"Le donne forti sono come uragani. Diventano indomabili, quasi irraggiungibili. Non si fermano davanti a nulla. Sono discrete e amano quasi in segreto. Hanno sguardi sicuri e il cuore pieno di lividi. Sorridono e ingoiano lacrime. Loro, sono le donne che fanno la differenza."

-Luna Del Grande

Soundtrack: Hotter Than Hell – Dua Lipa

Una volta rientrati nello studio di Davian, la cosa più appagante è vedere lo sguardo di Karol quando nota le nostre mani intrecciate, come se il suo piano a prova di bomba fosse appena andato in frantumi.
L'espressione di Davian è glaciale, e se potesse incenerirla con una sola occhiata, lei sarebbe già polvere.

«Te lo dirò soltanto una volta, Karol, e sarà meglio per te se non me lo farai ripetere: esci fuori di qui, e non farti vedere fino a quando non sarò io a scegliere un appuntamento per registrare il pezzo. Abbiamo un contratto, e non puoi tirarti indietro, così come non posso io. Fare la gatta morta con me non cambierà niente».

Karol fa per parlare, ma ogni parola le si blocca in gola e alla fine non sa cosa replicare. Si limita a balbettare qualche scusa, chinando gli occhi prima di raccogliere la sua borsa dal divano.

«Allora...»

«Ti contatterà il mio agente in questi giorni» conclude lui, seccamente.

Mi volto a guardarla, con un sogghigno soddisfatto che mi incornicia il volto. «Bel tentativo, tesoro. E ricordati di tenere le mani a posto quando rivedi il mio fidanzato».

Davian trattiene una risata, e quando finalmente Karol sparisce dalla mia vista, non riesce più a trattenersi.

«Devo ammetterlo, comincia a piacermi».

Io alzo un sopracciglio, senza capire a cosa si riferisce. «Cosa?»

Lui mi raggiunge in poche falcate, e mi inchioda con quei suoi occhi verde foresta da cui non riesco mai a sfuggire. «Quando mi chiami fidanzato».

La cosa più spaventosa, è che piace anche a me, nonostante non dovrebbe.
Il cuore ha un mancamento per la sua vicinanza, come se bastasse questa a mandarmi in confusione, facendomi perdere qualsiasi facoltà di replicare. Davian è come un uragano, colpisce e non lascia altro che caos, mentre io devo soltanto sperare di non esserne completamente travolta.

«Non abituarti troppo, superstar».

Davian scruta il mio viso per qualche istante di troppo, alzando la mano per scostarmi qualche ciocca dal viso.

«Mi limiterò a godermi il momento».

La suoneria del suo telefono rompe l'incantesimo, ed è la scusa che mi serve per allontanarmi da lui. Lui guarda lo schermo con un'espressione assorta, e mi fa segno di aspettare prima di uscire per rispondere. Chiunque fosse, pare essere importante.
Io lo aspetto sul divanetto, e quando dopo qualche minuto ritorna, ha uno sguardo completamente diverso, come se improvvisamente avesse fretta di andare.

«C'è stato un cambio di programma. Volevo cenare qui in studio, ma ho un impegno. Ti riaccompagno a casa».

Io alzo un sopracciglio, incuriosita. «Di che si tratta?»

Lui posa gli occhi su di me soltanto per un istante, prima di recuperare la sua giacca di pelle. Serra le labbra in una linea sottile, come se fosse sul punto di dire qualcosa, solo che ci ripensa.

«Impegni improvvisi a cui non posso mancare. Credo che farò tardi».

«Quanto mistero» brontolo, irrazionalmente nervosa.

È chiaro che mi nasconde qualcosa, solo che non capisco di cosa possa trattarsi. Non mi aspetto che stia a raccontarmi ogni dettaglio della sua vita, ma apprezzerei che almeno mi desse una minima spiegazione per questo improvviso cambio di programma.

«Sarebbe troppo semplice scoprire adesso tutti i miei segreti, stilista» mi rivolge un occhiolino che ignoro, e lo supero con una spallata.

«Non ci tengo, superstar. Come al solito di sopravvaluti troppo» mugugno, avviandomi fuori dall'edificio.

Sento i passi di Davian che mi raggiungono, e quando alzo un braccio per poter chiamare un taxi poco lontano, lui mi afferra il polso, abbassandolo.

«Posso riaccompagnarti io».

«Passo».

Lui sbuffa, e rotea gli occhi al cielo con un'espressione indecifrabile sul volto. Come se volesse leggere dentro di me, scrutando ogni mio minimo movimento. Quelle iridi riescono a scuotermi le viscere, ed è una sensazione che voglio evitare a ogni costo, anche a costo di sfuggirgli.

