"Ci sono dei sentimenti così intraducibili che ci vuole la musica per esprimerli."

-André Esparcieux

Soundtrack: All I Know – The Weeknd, Future

Vorrei prendere a pugni il mio agente, non mi è bastato allontanarmi per far scemare il desiderio.
So che dovrei mantenere una parvenza professionalità, ma quando toccano le persone a cui tengo quei propositi se ne vanno a fanculo insieme alla mia calma. Che imparasse lui a tenere a freno la lingua.

Non ho intenzione di chiudere un bel cazzo di niente, né trattare Maisie come se fosse un oggetto invece che una persona. Non lo merita, e non lo meriterebbe nessuno.

"Allora canta, superstar. Sono qui per te."

Mi bastano le sue parole per ritrovare la mia energia e la carica giusta per affrontare il concerto, e non scherzo, per lei l'avrei rimandato senza esitare.

Salire su un palco di fronte a migliaia di persone che mi attendono è un'emozione unica, una scarica di adrenalina impossibile da spiegare, la sensazione migliore esistente, come se sapessi di essere al posto giusto al momento giusto. Esiste solo la musica e la mia voglia di trasmettere la mia storia agli altri, un modo per raccontare le mie emozioni, trasferendole nelle melodie.
Ma non era mai stato così bello come adesso, con Maisie stretta tra le braccia, e i suoi occhi puntati su di me. Niente potrebbe mai reggere il paragone.

Mi fa venire voglia di cantare a squarciagola, di dare il meglio di me e di guardarla tutto il tempo, come se fossimo solo io e lei su questo palco. È soddisfacente sapere che il mondo mi vede, che i miei fan mi apprezzano e la mia musica piace... però avere l'attenzione di Maisie su di me è un privilegio. Non gliene farò pentire.
Saluto la folla di persone di fronte a me, mentre sento già la base delle mie canzoni risuonare dalla cuffia, e mi sento così fottutamente vivo.

«Londra, come va?» urlo dal microfono, e mi esalta sentire le urla che ricevo indietro.

Maisie scende dalle mie braccia, e per un attimo sono confuso, perché vorrei tenerla contro di me per l'intero concerto. Sono preoccupato per il modo in cui l'ho vista tremare nel camerino, anche se adesso pare stare meglio.
Provo a trattenerla con la mano, ma lei scuote la testa, regalandomi uno dei suoi sorrisi più belli. Li immortalerei dal primo all'ultimo, perché potrebbero fare concorrenza a ogni meraviglia del mondo.

«Dove vai?» le sussurro, consapevole di fare la figura del pagliaccio innamorato davanti a tutti.

«Viviti il tuo momento, Avi. Io resterò in prima fila a cantare con te».

Mi rivolge un veloce occhiolino prima di farsi aiutare da Asher a scendere, e io capisco cosa intende. Avrebbe potuto sfruttare il momento per prendersi pubblicità e fare clamore, invece l'unica cosa che ha voluto è mettersi da parte per permettere a me di vivere il mio sogno, continuando a supportarmi dal basso.

Merito tutto questo?

Poco importa, non lascerei a nessun altro l'onore di averla, perché non ne sarebbero mai all'altezza.
La guardo un'ultima volta prima di fare un cenno alla band che mi accompagna durante i miei concerti, confermando la scaletta che abbiamo programmato, nonostante mi piaccia improvvisare di tanto in tanto.

«Vorrei iniziare col ringraziare chiunque ha scelto di essere qui stasera. Non è il mio primo concerto, ma stasera con me c'è una persona che ho sognato di avere qui in prima fila fin dal mio primo esordio, quindi mi sembra giusto dedicare l'intera serata a lei. La mia sola e unica leonessa, un urlo per lei!»

La folla si esalta, e persino dall'alto del palco posso vedere le guance di Maisie colorarsi di un rosso intenso.

Le dedicherei la vita intera, non basta un concerto.

Appena la base risuona nelle mie orecchie, so che è il momento di iniziare e lasciare che la musica mi scorra nelle vene, portandomi in una dimensione dove riesco a esprimere quello che provo.
Ogni successo, i fallimenti, i ricordi che ho di Maisie, una storia che ha lasciato un segno indelebile dentro di me, i dolori e il senso di perdita che purtroppo ho provato troppo presto sulla pelle.

"Davian, non puoi condurre questa vita per sempre. Dovrai smettere prima o poi."

No. Non smetterò.

