"C'è una cosa che devi sempre ricordare. Sei più coraggioso di quanto credi, più forte di quanto sembri e più intelligente di quanto pensi."

-A.A Milne

Soundtrack: Skyscraper – Demi Lovato

Stare qui ferma ad aspettare Davian è una tortura. Non avrei dovuto mai permettere che andasse a sistemare i miei casini.

Resto ferma a fissare il nulla, senza riuscire a fermare i pensieri. Loro continuano a girare senza sosta nella mia testa, non mi danno tregua.
Non dovrei vergognarmi di me stessa, eppure è difficile persino a guardarmi allo specchio.
Non dovrei sentirmi stringere la gola per ciò che leggo sul mio conto, però ogni parola è una coltellata.

Mi sento in frantumi, come se niente mi appartenesse più per davvero, nemmeno il mio stesso corpo. Che valore ha, se è stato messo in piazza senza il mio consenso? Senza che io avessi il minimo ricordo di quella notte. La nausea non si decide ad abbandonarmi, a malapena riesco a mettere qualcosa sotto i denti, il minimo per non morire di fame.
Guardo il mio telefono tintinnare di notifiche, in attesa di sentire Davian.

Deve tornare da me.
Voglio stringerlo e assicurarmi che stia bene.

Senza il suo sostegno, non so cosa sarebbe stato di me in questi giorni. Ha preso i cocci del mio cuore e ha fatto del suo meglio per rimetterli insieme, senza pretendere nulla in cambio. Nonostante gli impegni, la sua carriera e mille altri pensieri per la testa, ha trovato comunque il tempo per rendermi una priorità, ed è uno dei mille motivi per cui lo amo.

Stare con lui allontana le paranoie, mi fa sentire meno sbagliata e sporca. Mi basta soffermarmi sul modo in cui mi guarda, sulla delicatezza dei suoi gesti, alle sue attenzioni mai scontate.

In sua assenza, però, il peso di ciò che è successo mi piomba addosso, e mi sento sprofondare. Non so come farò ad affrontare la vita di tutti i giorni, ad accettare che i miei sforzi siano andati sprecati a causa di una reputazione che non ho scelto di avere, e non mi rappresenta.

Sono più di quelle foto. Sono più dei pregiudizi che la gente ha scelto di avere su di me, più delle etichette con cui le persone hanno deciso di classificarmi.

Vorrei rialzarmi, ma non saprei come muovere il primo passo. Non questa volta.

I pensieri ballano, mi asfissiano, sono incessanti al punto da avere un dolore fitto alle tempie, aggiunto alla tachicardia che aumenta ogni minuto in cui non ho notizie dell'uomo che amo.

«Hai saputo qualcosa?»

La voce di Asher mi riporta alla realtà, avevo persino dimenticato che fosse qui. È arrivato poco dopo che Davian è uscito da casa, e la sua presenza mi ha rassicurato, e ha reso la mia migliore amica improvvisamente più irrequieta. È ovvio che Asher non le sia indifferente, nonostante faccia finta di niente.
Scuoto la testa, rifiutando la tisana che mi porge. Ho la nausea solo a sentirne l'odore.

Vedo che ne ha fatta una uguale anche Candice, e mi spunta un piccolo sorriso nel vedere la sua espressione grata.

«Non ancora» ammetto, sentendo una morsa allo stomaco.

Lui sospira, passandosi una mano tra i capelli. Sposta lo sguardo su Candice solo per qualche secondo, prima di affacciarsi alla finestra per controllare che non ci siano problemi.

«Grazie per la camomilla, grumpy boy. La adoro» ammette, bevendone un sorso.

«Lo so» dice con nonchalance, senza guardarla.

Candice alza un sopracciglio, poggiando una mano sul fianco. «Sei anche un veggente, oltre che un bodyguard scontroso?»

Asher sposta gli occhi su di lei, e noto la scintilla di divertimento riflessa nei suoi occhi. «L'altra sera profumavi di camomilla. Poi quando ti ho riaccompagnato a casa l'altra settimana, c'era la tazza sul bancone della cucina, con vicino la carta della camomilla. Non è stato difficile intuire che ti piace, e ne bevi parecchia».

