"Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta, non mi importa di nient'altro... per quei dieci secondi sono libero."

-Dominic Toretto da Fast and Furious

Soundtrack: Gasolina – Daddy Yankee

Quando arrivo nel piazzale, la maggior parte delle persone sono già lì, in attesa di veder cominciare lo spettacolo.
Non mi sono mai tirato indietro da nessuna sfida, e non comincerò adesso.
Il cielo sopra di noi minaccia pioggia, e un paio di fulmini preannunciano quello che potrebbe essere un temporale, eppure neanche questo mi ferma. Le casse delle macchine messe ai margini della pista pompano a tutto volume della musica reggaeton, ed è possibile sentire fin da qui l'odore della benzina che si mescola a quello dell'alcool, dove l'enorme nube di fumo e nebbia rende difficile distinguersi l'uno con l'altro.

Ci sono già varie motociclette sulla linea di partenza, eppure io ne riconosco solo un paio, come quella di Eris e Kaiden. Non avevo dubbi che fossero già qui.

Stasera, però, è diversa dalle altre. C'è aria di tensione, quel tipo di atmosfera che rende il tutto più tetro e ambiguo, con un equilibrio che si regge sul filo del rasoio. C'è tanta gente estranea, ma questo non li frena dal riconoscermi qualche secondo dopo il mio arrivo.
Qui, sono il pirata. Davian non esiste più.

Torno indietro nel mio passato, tra le strade che mi hanno accompagnato in tutti questi anni, e il rumore delle ruote che stridono sull'asfalto. Sono dove tutto è iniziato, immerso in una parte del mio mondo che non sono in grado di lasciar andare, perché mi rende fottutamente vivo.
In questa strada non ho aspettative da soddisfare, o gente da sorprendere. Sono libero di essere me stesso, e non permetterò a nessuno di strapparmi questo privilegio.

«Davian, siamo qui».

La voce di Kaiden mi richiama all'attenzione, e lo vedo agitare una mano poco più lontano, facendomi poi segno di avvicinarmi.
Lo raggiungo in pochi passi, ignorando le occhiate e i sussurri della gente che mi vede passare. Per quello che mi riguarda, possono pensare il cazzo che gli pare. Se sono stati così stupidi da credere alle voci messe in giro, peggio per loro.

Saluto mio cugino con un cenno del capo, mentre lui è impegnato a finire la sua sigaretta. Butta fuori l'ultima nude di fumo, e spegne poi la cicca sotto i piedi, tenendo sempre gli occhi fissi sul gruppo di persone opposto a dove ci troviamo noi.

«Cosa hai scoperto?» gli domando, salutando poi anche Eris e Mason che si trovano lì.

Manca soltanto Maisie, e una parte di me spera vivamente che non si faccia vedere. Ha già i suoi problemi a cui pensare, e non voglio metterla in una posizione scomoda. Quello che facciamo qui non rientra nei limiti della legalità, meno si fa coinvolgere, meglio sarà per lei.

Kaiden sposta l'attenzione su di me, alzando le spalle. «Sono un gruppo di cazzoni, ecco quanto. Nessuno vuole parlare, e quei pochi che ho sentito, li hanno descritti come persone immischiate in brutti giri».

«O magari vogliono sembrare più grandi di quello che sono. A voi uomini piace pavoneggiarvi» aggiunge Eris, sedendosi su un muretto alle sue spalle, con le gambe a penzoloni.

«Qualsiasi sia la verità, voglio parlare con lo stronzo che ha pensato bene di organizzare un raduno nella mia città e con la mia gente» dico senza giri di parole, nervoso.

A parer mio, sto già perdendo troppo tempo.

«Non è ancora arrivato» mi avvisa Kaiden.

Io scruto la folla, cercando di studiare gli estranei che mi circondano, ma non ci trovo nessun indizio utile. Una cosa è certa, sono qui per correre e dimostrare a chiunque che non ho paura di sfidare proprio nessuno.

«A quanto pare, quello che se la fa sotto è lui» sogghigno, incrociando le braccia al petto.

È soddisfacente sapere che nonostante le voci del cazzo che hanno messo in giro, la maggior parte di coloro che mi salutano non sono affatto sorpresi di vedermi, anzi, qualcuno mi annuncia già come vincitore della sera. Non che io abbia dubbi.

«Ehi, pirata. Sapevo che ti saresti fatto vedere».

Una voce mielosa mi prende alle spalle, e ho a malapena il tempo di rendermene conto, che lei fa il giro, trovandosi di fronte a me. Non sono neanche sicuro di averla vista prima.