"Dovresti pensare alla tua salute, a ciò che ti permetterà di vivere più a lungo."

Io non voglio vivere tranquillo, io voglio vivere così. Altrimenti mi limiterei a sopravvivere.

"È davvero questo che vuoi? Potresti fare altro."

Sì, è questo. Io sento la musica, la amo, è parte di me fin da prima che ne prendessi consapevolezza. Mi rappresenta, mi spinge ad alzarmi un'ora prima la mattina e andare a letto senza un orario fisso, puntando a raggiungere la vetta.

"Sei un fottuto egoista, Davian."

No, ho un obiettivo e voglio realizzarlo.
Neanche mi sono reso conto di aver iniziato a cantare liberamente, e quando alzo lo sguardo verso Maisie... non ha prezzo trovarla lì con gli occhi puntati nei miei, mentre ripete a memoria i miei testi.

Quelli che ho scritto quando la mancanza di lei mi uccideva, la pressione era devastante, e lavorare per il mio sogno era l'unico motivo per non arrendersi.

"I'm not 'gonna stop. (Non mi fermerò)
I will keep running, (continuerò a correre)
I will keep dreaming. (Continuerò a sognare)
And I'll dream of you, of us. (Sognerò di te, di noi)
For the memories that I keep in my heart. (Per i ricordi che tengo nel cuore)
For what keeps me alive." (Per ciò che mi rende vivo)

Mi muovo sul palco con sicurezza, parlo col pubblico, mi godo la serata come non mi accadeva da anni, nonostante le luci di tanto in tanto mi diano fastidio, e il leggero tremore alla mano ha rischiato di farmi scivolare il microfono dalle mani, però non importa. Canto ogni canzone come se fosse la prima volta, approccio col pubblico e saluto tutti quelli che riesco a scorgere. Più che per lavoro, io sono qui per divertirmi.

Mi avvicino a Maisie per prenderle la mano quando arriva la nostra canzone, quella che ha dato inizio alla mia carriera, non esiste che io la canti senza lei sul palco.
Maisie capisce all'istante, perché mi fissa emozionata, faticando a parlare.

«Questo fa parte del contratto?» mi domanda quando la attiro a me, stringendole il fianco.

Non so chi cazzo le abbia messo in testa queste idee, ma ho intenzione di scoprirlo presto.

Io la guardo col fiatone, scuotendo la testa. «Che si fotta il contratto».

Per quanto mi riguarda, può stracciarlo insieme a quelle ridicole regole che non abbiamo mai rispettato.
Lei mi guarda sconvolta per qualche secondo prima di cambiare espressione, e stringe la mano contro la mia, guardando verso la folla. «La folla aspetta l'ultima canzone, superstar. Non negargliela» mormora, incitandomi a raggiungere il centro del palco.

Io annuisco, ma la porto con me, mettendo lei al centro mentre io resto poco più distante di fronte a lei.

«La prima volta che ho scritto questa canzone, ero un adolescente che viveva qualcosa di più grande di lui, un sentimento che non aveva mai provato prima. C'era questa ragazza totalmente diversa da me, eppure simile in certi tratti. C'era questa ragazza che mi spingeva a credere nei miei sogni, che rischiava con me, e che stava diventando sempre più importante. Senza di lei non avrei scritto questa canzone, e di conseguenza non sarei qui con voi. Questa canzone non è la fine, è dove tutto è iniziato, e oggi sono qui per cantarla con lei».

La folla scoppia in un boato, anche se io guardo dritto verso Maisie, è lei ad avere la mia completa attenzione. Prendo la mia chitarra elettrica per metterla attorno al collo, perché voglio essere io a suonare per lei. Voglio essere io quello che le fa tornare il sorriso e lotta per guadagnarsi la sua fiducia. Quello che combatte per tenersi stretto il suo amore, senza più rinunciarci.

Strimpello le prime note alla chitarra con lo sguardo puntato su quello di Maisie, non abbiamo bisogno di dirci altro. Parlerà la musica per noi.

L'intero teatro canta con noi, ripete versi che ho scolpito nel cuore, e io in compenso ci metto tutto il mio cuore. Canto con l'anima, oltre che con la voce, sperando che capisca quello che non ho il coraggio di confessarle, tutto l'amore che tengo da parte per lei.

