare quel libro!

«Non dirmi niente. Devo ancora leggerlo» brontolo, scalpitando nel vedere l'espressione della mia amica.

«Che vuoi farci. Mentre tu sei impegnata a scopare con la superstar internazionale, io mi consolo con i miei book boyfriend».

Questo era un colpo basso.

«Lo leggerò» mugugno, consapevole che se riuscirò a finire un libro questo mese, è una vittoria.

Lei ridacchia, e resta sul divanetto a leggere mentre io sbrigo la cliente che per nostra fortuna si anticipa.

Mi sento soddisfatta nel proporle alternative che vadano bene per il suo corpo, mi piace regalare alle persone la sensazione di sentirsi valorizzate, è il motivo per cui amo il mio lavoro. Quando la ragazza va via, mi giro verso la mia assistente.

«Per oggi va bene così, Sarah. Chiudo prima, puoi andare a casa».

Lei mi fissa sorpresa, sgranando gli occhi. «Se hai da fare, posso chiudere io».

Scuoto la testa, decisa a non essere come le persone per cui ho lavorato. «Non voglio caricarti di altre scocciature. Chiudere qualche ora prima non nuocerà a nessuno, prenditi la serata libera e rilassati» la rassicuro, poggiandole una mano sulla spalla.

Sarah mi fissa grata, aiutandomi a chiudere l'atelier prima di andare via. «Sai, lo ammetto. Quando ho visto l'annuncio, la prima cosa che ho pensato è che volevo approfittare della possibilità... di vedere Davian» arrossisce di colpo, facendomi sorridere. «Però lavorare qui mi piace sul serio. Sei una persona fantastica, e ho imparato molto qui. Vorrei diventare come te, un giorno».

Spalanco la bocca, incapace di rispondere.

Non credevo che sarei mai stata d'esempio per qualcuno, e devo trattenere gli occhi lucidi. Onestamente, fatico a capire cosa io abbia fatto di particolare, ma la sincerità delle parole di Sarah mi colpisce dritta allo stomaco.

«E io sono felice di aver scelto te, Sarah. Mi sei stata di grande aiuto» ammetto senza problemi, abbracciandola «Ci vediamo domani» le dico, salutandola quando usciamo dal negozio.

Candice osserva la scena con un sorrisetto compiaciuto, camminando al mio fianco mentre andiamo verso la sua macchina. «Ha ragione, sai?»

«Su cosa?» le domando, entrando in auto.

Lei fa lo stesso, accendendo il motore per partire. Con le temperature che ci sono a Londra in questo periodo, passiamo i primi minuti a cercare di spannare il vetro, e rabbrividisco per il getto di aria fredda che proviene dall'esterno.

«Che sei fantastica, Isie. Ti sottovaluti così tanto, e non vedi quanta strada hai fatto. Sei tornata a Londra senza nulla e col cuore a pezzi. Nonostante questo, non ti sei mai lamentata. Ti sei rimboccata le maniche, hai avviato la tua attività, tenuto testa a un criminale, rimesso in piedi la tua vita e hai persino vinto una dannata gara illegale. Credi che sia una cosa da tutti? Ti assicuro, non lo è».

Forse è vero, fatico a rendermene conto.

Sono stata abituata a essere screditata, a sentirmi un gradino inferiore a chiunque in ogni situazione. La solita ragazza che si accontenta di ascoltare gli altri, senza parlare dei miei interessi per paura di annoiare, che tiene per sé le emozioni e le soffoca la notte nel cuscino.
Sono andata avanti, però non mi sono mai concentrata su quello che ho costruito.

«Beh, alla giuria del concorso non è importato» sussurro, rabbuiandomi.

«Che si fottano. Quelli sono dei trogloditi, hai soddisfazioni migliori» dice Candice, e tamburella le dita sul volante. «E poi, non hai bisogno di loro per brillare. Ci sei riuscita da sola».

Sentirla parlare così mi conforta, mi ricorda che non tutte le sconfitte vengono per nuocere. A volte c'è qualcosa di migliore in attesa. E io, a dirla tutta, non posso lamentarmi.

«No, non da sola» aggiungo, guardandola con un'espressione più addolcita. «Ho avuto voi».

Candice mi sorride, e io mi godo la sensazione di sentirmi finalmente bene.

Senza il cuore infranto. Senza ansia in agguato.

«E continueremo ad esserci sempre, Isie».

