𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟒𝟗: 𝑺𝒄𝒂𝒕𝒆𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒍'𝒊𝒏𝒇𝒆𝒓𝒏𝒐
"Non è tanto dell'aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno."
-Epicuro
Soundtrack: Enemies – The Score
Esco fuori dall'appartamento di Maisie, deviando per una strada che riesce a farmi evitare il viale principale. A distanza di pochi metri, Kaiden e Mason mi stanno già aspettando in auto, con mio cugino dal lato del volante. Tiene il finestrino abbassato, con la sigaretta accesa stretta tra due dita, mentre butta fuori dall'auto il fumo.
Il solito.
Salgo prima che qualcuno possa riconoscermi, e gli colpisco la mano, facendo cadere il resto della sigaretta senza che possa finirla. Mi gela con un'occhiata, sbuffando.
«Non posso neanche fumare una cazzo di sigaretta in santa pace» bofonchia, accendendo il motore.
Mason sogghigna. «Te l'avevo detto che dovevi fumarla in fretta».
Guardo male entrambi, sanno bene perché mi dà fastidio. «Quella merda la fumate quando io non ci sono, grazie mille. Ho già abbastanza problemi così».
Nessuno dei due replica, sono consapevoli che il mio non è un capriccio. Tra le cose che devo stare attento a evitare, fumo e alcool sono in cima alla lista.
«Resti comunque un rompicoglioni» aggiunge Kaiden, premendo sull'acceleratore per mettersi in strada.
Per fortuna, la sua auto oltre a essere nera, ha i vetri posteriori oscurati, quindi è facile passare inosservato quando superiamo l'appartamento di Maisie, e nessuno mi riconosce.
Il mio telefono squilla, e impreco quando vedo che si tratta di Asher, probabilmente avrà notato che non sono più da Maisie. Rispondo subito.
«Dimmi pure».
«Ti risparmierò la parte in cui ti dico che sei folle a voler affrontare Tyler, perché l'avrei fatto anche io. Almeno potevi avvisarmi, sarei venuto con te».
Scuoto la testa, anche se non può vedermi. «Avremmo dato nell'occhio, e non voglio mettere in pericolo più persone del dovuto. Se vuoi aiutarmi, resta con le ragazze, almeno so che saranno al sicuro».
Lui resta in silenzio qualche secondo. «Okay. Ma se hai bisogno, chiama».
Accenno un sorrisetto. «Wow, non dirmi che sei preoccupato per me?»
Lo sento sbuffare. «Poi mi ritroverei disoccupato, devo pur tutelarmi».
Che stronzo.
Ridacchio, sapendo bene che non si è mai trattato di questo. Io e Asher siamo più che amici, e so che la sua disponibilità non è un dovere di lavoro. «Non credo che ti dispiaccia così tanto restare nei paraggi di una certa pattinatrice carismatica».
«Cretino» brontola, prima di attaccarmi il telefono in faccia.
Tipico suo.
Quando chiudo la chiamata, torno a concentrarmi sulla strada di fronte a me, e mi torna chiaro in mente ciò che devo fare. Trovare Tyler, accedere al suo server da cui ha caricato le foto e fare in modo che spariscono.
E nel frattempo, fargli parecchio male.
Mi ribolle il sangue nelle vene se ripenso al male che ha fatto a Maisie, a come ha visto andare in fumo i suoi sacrifici a causa sua. Uomini come lui non meriterebbero neanche di respirare, ma la pagherà. Eccome.
Se il suo più grande incubo è tornare in galera, mi assicurerò che ci ritorni e ci marcisca per parecchi anni.
Il viaggio trascorre per la maggior parte in silenzio, non che io abbia bisogno di parlare con loro, conoscono il mio punto di vista.
«La cosa più furba che possiamo fare, è controllare cosa altro ci sta sul loro computer. Dato che vengono dall'America, è probabile che si tratti di un pc portatile, quindi sarà ancora più semplice» Mason mi porge una chiavetta, girandosi per guardarmi. «Se riusciamo a dimostrare che i suoi affari in America sono andati avanti, e soprattutto quello che ha fatto a Maisie, le autorità americane avranno abbastanza materiale da aprire un'indagine. Ho parlato con delle mie conoscenze, se lo facciamo arrestare qui, può essere trasferito in America e affrontare il processo lì».