"Cause baby you're the cure for my venom. (Perchè piccola tu sei la cura al veleno)
Even in the darkest night. (Anche nella notte più scura)
Even when I lose my mind. (Anche quando perdo la testa)
It's hard when you walk away, (è dura quando te ne vai)
It's easier when you come back. (È semplice quando torni)
The night is ours, (la notte è nostra)
And I 'wanna run (e voglio correre)
So let's run together (quindi corriamo insieme)
So let's live together." (Viviamo insieme)

Potranno passare anni, io continuerei a sentire questa canzone sottopelle, e vivrei le emozioni alla stessa intensità della prima volta. Mi basta guardare gli occhi lucidi di Maisie e la sua espressione per sapere che è lo stesso anche per lei.

Mi avvicino per abbracciarla, e poggio la fronte contro la sua, concedendomi per qualche istante di non pensare ad altro che a questo momento. A noi due insieme, e alla seconda occasione che la vita mi ha concesso.
Per cinque anni sono stato all'inferno, non ho intenzione di tornarci.
Sto per avvicinare la mia bocca alla sua in una richiesta silenziosa, ma lei scuote la testa, sorridendomi.

«Goditi il tuo concerto, pirata. Per noi due ci sarà tempo. Ora pensa a scalare quella vetta, è il tuo momento» mi sussurra, sfiorando le mie labbra solo per un secondo prima di allontanarsi, e fa male.

Dio, ho soltanto voglia di correre da lei e dirle che non mi frega un cazzo del resto. Sono le sue labbra tutto quello che voglio.
Mi volto verso la gente di fronte a me, e seguo il consiglio di Maisie, anche se ogni atomo del mio corpo combatte per tornare da lei, nonostante sappia che ha ragione. A luci spente, ho intenzione di dedicarle ogni secondo.

Mi avvicino fino alla fine del palco, dove finisce la pedana, e guardo verso ogni angolo, godendomi la vista di ogni persona che cerca di farsi notare. Urlano, piangono, ballano, aspettano soltanto un mio cenno, ed è la sensazione più potente del mondo. Non potrei mai smettere, né rinunciare.

«So che sono stato fermo a lungo, non vi nasconderò il motivo. Ho passato un periodo nero, dove stentavo a trovare la voglia di andare avanti, o di comporre qualcosa di nuovo. Avevo paura di deludervi, di fallire con la mia musica e perdere l'unica cosa che riesce a tenermi in piedi» sospiro, grato del fatto che sono tutti in silenzio ad ascoltare me. «Non è semplice inseguire i propri sogni, non lo è guardarsi dentro e accettare i propri difetti. Fa male la consapevolezza di aver ferito persone che si amano, di aver preso decisioni sbagliate... ma la vita a volte ci offre delle seconde possibilità, sta a noi rialzarci per afferrarle. Ed è quello che ho fatto io, e che continuerò a fare fino a quando la vita me lo permetterà. Sbaglierò ancora, mi sentirò a pezzi, mi sentirò fragile, ma non smetterò di lottare per quello che voglio, ed è quello che auguro a tutti voi. Che riusciate a trovare la forza di reagire alle difficoltà della vita, di fissarvi un obiettivo e lottare per esso con ogni mezzo a vostra disposizione, fino a quando avrete anche solo un briciolo di energia. Trovate la vostra ispirazione, traete forza dalle persone che amate, e non perdete tempo con loro. La vita è un dono prezioso, godetevela fino all'ultimo secondo senza lasciare spazio ai rimpianti».

I ragazzi di fronte a me scoppiano in un applauso talmente rumoroso che riesco a sentirlo dalle cuffie, e me le sfilo in tempo per godermi tutto il chiasso, nonostante provi un leggero fastidio per il volume eccessivo. Li guardo con gratitudine dal primo all'ultimo, e fanculo la figura del bello e dannato, mi sento fortunato a poter vivere questa vita, e avere di nuovo lei al mio fianco.

Fin quando potrò farlo...

Allontano il pensiero con un profondo sospiro, e continuo il mio discorso con l'annuncio che avevo programmato.

«Concludo questo concerto con un annuncio speciale da farvi» mi prendo un secondo, ridacchiando per le espressioni che noto nelle persone. «A marzo uscirà il mio nuovo album, e a giugno si partirà con un vero e proprio tour! Spero di potervi rivedere lì tutti, perché abbiamo ancora parecchia strada da fare. Vivete ragazzi, sempre!»