Ha i capelli mori raccolti in una coda alta, con un top bianco che lascia davvero poco spazio all'immaginazione, e una gonna di pelle nera che a malapena le copre il culo. È vestita per mettersi in mostra, e non ha alcuna vergogna di dimostrarlo.
Mesi fa, non avrei esitato ad attaccare bottone, però adesso non importa chi mi trovi davanti, o quanto spudoratamente le donne aprano le loro gambe per me. Nessuna di loro regge il confronto con Maisie.
La sconosciuta mi accarezza, prendendosi una confidenza che non le ho accordato.

«Ovviamente. Non si organizza gara senza di me» le dico in fretta, sperando di togliermela dai coglioni.

Cosa penserebbe Maisie?
Dio, non voglio incasinare le cose con lei.

Lei mi rivolge un sorriso mieloso, muovendo un altro passo verso di me. «Per me sei già il vincitore, pirata. E se dopo hai voglia di festeggiare–»

«Non lo farà con una gatta morta come te, quindi ti conviene toglierti di dosso, prima che mi incazzi sul serio».

Riconoscerei la sua voce ovunque, quella grinta è soltanto sua.
Sorrido istintivamente, e infatti, quando la ragazza si scosta, Maisie è proprio di fronte a me, spavalda e fiera come una vera leonessa.

La mia.

Non indossa niente di eccessivo, ma si guadagna lo stesso tutta la mia attenzione, come se fossi incapace di guardare altrove. Ha un semplice jeans di ecopelle che le mette in risalto le gambe, un top azzurro che lascia scoperto parte del petto e un giubbino di ecopelle con dei richiami azzurri come i suoi occhi. Non le serve altro per essere al suo meglio.

«Oh, dovrei sentirmi minacciata da te?» sbuffa la ragazza, incrociando le braccia al petto.

Per tutta risposta Maisie si limita a riderle in faccia, con un'espressione ardente al tempo stesso. «Dovresti. Vai a elemosinare attenzioni altrove, qui non hai pubblico».

Non è il momento di avere un'erezione, ma giuro che quando assume quel tono deciso è capace di farmi eccitare ai limiti dell'indecente.
A darle una mano arriva Eris, che avvolge un braccio attorno alla spalla di Maisie, offrendole supporto. «L'hai sentita, o devo ripetertelo?» sbotta, e a quel punto non ha altra scelta che andarmene, rifilandomi un'ultima occhiata. Non che me ne freghi qualcosa.

Quando mi ritrovo faccia a faccia con Maisie, non posso fare a meno di sorridere. Pochi minuti della sua presenza, e io ho già dimenticato il motivo per cui sono qui.

Dannazione a lei e l'effetto che mi fa.

«Non hai motivo di essere gelosa, ma è comunque divertente vederti così risoluta».

Maisie sbuffa, buttando indietro la sua massa di capelli biondi. «Non ero gelosa. Ero solo... infastidita dal suo atteggiamento» mugugna, distogliendo lo sguardo.

Non mi freghi, leonessa.

Azzero la distanza tra di noi, e le prendo il volto tra le mani, inclinandolo per poter avere un accesso diretto ai suoi occhi. «Non sai mentire, leonessa. E comunque, non avevi nulla da temere» le sussurro, a un palmo dal viso.

«Per via dell'accordo?» mormora con un pelo di incertezza.

A mio parere, quel contratto del cazzo si potrebbe anche bruciare.

«Perché nessuno regge il paragone con te, leonessa. Sei l'unica che guardo».

Il fiato le si mozza, mentre io faccio appello a ogni briciolo di autocontrollo per non divorarle le labbra che mi trovo a pochi centimetri, e baciarla fino a renderle le labbra gonfie.

Un rombo di motori in lontananza ci riporta alla realtà, mettendo fine alle mie fantasie, ed è un rumore che si fa sempre più vicino, al punto da mettermi in allerta.

Kaiden aguzza la vista e incrocia le braccia al petto, e nel frattempo che la gente si scosta per fare spazio, la mia squadra si riunisce attorno al mio fianco. Sono quelle persone su cui so che potrò contare sempre, a cui non interessa un cazzo del mio conto in banca o della mia identità. Per loro sono il pirata, il loro campione indiscusso e capo della banda, e questo gli basta.

«Restami vicina» sussurro a Maisie, e la attiro più vicino a me, quasi avessi paura di perderla tra la folla.

Lei mi scocca un'occhiata divertita, però mi lascia fare. «So badare a me stessa, pirata».