Annuisco, seguendo il suo discorso. «Devo limitarmi a inserire quella pennetta USB nel loro pc?»
«Sì, c'è installato un programma che farà partire una copia automatica dei dati. A questo ci penseremo io e Kaiden, ci siamo già organizzati».
Guardo mio cugino con uno sguardo stranito. Sapevo che fosse esperto di informatica, non mi aspettavo fino a questo punto.
«Farò collegare un mio amico in remoto, lui ha i mezzi per trovare le foto di Maisie e cancellarle dalla condivisione sul web. Dovrebbe riuscire a oscurare chiunque tenterà di accedervi, bloccando il link. Purtroppo la gente potrebbe aver fatto delle copie, ma questo limiterà i danni e stopperà la condivisione».
Non capisco mezza parola del suo discorso, mi limito a sperare che funzioni.
«In sintesi, io mi occupo di Tyler, e voi del pc, giusto?»
Kaiden annuisce, scocciato. «Non crederti che sarà così semplice. È improbabile che Tyler sia lì da solo».
Ne sono consapevole, eppure ho scelto di buttarmi a capofitto senza pensare alle conseguenze.
Non mi importa quanti di loro siano lì, e questo mi rende un grande incosciente, però vado avanti con la mia idea. Comunque sia, neanche io sono solo.
«Beh, lo spero. Niente è più soddisfacente di tirare un paio di pugni, ancora di più se si tratta di schifosi pezzi di merda» mormora Mason, che sorride come se fossimo diretti a un rave.
«Io un paio di cose più soddisfacenti le conosco» sbuffa Kaiden, anche se accenna un sorrisetto. «Però concordo. Di certo non mi spaventano un paio di teppisti del cazzo».
«Sapevo di affidarmi alle persone giuste» sogghigno.
«Ovviamente» dicono all'unisono, mentre battono pugno.
Li fisso scuotendo la testa, e nel frattempo scrivo a Maisie per assicurarmi che Asher sia lì. Spero di tornare da lei il prima possibile.
Mason mi guarda dallo specchietto retrovisore. «Dì a Maisie che per qualsiasi cosa, io ci sono».
Gli sorrido, perché so che è sincero, e le vuole bene come se fosse una sorella.
«Seppure glielo dicessi, sarebbe così testarda da non volere l'aiuto di nessuno. Vorrei che ci fosse qualcosa per farla stare meglio».
Mason sospira. «Puoi solo restarle vicino durante il processo, per il resto è la sua battaglia, non puoi interferire. Alcuni giorni sarà più semplice, altri di meno, però avere te al suo fianco farà a differenza. Maisie è forte, non si lascerà abbattere».
So che è così.
«Lo so, non ne ho mai avuto dubbi».
Mason annuisce, e torna a guardare la strada, concentrato su ciò che deve fare. «Quel figlio di puttana sta per avere quello che si merita».
Ho aspettato pure fin troppo.
È diventata una questione personale, e non mi tirerei indietro neanche se dovessi trovare centinaia di persona lì fuori. Per Maisie, sarei pronto a scatenare la guerra.
-
Quando arriviamo all'indirizzo che ci ha procurato Kaiden, quasi ho l'impressione di esserci sbagliati. Si tratta di una vecchia rimessa abbandonata, di cui è rimasto solo un capannone grigio malridotto, da cui non si vede neanche una luce accesa. L'entrata è circondata da una rete metallica arrugginita, ma non è difficile passare oltre dato che ha parecchi punti rotti da cui ci si può infilare. Ci sono soltanto due lampioni a fare luce all'ambiente, ponendolo in una penombra in cui è difficile scorgere se ci sia qualcuno.
Kaiden parcheggia a lato della strada, sfruttando il punto d'ombra, e ci avviciniamo di soppiatto. Il terreno è fangoso, quindi l'impronta delle nostre scarpe resta sul terreno mentre proseguiamo avanti. Di certo non è il massimo per passare inosservati, ma non ho intenzione di entrare lì chiedendo il permesso.
«Sicuri che sia il posto giusto?» domando, scettico.