Una serie di coriandoli argentati viene sparata da alcuni tubi posti sul bordo del palco, e volano ovunque, posandosi su chiunque. Io ne approfitto per salutare e prendere la mano di Maisie per portarla con me sotto al palco, nella passerella sottostante che mi separa dal pubblico. Asher è già lì per evitare che ci siano problemi, ma io gli faccio cenno di non preoccuparsi. Prendo le mani di quanti più ragazzi possibili, firmo al volo qualche autografo, sperando di renderli felici.
Poi mi si appanna la vista, e cazzo... lo detesto.
Odio questi momenti. Odio che mi stia succedendo spesso.

Fanculo.

Asher lo capisce in un secondo, perché mi aiuta a raggiungere il backstage mentre Maisie mi fissa preoccupata, non riuscendo a capire.

«Davian, stai bene?»

Io annuisco, prendendo un profondo respiro. «Sì, è stato solo un colpo di calore» sbuffo, prendendo l'acqua che mi porge un addetto, e un asciugamano che metto attorno al collo.

Maisie pare poco convinta, e io le offro un piccolo sorriso. «Non preoccuparti, resterò a darti fastidio per parecchio tempo. È stato solo un capogiro».

«Hai bisogno di qualcosa?»

Sogghigno malizioso, e mi indico le labbra umide per l'acqua, posandoci sopra l'indice. «Un bacio proprio qui».

Maisie ride e mi guarda esasperata, alzando un sopracciglio. «Giocare sporco non funziona, pirata».

«Sicura, leonessa?» la guardo, passando lo sguardo lungo tutto il suo corpo.

Lei mi si avvicina, non abbastanza da baciarmi. «Dammi una valida ragione».

«Te ne potrei dare mille» sussurro, allungando il mio braccio per circondarle la vita, in modo da averla più vicina a me.

Maisie non si lascia intimidire, ed è la cosa che più adoro di lei. Ci provochiamo a vicenda, siamo un incendio impossibile da placare. «Tipo?»

La mia mano scende ad accarezzarle la gamba, e la afferro per portarla contro il mio bacino, così da far scontrare i nostri corpi. La sento trattenere il fiato mentre le mie dita le accarezzano la pelle da sopra le calze, e io mi chino a lasciarle un bacio sul collo, muovendo la lingua sulla sua pelle.

«Sarei disposto a chinarmi al tuo cospetto, e darti così tanto piacere che non sapresti più cosa altro desiderare. Ti porterei all'apice ancora, ancora e ancora, fino a perdere il conto di quante volte arriveresti a urlare il mio nome mentre mi perdo dentro di te».

Mi viene duro solo a pensarci, perché non esiste luogo in cui io non immagini di prendere Maisie. Lo farei persino qui, con lei che si regge alla mia schiena mentre io la premo contro la parete, in ginocchio tra le sue gambe per venerarla come merita, fino a sentire quanto è dolce il suo sapore sulla mia lingua. Le spinte che le darei mentre... cazzo. Perdo il controllo quando si tratta di lei.

Maisie ha le guance completamente rosse, e io approfitto di quel suo stordimento per rubarle solo un casto bacio sulle labbra, ripetendomi che mi basta.
Per quanto viscerale sia il desiderio che ho di lei, voglio che sappia che è più di questo. Che non è mai stato solo sesso, e che c'è molto altro, qualcosa di più profondo e autentico.

«Andiamo, voglio portarti in un posto con più privacy» le dico, guardandola un'ultima volta.

«Devo preoccuparmi?» ridacchia, senza però obiettare.

«Con me? Mai» le faccio l'occhiolino, cambiando in fretta la mia maglia mentre mi dirigo verso l'uscita sul retro, avvisando Asher della nostra destinazione.

C'è un'auto già pronta ad aspettarci, e quando ci avviciniamo apro la portiera per far salire prima Maisie, e poi subito dopo io.

«Sicuro di non essere stanco?» mi domanda Maisie, accarezzando il dorso della mia mano con la sua.

Io scuoto la testa, accarezzandole la guancia con la punta delle dita. «La notte è lunga, e ho intenzione di dedicarti ogni secondo».

Quando arriviamo a destinazione. Maisie è più confusa che mai. È notte fonda a Londra, e ci circondano soltanto le luci dei lampioni e un vento freddo che soffia contro la nostra faccia. A quest'ora non c'è nessuno in giro, ben che meno fuori al mio studio di registrazione, probabilmente è l'ultimo posto in cui pensava che saremmo andati.
Che non si dica che sia poco originale.
La aiuto a scendere tenendole la mano, e dico ad Asher di tornare a casa. Non c'è motivo che rimanga a farmi da guardia.