«Mi renderai le cose sempre così difficili, leonessa?» sussurra, e anche se evito di guardarlo, sento i suoi occhi incollati su di me.

Finalmente mi volto per sostenere il suo sguardo con un sorrisetto beffardo, tirando indietro il polso. «Credo che sia il mio passatempo preferito».

Lui soffoca una risata, e prima che possa avere il tempo di rendermene conto, lui mi afferra per la vita, tenendomi più stretta a lui. Io provo a oppormi, ma lui mi posa un dito sulle labbra, indicandomi i fotografi appostati dietro dei muretti, in attesa di immortalare qualcosa da poter pubblicare.

«Fai la brava, abbiamo spettatori» mormora, a pochi centimetri dal mio viso.

Io mi blocco, e il suo profumo inebriante di muschio e colonia mi rende impossibile concentrarmi su nient'altro.

«Sei insopportabile» sibilo, a denti stretti.

«Mi hanno detto di peggio. Ora andiamo, si sta facendo tardi».

Io sbuffo, pestandogli un piede. «Stronzo indisponente».

Lui continua a sogghignare, e mi allunga uno dei suoi caschi, facendomi segno di salire. Dato che opporsi sarebbe inutile, salgo in fretta, rifiutandomi però di abbracciarlo. Questa volta lui non sembra insistere, ed è una cosa che apprezzo. Il viaggio trascorre in silenzio, e l'unico suono che ci accompagna è il rombo della sua moto, che riesce a regalarmi qualche minuto di pace.
La velocità non mi spaventa, anzi, è sempre stata la mia fuga dalla realtà. Quei secondi in cui tutto mi pareva possibile, e la realtà si riduceva a uno sprazzo di luci sfocate, come se tutto fosse distorto e io diventassi inafferrabile.
Mi manca quella sensazione, non mi è bastato averne un assaggio la settimana scorsa. Bramo molto di più.

Arriviamo fuori il mio appartamento prima che possa accorgermene, me ne rendo conto soltanto quando Davian frena, in attesa che scenda.
Non mi sono ancora abituata al suo ritorno nella mia vita, e spero di non farlo mai. Sarebbe difficile cancellarlo una seconda volta.

«Forse in questi giorni riesco a organizzare un servizio fotografico con i tuoi capi. Ho dei contatti che posso sfruttare, sarà una buona pubblicità per entrambi».

Io annuisco, e mi allontano per cercare le chiavi di casa. «Va bene, perfetto».

Sento lo sguardo di Davian puntato sulla schiena, eppure mi rifiuto di voltarmi. Odio l'effetto che ha su di me, e detesto l'idea di non poterlo controllare, o reprimere. Si insedia dentro di me, mettendo radici che mi artigliano il cuore, portandolo a sanguinare.

Soltanto finzione, Maisie. Non devi dimenticarlo.

Me lo ripeto ogni santo giorno, però non funziona.

«Niente bacio della buonanotte?» mi urla alle spalle, divertito.

Io mi volto per mostrargli il dito medio, appoggiandomi alla porta.

«Continua a sognare, superstar» borbotto, prima di rientrare dentro, esalando un pesante sospiro.

In questo momento, vorrei soltanto buttarmi a letto e dimenticare questa giornata.
La serata procede in modo tranquillo, in cui mi concedo la tranquillità di cui sentivo un disperato bisogno: mi faccio una lunga doccia, metto abiti comodi e riesco persino a cucinarmi qualcosa senza dare fuoco alla cucina. Non appena mi siedo sul divano per cominciare il mio rewatch di The Big Bang Theory vengo distratta dal suono del mio telefono, che mi indica una notifica in arrivo.

È un messaggio di Eris.

Eris:
Perché non sei dei nostri stasera?

A cosa si riferisce?

Io aggrotto le sopracciglia, rispondendo all'istante.

Io:
A cosa ti riferisci?

Eris:
Stasera si corre. Non posso credere che tu non ne sapessi niente. Pensavo che volessi tornare nel giro.

Io:
Lo voglio, infatti.

Mi serve solo qualche istante per collegare i fili, e quando finalmente comprendo, ho una maledetta voglia di prendere a pugni Davian. Ecco qual era il suo impegno urgente, maledetto bastardo.
Se crede di poter prendere decisioni al mio posto, si sbaglia di grosso. Non mi sono mai sentita tanto furiosa prima d'ora.