Mason si guarda attorno, posando lo sguardo sul terreno davanti a noi. Mi indica il punto vicino al cancello d'entrata, che al momento è chiuso con un lucchetto.
Tentativo patetico, dato che poco più avanti c'è una voragine da cui poter passare.
«Guarda lì, ci sono le tracce di ruote ancora fresche. Considerando che ci sono soltanto varie linee dritte, sicuramente si tratta di moto».
Mason ha ragione, e ringrazio il suo grande spirito d'osservazione. Onestamente, l'unico mio pensiero è quando avrò Tyler tra le mie mani, per farlo soffrire come merita.
«A giudicare dalle tracce, non dovrebbero essere più di tre moto, quindi se tutto va bene, dovrebbero esserci massimo sei persone all'interno, se si sono spostati in coppia» aggiunge Kaiden.
Intuizione giusta.
«Stare qui a guardare il cancello non ci aiuterà. Non voglio sprecare un secondo di più. Io distraggo Tyler, voi trovate quel cazzo di pc e fate quello che dovete. La cosa migliore, è che pensi che sia venuto qui da solo, quindi voi non fatevi notare, a fare casino ci penso io».
Sono consapevole che è pura follia, però non m'importa. Sono stufo di giocare secondo le regole, che si fotta la discrezione. Brucerei questo posto fino alle ceneri se servisse a trovare quel pezzo di merda.
Kaiden e Mason mi guardano scettici, ma sanno che è la soluzione migliore.
«Facciamo così. Ma come hai intenzione di entrare?»
Sogghigno, prendendo le chiavi della macchina da mano a Kaiden. «Mi dispiace per la macchina, te la ripagherò».
Mio cugino sgrana gli occhi, imprecando tra i denti. «Sarà meglio per te. La rivoglio nuova e lucidata, fanculo» mugugna, accigliato.
Ridacchio, salendo in auto una volta che i due si sono allontanati. Accendo le luci, metto gli abbaglianti e faccio retromarcia per prendere la rincorsa verso il cancello. Spingo sull'acceleratore per dare gas, e parto poi il più veloce possibile, dritto verso rete di metallo. Ho finito con le buone maniere.
L'impatto con il cancello non è così forte da crearmi problemi, e considerando la velocità contro cui ci vado a sbattere contro, si apre senza problemi. Continuo fino ad arrivare di fronte la rimessa, sgommando per frenare prima. Scendo dall'auto come una furia, permettendomi di dare sfogo alla frustrazione che ho represso fin troppo a lungo.
Mi basta ripensare a Maisie in lacrime, alla sua espressione sconvolta. Alla vergogna sul suo volto, per qualcosa di cui non ha colpa.
Mi ricordo del modo in cui Tyler l'ha minacciata. A come le stringeva il polso quel giorno all'atelier.
E per finire, non mi dimentico che è lo stesso stronzo che ha cercato di manomettere la mia moto.
È arrivato il momento di pareggiare i conti.
«Tyler! Esci fuori se hai il coraggio, figlio di puttana!» urlo, guardando davanti a me.
Sono consapevole che non avrà le palle di affrontarmi da solo, ma non mi interessa. Sono venuto qui per un motivo preciso, e non avrò ripensamenti. Sento dei rumori provenire dall'interno, e mi volto giusto per vedere Mason e Kaiden infilarsi in una porta semiaperta.
«Che c'è, hai paura? Senza i tuoi amici a pararti il culo non sei in grado di uscire? In fondo è questo che sei, un fottuto codardo senza palle» insisto, restando vicino la mia auto.
Si accendono un paio di luci, e rispetto al silenzio che c'era prima, sento dei passi scendere quella che credo sia una scala di metallo. Di fronte a me, c'è una serranda grigia completamente abbassata, ma se sposto la mia attenzione di lato, vedo un'ombra scendere quelle che credo siano delle scale laterali di emergenza, e venirmi incontro. Sono almeno due persone, meglio di quello che mi aspettavo.
Il ragazzo si crede forte, probabilmente.