«Prenderò l'auto parcheggiata sul retro per tornare a casa, non c'è problema» gli dico, avendo come risposta solo un lieve cenno. Accanto a lui c'è Candice, dato che Maisie ha preteso che accompagnassimo anche lei a casa, dato che erano venute insieme.

«Ti lascio in ottime mani, Ice. Non divertitevi troppo» sogghigna lei, salutando l'amica con un bacio sulla guancia.

«E voi non rendetemi zia troppo presto» scherza Candice, salutando entrambi.

Quando vanno via, intreccio la mano di Maisie alla mia per portarla all'interno, togliendo l'allarme e accendendo soltanto le luci di cui ho bisogno. Negli anni, mi è capitato di venire qui da solo quando avevo la necessità di concentrarmi al meglio, senza distrazioni o pressioni. La musica è il mio rifugio, la mia sicurezza, e in determinate notti avevo bisogno di restare da solo con essa.

«Perché proprio qui?» domanda Maisie, guardandosi attorno incuriosita.

Per troppi motivi. Il primo tra questi, è che volevo parlare con lei senza telecamere, agenti o rotture di coglioni. Non mi è sfuggito il suo umore prima del concerto, e ho intenzione di indagare sul motivo.

E poi, siamo onesti, ogni volta che una donna dice di "non avere niente", in realtà siamo in un mare di merda.

«Te l'ho detto, volevo privacy per parlare con te» le dico, guardandola attentamente.

Maisie mi guarda solo un secondo, e nei suoi occhi... vedo incertezza. Vorrei davvero sapere cosa le frulla in testa, o cosa diamine pensa di me. È come se volesse fidarsi, eppure tentenna al primo ostacolo.

«O forse a luci spente non hai più bisogno di giocare a fare il ragazzo follemente innamorato di me».

Ma cosa cazzo dice?

«Stai scherzando, Maisie?»

«Ho sentito la conversazione con il tuo agente, non mentirmi. Tu mi friggi il cervello, Davian. Fai delle cose, mi baci e mi guardi come se non vedessi altro, e poi ti sento parlare di noi come un contratto. Un fottuto accordo del cazzo, che dopo dieci minuti dici di voler stracciare. Qual è la verità? Cosa devo aspettarmi? Che cosa vuoi da me, Davian? Se è solo sesso, mi dispiace, non posso accettare le condizioni... non con te. Dimmelo e basta, perché io non posso caricarmi di speranze e poi vederle infrante perché tu non sai quello che vuoi, o hai paura di prendertelo».

Le sue parole mi colpiscono come un fiume in piena, e fatico persino a metterle in ordine. Ha parlato veloce, e so che probabilmente era un tumulto di pensieri che si teneva dentro da troppo... eppure mi feriscono.
Crede davvero che sia solo una questione fisica?

Avanzo verso di lei per colmare la distanza tra di noi, e la spingo contro la parete alle nostre spalle, faticando a trovare le parole giuste da dirle.

«Se credi che tra di noi sia solo sesso, allora non hai capito un cazzo. Non ti ho mai trattato come un oggetto, e sì, quel contratto puoi anche bruciarlo. Il mio agente ha detto quello che hai sentito, è vero, ma tu hai dato per scontata la mia risposta senza nemmeno chiedermelo» sospiro, e alzo la mano che ho ancora fasciata, portandola davanti ai suoi occhi. «Chiedimi invece come mi sono ridotto così».

La sento trattenere il respiro, e sposta lo sguardo da me alla mia mano lentamente. «Come ti sei fatto male?»

«Ho tirato un pugno contro il muro pur di non tirarlo contro la faccia del mio agente, perché la sola idea di passare un solo giorno senza di te mi rendeva pazzo. Perché preferisco un solo minuto con te all'inferno, piuttosto che cento in paradiso. Perché per me non sei un contratto, non sei un vantaggio e non sei un oggetto».

Maisie trema, e io sono consapevole che le sto mettendo il cuore tra le mani. Che sta per prendersi tutto di me.

«E allora cosa sono?»

«Sei la donna che non ho mai dimenticato, e di cui non posso fare a meno».

Mai. Nemmeno un fottuto giorno in questi cinque anni.

Gli occhi di Maisie si colmano di lacrime, e io la attiro a me per baciarla, abbandonando qualsiasi morale.
Non voglio sprecare tempo con lei, non voglio combattere e perdermi l'occasione di poterla vivere quanto più a lungo possibile. Non voglio privarmi delle sue labbra perché credo di non esserne degno, piuttosto voglio guadagnarmele. È il bacio più disperato e furioso che io abbia mai dato, e con lei è come se fosse sempre la prima volta.