Eris:
È appena arrivato Davian, gli ho chiesto di te e fa finta di non sapere nulla. Quel ragazzo è un coglione, quindi risolveremo a modo nostro. Non posso dirti l'indirizzo per messaggio, dammi mezz'ora e passo a prenderti.

Una parte di me, sa che non dovrei cedere alla tentazione di raggiungerli, perché il rischio di mandare a monte tutti i miei sacrifici è alto. Conosco la posta in gioco, e le conseguenze che potrebbero esserci se venissimo scoperti. Il punto è che ho un maledetto bisogno di riprendere il controllo, e al momento, il richiamo delle ruote che stridono sull'asfalto è un richiamo troppo forte da ignorare.
Certi giorni la mia stessa vita mi sta stretta, e correre libera è l'unica cosa che riesce a staccarmi dalla realtà, almeno per qualche minuto di pure adrenalina.
È una strada pericolosa, eppure non mi interessa.
Ho bisogno di sentirmi viva.

Salto dal divano per vestirmi il più velocemente possibile. Metto una maglia aderente bianca, che mi lascia scoperta una parte di pelle, e la abbino a dei leggings aderenti di pelle nera, mettendo gli anfibi dello stesso colore. Lascio i capelli sciolti e mi trucco quanto basta per non sembrare un cadavere. Quando sono pronta, afferro la mia giacca e il casco, prima di andare sul retro a recuperare la mia moto.
Quella che è sempre stata mia e di mio padre. So che è anche merito suo se porto questa passione nel cuore, nonostante lui ci abbia rinunciato anni fa.

Faccio appena in tempo a uscire, che la moto di Eris parcheggia proprio sotto casa mia, attirando l'attenzione di qualche passante. Purtroppo la gente non ha ancora capito che anche una donna è perfettamente in grado di guidare una moto anche meglio di un uomo.

«Ehi, grazie per avermi avvisato» le dico, rivolgendole un veloce saluto.

Lei alza le spalle, curvando le labbra in un sorrisetto soddisfatto. «Sei uno schianto. Non vedo l'ora di vedere l'espressione di Davian quando ti vedrà arrivare» ridacchia.

Non so se sappia come stiano davvero le cose tra di noi, e francamente non mi interessa. Se c'è una cosa che ho sempre apprezzato di Eris, è che non pretende spiegazioni, o si impiccia di affari che non la riguardano.

«Andiamo a dare una lezione al pirata» sogghigno, prima di salire in sella alla mia moto.

Eris ride, prima di rimettersi il casco. «Ben detto, ragazzaccia. La famiglia non si lascia indietro, e ci assicureremo che lo capisca».

Il punto di ritrovo si trova poco fuori Londra, in una zona periferica che ci offre una grande area deserta, ma con curve troppo invitati per poter resistere. Ancor prima di spegnere il motore, riesco a sentire la musica che pompa dalle casse di alcune macchine poco lontano, come un allettante invito che riuscirebbe a corrompere chiunque. Basta poco per far spargere la voce, pochi addetti a organizzare l'incontro, e altrettanti ragazzi che si occupano di spargere la voce a chi si merita la loro fiducia, che a loro volta fanno lo stesso.
Qui non ci sono regole, tranne una: non fare la spia.

La seconda cosa che avverto, è il tanfo di erba, fumo e alcool, che si mischia all'odore dell'asfalto e della benzina. A chiunque altro, potrebbe sembrare un luogo terrificante, a me invece fa sentire a casa.

Eris mi prende la mano e mi passa una birra, che però rifiuto.

«Se corro, non bevo» le dico, urlando al suo orecchio per sovrastare il rumore della musica.

Lei annuisce, e passa la mia bottiglia a un altro ragazzo poco più avanti, facendogli l'occhiolino. Ci immergiamo nella folla, e scostiamo un paio di persone mentre cerchiamo il nostro gruppo.

«Se vuoi correre, la puntata di stasera è alta. Stanno organizzando i gironi, i primi due classificati di ogni corsa passeranno le selezioni per la gara successiva. Stanotte non è un raduno qualunque. Ci sono le selezioni per la Run War».

Merda.

La Run War è l'evento di corse clandestine più esclusivo della stagione, e chiunque ami le moto e i motori sogna di parteciparvi. Il problema è che soltanto quindici vengono scelti, e bisogna passare una serie di competizioni, come adesso.
Non dovrei, e lo so. In queste piste non esistono regole, né pietà, e a parte il sabotaggio tutto è concesso, quindi il rischio di farmi male è alto. Eppure... non so resistere alla tentazione.
Correre è una valvola di sfogo, è una cosa che sento nel sangue.