Candice è sorpresa dalla sua spiegazione, e posso vedere le sue guance colorarsi di un rosso più acceso.

«E te lo sei ricordato?»

Lui curva le labbra in quello che credo sia il suo massimo sforzo di un sorriso. «Ovviamente».

Interessante.

Almeno soffermarmi su di loro mi offre un'ottima scappatoia dai miei pensieri.

La mia migliore amica non sa come ribattere, e la conosco abbastanza da sapere che è colpita e intimorita al tempo stesso dall'atteggiamento di Asher.

«Grazie, grumpy boy. Terrò a mente che hai un'ottima memoria» scherza, continuando a bere.

Lui non risponde, ma si allerta quando vede una macchina parcheggiarsi sotto al mio palazzo, e il suo gesto istintivo è quello di farsi un passo più vicino a Candice.

Prevedibile.

«Maisie, conosci quell'auto?» mi dice, indicandola.

Mi alzo per vedere di chi si tratta, e butto fuori un sospiro di sollievo. «Tranquillo, si tratta di mio padre».

Da un lato, speravo che non si facesse vivo, perché non saprei cosa dirgli. Avevo notato che sia lui che mia madre avevano provato a chiamarmi, però non avevo le forze per affrontare nessuno dei due. A quanto pare, mio padre è passato alla maniera più diretta, tipico suo.

Per fortuna i giornalisti non lo collegano a me, e riesce a passare senza incontrare troppi ostacoli. Dopo poco, lo sento bussare alla mia porta, e faccio del mio meglio per essere presentabile e non fargli prendere un colpo.

Non appena mi vede, mi stringe in un abbraccio, come se avesse finalmente ripreso fiato.

«Ehi, co-pilota» lo saluto, facendo del mio meglio per trattenere le lacrime, con il viso nascosto nella sua spalla.

Lui mi tiene stretta, e ne approfitto per rifugiarmi in quell'abbraccio confortante, non avevo capito di averne bisogno fino ad adesso.

«Tesoro, stai bene? Tua madre mi ha avvisato al telefono, ma non ho capito mezza parola del suo discorso, come al solito» brontola, togliendosi il cappotto una volta che ci siamo allontanati.

«Non... non sai cosa è successo? A quest'ora è praticamente ovunque sul web» mormoro, mordendomi il labbro.

È più imbarazzante di quando ha trovato il mio vibratore, credendo che fosse un rossetto.

Lui si acciglia, e mi guarda confuso. «Maisie, cosa vuoi che ne sappia? Sai che odio quei maledetti social, compro ancora il giornale per sapere cosa accade nel mondo, e ho la testa tra i motori per la maggior parte del tempo. Ho di meglio da fare che spingere dita sullo schermo per guardare stupidi video».

La sua avversione per i social mi diverte, è così da sempre. Riesce a farmi spuntare un piccolo sorriso, come sempre in questi anni.

«Sono uscite delle notizie su di me. Un ragazzo che ho conosciuto in America mi ha incastrato, e mi ha dipinto come una poco di buono. Le voci si sono diffuse, e adesso la commissione di Parigi ha ritirato la mia candidatura per il contest. Non voglio essere affiliati a scandali o brutte voci» gli sintetizzo, sorprendendomi di riuscire a finire il discorso senza piangere.

Ho optato per una verità velata, perché non voglio farlo accigliare più di quanto non sia già. Per venire fino a qui, deve essere stato disperato.

Mio padre mi lancia un'occhiata dispiaciuta, passandomi una mano tra i capelli. «E tu ti lascerai frenare da un qualsiasi hijo de puta?»

Quando vuole usare brutte parole, usa sempre lo spagnolo, come se le rendesse meno gravi. La sua frase mi fa sorridere di più, è un toccasana in questa giornata.

«No, però quello che ha detto su di me... è grave, e la gente ha preferito credergli» gli dico, scegliendo ancora una volta una mezza verità.

«Ha detto cose vere?»

Scuoto la testa con gli occhi lucidi. «No, mi ha minacciato, e ha girato la situazione a suo favore».

«Allora le sue stronzate non devono toccarti. Tu sai la verità, e la sanno le persone che ti amano. Il parere della gente è inutile» mi dice, baciandomi la fronte.