«Lo so, ma questo non mi impedisce di preoccuparmi lo stesso».

Lei sospira, senza rispondere, ma si limita a portare lo sguardo davanti a lei, mentre un gruppo di quattro ragazzi si avvicina a noi. Quello che mi risalta subito all'occhio è che tutti hanno lo stesso tatuaggio sulla mano destra, ed è una fiaccola attorno al quale ruota un serpente dagli occhi rossi.

Idioti tatuati, in pratica.

Il ragazzo al centro cammina più avanti rispetto agli altri, e non mi serve molto per capire che è lui lo stronzo che ha messo in giro le voci sul mio conto, ed è lo stesso che ha il comando del suo gruppo. Gli altri gli camminano attorno come se fossero dei cazzo di seguaci, assicurandosi che nessuno lo intralci, e fulminando chiunque li guardi troppo a lungo. Hanno delle bandane rosse legate al polso sinistro, e delle giacche che riprendono lo stesso stemma del tatuaggio cucito all'altezza del petto.

«Sono offeso che non abbia fatto anche tu uno stemma. Noi alziamo la bandiera dei pirati? O ci copriamo un occhio con una benda?» mi sussurra Mason all'orecchio, soffocando una risata.

Devo sforzarmi di non ridere anche io, perché il mio migliore amico ha l'abilità di rendere tutto più esilarante.

«Non è il momento di scherzare» bofonchio a mezza bocca, continuando a fissare gli estranei di fronte a me.

La cosa strana, è che quando Maisie li vede, impallidisce.

Il tizio al centro e lei si scambiano un'occhiata, e il sorrisetto che quel coglione le rivolge non mi piace per niente. Che cazzo succede?

«Non pensavo che ci fossero anche serpi nel vostro gruppo. Pessima scelta di guidatori» sbotta lo sconosciuto, e mi sta già sul cazzo.

«Sei nel mio territorio, nella mia città e tra la mia gente. Non illuderti di poter arrivare qui e comportarti come se fossi uno di noi, ben che meno di sparare cazzate sul mio conto. Volevi il pirata? Beh, eccomi. In carne e ossa. Tu chi cazzo sei?» rispondo, muovendo un passo avanti.

Una mano mi preme sul polso. «Ehi, vacci piano» mi ammonisce Maisie, guardandomi preoccupata.

Sa qualcosa di cui io sono all'oscuro, ne sono certo.

Non ho tempo per indagare, quindi mi limito a scuotere la testa, andando incontro al ragazzo. Ora che riesco a vederlo meglio, ha una lunga cicatrice che gli attraversa la guancia fino alla bocca, i capelli corti castani e gli occhi neri come la pece, anche se è più basso di me di qualche centimetro, e la sua corporatura non è neanche troppo massiccia. Potrei metterlo al tappeto in poco meno di qualche secondo. Chiunque di noi potrebbe, e onestamente, non mi pare per nulla una minaccia.

«Effettivamente non mi sono presentato: io sono Riven Cooper, e questi sono i miei ragazzi».

A poco a poco, qualche ragazzo e ragazza che si trovava più di lato si unisce alla massa, arrivando a essere poco più di venti. Un numero misero per preoccuparmi.

«Non me ne frega un cazzo di chi sei, qui si viene per correre, non per sederci a fare quattro chiacchiere».

«Peccato, perché avrei parecchio da dire. Soprattutto della stronza che hai al tuo fianco».

Ora basta.

Scatto verso di lui nello stesso momento in cui lo fanno anche Kaiden e Mason, e lo afferro per il collo della giacca, facendo pressione. «Un'altra parola su di lei, e giuro che ti metto con la faccia sotto le ruote della mia moto».

Posso accettare che metta in giro voci false su di me, e che sia persino tanto idiota da tentare di sfidarmi... ma non gli permetto di toccare Maisie. Piuttosto gli faccio mangiare la lingua.

Se c'è una cosa che però so della donna che occupa ogni mio pensiero, è che non lascia combattere a nessuno le sue battaglie.

«Se hai qualcosa da dire, parli con me. Questi giochetti del cazzo non funzionavano a New York, e non funzionano neanche qui».

Quindi non sono di Liverpool. Cosa cazzo ci fanno qui?

Riven punta lo sguardo su Maisie, sputando ai suoi piedi, e la mia voglia di spaccargli la mascella torna prepotente.

«Abbiamo appena iniziato la nostra partita, bambolina. Sei in debito con noi».

«Non vi devo proprio un cazzo. Avete avuto quello che vi siete meritati» ringhia, ed è Kaiden a mettersi tra di loro.

