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"Avremmo bisogno di tre vite: una per sbagliare, una per correggere gli errori, una per riassaporare il tutto."
-Alberto Jess
Soundtrack: The Walls β Chase Atlantic
Quando riapro gli occhi la mattina, mi sento uno straccio.
Da quando Maisie ha avuto quell'incubo, sono rimasto a controllare che dormisse bene e non avesse altri episodi simili. Vederla tremare e ansimare mi ha fatto piΓΉ male di un colpo di pistola, come se qualcuno mi avesse aperto uno squarcio nel mezzo del petto, cazzo.
Nonostante avessi passato interi minuti nel tentativo di svegliarla, lei continuava ad agitarsi e singhiozzare nel sonno, senza nulla che potesse migliorare la situazione. Sentirmi impotente di fronte alla sua sofferenza Γ¨ stata una tortura, la sensazione peggiore da provare, ed Γ¨ stato quello che mi ha spinto a vegliarla per il resto della notte.
Ho contato i respiri, mi sono assicurato che il battito del suo cuore fosse regolare, e ho lasciato in riproduzione le mie canzoni nelle AirPods, nella speranza che potessero offrirle un rifugio contro qualsiasi cosa la tormentasse.
L'unica cosa che mi dà pace, è vedere la sua massa di capelli biondi sparsa sul mio petto, sentire le sue mani calde attorno al busto e le sue gambe intrecciate alle mie, come se fossi io il suo porto sicuro. Ha il viso appoggiato all'altezza del cuore, e l'espressione così tranquilla che potrebbe restare così anche tutta la mattina, e mi starebbe bene. Ha l'aria rilassata mentre mugola qualcosa di incomprensibile, per poi stringersi di più a me, strusciando involontariamente il bacino contro la mia coscia.
Merda.
Vederla indossare la mia felpa non aiuta a mantenere il controllo, soprattutto perchΓ© le Γ¨ salita quasi all'altezza dei fianchi. Nonostante ci siano le coperte a coprirle le cosce, sentire la sua pelle nuda che sfrega contro di me mi manda fuori di testa, accende ogni parte di me come se stesse divampando un incendio.
Β«Mhh, mi piaceΒ» sussurra con quella voce impastata e roca, che decreta la mia condanna a morte.
Il sangue mi fluisce tutto in un'unica direzione, nel momento decisamente meno opportuno.
Porca puttana.
Accarezzo i capelli di Maisie, facendo del mio meglio per non perdere quel poco di luciditΓ che mi Γ¨ rimasta, e le sposto parte dei capelli dalla faccia, avvicinandomi al suo orecchio.
Β«L'avevo giΓ intuito che ti piace strusciarti contro di me, ma sentirtelo ammettere Γ¨ una soddisfazioneΒ».
Sono consapevole dei rischi che corro, ma la tentazione Γ¨ troppo forte per resistere. PiΓΉ lei si accende per le mie provocazioni, piΓΉ io non voglio far altro che alimentare quella tensione tra di noi e vedere dove ci porterΓ . C'Γ¨ qualcosa di innaturale e illogico nel modo in cui entrambi ci ostiniamo a tenere alta la sfida, quasi fosse benzina per il nostro fuoco.
Gli occhi di Maisie si socchiudono in quell'istante, e ci mette poco a rendersi conto della situazione. Sobbalza come se fosse stata colta in flagrante, solo che io le impedisco la fuga.
La blocco per i fianchi, rotolando sopra di lei, in una posizione che... cazzo.
Mi fa immaginare molto altro.
Β«Davian, cosa diamine fai?Β» sibila, affannando il respiro.
Posso notare il suo petto alzarsi a abbassarsi velocemente, e le sue guance colorarsi di un rosso piΓΉ acceso quando incrocia lo sguardo con il mio. Il suo corpo trema sotto di me, ma non nel modo in cui faceva ieri sera. Adesso Γ¨ scosso dai brividi, da un'eccitazione che corre negli occhi di entrambi, anche se ci ostiniamo a combatterla.
Io ho perso in partenza.