Vorrei che fosse così semplice, lui ha il potere di farlo sembrare così.

E me la prendo persino con me stessa, perché vorrei essere stata meglio di così. Avrei voluto fare scelte migliori, evitare di farmi coinvolgere in cose più grandi di me.

«Ho sbagliato, papà, e ne sto pagando le conseguenze» ammetto a voce bassa, sentendo un groppo in gola.

Le sue braccia mi circondano la vita, spingendomi più vicino a lui. In questo momento mi sembra la mia fortezza, come quando ero piccola e correvo da lui.

«Tutti commettiamo errori, co-pilota. Sbagliare fa parte della vita, nessuno può fartene una colpa. Può capitare di sbagliare strada, l'importante è trovare il modo di rimettersi in pista e raggiungere il traguardo. Non importa se ci metterai più tempo, arriverai dove vuoi».

Le sue parole mi confortano, ed è bello sentirle. Dopo tutto il veleno di questi due giorni, sono la cura per il mio cuore malandato.

«Grazie per essere venuto, papà» mormoro, stretta a lui.

Sono sicura che mi abbia sorriso, riesco a vederlo con la coda dell'occhio. «Spero che Davian non sia qui perché è andato a prendere a calci in culo quel maldito».

Che in spagnolo significa stronzo.

«Sì, è andato a cercarlo» dico semplicemente, evitando di specificare quanto io sia preoccupata.

Mio padre sorride soddisfatto della risposta, annuendo. «Bene, è quello giusto. Se mi dici chi è, mi assicurerò di metterlo con la testa sotto le ruote della mia macchina, se lo vedo».

Sì, ora capisco da chi ho preso.

Scoppio a ridere per la sua frase, ed è un suono così strano che persino Candice e Asher si girano a guardarmi sorpresi. È stata una risata di cuore, quelle che solo lui riesce a tirarmi fuori.

«Signor Nunes, se avessi saputo che eravate in grado di farla ridere, vi avrei chiamato molto prima!» esclama Candice, sorridendomi.

«Quante volte devo dirti che puoi chiamarmi David? Sei di famiglia ormai, vieni qui» la invita a prendersi un abbraccio, e la mia migliore amica non se lo fa ripetere. Adora essere abbracciata.

Vederli così complici mi scalda il cuore, e per qualche momento riesce a tenere a bada le mie paranoie.

Il mio telefono squilla, e appena vedo il nome di Davian sullo schermo, ci metto meno di un secondo a rispondere.

Ti prego, ditemi che sta bene.

Rispondo al telefono con una voce tremante, e sentire la sua voce dall'altra parte della cornetta mi fa tornare a respirare. Mi dice che sta bene, ma conosco il tuo timbro, so che non è così.

Non del tutto.

La nostra conversazione dura poco, il tempo necessario per assicurarmi che sta bene, e per essere aggiornata sulle foto. Come se cambiasse qualcosa.

Sono consapevole di quanto sia impossibile eliminare tracce da internet, e persino con tutto l'impegno del mondo, ormai il danno è fatto. Davian mi accenna al fatto di essere diretto da Mason, e io so esattamente cosa fare e dove essere.

Non resterò qui con le mani in mano, quando lui invece ha messo tutto a rischio per me. Si merita di più di una donna incapace di affrontare il mondo. Queste mura sono una certezza, restare nascosta qui mi assicura di essere protetta dalle parole e dagli sguardi, però non è così che voglio vivere.
Nonostante mi abbiano umiliato, nessuno potrà mai togliermi la libertà di scegliere chi voglio essere.

L'ho promesso a me stessa. Mai più la regina dei cuori spezzati.

Mai più impaurita, mai più sottovalutata. Mai più messa da parte e sminuita.
Devo rialzarmi, prima di tutto per me stessa.
Per la ragazza che ha lottato troppo a lungo con le sue paranoie per lasciarle vincere.
Per la ragazza che è caduta, e imparerà a rialzarsi anche questa volta.

Vado in bagno per asciugarmi le lacrime dal volto, e alzo lo sguardo sul mio riflesso per la prima volta dopo lo scandalo. Ho smesso di fuggire.