La sua stazza è persino più doppia della mia, e la sua imponenza fa indietreggiare la banda rivale. Ha la sua tipica espressione dipinta sul volto, quella di chi è pronto a scatenare una guerra, talmente minacciosa da far ammutolire ogni presente.

«Non me ne fotte un cazzo da dove venite, o chi siete. Qui l'attenzione e il rispetto si ottengono correndo. Quindi se siete qui per dare aria alla bocca, potete anche andarvene a fanculo. Altrimenti, mettete il culo sulle vostre moto e fatemi vedere che sapete fare».

Mi prudono le mani tanto la voglia che ho di affumicarli con il fumo della mia moto, e non è semplice adrenalina. È la voglia di dare sfogo alla mia rabbia, a tutte quelle emozioni che reprimo costantemente, che adesso battono per uscire fuori.

È come se avessi fuoco e benzina nelle vene, aspetto solo il giusto momento per dargli gas.

Riven si scambia un'occhiata con i suoi ragazzi, e incurva le labbra in un sorrisetto da schiaffi.

«In realtà, è proprio quello che speravo» si volta verso il pubblico attorno a noi, alzando le mani per incitarli a fare casino, come se fosse un dannato spettacolo. «Chi ha voglia di vedere accesi i motori? Siete qui per questo, giusto?» urla, infervorando la folla, che risponde con un sonoro sì.

Il suo atteggiamento sta iniziando a farmi girare i coglioni. Sono io il padrone qui, non un cazzone qualsiasi che decide di prendersi il suo momento di gloria. Lo scosto con una spallata, facendolo indietreggiare.

Se stasera si corre, sarà alle mie modalità.

«Stasera si corre alle mie regole. Qui non conti un cazzo, quindi o si fa a modo mio, o niente».

La gente urla più forte, applaude e acclama il mio nome, regalandomi una lealtà cieca, tanto che persino River ammutolisce, serrando le labbra.

«Spara».

Io guardo Kaiden, e lui annuisce, confermandomi in silenzio quello che ci eravamo già detti prima. Li ho portati al punto in cui volevo, e ora tocca a me prendere le redini.

«La tua migliore squadra contro la mia. Si gareggia in coppia su un percorso di circa cinquecento metri all'andata e al ritorno. Si parte a staffetta, quando ritorna il primo, poi parte il secondo. La sfida finale, invece, sarà un testa a testa tra me e te, e chi accumula più manches vinte, si aggiudica il premio della serata. Tutto chiaro?»

Riven sbuffa, annuendo. «Cristallino».

«Bene, allora si corre» dico deciso, rifilandogli un'ultima occhiata glaciale.

Lui resta fermo, e lo vedo guardare verso Maisie con un'espressione quasi divertita. «E tu per chi corri?»

Come se la risposta non fosse ovvia.

Non serve che intervenga, lei ha già la risposta pronta, non esita neanche un secondo. «Con la mia famiglia».

Sentirlo mi fa venire i brividi, mi provoca una fitta al petto che non riesco a spiegarmi, ma che mi spinge a voler superare ogni mio limite e dare il massimo.

In poco meno di qualche secondo iniziano le iscrizioni, e un mio ragazzo di fiducia raccoglie i soldi delle puntate, facendo il giro della piazza.

Dal fondo chiunque gestisce le casse della musica pompa il volume al massimo, e quel ritmo sfrenato e adrenalinico mi fa immergere completamente nel mio mondo, come se avessi un unico obiettivo davanti ai miei occhi. La canzone risuona per tutto il perimetro, la gente balla, prende le posizioni migliori per assistere al giro della pista, beve e scatena la parte peggiore di sé.

Quando giro lo sguardo alla mia destra, la mia squadra è già pronta, e vedo Maisie e Eris parlare tra di loro per poi annuire, sorridendosi.

Prima che la gara cominci, però, ho bisogno di chiarire alcune cose con lei. Prendo Maisie in disparte, e mi arrendo solo quando i miei occhi incontrano i suoi.

«Come fai a conoscerli? Ti hanno creato problemi a New York? Ho bisogno di informazioni, cazzo» sbuffo, passandomi nervoso la mano tra i capelli.

Lei rotea gli occhi al cielo, e tentenna prima di rispondere, abbassando lo sguardo verso il terreno.

«Correvo con loro a New York, fino a quando non ho capito che sono dei pezzi di merda, e me ne sono tirata fuori. Ecco la versione breve, contento?» sbotta, mordendosi il labbro inferiore.