«Quanto è la quota?»

Eris sospira, fissandomi come se fossi una pazza. «Sei seria? Vuoi partecipare? Cazzo, Isie, questo è troppo persino per me».

Io impunto un sorrisetto, più decisa che mai. «Sì, voglio partecipare. Dimmi a chi devo dare la mia quota».

La mia amica mi guarda per un solo istante, e quando vede la determinazione nel mio sguardo, alza le mani, annuendo. Saranno pure passati anni, ma alcune cose del mio carattere sono rimaste le stesse: quando fisso un obiettivo, non mollo.

«Seguimi» mi dice, portandomi oltre una serie di ragazzi, e ignoro i loro fischi, o le battutine velate che gli sento pronunciare.

Anni fa, sarei passata inosservata ai loro occhi, e adesso invece ho tutta la loro attenzione, come se non fossi altro che un pezzo di carne, o un trofeo da ottenere. Che si fottano.

Scorgo la chioma castana di Davian prima che il mio cervello abbia il tempo di metabolizzarlo, come se fossi destinata a riconoscerlo persino in mezzo a centinaia di persone, nonostante abbia i capelli colorati di un tocco di verde e delle lenti che celano i suoi occhi verdi, tramutandoli in un marrone scuro. Due ragazze si trovano ai suoi lati mentre fanno a gara per attirare la sua attenzione, e la visione mi procura una fitta allo stomaco che preferisco ignorare.

È per questo che mi ha scaricato a casa? Come se questo posto non fosse mio quanto suo.

Davian è troppo impegnato a parlare con Mason per accorgersi di me, e per il momento mi sta bene. Cerco di allontanarmi dal mio campo visivo, e seguo Eris fino ad arrivare alla macchina del ragazzo incaricato di segnare i partecipanti.

«Cosa posso fare per te, angioletto?» sogghigna, squadrandomi dalla testa ai piedi.

Io sbuffo, ignorando il soprannome. «Voglio correre stasera nel girone».

Lui resta a bocca spalancata, quasi avessi detto un'assurdità. «Cosa?»

«Quello che hai sentito».

Lui strabuzza gli occhi, incredulo. «Angioletto, questa non è una corsa per dilettanti, e io posso accettare solo persone che abbiano un certo livello».

Sto iniziando a perdere la pazienza. Soltanto perché sono una donna, questo non vuol dire che non possa essere alla loro altezza. Maschilisti del cazzo.

«Oliver, ti assicuro che la mia amica può fare il culo a strisce almeno alla metà di questa gente» aggiunge Eris, fulminando il ragazzo con un'occhiata.

«Le iscrizioni sono chiuse, mi–»

Una voce gelida arriva alle mie spalle, bloccandolo prima che prosegua oltre. «Lei corre. Garantisco io per lei».

Mi giro di scatto, e quando capisco a chi ho dietro di me, resto impietrita. Non lo vedevo da almeno tre anni, da quando ci siamo visti in America.

Kaiden Storm.

Il suo viso è molto più maturo rispetto all'ultima volta che l'ho visto, e in qualche modo persino più scuro, come se avesse gli occhi più tormentati di sempre. I capelli biondi sono scombinati sul viso, e le sue iridi color ghiaccio mi fanno rabbrividire, ricordandomi le stesse sfumature di una tempesta. Ha le spalle larghe, un fisico scolpito che si evidenzia anche dalla sua T-shirt nera, e un accenno di barba chiara sul mento e la mascella che lo rendono ancora più cupo. Alcuni tatuaggi sbucano dal collo della sua maglia, e lui inarca un sopracciglio, evidenziando il piercing che ha.
È come avere di fronte un fantasma dall'aria tremendamente familiare.

Il ragazzo trema alla sua presenza, e prende la mia parte della quota senza controbattere oltre.

«Kaiden» butto fuori il suo nome in un sospiro, e lui curva le labbra in un sorrisetto.

«In carne e ossa. Mi avevano detto che eri tornata, ma volevo vederlo con i miei occhi».

«Le voci sono assolutamente vere» sogghigno, ringraziandolo per la garanzia.

Kaiden è il cugino di Davian, ed è stato anche il primo a vedermi correre per portarmi poi al mio primo raduno. Lo stesso in cui ho poi conosciuto tutti quelli che adesso reputo i miei amici più intimi, e anche Davian.

Eris lo guarda con un'espressione maliziosa, e curva le labbra in un sorrisetto, inumidendosi le labbra.

«Non dovresti neanche essere qui, Storm» mormora, senza staccare gli occhi da lui.