Affronto la realtà per quella che è, accetto il mio dolore negare alcuna fase. Ho bisogno del mio tempo per guarire e tornare alla Maisie di qualche giorno fa. Forse potrebbe non fare mai ritorno, e al suo posto ci sarà una nuova versione di me, che ha trovato di rialzarsi dalle ceneri persino quando sembrava impossibile.

Non importa cosa diranno di me, cosa penseranno o come mi giudicheranno, è arrivato il momento di andare avanti contro corrente in ogni caso, fino a raggiungere quella fottuta vetta.
Anzi, fino a quando non sentirò di essere felice.

Il primo passo è mettere piede fuori da qui, e Davian è un ottimo motivo per muoversi.

Mi sciacquo la faccia, cerco di coprire le macchie di pianto quanto posso, mettendoci del fondotinta. Poi vado in camera a cambiarmi la felpa, indossando un maglione più pesante e dei jeans che recupero dal mio armadio.

Non ho niente da nascondere.
Non ho niente di cui vergognarmi.
Non è stata colpa mia.

Me lo ripeto di continuo nella testa mentre svolgo in automatico tutte queste azioni, sotto lo sguardo confuso di Candice, Asher e mio padre.

«Isie, tutto okay? Cosa ti ha detto Davian?» prova a indagare Candice.

Sospiro, rendendomi conto di essere stata così immersa nei miei pensieri da non dire mezza parola. «Sta bene, più o meno. Dice che sta andando a casa di Mason, e voglio raggiungerlo» rispondo sicura.

La mia migliore amica sembra sorpresa dalla risposta, perché spalanca di poco gli occhi, sorridendomi un secondo dopo.

«Fai quello che ti senti, Isie» mi dice, stringendomi in un abbraccio.

Senza di loro, sarei ancora a pezzi. Posso contare su me stessa, e so che la spinta più grande deve partire da me, ma se non avessi avuto loro al mio fianco sarebbe stata un'impresa insormontabile.

Asher mi scruta quando torno in salone, come se fosse indeciso su cosa dirmi.

«Se i media non hanno riconosciuto tuo padre, la cosa migliore è andare via con lui. Io posso accompagnare Candice, se entra in macchina con me ed entrambe vi coprite bene, la gente penserà che ci sei tu con me» spiega Asher, in un ragionamento più che logico.

Potrebbe funzionare.

Io e Candice abbiamo la stessa stazza, nessuno farà caso che lei è più alta di me di qualche centimetro se entrambe avremo il volto coperto con una sciarpa, cappello e occhiali.

È il modo più veloce per uscire senza intoppi.

«Prestami un tuo cappotto, io ti do il mio. Usciamo prima io e Asher, così è più credibile» mi fa l'occhiolino, girandosi poi verso di lui per dargli una pacca sul petto che lo fa sussultare di poco. «Pronto ad andare in missione, grumpy boy? Mi proteggi tu?»

Asher non la guarda direttamente, eppure il suo corpo lo sta pregando, lo noto dalla rigidezza delle sue spalle.

Sospira, in un vano tentativo di nascondere il divertimento. «Non siamo in James Bond» brontola

Candice ridacchia, agitando una mano «Meglio, non mi piacciono quei film. Preferisco quelli dove c'è una donna cazzuta che le suona a tutti» specifica, indossando un mio cappotto.

«Tipo Lara Croft?»

A quelle parole, lo sguardo della mia amica si illumina «Esatto! Proprio lei» risponde entusiasta, infilandosi gli occhiali, un cappello e una sciarpa che la nasconda meglio.

Io ridacchio nel vederli, perché sono convinta che ci sia parecchia tensione tra di loro.

Aspetto che siano usciti, e osservo dalla finestra il loro passaggio. Come Asher aveva previsto, in molti scambiano Candice per me, assalendola di domande. Sento qualcuno chiederle spiegazioni, e purtroppo, non mi sfuggono gli insulti che le riservano, in realtà diretti a me.

Uno di loro prova ad allungare una mano verso di lei, solo che Asher è più veloce. Attira Candice contro il suo corpo, e afferra la mano dell'uomo, torcendola prima di respingerlo indietro.