Io alzo un sopracciglio, scettico. «C'è altro, vero?»

«Ora dobbiamo pensare a correre e vincere. Per le confessioni a cuore aperto non c'è tempo. Ti assicuro che ho tutta l'intenzione di fargli mangiare la polvere».

La decisione nella sua espressione mi elettrizza, e non ho alcun dubbio che Maisie possa reggere la sfida anche guidando con una sola mano. L'ho vista al volante, e non ha niente che le manchi, ha una padronanza che certe volte manca persino a me, non si limita a correre. Lei sente la moto e la strada sotto le ruote, ci entra in affinità. Non la fermerei mai dal fare nulla, e nonostante sia preoccupato per lei, ho fiducia nelle sue capacità.

«Allora affumicali, leonessa» le dico, sfiorandole la guancia con un leggero bacio.

«Puoi giurarci» mi fa l'occhiolino, e si allontana poi con Eris, dato che hanno deciso di correre insieme in coppia.

Kaiden invece starà con Mason, e dopo di loro scelgo personalmente i guidatori di stanotte, portando in squadra solo quelli di cui mi fido. Non voglio cazzate.
Quando una groupie si fa largo verso il traguardo alzando una bandiera, capisco che sta arrivando il momento di iniziare, e l'adrenalina mi pompa a mille nelle vene. È come se mille cavi elettrici mi attraversassero nello stesso momento, facendomi andare su di giri.

La gara comincia, e gli occhi di qualsiasi presente puntano sulla strada.
È ora di accendere i motori e portare a casa la vittoria.

Kaiden e Mason sono i primi a partire, e si avvicinano sulle loro rispettive moto, lanciandosi un segno d'intesa. Quando Kaiden passa accanto a Eris, riesco a sentire poco di quello che si dicono.

«Non mi auguri buona fortuna, Belcour?» sogghigna mio cugino.

«Da quando ne hai bisogno?» lo rimbecca lei.

«Avrei potuto usarlo come espediente per far incazzare mio fratello» ridacchia, beccandosi un'occhiataccia.

«Pensa a correre, Storm».

«E tu tieni gli occhi sul traguardo, mi vedrai arrivare prima del previsto» le dice, guardandola un'ultima volta prima di salire in sella alla sua moto grigio metallico.

Entrambi si mettono i loro casci prima di andare sulla linea di partenza, e il rombo delle loro moto sovrasta persino la musica. Io mi metto a guardarli a braccia conserte poco più lontano, nonostante io abbia la piena fiducia nelle loro capacità. Kaiden è un fulmine al volante, mi eguaglia in tutto, e stessa cosa Mason. Possono vincere questo testa a testa a occhi chiusi.

Una ragazza agita la bandiera per far partire il conto alla rovescia, e al suo tre, non appena la abbassa, i primi a partire sono Mason e il suo avversario. Il mio migliore amico non punta subito sulla velocità, e capisco la tattica, vuole conservarsi l'accelerata per il ritorno, anche se è più rischioso, ma in fondo siamo tutti qui per vedere lo spettacolo. In parecchi urlano, fanno il tifo, si schierano dalla parte di chi incitano alla vittoria, e tutto quel clima non fa altro che caricarci di ulteriore adrenalina.

«Vincerà, quel coglione non ha il controllo dello sterzo, alla curva per il ritorno sbanderà» mi sussurra Maisie, reprimendo un sorriso.

«Concordo, guida come un novellino» sogghigno, e ci scambiano uno sguardo d'intesa quando accade proprio quello che abbiamo predetto.

Mason invece continua spedito, e non appena termina i suoi cinquecento metri, Kaiden scatta come un fulmine, facendosi un primo tratto correndo su una sola ruota.

Spaccone.

Non si preoccupa di trattenersi, corre puntando alla vittoria, lasciando una scia di fumo dietro di sé. Il secondo a partire non riesce nemmeno a stargli dietro, e lo accompagnano dei fischi delusi e cori diffamatori.

Kaiden taglia il traguardo coperto di gloria e ragazze pronte a strapparsi le mutande per lui e Mason. Lascio a entrambi il tempo di godersi la vittoria, e do qualche consiglio ai prossimi ragazzi che dovranno correre.
Uno di loro guarda verso Maisie, abbozzando una risata che non mi diverte affatto.

«Qual è il tuo problema?» sbotto, incrociando le braccia al petto.

«Lei andrebbe meglio come groupie che come pilota. Non posso credere che la lasci correre, ci metterà soltanto in difficoltà».