-

Candice guida per almeno mezz'ora prima di fermare la macchina, e a dirla tutta, non ho la minima idea di dove ci troviamo.
L'esterno non mi fornisce molti indizi, oltre a un grande piazzale ovale un grande giardino, c'è una struttura enorme che si trova a pochi passi da noi, oltre un cancello grigio. Ha una terrazza enorme, riesco a scorgerla persino a distanza. Oltre noi, ci sono pochi altri presenti, nessuno che io conosca. Inizio a essere sempre più confusa.

«Ice, dove siamo?» domando, spinta da una curiosità irrefrenabile.

Lei ridacchia, prendendomi la mano. «Lo vedrai tra poco».

Mi porta fino all'entrata, dove un uomo alto ci blocca il passaggio. Quando riconosce Candice la sua espressione cambia, e le sorride garbato. «Prego, entrate pure».

Guardo la mia migliore amica con aria interrogativa, ma lei continua a stare zitta, spingendomi in avanti. L'interno è molto semplice, c'è una piccola hall di benvenuto con un chioschetto al lato della sala che vende bevande e piccoli snack, niente che mi riveli l'intento di questa gita fuori programma.
Di fronte a noi c'è una porta rossa, e poco più lontano una rampa di scale che credo porti al terrazzo.

«Ora entra dentro e divertiti. Capirai tra un secondo» mi incita, aprendomi la porta.

Faccio come dice, e quando varco la soglia... porca puttana.

Ci sono un centinaio di sedie di fronte a me, si espandono per l'intero magazzino, ma la cosa che più mi sorprende è trovarci una lunga passerella bianca, illuminata da piccoli fari a led che la rendono abbagliante e appariscente. Alla fine del percorso c'è montato un palco con un grande schermo, e anche lì ci sono piccole lampadine che gli fanno luce. Ai lati ci sono delle tende nere che credo nascondano un piccolo set che si trova dietro il palco, solo che sono troppo intontita per muovermi.

La sala è piena, i posti sono quasi tutti occupati e la gente applaude quando mi vede... come se fossi io la protagonista.

Non capisco.

Provo a balbettare qualche parola, senza successo. La sala è grande il doppio rispetto alla mia prima sfilata, vedo giornalisti in prima fila, alcuni reporter che registrano la mia entrata, aspettando una mia reazione.

Come dovrei reagire? Sono almeno presentabile?

Rimpiango di non essermi preparata al meglio prima di lasciare l'atelier, cerco di aggiustarmi come posso, fino a quando non lo vedo.

Davian.

Sta camminando verso di me con un'espressione raggiante, e a me quasi cedono le gambe. Credevo che fosse fuori città almeno fino a domani, ed è ridicolo che io ne sentissi già la mancanza.

Corro verso di lui, incredula e con gli occhi sbarrati. Vorrei capire, ho mille domande sulla punta della lingua, poi lui mette a tacere tutto con un bacio che mi ruba il respiro e azzera ogni mia capacità di razionalizzare.
Il suo sapore è dolce sulla mia bocca, basta un tocco della sua lingua a farmi sciogliere.

Mi stringe le mani sui fianchi, attirandomi più vicina, e sono assolutamente certa che quello che sto provando si avvicina parecchio al mio concetto di felicità.

«Benvenuta alla tua sfilata» sussurra sulle mie labbra, guardandomi come se non ci fosse altro.

Mi allontano di qualche passo, stentando a realizzare. «Cosa?»

«So quanto desideravi andare alla Paris Fashion Week. Non avrà lo stesso impatto, però non volevo privartene. Ho affittato l'intero magazzino, Mason ha fatto girare la notizia tra i suoi contatti nelle testate giornalistiche, io e Candice ci siamo occupati di far girare la notizia, mentre Lottie ed Eris, grazie alla tua assistente, hanno preso i tuoi vestiti, e ci siamo offerti tutti come modelli. Non sarà professionale, ma resta il tuo momento».

Sono a corto di parole.

Quello che provo non si può descrivere, mi riempie il cuore in un modo che non avrei mai creduto possibile, facendomi sentire sulle nuvole. Lo stomaco è ingrovigliato in un miscuglio di trepidazione, ansia ed eccitazione, troppe emozioni nello stesso momento.

Ora più che mai, ne sono certa. La mia vittoria nella vita sono loro, le persone che credevo non avrei mai più incrociato nella mia vita, e che adesso sono diventate la mia roccia. Il motivo per cui sono qui adesso, più forte che mai e consapevole delle mie capacità.

Sono la versione migliore di me.

«Io—» tento di parlare, però Davian mi zittisce, spingendomi in avanti.