La sua bocca si incastra a perfezione con la mia, la sua lingua mischiata con la mia è il paradiso, e il suo sapore... cazzo. Non potrebbe mai esistere di meglio.

Potrei avere mille donne, assaporare mille labbra, incontrare migliaia di occhi... e nessuno reggerebbe il confronto con lei.

«Ho un'idea» mi sussurra contro le mie labbra, e io annuisco senza neanche sapere cosa sia.

«Se si tratta di qualcosa di sconcio, ci sto. Non hai idea di quante posizioni interessanti potremmo provare» mormoro sulla sua pelle, provocandole una risata.

«Sei un idiota perennemente eccitato».

«Ma che conosce esattamente quali punti ti fanno bagnare da morire» bisbiglio contro di lei, facendo risalire le mani lungo le sue gambe, sotto la gonna.

Lei annaspa e arrossisce, lasciandomi fare. «Propongo di stilare delle nuove regole» sogghigna, baciandomi di nuovo mentre passa la mano tra i miei capelli, sapendo esattamente i miei punti deboli.

«Questa frase l'ho già sentita» ridacchio, riferendomi a una delle nostre prime conversazioni.

Lei fa uno sbuffo divertito, e si allontana per cercare un foglio e una penna, chinandosi su un tavolo poco distante.

«Inizio io» proclama fiera, abbozzando un numero uno. «Niente più bugie, anche se fa male, devi dirmi sempre la verità».

Resto un attimo in silenzio, prendendo un profondo respiro. È più complicato di quanto crede.

«Posso starci. Tocca a me» le prendo la penna, mettendo il numero due nella riga sotto. «Fanculo i gesti e gli appuntamenti concordati. Voglio godermi ogni secondo con te, sperimentare cose mai fatte prima... anche senza vestiti. Soprattutto senza vestiti».

Lei ride, e annuisce, riprendendosi la penna.

«La nostra terza regola credo proprio che possiamo lasciarla così, ma senza limite di tempo» fa un sorrisetto, e so bene a quale si riferisce.

"Per il tempo che passeremo insieme, sarò tuo e tu sarai mia"

«Approvo» sorrido, e prendo la penna per aggiungere la quarta regola. «Non sarà mai solo sesso, ma ne faremo parecchio».

Andiamo avanti così, scrivendo delle assurdità per divertirci, e alla fine sono io l'ultimo ad avere diritto al fondo della pagina. La attiro sopra di me, facendola stare a cavalcioni mentre i nostri occhi sono fissi sul foglio.

«Ultima regola: non dimenticarti che questo è più reale che mai».

Maisie sorride, e dopo che entrambi firmiamo le prendo il volto tra le mani per baciarla, suggellando a modo nostro le promesse scritte su quel pezzo di carta bianco che ha valore soltanto per noi.
Non so che direzione prenderà il nostro rapporto, ma voglio scoprirlo.

«Allora, da dove vuoi iniziare?»

Io sorrido, posandole un bacio sulla spalla, completamente asservito da lei.

«Potresti iniziare sentendo qualche mia canzone, e accettando di passare il Natale con me, nel mio chalet vicino Lakeland».

Ogni festività senza di lei è stata una tortura, non ho intenzione di passare altri giorni in quel modo.
Voglio lei in ogni mia alba e in ogni tramonto. A ogni Natale e all'avvenire del nuovo anno.

Lei poggia la fronte sulla mia e mi abbraccia, donandomi un calore di cui ho un disperato bisogno.
Ci sono parecchie cose irrisolte nella mia vita, dubbi che mi tormentano, paure nascoste e mai confessate, ma quello che so con certezza, è che lei dà luce alle mie giornate, e non voglio più restare al buio.

«Mi sembra un'idea meravigliosa».

✨Spazio Autrice✨

So che qualcuno di voi nei commenti aspettava i dettagli di questo concerto, e soprattutto del post serata🤭
Il prossimo capitolo, è uno dei miei preferiti, e vi aspetta una scena che aspettavo da tanto di poter scrivere.
Le cose rimarranno così serene a lungo tra di loro? Chi può saperlo🫣

Grazie come sempre a chiunque ha creduto e crede in loro, ed è arrivato fin qui🤍
Ci vediamo al prossimo capitolo!