Β«Non mi spetta neanche il bacio del buongiorno?Β» sogghigno con un sorrisetto impertinente, sapendo quanto la fa infuriare.
Lei infatti corruccia la fronte in modo adorabile, e arriccia il labbro, facendomi venire voglia di prenderlo a morsi.
Β«Neanche per sognoΒ» sbuffa, cercando inutilmente di spingermi via.
Io le metto i gomiti ai lati del viso, avvicinando il mio volto al suo fino a poter sentire il suo respiro che mi solletica la pelle.
Potrei ubriacarmi di questi istanti, sono il mio nuovo tipo di dipendenza.
Β«In teoria, me ne devi uno, leonessa. Io reclamo sempre ciΓ² che mi spettaΒ» le sussurro, prima di avvicinare le labbra al suo collo.
La sua vicinanza, il suo profumo di rose e aromi dolci, il calore del suo corpo e i suoi occhi riflessi nei miei mi fanno perdere il senso della ragione, al punto che dimentico per quale motivo mi ostino a starle lontano, quando vorrei l'esatto opposto. Γ come se lei non avesse mai smesso di occupare spazio nel mio cuore.
Β«Ho messo io in palio la scommessa, quindi spetta a me decidere quando potrai riscuotere il tuo premioΒ» mi parla con un tono di voce mieloso, mandando in corto circuito ogni mio neurone. Le sue dita mi attraversano la schiena, ed Γ¨ come se un milione di cavi elettrici passassero attraverso il mio corpo. Β«Nel frattempo, impara a tenere a bada il tuo amico, non riceverΓ attenzioni da parte miaΒ» dice infine, guardandomi con un sorrisetto soddisfatto.
Fanculo.
So benissimo di avere una maledetta erezione che mi preme contro la stoffa dei boxer, solo che non pensavo che fosse così evidente. La guardo malizioso, e piuttosto che fare un passo indietro, continuo a tendere la corda.
Β«Sono reazioni che non si possono controllare, leonessa. Soprattutto quando ti strusci contro di meΒ» le confesso, tenendo il mio corpo in bilico sopra il suo, con pochi centimetri di spazio.
Sto commettendo una follia, ma me ne frego.
Maisie arrossisce, colpendomi la spalla con una pacca nervosa. Γ adorabile quando tira fuori le unghie, e se possibile, mi eccita ancora di piΓΉ.
Β«Idiota, stavo dormendoΒ» mugugna. Β«Smettila di farti illusioniΒ».
Si ostina a mentire persino a sΓ© stessa, e non so se l'idea mi diverte o mi innervosisce.
Β«Non mi pare di essermi immaginato il modo in cui sussurravi il mio nome mentre mi pregavi di farti venireΒ».
Sono giorni che mi tormento al ricordo, e il fatto che lei si ostini a negare che quello che c'Γ¨ tra di noi Γ¨ reale mi manda fuori di testa. Quel momento tra di noi non Γ¨ stato un atto di finzione, nΓ© nulla che fosse programmato. Γ stato un attimo in cui entrambi ci siamo concessi di cedere ai nostri desideri, ed Γ¨ diventato il mio pensiero fisso.
L'espressione del suo visto muta all'istante, come se le avessi rovesciato addosso una realtΓ a cui preferiva non pensare. Le sue iridi si scuriscono, come tormentate da mille pensieri. Mi spinge via con un gesto rabbioso, liberandosi del peso del mio corpo.
Β«Magari la prossima volta potrai farlo con ragazze che sappiano restituirti lo stesso piacere, non come se fosse un gesto di pietΓ . Ora scusami, ma vado a farmi una docciaΒ» sbotta, nervosa, e io non capisco che diamine intenda. Β«E se osi seguirmi, giuro che ti tiro un calcio nelle palleΒ».
Il tono della sua voce Γ¨ graffiato, affranto, per niente simile a quello della ragazza che stava giocando con me fino a poco prima. Vorrei andarle dietro e pretendere spiegazioni, ma non otterrei niente. Qualsiasi cosa affligga Maisie, non me la dirΓ adesso.