Se pensa di poter sottovalutare Maisie e passarla liscia, si sbaglia di grosso.
Mi avvicino a lui, abbastanza affinché possa sentirmi meglio.

«Non permetto a nessuno di sottovalutare la mia ragazza. Riuscirebbe a batterti con una mano sola e a occhi chiusi. Un'altra parola su di lei, e per me sei fuori» ringhio, facendolo indietreggiare di qualche passo.

Il ragazzo guarda prima me, poi Maisie, e balbetta qualche scusa, troppo codardo per affrontarmi.

«Vado a prepararmi per la corsa, forse è meglio» mugugna, prima di correre verso la sua moto.

Maisie mi guarda con la coda dell'occhio, facendo del suo meglio per reprimere un sorrisetto.

«Potrei davvero farlo. E te lo ripeto, qui non sono la tua ragazza» mi rimbecca, divertita.

«Sappiamo entrambi che non è così» le dico, facendole un veloce occhiolino.

La gara riparte, e a questo giro, quel coglione è talmente idiota da perdere il controllo dello sterzo e perdere la cara.

Cazzo, siamo pari.

Maisie mi guarda preoccupata, e si allontana a recuperare il suo casco dalla sua moto rossa con le rifiniture dorate. La cosa che più mi diverte, è che sul lato ci ha fatto anche aggiungere una piccola scritta verniciata "Io sono Iron Girl", confermando il suo amore per la Marvel.
Mi avvicino a lei e Eris, prendendo il suo casco tra le mani per aiutarla a metterglielo, e le allaccio anche il cinturino, facendole alzare lo sguardo verso il mio. Non mi interessa di vincere la manche, voglio soltanto che lei sia al sicuro, e che torni da me sana e salva.

«Stai attenta, leonessa, e torna da me».

Lei mi sorride, come se le mie parole l'accendessero.
Per quell'espressione contenta, mi venderei persino l'anima al diavolo.

«Certo, pirata. Tornerò da vincitrice».

«Mi troverai qui per festeggiare».

Mi trattengo dal baciarla, anche se vorrei, e mi limito a sorriderle, lasciandole spazio per salire in sella alla sua moto. Eris la affianca subito, e le due si danno un piccolo pugno d'intesa prima di mettersi sulla linea.

Questa volta resto a guardare in prima fila.

Lo sguardo di entrambe è concentrato sulla strada di fronte a loro, e non mi serve molto per capire che c'è fame di rivalsa nei loro occhi. Non appena scatta il via, è Eris la prima a partire, e non lascia spazio al suo avversario per superarla. Fa in modo di tagliargli la strada ogni volta, e prende la curva per tornare più stretta, sfruttando l'aderenza della sua ginocchiera per guadagnare tempo. Sul rettilineo, corre più veloce di un fulmine, tagliando il traguardo qualche secondo prima del suo rivale.

Poi tocca Maisie, e il cuore mi sale in gola non appena parte. Sa quello che fa, ha il perfetto controllo della sua moto, e si guadagna il vantaggio dopo pochi secondi. Il problema è lo stronzo che la fa sbandare colpendo la sua ruota posteriore, e io quasi do di matto.

Bastardo figlio di puttana.

«Non barare, stronzo!» gli urlo, invadendo quasi la pista.

Maisie ha difficoltà a rimettersi in sesto, ma arriva alla curva poco dopo il suo avversario, e può soltanto giocarsela sul rettilineo di ritorno. Accelera senza limitarsi, e slitta verso destra per sorpassarlo, evitando un altro colpo che lo stronzo voleva darle per farla sbandare. Lo sorpassa sfruttando la sua velocità di massima, e io urlo quando taglia il traguardo per prima.

La mia vincitrice non si lascia piegare da nessuno.

Corro verso di lei e la prendo in braccio non appena scende dalla moto, spostando tutti quelli che volevano raggiungerla. La faccio girare, e lei ride estasiata, tenendo le mani attorno al mio collo.
Fanculo la vittoria, ho già il premio migliore. La vedo ridere.

«Avevi dubbi, pirata?»

«Neanche mezzo» le sussurro, poggiando la fronte sulla sua per un attimo che vorrei fosse eterno.

Mi mancano già le sue labbra, il modo in cui combaciano perfettamente con le mie, sono la cosa che desidero più al mondo. Più della vittoria, più del brivido di sentirmi vivo, più delle corse nel cuore della notte.
I nostri occhi si incontrano, e per un secondo, non esiste altro. Il tempo si ferma lì.
La metto a terra dopo poco, riluttante, però mi assicuro che resti vicino a me per tutto il resto della competizione.