Riconosco subito quel bastardo, cammina come se pensasse di aver vinto, con la convinzione di chi crede di essere intoccabile. Non si affretta, avanza con le mani nelle tasche, fischiettando divertito. Aspetto solo il momento adatto per mettergli le mani addosso e fargli pentire di aver pensato di toccare Maisie e cavarsela indenne.
«Wow, che onore ricevere visite. Ma dimmi, come dovrei chiamarti? Il pirata, o semplicemente Davian, la superstar più chiacchierata di Londra?» mormora, soffocando una risata.
Me ne frego che sappia chi sono, considerando che conosce Maisie, soltanto un idiota non avrebbe collegato. E seppure il mondo ne venisse a conoscenza, saprò affrontarlo. Le sue sono minacce inutili.
Corro di notte a delle gare, non sono un maledetto mafioso.
«Sinceramente, non avevo proprio in programma di parlare» ringhio, stringendo i pugni.
Lui si avvicina in modo che possa vederlo alla luce, attento a non farsi troppo vicino. A fianco a lui c'è Riven, quello che se non ricordo male è suo fratello, lo stesso stronzo che ho fatto a pezzi in una delle nostre corse. Resta a poca distanza, con gli occhi fissi su di me. Nonostante abbia una corporatura grossa, non è niente che non sia in grado di gestire.
Tyler ridacchia, incrociando le braccia al petto. «Sei nel mio territorio, Harthley. Sei circondato dalla mia squadra, cosa pensi di poter mai fare?» mi provoca, sogghignando.
Lo fulmino con lo sguardo, avanzando di un passo, e lo stesso fa anche l'uomo alle spalle di Tyler. «A differenza tua, non ho bisogno della scorta per venire ad affrontarti».
Lui non dice niente, si limita ad assottigliare lo sguardo, rifilandomi un sorrisetto divertito. «Fammi indovinare, sei qui perché speri di convincermi a togliere dalla rete le foto. Però sai, mi sembra uno spreco privare la gente della visione di quel bel culo, non credi? A meno che tu non sia disposto a supplicare».
Io. Gli. Spacco. La. Faccia.
Fanculo la calma.
«Sarai tu a supplicare, stronzo».
Mi sono stancato di parlare, e ho fatto guadagnare abbastanza tempo a Mason e Kaiden. È l'unico motivo per cui mi sono trattenuto dal mettergli le mani alla gola. Ma ora basta.
Scatto verso Tyler prima che abbia il tempo di assimilare le mie parole, e carico il pugno per tirarlo contro la sua faccia. Gli sfilo dalle mani il pezzo di vetro che gli ho visto stringere, e approfitto dello stordimento per tirare un calcio nello stomaco a Riven quando mi si avvicina. Mentre è piegato in due, gli assesto un colpo preciso alla tempia. Il vantaggio di passare parecchio tempo per strada, è che so esattamente dove colpire.
Sento Tyler che cerca di afferrarmi da dietro per il collo, riesce a tirarmi un colpo sulla mascella, però sono più scaltro di lui. Gli afferro il braccio e glielo torco, girandomi per afferrarlo per la gola. Lo sbatto contro il cofano della macchina con tutta la rabbia che provo, e gli tiro l'ennesimo pugno in faccia. Sentire l'osso del suo naso che si rompe per la seconda volta è musica per le mie orecchie.
Lo odio. Vorrei vederlo disteso in una pozza di sangue per quello che ha fatto a Maisie, mentre striscia ai suoi piedi.
«Pensavi che sarei venuto a chiederti qualcosa, coglione? Sono venuto qui per darti ciò che meriti» ringhio, senza controllare i colpi che gli tiro.
L'odore del sangue mi riempie le narici, eppure ho smesso di ragionare lucidamente. Sento due mani tirarmi indietro per i capelli, e mi giro per affrontare chiunque esso sia.
«Puoi venire qui a fare fuoco e fiamme, ma nulla cancellerà l'opinione che la gente avrà di Maisie. Una lurida puttana» mormora Tyler, sputando sangue mentre tenta di rialzarsi. Sono arrivati in due a cercare di trattenermi, oltre Riven che si è rialzato, solo che io sono più arrabbiato. Quando uno di loro mi afferra da dietro, io salto sulle gambe per tirare un calcio allo stronzo del fratello, che finisce addosso a Tyler.