Crede davvero che non sia stato sul punto di perdere il controllo nel camerino? O che non mi sia piaciuto?
La sua espressione tirata risponde in automatico alla domanda, perΓ² prima che io possa avere la possibilitΓ di risponderle, lei Γ¨ giΓ fuggita via, chiudendosi a chiave nel bagno.
Via da me. Via da qualsiasi cosa stia tornando a crescere tra di noi.
Passo il resto del tempo a riordinare le nostre cose dopo essermi rivestito, preparandomi mentalmente ad affrontare l'elefante nella stanza. Adesso che ho avuto il tempo di rifletterci, riesco a capire perfettamente quali sono le paranoie che assillano Maisie da settimane, e il motivo per cui ha preferito archiviare l'argomento. La conosco meglio di quanto creda, ricordo ogni suo dettaglio, ogni sfumatura del suo carattere, nonostante sia cambiato durante tutti questi anni. Nel profondo, perΓ², Γ¨ sempre la stessa ragazza che ho incontrato a un raduno di moto, con grinta da vendere e fuoco nelle vene.
Maisie esce dal bagno dopo una mezz'oretta, non mi degna di uno sguardo e prosegue dritta a recuperare le sue scarpe, imprecando perchΓ© Γ¨ costretta a rimettere i tacchi dato che non ha altro. Mi inquieta questa situazione tra di noi, come se ci fosse un peso sul mio petto che non si decide a smuoversi, rendendo tutto piΓΉ doloroso. La vista mi si offusca per qualche secondo, facendomi oscillare, ma dopo anni, sono bravo a riconoscere i segni e mantenere il controllo.
Mi fermo, prendo un respiro, mi focalizzo su ciΓ² che ho davanti, e in questo momento Γ¨ Maisie.
Quando sono certo di aver riacquistato la stabilitΓ , noto che si sta giΓ dirigendo verso la porta.
Β«Dovremmo andare. Non ha senso restare qui tutto il giornoΒ».
C'Γ¨ gelo nella sua voce, e non lo sopporto.
La fermo prima che possa muoversi, bloccandola contro la porta alle sue spalle. Le blocco ogni via d'uscita, e premo i palmi delle mani contro il legno, inchiodando lo sguardo al suo.
Β«Prima parliamoΒ» le dico, deciso.
Β«Non ho niente da dirtiΒ» sbuffa lei, cercando di voltarmi lo sguardo.
Se c'Γ¨ una cosa che odio, Γ¨ sentire il tono spento della sua voce, come se avesse perso la voglia di combattere. Rivoglio la Maisie che urla, che caccia le unghie e fa sentire la sua voce, piuttosto che quella che ingoia il rospo e va avanti fingendo che le cose vadano bene.
Voglio che mi parli, cazzo.
Β«Litiga con me, Maisie. Dimmi che mi odi e che sono uno stronzo, o qualsiasi cosa ti venga in mente. Urla, se devi, ma ti prego... non ignorarmiΒ» le sussurro, abbassando il mio tono di voce in maniera quasi disperata.
Maisie sgrana gli occhi e schiude le labbra, e posso avvertire l'affanno del suo respiro, mentre le guance si colorano di un leggero rosso.
Graffiami, leonessa.
Β«Cosa dovrei dirti, Davian? Cosa diamine vuoi da me!Β» sbotta, battendo le mani sul mio petto.
Β«Qualsiasi cosa. Parlami di quelle paranoie che frullano nella tua bella testolina, in modo da poterle affrontare insieme. Non nasconderti, Maisie. Non da meΒ».
Lei non risponde subito, si limita ad aprire e chiudere la bocca un paio di volte, e impiego ogni briciolo della mia energia per sopperire la voglia che ho di inchiodarla contro quella dannata parete e baciarla a dovere, rubandole il respiro per farlo mio.
Β«Io non mi nascondo, sono proprio qui davanti a teΒ» mugugna, deviando il discorso.
Io le prendo il mento tra le mani, e vado dritto al punto. Se non lo fa lei, ci penserΓ² io a mettere le cose in chiaro una volta per tutte.