«Non devi dire nulla. Questo è il tuo momento, vivitelo».

Mi prometto di parlargli più tardi, quando avrò le idee più chiare. Mi affretto a raggiungere il backstage che hanno montato, e sgrano gli occhi nel vedere sul serio Eris, Lottie e Candice con addosso i miei abiti. Oltre un piccolo separatore, ci sono anche i ragazzi, persino Asher.

«Non ci credo, hanno convinto persino te?» esclamo, sorpresa.

Lui annuisce, sistemandosi la giacca. «Il tuo fidanzato è stato parecchio insistente» brontola, eppure sono certa che in fondo non gli dispiaccia.

Il mio fidanzato. Fa così strano.

Sistemo gli abiti di tutti, mi assicurano che non ci siano difetti, e passo la cintura a Kaiden, spiegandogli che va avvolta sui fianchi attorno alla giacca oversize, non sui pantaloni.

«Perché?» mi chiede, sistemandosi allo specchio.

Alzo le spalle. «Limitati a indossarla e non fare domande di cui non vuoi la risposta».

Kaiden sospira, mentre Mason si guarda allo specchio come se fosse una star.

«Non vantarti, Storm. Il più figo sono io» dice fiero, strappandomi un sogghigno.

«Sei un pagliaccio» brontola, alzandogli il dito medio.

«La tua è pura invidia» insiste, sistemandosi la camicia.

Kaiden rotea gli occhi al cielo, senza rispondere. Asher invece guarda la scena come se aspettasse solo la fine di questa tortura. Probabilmente siamo un gruppo folle e squilibrato, ma non potrei chiedere di meglio.

«Ora basta, fatemi lavorare».

Ho attivato la mia modalità stilista, quindi corro avanti e indietro tra le due metà del backstage per assicurarmi che sia tutto in ordine. Eris si è vestita senza alcun problema, e come immaginavo, lei ha scelto gli abiti da sera più grintosi. Candice ha preso i vestiti eleganti, e Lottie la parte più semplice, con gonne e camicette di seta.
È un equilibrio perfetto.

«Non so come ringraziarvi» dico sottovoce, guardando le ragazze.

Eris mi regala un sorrisetto. «Offrendoci da bere, come minimo» scherza, girandosi per farsi sistemare i lacci del corsetto.

Scoppio in una risata sincera. «Consideralo fatto».

«Nessuno di noi ha mai smesso di credere in te, Maisie. Non sei mai andata via, stavamo aspettando il tuo ritorno» mi dice Eris, e so a cosa si riferisce.

«Siete la cosa più vicina a una famiglia che ho» ammetto, con l'emozione che mi attanaglia la gola.

Eris mi abbraccia, attenta a non rovinarsi il trucco. «Giusto perché tu lo sappia, alla gara avevo puntato su di te. Mi hai fatto guadagnare un bel gruzzoletto».

Sgrano gli occhi, e lei per tutta risposta mi fa l'occhiolino.

«Siete pronti?» dico a tutti, sentendo l'eccitazione alle stelle.

Candice mi sorride, sistemandosi i capelli. «L'ultima parola è tua, stilista».

Il cuore scalpita a quella parola, e annuisco sicura. «Io dico che non potrebbe andare meglio» ammetto, strabuzzando gli occhi per evitare di piangere.

Indosso alla svelta il tailleur rosa salmone che Davian mi ha tenuto da parte, metto i tacchi bianchi e mi preparo ad affrontare il pubblico, senza più il timore di espormi.

Prima di andare, faccio avvicinare i miei amici a me, e ci stringiamo in un abbraccio collettivo, è il modo migliore per dimostrargli quanto gli sono grata.

È il mio momento, voglio godermelo.

Scosto la tenda, e l'impatto rischia di togliermi il fiato. Ho centinaia di occhi puntati su di me... compresi quelli dei miei genitori. Vederli in prima fila è un'emozione unica, credevo che questo momento non sarebbe mai arrivato.

I giornalisti sono in attesa delle mie parole, la gente scalpita curiosa per vedere ciò che io ho creato.

«Benvenuti a tutti! Fino a qualche ora fa, credevo che questa sarebbe stata una normale serata, invece eccomi qui, pronta a mostrarvi la mia collezione, quella che avrei dovuto presentare al concorso della Paris Fashion Week. Non so quale sia il discorso giusto da fare, o cosa vi aspettate che dica. Mi lascerò guidare dal cuore, e proprio per questo, non esite modo migliore di farvi vedere il mio lavoro, se non con la presenza delle persone a cui più tengo. I miei vestiti rappresentano la mia anima, e loro l'hanno riempita di colori e gioia fin dal momento in cui sono tornata qui a Londra. Quindi, è con mio immenso piacere che vi presento la mia collezione "Memories"».