Lui scrolla le spalle, prendendo una sigaretta dal pacchetto nella sua tasca, e la accende. «Neanche tu, Belcour. Eppure eccoci qua, sempre pronti a percorrere la strada sbagliata» ridacchia, rivolgendole una veloce occhiata.

«Cosa sei venuto a fare?»

Kaiden la guarda come se la risposta fosse ovvia, e butta fuori il fumo prima di risponderle. «A riprendermi il mio posto nelle corse».

Lui e Davian hanno dominato il giro per anni, però non capisco cosa sia cambiato da allora, suppongo di essermi persa parecchio.

Prima che possa approfondire la questione, una mano mi afferra il polso e mi costringe a voltarmi di scatto, facendomi sussultare. Ho a malapena il tempo di ribattere, perché un profumo familiare di colonia mi invade i sensi, e un paio di occhi scuri mi scrutano come se volessero ammazzarmi.

«Cosa diamine ci fai qui?»

L'arroganza del tono di Davian mi fa ribollire il sangue, e non resto zitta. Gli spingo le mani contro il petto per allontanarlo, incrociando le braccia al petto.

«Quello per cui vengono tutti: correre».

«Tu sei pazza».

«Mi sfugge la parte in cui ho bisogno del tuo permesso, pirata» strido quel soprannome tra i denti, ignorando il brivido che mi provoca.

Davian però sembra irremovibile, e avanza di nuovo verso di me, sul punto di perdere le staffe.

«Non è un gioco, Maisie. Rischi di farti male».

«Non è una scelta che spetta a te. Questo è il mio posto, e la prossima volta che cerchi di chiudermi fuori, io e te abbiamo chiuso».

Detesto il fatto che mi abbia mentito e poi sia venuto qui, come se non fossi degna di queste strade, o come se non contassi abbastanza per saperlo. Odio la semplicità con cui riesce a tagliarmi fuori dalla sua vita ogni fottuta volta, e sono stufa di collezionare delusioni.

Davian sospira, e si passa le mani tra i capelli, in difficoltà. «Questa sera non è come le altre, Isie. C'è gente poco raccomandabile, e non voglio metterti in pericolo. Meriti di più di questo».

«Che ne sai tu di quello che merito?» sbotto, allontanandomi ancora, e gli indico la pista. «Ti conviene tenere gli occhi sulla pista, perché ho intenzione di correre».

Sento Kaiden sogghignare alle mie spalle, e dà una pacca sulle spalle al cugino, che lo fulmina con un'occhiata. «Smettila di fare il cavernicolo, cuginetto. Maisie sa cavarsela».

Davian mugugna qualcosa sottovoce, e raggiunge il centro della pista, ignorando qualsiasi altra ragazza urla il suo soprannome, in cerca di attenzioni. Sento lo sguardo incollato sulla mia schiena, ed è una sensazione avvilente, come se fossi a un passo dal prendere fuoco. Raggiungiamo gli altri, e Mason fa un'espressione sorpresa nel vedermi, ma si sporge per abbracciarmi.

«Ho sentito la notizia. Sei folle, ma ti adoro lo stesso» sogghigna, facendomi l'occhiolino.

«Io non ci trovo nulla di divertente» brontola Davian, nervoso.

Io alzo un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. «Impara a conviverci, come tutti gli altri».

«Degli altri me ne fotto. Mi importa di te» butta fuori in un sospiro, come se fosse una verità trattenuta troppo a lungo.

Lo stomaco si contorce, ma mi impongo di restare lucida e non lasciarmi influenzare dalle sue parole. Non sono più così semplice da abbindolare.

«Limitati a fare il tifo per me, pirata. Perché ho intenzione di vincere» gli mando un bacio prima di recuperare la mia moto, e dirigermi verso la linea di partenza.

Sono l'unica donna del mio girone di corsa, e la cosa mi elettrizza. Lo vedo lo sguardo degli altri partecipanti, il modo in cui credono di aver appena individuato la preda più semplice, ma si sbagliano di grosso. Non ho intenzione di cedergli neanche il minimo spazio.

«Bambolina, se proprio ci tieni, posso farti cavalcare qualcosa di molto più piacevole» sogghigna uno, divorandomi con gli occhi.

Non lo degno neanche di uno sguardo, e salgo in sella alla mia moto, infilando il casco. «Io mi concentrerei a correre, se fossi in te».

Sento degli altri fischi provenire dalla linea degli spettatori, e quando mi giro, non posso fare a meno di sorridere. Ci sono Mason ed Eris in prima fila, intenti a fare il tifo per me. Kaiden è al loro fianco, e mi rivolge un veloce segno col capo.