Β«Se credi che quello che sia successo giorni fa sia stato a senso unico, ti sbagli di grossoΒ» le sussurro contro il volto, tenendo le mani salde sui suoi fianchi. Β«Non faccio che pensarci ogni fottuto istante, Maisie. Mi Γ¨ piaciuto tanto quanto a te. Non era pietΓ ... era desiderioΒ» le dico, fornendole la risposta che sta cercando da settimane.
Maisie schiude le labbra, e io ne approfitto per accarezzarle il labbro inferiore col pollice, sognando di posarci sopra le mie.
Non posso.
Nessuno dei due parla, ci limitiamo a osservarci e divorarci con gli occhi, senza avere il coraggio di andare oltre il nostro muro. Γ un equilibrio fragile, momenti in cui concedo alla mia mente di vagare ed esplorare scenari che mi sarebbe piaciuto vivere. Mi chiedo come sarebbe stato vivermi questi cinque anni libero dai sensi di colpa, o dal pensiero opprimente di aver lasciato andare l'unica cosa che riusciva a rendere i miei giorni meno pesanti.
Il silenzio tra di noi domina la stanza, fino a quando Maisie non lo spezza.
Β«E mi desideri anche adesso?Β» sussurra, alzando lo sguardo su di me.
Dio, non Γ¨ evidente?
Β«Non ne hai neanche idea, leonessaΒ» mormoro contro di lei, impedendomi di mandare tutto all'aria.
L'ho allontanata per un motivo.
Lei non merita i miei casini. Merita una vita migliore di quella che potrei offrirle.
Solo che non so se potrΓ² mai lasciarla andare di nuovo.
La suoneria del mio cellulare mi riporta alla realtΓ , e quei secondi di distrazione mi bastano per ritrovare la luciditΓ e muovere qualche passo indietro.
Maisie esala un pesante sospiro, e si tira su la zip della mia felpa, tanto che sono sul punto di dirle che puΓ² tenersi anche questa. GiΓ che ci siamo, puΓ² pretendersi tutto l'armadio.
Rispondo al telefono dopo poco, e lei ne approfitta per uscire dalla stanza mentre io la seguo subito dopo.
Γ Albert, il mio agente.
Β«Buongiorno, ragazzo meraviglia. Voglio il tuo culo in studio oggi pomeriggio, niente scuseΒ».
Ne sono consapevole, grazie al cazzo.
Β«Era giΓ nei programmi, Albert. Ti pago per organizzare i miei impegni e gestire gli sponsor, non per rendermi la vita un infernoΒ» sbotto, innervosito.
Lo sento sospirare, e nel frattempo io recupero le chiavi della mia Audi, tenendo il telefono bloccato tra l'orecchio e la spalla.
Β«Davian, questo non Γ¨ un gioco. Vedi di lavorare a quel cazzo di disco, perchΓ© ne vale della tua carriera. Hai firmato un contratto, che ti piaccia oppure no, quindi ti conviene rispettare gli accordiΒ».
Questo sì che mi incentiva.
Riattacco piΓΉ nervoso di prima, e non mi serve girarmi per sapere di avere gli occhi di Maisie puntati addosso. Ne percepisco l'intensitΓ .
Β«PerchΓ© andare in studio ti mette tanta ansia?Β»
Odio che mi conosca così bene.
Non so se sia la mia espressione, o il modo in cui stia stringendo il volante, eppure le Γ¨ bastato poco per arrivare alla fonte del mio problema.
Con lei non ho bisogno di fingere, nΓ© di mantenere aspettative. Forse per questo mi viene semplice ammettere la veritΓ , quella che trattengo da troppo.
«Perché odio far vedere alla gente i miei fallimenti, e odio dover scrivere canzoni che non sento mie, solo per guadagnarci qualcosa. So che è così che va l'industria, ma non è quello che voglio. Sono mesi che ci provo... ma è come se mi fossi svuotato da ogni emozione, e senza di quelle non sono in grado di scrivere».
Maisie non dice niente, ma so che capisce. L'ha sempre fatto.