Dio, cosa mi sarebbe toccato.

Come se un paio di foto online dessero il permesso a chiunque di violarmi o di prendersi confidenza che non ho concesso. Mi fa ribrezzo.

«Passerà, co-pilota. La gente avrà altro a cui pensare, e andranno oltre» mi sussurra mio padre, leggendo la tristezza nei miei occhi. «Ti ricordi cosa diceva di me e della mamma quando ci siamo lasciati? Sembrava che avessero tutti il diritto di dire la propria opinione, di giudicarci senza sapere, o di emettere sentenze. Poi hanno smesso, e sono passati alla prossima notizia».

Lo ricordo.

Ero appena un adolescente, eppure ricordo il modo in cui mio padre serrava i denti quando qualcuno parlava male della mamma, o metteva bocca sul loro matrimonio.

So che lei ha avuto un altro paio di storie durante gli anni, però non lui. Da quello che so, almeno.

«Papà?»

«Sì, tesoro?»

«Tu ami ancora mamma? Nonostante tutto quello che ha fatto?»

Non so perché sento il bisogno di domandarglielo proprio adesso, è da tanto che questo dubbio frulla nella mia testa.

Lui sospira, guardando fuori. «Una parte di me non smetterà mai di amarla, lei è impressa dentro di me. Ma certe storie devono avere la loro fine, per mostrarti che c'è qualcosa di meglio ad attenderti».

Mi giro a guardarlo, e posso notare i suoi occhi più lucidi.

«Ma tu... non hai mai avuto nessun'altra».

«Ho avuto te, ed è stata la cosa migliore che potesse capitarmi».

Lo stringo in un abbraccio, quello che dice più delle parole. Non lo ringrazierò mai abbastanza per essere stato il mio eroe, il mio punto di riferimento e la mia ancora. Forse non saremo sempre stati d'accordo su tutto, ma ogni famiglia ha i suoi screzi.

«E tu resterai sempre il mio eroe, papà. Il mio co-pilota» gli sorrido contro il suo petto.

Lui mi accarezza i capelli, passando le dita tra le ciocche con delicatezza. «So che molte volte ti è sembrato che io non credessi abbastanza in te, ma era solo un modo per proteggerti. Vorrei vederti felice più di ogni altra cosa al mondo, e temevo di vederti sprecare la tua vita alla ricerca di un sogno impossibile. Con i mesi, però, ho capito: tu sei portata per questo, piccola. Hai in te tutto il talento necessario, e io un giorno sarò fiero di dire a tutti che mia figlia è una grande stilista, e un'ottima motociclista» aggiunge facendomi l'occhiolino. «In realtà, lo dico già».

Il mio cuore trabocca di gioia, e sentire mio padre pronunciare quelle parole è la cura per la mia anima, perché non avrei mai desiderato niente di diverso che questo. Sapere di avere il suo sostegno mi scalda il cuore, alimenta la mia voglia di dimostrare al mondo che non finisce qui. Ho ancora tanto da realizzare, e ce la farò.

Resto a cullarmi nel suo abbraccio per qualche altro secondo, fino a quando non mi sento pronta.

Mi prendo questi momenti per recuperare le forze, facendo del mio meglio per non restare ferma.

Mi rialzerò.
Ci riuscirò.
Sono più forte di così.

Socchiudo gli occhi per un secondo, e ripenso alle parole di mio padre, a Davian che ha rischiato la sua intera carriera e la sua salute per aiutarmi. A Mason e Kaiden che non hanno esitato ad aiutarlo, a Candice che ha accettato di coprirmi solo per permettermi di essere più tranquilla.

Non posso deluderli, e soprattutto, non posso deludere me stessa.

«Andiamo, papà. Per favore, portami da Davian» dico risoluta, scostandomi da lui.

Mio padre annuisce, compiaciuto. «Sappi che è l'unico uomo da cui accetterò di accompagnarti all'altare».

Sorrido, perché sono certa che sia serio. «Non devi preoccuparti, perché è l'unico».

Mi guarda addolcito, come se sapesse, e quando ho recuperato il necessario per camuffarmi al meglio, prende le chiavi della macchina.

È il momento di muoversi.