Questi stronzi non corrono in modo pulito, e questo ci costa un pareggio alla fine delle sfide in coppia, perché alcuni di loro hanno fatto sbandare i miei ragazzi fuori dalla pista.

Me la pagheranno con gli interessi.

«Facevano così anche a New York» mi dice Maisie, come se stesse pensando ad alta voce. Si gira poi verso di me, prendendomi la mano. «Fai attenzione, okay?»

Il modo silenzioso che ha di preoccuparsi per me mi addolcisce, mi dà più carica di quanta non ne abbia già, come se fossimo in due sulla sella di quella moto.

«Sempre, leonessa. Ho tutte le intenzioni di tornare da te» le dico, accarezzandole il fianco prima di andare verso la linea di partenza.

È il mio momento, e non ho alcuna intenzione di lasciarmi sfuggire la vittoria dalle mani.

Cammino con un passo sicuro verso la mia moto, e mi fa sorridere come un bastardo sentire la gente acclamarmi e urlare il mio soprannome, quello con cui mi conoscono tutti.

Qui sono il campione, e la lealtà della gente è l'unica cosa che nessuno può comprare. Riven è poco più lontano, e non vedo l'ora di togliergli dalla faccia quel sorriso soddisfatto. Se crede di poter avere un'opportunità, è un illuso.

«Ti strapperò il titolo di campione, pirata» ridacchia, indossando il suo casco.

«Io penso che ti conviene tenere chiusa la bocca, altrimenti rischi di mangiare la polvere» sbotto, più nervoso del normale.

Non è la gara che mi inquieta, ma la sensazione che non siano qui soltanto per correre, c'è altro dietro la loro comparsa, e ho intenzione di scoprirlo.

Prima di partire, si allunga verso di me, soffocando un verso divertito. «È un peccato che non mi sia scopato la tua puttana a New York. Ho lasciato l'onore a mio fratello Tyler».

Fanculo. Vaffanculo.

Sento la rabbia scorrermi nelle vene, e sono tentato di scendere dalla moto per tirargli il casco sui denti, solo che devo trattenermi. Mi ha dato una ragione in più per vincere, solo che adesso concentrarmi è più difficile.
La verità è che tutto quello che riguarda Maisie mi rende instabile, e mi sento impotente se penso a ciò che ha dovuto subire mentre io non c'ero. Alla sofferenza che ha provato, alle cose a cui ha ceduto pur di dimenticarmi. È colpa mia.

La cerco tra la folla, e la trovo lì in prima fila, con gli occhi puntati su di me e un'espressione preoccupata, come se potesse aver immaginato cosa mi abbia detto.

Mima una frase con le labbra, ricordandomi perché sono qui, e perché vincerò.

"Sei il mio pirata. Vai e vinci."

Sì che lo faccio.

Torno lucido, e guardo davanti a me giusto in tempo per il via della partenza, e non aspetto neanche un istante. Metto tutto me stesso in questi cinquecento metri, me li gioco dal primo all'ultimo, sfruttando quello che ho imparato sul mio avversario. So che non può battermi in velocità, quindi tenterà di colpirmi. Mi schivo appena dal suo tentativo di colpirmi, e lascio che mi sorpassi.

Il modo più ingegnoso di colpire la propria preda, è darle l'illusione di avere una via di scampo.

Aspetto che entrambi passiamo la curva di ritorno, e quando siamo sul rettilineo, percorro la corsia parallela alla sua. Metto l'acceleratore al massimo, tengo gli occhi sul traguardo come se non vedessi altro, e quando siamo pari, mi avvicino abbastanza da metterlo in difficoltà. O rischia l'impatto frontale, o frena.
Lo accosto il più possibile, tanto che la cassa della mia moto urta la sua, ma io mantengo il mio equilibrio in maniera impeccabile. Alla fine, pur di non cadere si trova costretto a decelerare, e io mi mangio gli ultimi metri che mi separano dalla vittoria, alzando le mani al cielo quando taglio il traguardo.

Mi sento fottutamente vivo.

La mia gente acclama la vittoria come se non fosse solo mia, ma piuttosto nostra, e la festeggia alzando al massimo il volume della musica e facendo scoppiare il delirio. Io però sto cercando lei.

La trovo poco lontana da me, e vederla corrermi incontro è la cosa migliore della serata. Non me ne frega un cazzo delle altre, o di chi mi chiama, ho occhi soltanto per lei.
La stringo a me in un abbraccio, perdendomi nel suo profumo dolce, quello che ho ancora impresso sulle lenzuola. La tengo stretta a me per paura che mi sfugga, approfittando di ogni istante.