Β«Tu hai emozioni, Davian, devi soltanto avere il coraggio di tirarle fuori. Forse hai ancora una storia da raccontare, solo che non sei pronto a farla conoscere al mondoΒ».
Per la prima volta, sono io a restare senza nulla da dire, perchΓ© da ragione. E le sono bastati pochi secondi per capirlo, come se fossi un libro aperto per lei. Per la mia sanitΓ mentale, Γ¨ meglio cambiare discorso.
Β«Ti riaccompagno a casa o in atelier?Β»
Β«Decisamente a casa. Non posso lavorare tutto il giorno con questi tacchi al piede, nΓ© presentarmi con la tua felpaΒ» rotea gli occhi al cielo, coprendo il sorrisetto che le vedo spuntare con la manica.
Β«Continuo a pensare che ti calzano a pennelloΒ» sogghigno, partendo verso casa sua.
Il viaggio trascorre in silenzio, e durante il tragitto Maisie si riaddormenta appoggiata alla portiera della macchina, probabilmente esausta. Approfitto del momento per farle una carezza veloce sul viso, e quando arriviamo davanti al suo appartamento, scendo dalla macchina per prenderla in braccio dato che sta ancora dormendo.
Quante notti ha passato in bianco?
Pesco le chiavi nella sua borsa, mentre lei Γ¨ ancora appisolata contro di me. La poggio delicatamente sul divano, e le bacio la fronte, concedendomi piΓΉ di quanto potrei se lei fosse sveglia.
Β«Davian...Β» biascica il mio nome, affondando il viso nella mia felpa mentre cerca la mia mano.
Se continua così, non andrò mai via.
Β«Dormi, leonessa. Ti prometto che andrΓ² a scrivere di noi, per raccontare una storia che soltanto io e te possiamo comprendereΒ».
Lei mormora qualcosa di incomprensibile, e uscire da quella casa è una sfida ardua. Se potessi, resterei lì a godermi ogni istante, ma ho qualcosa di più essenziale da portare a termine.
Dopo mesi in cui sono stato a brancolare nel buio, finalmente so qual Γ¨ la storia che voglio raccontare.
Una volta che metto piede in studio, non vacillo neanche un istante, e alla fine del pomeriggio, sono soddisfatto del mio lavoro. Sono riuscito a finire due dei pezzi a cui stavo lavorando, e abbiamo gettato le basi per quelli che saranno gli accordi e i remix che l'accompagneranno. Ho provato a strimpellare qualcosa con la chitarra elettrica, e ho usato l'app sul mio Macbook per registrarne il suono, in modo da poterla perfezionare in un secondo momento.
Γ facile far venire fuori le parole, quando so cosa voglio raccontare. Probabilmente non Γ¨ quello che si aspettano, ma poco mi importa. Fin quando avrΓ² io i diritti della mia musica, la decisione finale spetterΓ soltanto a me.
Quando esco fuori dalla sala registrazioni, trovo Asher e Mason che mi aspettano all'uscita, entrambi poggiati con la schiena contro la mia macchina.
Giusto, avevo un appuntamento che ho dimenticato.
Β«Sei un cazzone, lo sai, vero? Dovevamo vederci mezz'ora faΒ» sbuffa, anche se fa del suo meglio per nascondere la sua espressione divertita.
Io scrollo le spalle, sogghignando. Β«Le persone importanti si fanno attendereΒ» scherzo, beccandomi un'occhiataccia da entrambi.
In realtΓ , per quanto riguarda Asher, la sua espressione Γ¨ sempre la stessa.
Β«Io qui non vedo nessuno di importante, a chi ti riferisci?Β» ridacchia, dandomi una pacca sulle spalle.
Β«Stronzo.Β»
Β«Come era scontato che avrebbe dimenticato l'appuntamento, d'altrondeΒ» aggiunge Asher, infilando le mani nelle tasche.
Prima di andare, mi fermo vicino un gruppo di fan che Γ¨ rimasto in attesa per ore, in modo da poter fare foto e autografi, nonostante nulla mi obblighi. Γ una cosa che sento di fare, dato che se non fosse per loro, non sarei qui. Essere riconoscente Γ¨ il minimo, e non sono il tipo di persona menefreghista che si prende il successo senza dare nulla in cambio.