Quando esco fuori, ci sono meno giornalisti di quanti me ne aspettassi, perché è evidente che molti hanno abboccato al trucco di Candice, e quelli che sono qui per fortuna sembrano scambiarmi per una persona qualsiasi. Nonostante tutto, mi sento giudicata dal modo in cui mi squadrano.

So che è la mia testa a far crescere le mie ansie, eppure mi pare di sentire i loro commenti, il modo in cui mi squadrerebbero se sapessero chi sono. Il panico mi serra la gola mentre avanzo, e quasi sono tentata di fare marcia indietro.

Ci rifletto, e mi fa rabbia la sola idea.

Io non devo nascondermi. Ho smesso di rifugiarmi nella mia zona di confort, perché non ho nulla da recriminarmi. Mi tolgo in cappello con un gesto violento, e quei pochi presenti sussultano, come se avessi appena fatto un trucco di magia. Vedo come la loro espressione cambia, quanto la curiosità li stia mangiando vivi.

Vogliono parlare con me? Bene.

«Fino a poco fa, ero convinta di passare di qui senza alzare lo sguardo dal terreno, vergognandomi alla sola idea di essere vista. Poi ci ho pensato, e l'idea mi faceva schifo. Ma guardatevi, non avete altro da fare che tormentare la vita e l'appartamento di una ragazza qualsiasi, la cui unica colpa è stata essere vittima di un abuso. Perché sì, non ho paura di dirlo. Se una donna non è cosciente, è abuso. Se una donna dice no, è abuso, anche se in passato ha detto sì. Se una donna viene fotografata contro la sua volontà, e quel materiale viene messo in rete, è un fottuto abuso! E non avete il diritto di crocifiggermi per questo, perché ho già la mia buona dose di dolore da affrontare».

Non ho mai parlato con tutta questa rabbia, e non so neanche se il mio discorso abbia avuto un filo logico. So solo che sono stanca di chinare il capo senza ribattere.

Attorno a me, c'è il silenzio. Qualcuno ha abbassato il microfono, altri hanno serrato le labbra, forse consapevoli della gravità.

Però non ho finito.

«Siete bravi a rincorrere l'ultima notizia, l'ultimo scandalo, la foto esclusiva di una ragazza che ha perso tutto, persino la propria dignità. Tutto per una dannata prima pagina, che non vi farà sentire meglio. Siete così accecati da questi dettagli da dimenticare che dietro tutto questo schifo ci sono persone che soffrono, e se ne fottono delle vostre esclusive. Questo è tutto quello che mi sentirete dire sull'argomento, perché la mia vita da qui in poi andrà in avanti, mai indietro».

Proseguo avanti senza curarmi di guardare nessuno, cercando di arrivare verso la macchina senza avere una crisi di nervi. Avevo bisogno di dire il mio pensiero, e in qualche modo, riesce a farmi vivere con più consapevolezza. Una donna mi ferma, tenendomi per il braccio.

«Ti ammiro, Maisie, dico sul serio. Non ero qui per accusarti, anzi, penso che meriti giustizia, come chiunque sia costretto a vivere questo inferno».

Le rivolgo un timido sorriso, apprezzando le sue parole. In questo momento, però, non ho voglia di intrattenermi. Ho una persona da cui andare, e non voglio sprecare secondi in più.

Salgo in macchina, buttando fuori l'aria tutta d'un colpo, come se avessi ricordato di respirare soltanto adesso. Fare quattro passi all'aperto non equivale a riprendere la vita di tutti i giorni, ma è un passo in avanti che avevo bisogno di fare.

Il prossimo, è raggiungere l'uomo che amo.

Buonasera a tutti!✨
Vi lascio alla fine di questo capitolo con una AI che rappresenta benissimo come ho immaginato Maisie alla scena finale (fatta eccezione per i capelli più biondi, ma Bing ha i suoi limiti)

So che speravate di vedere già l'incontro tra Maisie e Davian, ma la mia piccola aveva bisogno di questo capitolo per lei.
Ma per il prossimo... mi ringrazierete🌝
Grazie come al solito a tutti quelli che sono arrivati fin qui! Ci vediamo al prossimo aggiornamento 🤍