Un boato di applausi si alza dal pubblico, e io mi faccio da parte per permettere agli altri di entrare. Non so come si siano organizzati, perciò scappo dietro le quinte per poterli aiutare nei cambi il più velocemente possibile. Per fortuna, si alternano i ragazzi alle ragazze, e questo mi permette di essere più efficiente dato che c'è un altro ragazzo e anche Sarah ad aiutarmi. A quanto pare, lo sapeva.

A ognuno di loro che va in passerella, seguono applausi, schiamazzi e fischi, mi danno la carica di credere che il mio lavoro non sia stato vano. Mi fanno sentire apprezzata.

Alla fine della giornata, sono fiera di questi mesi, degli errori commessi e dei momenti passati. Forse non sarò perfetta, avrò avuto le mie mancanze, ma sono proprio gli attimi come questo a compensare a ciò che nella mia vita non ha funzionato. Non è la fine, è il mio inizio.

La sfilata procede liscia, guardo lo sguardo fiero dei miei amici quando tornano all'interno, e abbraccio ciascuno di loro, persino il bodyguard scontroso che ho imparato ad apprezzare.

Bacio Davian quando rientra, e gli prendo la mano, guardandolo con un amore che non conosce confini.

«Vai, leonessa. Prenditi ciò che ti spetta» mi dice, indicando l'uscita della passerella.

Avanzo con le gambe che tremano e il cuore che batte come un treno in corsa, ed è persino meglio della prima volta.

Che si fotta Parigi.

Mi esibisco nella chiusura finale della passerella, e ogni passo che muovo mi dona nuove certezze, mi fortifica come persona e come creativa.

Sono in gamba.
Le mie idee sono piaciute.
Sono nata per questo.
Il mio sogno non è irraggiungibile.
Io non sono sola.

È l'ultimo pensiero quello più solido di tutti, abbastanza potente da farmi sentire felice e grata alla mia vita.
Mi prendo gli applausi del pubblico e della stampa, affronto i flash senza più il timore che possano scorgere i miei difetti, va tutto in secondo piano.
Per la prima volta penso solo a godermi l'istante.

Mi fermo alla fine del palco, recuperando fiato per poter dire qualcosa di sensato. Neanche mi ero accorta delle lacrime che mi solcano le guance, non sono stata capace di trattenerle.

«Ringrazio chiunque abbia scelto di essere qui oggi, ma più di tutto, ringrazio i miei amici, quelli che mi hanno resa la persona che sono oggi. Ho vissuto cinque anni con la convinzione di aver perso loro e l'amore della mia vita. Pensavo che avrei vissuto di ricordi, e tornare qui mi ha fatto capire quanto mi sbagliavo. Anche oltre oceano, certi legami non si spezzano. Ero andata via, però loro sono rimasti dentro di me a ogni mio passo, nei miei ricordi migliori» sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, però caccio indietro il magone, sforzandomi di finire il mio discorso. «Vorrei dedicare questa giornata a ogni persona che sta combattendo la propria battaglia, a quelle che si sentono incomplete, perse o affrante. Non è mai troppo tardi, e niente è mai perduto. Non ci sono finali, solo continui nuovi inizi, spetta a voi trovare il vostro. Siete forti, e siete capaci di cambiare il vostro mondo. Ma soprattutto, voglio dedicarla alla Maisie di cinque anni fa, che credeva di essere sola al mondo, e oggi sa che non è così».

Gli applausi non cessano, e quando sento che le gambe stanno per venirmi meno, una presa salda mi avvolge il fianco, dandomi l'impressione di essere a casa. E in effetti, lo sono.

Se Davian è qui, la sensazione sarà sempre la stessa. «Ti andrebbe di restare con me in questo nuovo inizio, leonessa?»

Annuisco, e lascio che mi baci di fronte la folla, proprio come la prima volta.

«In questo, e in tutti gli altri che verranno».

✨Spazio Autrice✨

Buonasera a tutti, e buon weekend!
Questo capitolo è un po' come la conclusione di un cerchio per Maisie, è il suo penultimo capitolo dal suo POV, e non potevo non dedicarlo alla Found Family🥹✨

Spero che vi sia piaciuto, e ringrazio ancora chiunque abbia scelto di dedicarci anche solo un momento. Siete speciali, dal primo all'ultimo.✨