Torno verso Mason e Asher dopo una decina di minuti, indicando la macchina.
Β«Di cosa volevi parlarmi? Magari me lo accenni mentre andiamo all'atelier. Voglio portare a cena MaisieΒ» dico di getto, anche se non ha ancora risposto al mio messaggio.
Mason alza un sopracciglio, incuriosito. Β«Stai diventando uno zerbinoΒ» sogghigna, scrollando il suo telefono prima di entrare in macchina.
Io roteo gli occhi al cielo. Β«Abbiamo bisogno di farci vedere insieme. Non Γ¨ come pensiΒ» mi affretto ad aggiungere.
Β«Come se l'idea ti dispiacesse. Puoi fregare gli altri, non me. Ti conosco da troppo tempo, e il mio fiuto da giornalista non sbaglia maiΒ» mormora, entrando in macchina.
Asher si mette alla guida, chiuso nel suo religioso silenzio, ma lo scorgo che ci osserva dallo specchietto retrovisore.
Β«Concordo con Mason. Quella ragazza ti piace, sei soltanto troppo idiota per ammetterloΒ».
Poche parole, ma incisive. Tipico suo.
Β«Quella ragazza Γ¨ la donna che Davian non ha mai dimenticato, amico. Non Γ¨ una storia qualsiasi, anche se non fa che negarlo con tutte le sue forzeΒ» dice Mason, con l'aria di chi la sa lunga.
In effetti, lui Γ¨ stato presente fin dall'inizio.
Β«Invece di parlare dei cazzi miei, potresti dirmi di cosa volevi parlarmi? Non siamo in una soap-operaΒ» brontolo, scazzato.
Β«Sei un cantante internazionale, bello. Se non te ne fossi accorto, la tua vita Γ¨ una soap-operaΒ» precisa Mason con un sorrisetto impertinente.
Β«Sei una rottura di coglioniΒ» mugugno, controllando se Maisie abbia risposto ai miei messaggi.
Niente.
Β«Mi hanno detto di peggioΒ» sghignazza.
Β«Sto iniziando a valutare l'idea di mettere delle cuffietteΒ» aggiunge Asher, sospirando esasperato.
Β«E perderti tutto il divertimento?Β» ride Mason, e io mi aggiungo a lui.
Siamo il trio piΓΉ improbabile del mondo, eppure senza non so se sarei lo stesso. Asher e Mason sono opposti in tutto, ma la loro presenza Γ¨ essenziale per me. Mi conoscono, e posso dire con certezza che affiderei a entrambi la mia vita senza alcun dubbio.
Dopo poco, Mason torna piΓΉ serio, e si gira di nuovo verso di me per potermi guardare.
Β«Stanno organizzando un nuovo raduno, non so quando, ma non vogliono soltanto andare avanti con le selezioni. C'Γ¨ una gang che viene da Liverpool, e da come ho capito, il loro capo vuole sfidartiΒ» mi avvisa Mason, facendomi aggrottare le sopracciglia.
Io incrocio le braccia al petto. Β«E quindi? Che facciano pure, non li temoΒ».
Mi becco due paia di occhiatacce. Β«Di norma, ti appoggerei. Ma persino Kaiden non Γ¨ convinto di organizzare la cosa. Dice che non sono persone raccomandabili, e hanno affari loschiΒ».
Se c'Γ¨ una cosa di cui sono certo di avere il controllo, Γ¨ la strada. Sono nato in questo modo, mi sono fatto le ossa sfrecciando sulle strade e battendo ogni stronzo che credeva di poter fare meglio di me. Ho superato qualsiasi limite, e non intendo fermarmi adesso. Io voglio la vetta.
Β«Non me ne fotte un cazzo dei loro affari. Puoi riferirgli che se vogliono gareggiare, sarΓ la strada a decretare chi Γ¨ il migliore. Non mi strapperanno il titolo, puoi starne certoΒ».