E poi c'è Davian.
Non dice nulla, però ha lo sguardo puntato su di me, come se fossi l'unica cosa degna della sua attenzione. Il modo in cui mi guarda mi elettrizza, mi infiamma al punto da non riuscire a pensare a nient'altro che ai suoi occhi fissi su di me. Tiene le braccia incrociate al petto, e la mascella talmente tesa che posso avvertire i suoi denti stridere, e ogni parte del suo corpo irrigidirsi.

Poi pronuncia due parole, talmente potenti da devastarmi. Leggo il suo labiale.

"Vinci, leonessa.''

Non ho bisogno di altro.

Una ragazza vestita alza la bandierina per darci il via, e non appena l'asta si abbassa, io non attendo oltre.

Mi lancio dritta verso l'oblio, in una strada senza certezze, se non la voglia di riscattarmi.
Più aumento la velocità, più i problemi scompaiono, e le paranoie scivolano via come se non fossero mai esistite. C'è solo la strada con le sue curve da affrontare, ognuna di loro mi impartisce una lezione.

La prima mi avverte di non agire d'impulso, e io rallento appena per non sbandare, recuperando terreno sul rettilineo. La seconda mi suggerisce di avere pazienza, e aspettare il momento giusto per stringermi verso l'interno, usando il ginocchio per non perdere aderenza, e devo ringraziare le mie ginocchiere per questo.

Una volta sul rettilineo, continuo ad aumentare, superando ogni limite. Uno dei partecipanti prova a portarmi fuori strada, ma io rallento quanto basta per fargli mancare il bersaglio, e quando lui sbanda, io lo sorpasso con un'accelerata decisa. Affronto la terza curva col cuore in gola, perché il manubrio mi trema tra le mani, ma non lascio che mi domini.

Comando io le sorti di questa gara, deciderò io come finirà. Mantengo l'equilibrio, e decido di rischiare per assicurarmi la vittoria nell'ultimo tratto. C'è solo un ragazzo poco più avanti di me, e mi avvicino a lui quanto basta per portarlo fuori pista, senza però sbandare. Lui si spaventa per la mia presenza, e cerca di portarmi fuori pista, però io non cado nel tranello. Mi allontano quando lui si avvicina, e approfitto della sua instabilità per aumentare di nuovo, lasciandomelo alle spalle.

Ora piego il polso al massimo per darmi l'ultimo sprint, e mi pare di essere inafferrabile. Al di fuori di ogni schema, come se fossi un fulmine.

Sono viva. Sono veloce, e voglio vincere.

Sento il boato della folla, le loro urla, e la musica che pompa al massimo, eppure mi rendo conto di aver finito solo quando sono costretta a fermare la mia moto. Gli attimi prima, era come se fossi chiusa in una bolla, e nessuno potesse raggiungermi.

Qualcuno urla il mio nome, si esaltano e battono le mani, quasi fossi una figura da adorare.

Eris mi salta alle spalle, e mi stritola in un abbraccio, ridendo. «In questo momento, ti bacerei in bocca! Sei stata fenomenale, ragazza».

Io mi godo i complimenti, e scoppio a ridere quando Mason mi afferra per stritolarmi tra le sue braccia. «Sono tuo fan!»

Anche gli altri ragazzi mi fissano sconvolti, però si ammutoliscono quando vedono Davian camminare verso di me, col volto talmente pallido che ho l'impressione che abbia appena avuto un malore.
Non dice nulla, si limita a guardarmi tentando di reprimere un sorrisetto che non mi sfugge.

«Lo ammetto, niente male» sogghigna, mettendo le mani nelle tasche.

Questo è tutto quello che ha da dirmi? Niente male?
Avanzo verso di lui, forse spinta dall'adrenalina che ancora mi circola nelle vene e mi spinge ad azioni folli come questa.

«Sul serio, è tutto quello che hai da dire?»

«Ti aspettavi altro?»

Vorrei tirargli uno schiaffo in pieno volto, perché questo suo continuo punzecchiarmi ha cominciato a stancarmi. Presa dal momento, invece, scelgo di provocarlo, e ripagarlo con la stessa carta.

Se vuole giocare, spetta a me la prossima mossa.
Mi allontano per avere l'attenzione di tutti, e salgo sulla mia moto, tenendomi in perfetto equilibrio.

«Volete alzare la posta in gioco, ragazzi? Ho una sfida per voi!» urlo, in modo da farmi sentire. «Il vincitore della prossima corsa, avrà un bacio da me, quindi riscaldate i motori e fatemi vedere di cosa siete capaci! Guadagnatevi le mie labbra».

