πͺπππππππ ππ: πͺπππ πππππ πππ ππππ π π ππ?
''La fiducia si guadagna goccia a goccia, ma si perde a litri.''
-Jean-Paul Sartre
Soundtrack: Prom Queen β Molly Kate Kestner
Per il resto del giorno, ho preferito gettarmi a capofitto nel lavoro, e ignorare qualsiasi tipo di distrazione.
La sera ho cenato da Candice e, dopo aver visto e pianto per l'ennesima volta davanti a ''The Greatest Showman'', ho deciso che non avrei risposto nΓ© al mio finto fidanzato, nΓ© a mio padre. Non avevo bisogno di pressanti messaggi di scuse, nΓ© delle migliaia di notifiche che ricevo sui social, che di solito riguardavano gente assetata di notizie sulla mia pseudo relazione.
Neanche una volta ho visto comparire la scritta: "Come va?''
Mia madre si Γ¨ limitata a mandarmi una delle sue frasi motivazionali, ma niente di piΓΉ. La sua vita da star del life coach la tiene perennemente occupata e, a quanto pare, fin da quando avevo quindici anni, la sua prioritΓ non sono mai stata io e nemmeno mio padre. Ci ha lasciato entrambi per seguire la sua vocazione, dato che β a detta sua β la vita che stava conducendo non la rendeva abbastanza felice.
Γ come se fossi destinata a vedere andare via le persone che piΓΉ amo, come se non fossi mai abbastanza.
Ogni tanto, vorrei soltanto avere qualcuno che rimane.
Basta paranoie, Maisie.
Scaccio via quei pensieri e torno a concentrarmi sul mio portatile, dato che sto cercando di perfezionare i dettagli del primo outfit da creare, in modo da poter iniziare a lavorare sul modello. Ho cominciato la giornata piena di voglia di fare, come non mi accadeva da tempo, ho preferito non perdere neanche un secondo.
Il problema, perΓ², Γ¨ che sono dannatamente indecisa.
Cambio colore alla gonna almeno tre volte, e non mi arrendo fino a quando il risultato non mi convince al punto da confermare il primo bozzetto e inoltrarlo alla ragazza che lavora ai prototipi.
Controllo il telefono che continua a vibrare, e roteo gli occhi quando scorgo la chat di Davian, che mi segna dieci messaggi non letti. Vado direttamente all'ultimo.
Irritante Superstar:
Continuerai a ignorare ogni mio messaggio? Forza, leonessa, non farti pregare.
Non posso fare a meno di sorridere, e scuoto la testa divertita.
Io:
Ammetto che sarebbe interessante.
Irritante Superstar:
L'ho sempre detto che sotto quella faccia d'angelo, si nasconde un vero diavolo tentatore.
Io:
Non hai un album a cui lavorare?
Irritante Superstar:
Γ di questo che volevo parlarti... ti dispiacerebbe venire al mio studio di registrazione? Vorrei farti sentire una cosa.
La domanda mi spiazza, e io lascio la chat aperta, incapace di rispondere. Non capisco perché gli interessi, o perché mi voglia lì, eppure il mio cuore perde un battito e le labbra si schiudono in un sorriso naturale. L'ho sentito abbozzare una canzone il giorno dell'intervista, il testo continua a risuonarmi nella testa senza sosta, come se mi sentissi già legata a quella melodia.
à una sensazione inspiegabile, eppure so che è così. Non erano soltanto parole improvvisate sul momento, ma qualcosa di più profondo, che ha iniziato a mettere radici dentro di me.
Io:
PerchΓ© dovrei?
Irritante Superstar:
Vorrei... farti sentire una cosa. Ho bisogno di un tuo parere.
Io:
Hai un team di esperti. PerchΓ© proprio io?
Irritante Superstar:
Non ho bisogno di un team di esperti. Ho bisogno di te... per favore, Isie.
Il cuore si ferma, e io mi ritrovo a trattenere il fiato, incapace di articolare alcun pensiero logico. Davian Γ¨ sempre stato bravo con le parole, ma tornare a fidarsi di chi ha fatto del male non Γ¨ semplice. Ho il timore che se cominciassi a concedergli spazio nel mio cuore, finirebbe di nuovo in pezzi.