Β«Pensa anche alla tua carriera, Davian. Se scoprono chi sei, e chi sono le persone a cui tieni, Γ¨ un cazzo di casino. Sai che non mi faccio problemi nella maggior parte dei casi, ma a differenza tua, io non ho nulla da perdereΒ».
Oltre al suo lavoro, vorrei dirgli. Mason Γ¨ uno stimato giornalista, ma sotto la facciata da bravo ragazzo, si nasconde uno dei pugili peggiori del giro degli incontri clandestini.
Β«Non scopriranno un cazzo, tranquilloΒ».
Mason annuisce, poco convinto. Β«Ti farΓ² sapere cosa rispondonoΒ» sbuffa, sconfitto.
Intanto siamo arrivati fuori all'atelier, e aggrotto le sopracciglia quando vedo le luci dell'atelier ancora accese, e una figura all'interno. A quest'ora, il negozio avrebbe dovuto essere chiuso giΓ da un pezzo.
Scendo dalla macchina insospettito, senza curarmi di salutare, mentre tento di sbirciare all'interno.
Maisie Γ¨ di spalle, intenta a parlare con qualcuno di cui riesco a scorgere solo pochi dettagli. Γ un uomo alto, con occhi scuri e i capelli neri, ma a giudicare dalla sua espressione, mi sembra solo una testa di cazzo.
Soprattutto, non mi piace come guarda Maisie.
Le sta dicendo qualcosa, e quando la vedo indietreggiare, non mi serve vedere altro. Lei tenta di spingerlo via, ma lui le blocca il polso, torcendolo in un modo che mi fa vedere nero.
Nessuno può toccarla così e uscirne vivo.
Smetto di ragionare. Fanculo l'apparenza.
Β«Dovresti essere felice di vedermi, tesoroΒ».
Γ l'unica frase che riesco a comprendere, ma sono troppo incazzato per dargli peso.
Entro come una furia nell'atelier, dritto verso la faccia di cazzo che ha osato metterle le mani addosso, e trattenere la mia voglia di piantargli un pugno in faccia Γ¨ una sfida ardua.
Lo sconosciuto alza lo sguardo verso di me, tenendo ancora stretto il polso esile di Maisie, e giuro che voglio rompergli le ossa delle dita una per una.
Β«Lasciala andare. OraΒ».
La mia voce esce fuori come un ringhio, e poche volte mi sono sentito così fuori controllo.
Lui non mi degna di uno sguardo, e continua a scrutare Maisie, che trema visibilmente.
Β«Stanne fuori, bello. Stiamo avendo una conversazione privataΒ» sibila, a denti stretti.
Io lo uccido.
Lo raggiungo con poche falcate, e afferro la sua mano, stringendola talmente forte da sentire le ossa scrocchiare sotto la mia presa. Lui molla Maisie di conseguenza, ma io continuo a torcergli in braccio, afferrando il collo della sua maglia con l'altra mano. Non c'Γ¨ nulla di razionale, e non m'importa se ci siano paparazzi pronti a immortalare il momento.
Chi tocca Maisie, o prova a farle del male, ha automaticamente un problema con me.
Β«Se tocchi di nuovo la mia fidanzata, giuro che te ne farΓ² pentireΒ».
Β«Davian, va... tutto beneΒ» mormora Maisie, solo che il suo tono Γ¨ malapena un sussurro.
Non va bene un cazzo.
Voglio sapere chi diamine Γ¨ questo stronzo.
β¨Spazio Autriceβ¨
Lo so, probabilmente mi starete odiando per come ho fatto finire questo capitolo, ne sono consapevoleπ
Presto saprete chi Γ¨ la persona con cui stava parlando Maisie, ma sono anche curiosa di sapere le vostre supposizioni.
Inoltre, volevo ringraziarvi di cuore per le 11k di visualizzazioni raggiunte. So che sembra stupido, ma mi rendono davvero felice e fiera del lavoro che sto facendo, quindi grazie a chiunque ha scelto di appassionarsi a Maisie e Davian e la loro travagliata storia β€οΈβπ©Ή
Ci vediamo al prossimo capitolo, magari chissΓ , anche prima di venerdΓ¬ prossimoπ
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