Si scatena il boato, e almeno una decina di ragazzi si protendono per avere accesso al prossimo turno.

Io rido, ma prima che possa riscendere, due mani mi afferrano per i fianchi, obbligandomi a voltarmi. Non ho neanche bisogno di sapere di chi si tratta.

«Stai cercando di provocarmi?» sibila, a un palmo dal mio viso. «Abbiamo un accordo».

Vedere l'espressione infuriata di Davian mi accende, e mi spinge a chiedermi se ci sia altro sotto, qualcosa che si ostina a voler tenere nascosto. O forse è la tacita tensione tra di noi a portarci sul punto di esplodere. Io scuoto il dito da una parte all'altra di fronte al suo viso, con lo sguardo più divertito di sempre.

«Non qui, pirata» mormoro, godendomi il sapore della vittoria. «Qui non sei Davian, e quindi, io non sono la tua ragazza. Posso fare quello che voglio».

Lui sospira forte, e stringe i pugni, prendendomi il mento tra le mani. La rabbia si tramuta in malizia in un secondo, come se non fosse mai annidata nei suoi occhi. È lo sguardo di un predatore, e io non riesco mai a sfuggirgli. La verità è che probabilmente non voglio.

«Tu sei sempre la mia ragazza, leonessa. Non dimenticarlo» mormora, lasciandomi senza fiato.

Il ventre si infiamma per quelle dannate sette parole, con un effetto devastante. Il cuore mi schizza in gola, e dallo stomaco mi pare che si liberi uno stormo di farfalle che volano da ogni parte, facendomi contorcere.

«Ti stai calando un po' troppo nella parte» mormoro con un filo di voce, sforzandomi di non tremare.

Davian ridacchia, e mi sfiora il volto prima di allontanarsi, lasciandomi con una risposta mai pronunciata.
Afferra la sua moto, e si infila il casco con rabbia, lasciandomi a bocca aperta.

Che bastardo. Non doveva correre adesso.

Sposta un ragazzo che stava per posizionarsi sulla linea di partenza, e gli dice qualcosa che non riesco a comprendere, ma che fa strabuzzare gli occhi alla persona di fronte a lui, che annuisce e va via.

Davian mi lancia solo un'ultima occhiata, carica di divertimento, e si cala il casco, tornando a guardare davanti a sé. Credo di non averlo mai visto tanto concentrato e assorto come adesso, e il pensiero mi fa rabbrividire.

Mi sono appena messa in un mare di guai.

«Dovresti saperlo».

La voce profonda di Kaiden mi solletica la pelle, e io sussulto, troppo impegnata a guardare l'inizio della gara.

«Cosa?»

«Che vincere contro di lui è impossibile».

Il pensiero non mi rincuora, perché a giudicare dalle espressioni degli altri, questo giro si prospetta essere un bagno di sangue, dove tutti hanno brama di rivalsa.
E alla fine, contro ogni aspettativa, io mi ritrovo a fare il tifo per una sola persona, sempre la stessa.
Ci scambiamo un unico sguardo, eppure basta a riaccendere quel legame invisibile che pare non spezzarsi mai tra di noi, quasi fosse stato sempre lì.

"Corri.'' Gli sussurro, mordendomi l'interno della guancia.

Lui ridacchia, e annuisce, per poi tornare a guardare davanti a sé.
La stessa ragazza di prima agita la solita bandierina, e quando arriva il tempo di partire, nessuno esita.
Hanno tutti sete di vittoria, e non riguarda soltanto me. La maggior parte di quei ragazzi desidera strappare il titolo a Davian, e non hanno intenzione di fermarsi.

Uno di loro tenta di colpire la ruota posteriore della sua ruota, ma lui accelera prima che possa riuscirci, prendendo però in ritardo la curva che per fortuna non gli crea problemi. Non ho la totale visibilità della gara, dato che da un certo tratto in poi gli alberi e il buio della notte rendono difficile scorgere la parte centrale del percorso. Ho il cuore che pulsa in gola, e senza rendermene conto, sto urlando il nome di Davian, o meglio, il soprannome con cui lo conoscono.

Più della vittoria, non voglio che si faccia male. Mi ritrovo a essere in tensione a ogni secondo che passa, e quando si avverte un botto violento... cala il silenzio.
Conosco quel rumore. Qualcuno ha perso il controllo della moto, o peggio, si è scontrato contro qualcuno.

Mi dimentico persino come si respira. L'ansia mi divora, e non serve a nulla fare profondi respiri, perché fin quando non vedrò la moto nera di Davian, non riuscirò a tornare tranquilla.