Mi libero dalla presa tirando una testata all'uomo dietro di me, con una gomitata dritta allo stomaco. Per finire, apro di scatto la portiera della macchina di Kaiden, in modo che ci sbatta contro la faccia. Allontano con un calcio la spranga di ferro che gli è scivolata dalle mani, senza che possa prenderla di nuovo.
Non riesco a evitare ogni colpo, soprattutto perché sono in tre contro di me, eppure sono incapace di provare dolore. Incasso, studio un modo per reagire e mi muovo veloce.
Sono incazzato nero.
Quando trovo di nuovo Tyler, lo afferro e gli torco il braccio dietro la schiena. Lo giro e gli spingo la testa contro il cofano, facendo in modo che ci sbatta più volte.
«Io te lo avevo detto, Tyler» ringhio, stringendo la presa. «Se tocchi lei, puoi considerarti un uomo morto».
Lo riporto di fronte a me solo per farlo finire in ginocchio, proprio dove voglio che stia. Un lampo di paura gli corre negli occhi, ma non mi basta. Ha fatto soffrire la donna che amo, l'ha distrutta nell'orgoglio, e niente mi sembrerà mai abbastanza.
«Alla fine non sei meglio di noi, Davian. Ti senti tanto forte, ma io ho fatto più male a quella stronza di quanto tu me ne potrai mai fare» sogghigna, nel frattempo che tossisce per il sangue.
Il sangue mi ribolle per la rabbia che provo, e so che per quanto sia viscido, ha ragione. Solo che io mi prenderò molto di più che una vendetta fisica. Ho le nocche insanguinate per la forza con cui l'ho colpito, e non ho intenzione di spingermi oltre, nonostante se lo meriti.
Ci saranno cose che mi daranno più soddisfazione. Questo era solo un avvertimento.
Lo afferro per il collo, facendo in modo che mi guardi. «Credi che finisca qui? Mentre tu eri qua fuori a gongolare per la vittoria, i miei amici sono entrati dentro a prendere il tuo prezioso pc. L'unico motivo per cui non voglio vederti morto, è perché preferisco vederti marcire in galera» sibilo al suo orecchio, lasciandolo poi cadere al terreno.
Ed eccolo il suo punto debole. La sua espressione cambia, cerca di rialzarsi da terra, nonostante sia barcollante, per impedirmi di entrare all'interno.
«Ti rovinerò, Davian! La gente saprà in che giri sei coinvolto» urla, trascinandosi in modo pietoso verso di me.
Mi giro verso di lui, ridendo delle sue condizioni. Io me la caverò con qualche livido e un paio di graffi, lui invece a malapena riesce a reggersi in piedi.
«Credi davvero che mi importi che le persone sappiano che amo correre? A differenza tua, non sono un criminale. Non sfrutto le donne, non trucco le corse e non provoco incidenti. Non ho paura che la gente mi veda per ciò che sono, a differenza tua» gli rispondo, spintonandolo di nuovo a terra, dove merita di stare.
Due uomini provano a bloccarmi il passaggio, e faccio appena in tempo a schivarne uno, che l'altro mi prende alla sprovvista con un calcio nello stomaco.
Merda.
Trattengo il dolore, e mi rialzo in fretta per evitare un nuovo colpo. In quel momento, la serranda si apre, e Mason e Kaiden afferrano gli uomini alle spalle. Mason ne colpisce uno con un pugno deciso alla mascella, mentre mio cugino colpisce le giunture delle gambe del secondo, facendolo cadere sulle ginocchia prima di tirargli un calcio alla schiena.
«Andiamocene da questo posto del cazzo. Abbiamo quello che volevamo, e Mason ha scattato foto che ci torneranno utili» brontola Kaiden, per poi girarsi a tirare un gancio destro a un povero sfigato che credeva di poterci fermare.
«Le foto?» domando, prima di ogni altra cosa.
«Abbiamo trovato la fonte da cui hanno messo in rete le foto, e le abbiamo cancellate. Abbiamo oscurato le immagini, e bloccato ogni tipo di visualizzazione, ma non scompariranno mai del tutto. Non potremo mai sapere se la gente ha fatto copie o registrazioni, però abbiamo arginato i danni» mi spiega Kaiden.