«Non mi spetta alcun premio per la vittoria?» le dico, impuntando un sorrisetto.

Lei alza un sopracciglio, ridacchiando. «Mh, vedremo».

«Ti piace tenermi sulle spine?» le sussurro, accarezzandole la guancia con il dorso delle dita.

«Lo adoro» sogghigna lei, e mi rivolge un sorrisetto prima di lanciarsi nei festeggiamenti, scappando via da me per raggiungere Eris che la chiama.

Se crede che sarà così facile liberarsi di me, si sbaglia di grosso.
Non faccio in tempo a muovermi, che una mano mi afferra il braccio, e faccio in fretta a liberarmi dalla presa quando mi rendo conto che si tratta di Riven. Mi trattengo da dargli un pugno in faccia solo perché non voglio rovinarmi la serata.

«Non finisce qui, pirata. Conosco il tuo piccolo segreto, e non mi arrenderò fino a quando non lo sapranno tutti» sussurra con un'espressione furiosa.

Che faccia pure, sono pronto alla guerra.

«Se pensi di mettermi paura, ti sbagli di grosso. Voglio il tuo culo fuori da qui in cinque minuti».

«Tranquillo, ci rivedremo presto» mormora con un sorrisetto, prima di infilarsi le mani nelle tasche e andare via.

Mi preoccuperò di lui domani, al momento voglio soltanto spegnere la testa dai problemi e godermi la vittoria. E soprattutto, voglio festeggiare con lei, la donna che occupa tutti i miei pensieri. Il resto può attendere a una nuova giornata.

La festa dura quasi fino all'alba, e anche se sfiniti, nessuno voleva davvero andare via. Abbiamo ballato, giocato, riso e passato del tempo insieme come non facevamo da tempo. Mi sono goduto la vista di Maisie che ballava spensierata con Eris, il suo sorriso ogni volta che incrociava il mio sguardo, e l'elettricità che correva tra di noi ogni volta che la attiravo a me con una scusa qualsiasi.

Quando rientro a casa, ho il suo profumo addosso, ed è la cosa migliore.
Apro la sua chat, digitando velocemente.

Io:
Credo di aver dimenticato qualcosa.

Lei è online, e non ci mette troppo a visualizzare. Ero certo che fosse ancora sveglia.

Leonessa:
Ma di cosa stai parlando? Sei ubriaco?

Io:
Sono piuttosto sicuro di averti lasciato il cuore tra le mani.

Forse non avrei dovuto dirglielo, ma per un attimo in cui mi sento svuotato dal peso delle responsabilità, tanto vale essere sinceri. Ha sempre avuto lei il mio cuore, le appartiene da anni, non è mai cambiato.

Lei digita, poi cancella, poi scrive di nuovo.

Leonessa:
Smettila.

Io:
Di fare cosa?

Leonessa:
... di rendere complicate le cose.

Io:
A nessuno dei due sono mai piaciute le cose semplici.

Leonessa:
Forse dovremmo andare a dormire. I tuoi testi non si scriveranno da soli.

Io:
Forse avresti dovuto dormire qui, così li avrei scritti su di te.

Sorrido come un ebete mentre le scrivo, e non mi importa che sia quasi l'alba, o che mi sveglierò tra qualche ora con a malapena un paio di ore di sonno. Mi accontento di sfruttare ogni secondo di tempo con lei, non lo darò mai per scontato.

Leonessa:
Sappiamo entrambi che non avremmo dormito. Buonanotte, Davian.

Sono consapevole che non l'avremmo fatto, ma il risultato non cambia.
Penso a lei per tutto il tempo, respiro il cuscino che ha ancora il suo profumo, e immagino che lei sia qui con me fin quando non crollo esausto, con l'immagine della sua risata a riempirmi i pensieri.
Il miglior premio di sempre.

Oggi come immagine vi lascio questa bellissima illustrazione che mi hanno realizzato per Harder to Forget. È perfetta per Maisie e Davian, e mi sembrava giusto farvela vedere in questo capitolo🤍

Scusate l'assenza dagli aggiornamenti, ma una volta tornata dal Salto sono stata sommersa dal lavoro!
Grazie a chiunque stia seguendo assiduamente la storia, e anche a chi arriva adesso. Per i prossimi capitoli, ne vedrete delle belle
Ci vediamo al prossimo aggiornamento! E per qualsiasi commento, mi trovate qui o su Insta come fraanz_author