«Non è lui» mormora Mason, tenendo però gli occhi fissi sulla pista.

«Non puoi saperlo».

«Lo conosco abbastanza da saperlo» mi rassicura lui, tenendo una mano sulla mia spalla.

I minuti mi sembrano durare un'eternità, e io comincio a sporgere la testa da ogni parte pur di vederci qualcosa.

Quasi urlo quando sento il rombo delle moto in lontananza, riescono a sovrastare persino la musica.

Dio, ti prego.

Poi lo vedo, finalmente.
La sua moto nera con i cerchioni argento spicca prima di ogni altra, tenendo un netto distacco dagli altri, e istintivamente sbraccio, esultando come se avessi appena vinto un premio. Il petto si alleggerisce dal macigno che sentivo fino a pochi minuti fa, ed è una sensazione inspiegabile.

Sono emozioni che non posso controllare. Lui sta bene, ed è tutto quello che mi interessa.
Corre senza voltarsi mai indietro, con le mani salde sul manubrio e una velocità che pare tagliare il vento, più veloce di una saetta. Ha il pieno controllo di quello che fa, non teme nessuno, riesco a percepirlo fin da qui.

Taglia il traguardo un paio di secondi prima di tutti quelli che lo seguono, e la folla esplode, chiamandolo a gran voce. Le ragazze gli si gettano addosso, la gente ride, lo acclama, lo venera come se fosse un idolo. Non è soltanto questione di festeggiare il vincitore, le persone qui lo rispettano e lo ammirano.
Mi rendo conto qualche secondo dopo di cosa comporta la sua vittoria, perché presa dall'enfasi lo avevo rimosso. Merda.

In quello stesso istante, gli occhi di Davian trovano i miei, e un sorriso beffardo gli incornicia il volto, quasi avesse avuto il mio stesso pensiero.

Mi viene incontro con un passo spedito, ignorando chiunque altro, quasi fossi il suo unico obiettivo. Come se non avesse pensato ad altro.

Io resto ferma immobile, col vento gelido che mi sferza il viso e il cuore che batte più veloce ogni volta che la distanza tra di noi diminuisce. È una tortura lenta, di cui assaporo ogni istante.
Davian si ferma a pochi passi da me, senza dire una parola, in attesa forse di un mio segno.

«Lo ammetto, niente male» borbotto, restituendogli il favore.

Lui ridacchia, passandosi le mani tra i capelli per sistemarli. «Hai da dirmi soltanto questo?»

«Fammi indovinare, sei venuto a reclamare il premio?»

Non so se desiderare che lo faccia, oppure no. Non riesco nemmeno a pensare a cosa vorrei.
Davian continua a guardarmi, e posa le mani sui miei fianchi, e rabbrividisco per il contatto diretto con la mia pelle scoperta.

«Hai fatto il tifo per me?»

«In realtà speravo vincesse qualcun altro» mento, e lo sa anche lui.

L'espressione che ha sul volto ne è la conferma. Avvicina il suo volto al mio con una velocità che mi mozza il fiato in gola, e mi lascia immobile, schiava di secondi che sembrano non passare mai.
Immagino di sentire già il suo sapore sulle mie labbra, la forza con cui farà scontrare le nostre bocche, e il vuoto che lascerà quando si staccheranno.
Poi si blocca a un millimetro da me, al punto che riusciamo a sfiorarci, ma non a toccarci.

«Non illuderti, leonessa. Se ci sarà qualcuno che ti bacerà fino a consumarti le labbra, quello sarò io».

Non ho neanche il tempo di replicare, o di reagire in qualsiasi modo, perché lui si stacca di colpo, quasi si divertisse a giocare con me. «Ma quel giorno non sarà oggi, leonessa».

Prende distanza da me, e si allontana dopo poco.
Mi lascia con una promessa di un bacio mancato, che mi ritrovo a desiderare con più voglia di quanto riesca ad ammettere.
Perché ne sono certa, verrà a reclamarlo.

✨Spazio Autrice✨
Bentornati in questo nuovo capitolo, e come al solito ho cercato di riportarvi un AI che rappresenta le vibes del capitolo.

Vi aspettavate il bacio, lo so, e invece no.🤭

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come al solito, vi ringrazio per ogni singola lettura o stellina che avete scelto di mettere. Grazie per ogni lettura, e per chiunque abbia spero del tempo per arrivare fino a qui.
Per qualsiasi commento, vi aspetto qui o su Instagram come fraanz_author.

Ci vediamo al prossimo capitolo🌝