Alla fine, è comunque qualcosa.
Annuisco, e risalgo in macchina alla svelta, senza mancare di pestare la mano di Tyler, ancora dolorante al terreno. Prima di andare, mi chino su di lui, afferrandolo per la camicia.
«Se credi che abbia finito qui, ti sbagli. Prova di nuovo ad avvicinarti a Maisie, e io ti farò il doppio più male. Prova a pensare di minacciarla ancora, e diventerò il tuo fottuto incubo. Patetico omuncolo del cazzo» lo ributto a terra, e godo nel vedere che stenta a trovare le forze per rialzarsi.
I suoi fedeli amici sono stati abbastanza intelligenti da togliere le tende, e questo la dice lunga sulla loro fedeltà.
Risalgo in macchina, e non ci mettiamo molto ad allontanarci dalla zona, andando verso casa di Mason. Non servirà a nulla farmi vedere così dai paparazzi, e andare a casa di Maisie mi metterebbe sotto i riflettori.
Ho bisogno di un attimo di pace.
Nonostante la rabbia, non mi piace quello che ho fatto, non mi sento fiero di me. Avrei voluto essere una persona in grado di gestire il nervoso in modo più giusto, ma non per questo me ne pento. Ho goduto di ogni sibilo di dolore di Tyler, e non mi è sembrato comunque abbastanza.
Forse avrei dovuto fare le cose in modo diverso, avere un minimo di autocontrollo in più, invece che abbassarmi al loro stesso livello. Se questo mi rende uno stronzo, così sia.
«Stai bene?»
La voce di Mason irrompe nei miei pensieri, facendomi alzare lo sguardo verso di lui.
«Sono stato meglio. Voglio solo tornare a casa e sentire Isie» rispondo seccamente, prendendo il mio cellulare.
Le avevo promesso che non l'avrei fatta preoccupare. La chiamo, e lei risponde al secondo squillo, probabilmente non aspettava altro.
«Ehi, leonessa. Sto bene. Tyler non sarà più un problema» la rassicuro, anche se a giudicare dalle mie condizioni, non ne sono esattamente convinto.
Vedo dal finestrino i lividi sul mio zigomo, e gli spasmi non mi danno tregua. La vista mi si è appannata un paio di volte, e sono consapevole che i dolori alla schiena mi dureranno giorni interi. Per lei, lo rifarei.
«Avi, cazzo. Stavo morendo d'ansia. Ti ha fatto qualcosa? Stai bene? Dove sei?»
La sua raffica di domande mi fa sorridere, mi porta lontano dalle paranoie e le preoccupazioni.
«Ho fatto più io male a lui. Abbiamo bloccato e oscurato le foto quanto più possibile. Sto andando a casa di Mason, non voglio che i paparazzi ti colleghino a questo» le dico, premuroso.
Il lato negativo di essere famoso, è che non esista posto in cui io vada, in cui non ci sia almeno una fotocamera a riprendermi. Spostandomi con la macchina di Kaiden ho guadagnato privacy, ma la sicurezza non è mai troppa.
«Siamo in questo casino insieme, Davian. Vengo lì» risponde decisa, e la sento alzarsi dal divano.
Mi si stringe il cuore, e un sorriso mi affiora le labbra. «Resta a casa, leonessa. Non sei obbligata a uscire».
«Ma voglio farlo, e non mi fermerai. Ci vediamo tra poco» mormora, e attacca poco dopo.
Rispetto al vederla completamente spenta e affranta, è un passo avanti. E al momento, l'unica cosa che mi importa è poterla stringere di nuovo tra braccia.
Mai come adesso, ho bisogno di sentirmi a casa con lei.
✨Spazio Autrice✨
Ogni tanto regalo anche qualche gioia, quindi godetevi questo TANTO ATTESO capitolo, in cui finalmente Tyler ha quello che merita.
Ma non finisce qui🌝
In realtà, non manca molto alla fine di HTF, e un po' mi sento malinconica all'idea❤️🩹
Aspetto in ogni caso le vostre impressioni, e ci vediamo al prossimo capitolo!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top