Ma lui c'Γ¨ stato quando ne avevo bisogno, e sarei una codarda a tirarmi indietro adesso.
Io:
Okay, ci sarΓ². Mandami l'indirizzo. Ma soltanto perchΓ© lo hai chiesto per favore, sappilo.
Irritante Superstar:
Ho chiesto ad Asher di venire a prenderti. Le metro sono chiuse per lavori sui binari, ci metteresti un'eternità . Sarà lì tra poco.
Sospiro arresa, e controllo il mio look allo specchio, assicurandomi di essere presentabile. Mi trovo a mio agio nel mio body in velluto a collo alto e i miei amati cargo, che mi permettono di muovermi in totale comoditΓ , e non ho alcuna intenzione di cambiarmi.
In quel momento, Candice entra dalla porta, tenendo in spalla ancora il borsone con i suoi pattini. Le ho mandato un messaggio per chiederle se era libera per coprirmi al negozio, e ho scoperto che era comunque diretta qui. Come spesso capita, io e lei siamo telepatiche.
Β«Buongiorno, splendoreΒ» sorride raggiante,Β mi raggiunge in poche falcate, stretta ancora nella sua divisa di pattinaggio, e mi schiocca un bacio sulla guancia.
Β«Ciao, Ice. Come Γ¨ andato l'allenamento?Β»
Lei fa un gridolino entusiasta, alzando un pugno in alto.
«Sono riuscita a fare il triplo Lutz. Mi è costato ben tre cadute dolorose, e altrettanti lividi sul corpo, ma ce l'ho fatta. Brandon dice che se continuo così, potremmo inserirlo nel programma della prossima gara».
Sono davvero felice per lei. Candice Γ¨ magica sul ghiaccio,Β ormai ho perso il conto di quante medaglie ha giΓ vinto. Quest'anno punta a classificarsi per le Nazionali, e so che sogna le Olimpiadi, sono certa che ci arriverΓ .
Β«Grande! Allora dovremo iniziare a preparare un body degno della tua performanceΒ» ridacchio, indicandole una cartella sul mio pc. Β«Ci sto giΓ lavorandoΒ».
Lei sorride, abbracciandomi da dietro, per poiΒ poggiare la borsa sotto al bancone.
Β«Per questo sei la mia stilista preferitaΒ» ammette, sedendosi al mio fianco con un'espressione incuriosita.
Io alzo un sopracciglio, e mi giro a guardarla.
Β«Cosa c'Γ¨?Β»
Β«Mi hai chiesto di coprirti qui al negozio, perΓ² non mi hai detto il motivo. So che non ti allontaneresti da qui per nulla, quindi forza, sputa il rospoΒ».
Non sono mai riuscita a nascondere niente a Candice e, in realtΓ , non voglio nemmeno farlo. Nel bene e nel male, siamo sempre state sincere l'una con l'altra, e questo non ha fatto altro che consolidare la nostra amicizia. Non inizierΓ² di certo a mentirle adesso.
Le racconto brevemente della conversazione avuta con Davian e, di come ieri mi abbia aiutata con i miei disegni, sorvolando su quello che mi ha smosso dentro, anche se credo che debba immaginarlo.
Β«Wow, sembra molto piΓΉ che finzioneΒ» sogghigna, afferrando una barretta proteica dalla sua borsa.
Β«Tra me e lui non ci sarΓ niente, Ice. Appartiene al passatoΒ» bofonchio, distogliendo lo sguardo.
Β«Non fai che ripeterlo, mi domando perΓ² se ci credi davvero, o Γ¨ quello di cui vuoi convincertiΒ».
Io sbuffo e, quando la porta si apre, la stazza di Asher fa ombra davanti a noi,Β non riconoscerlo Γ¨ impossibile. Quel ragazzo sarΓ alto forse poco meno di un metro e novanta, ma le sue spalle larghe sono abbastanza imponenti da apparire come un muro invalicabile. Γ vestito di nero dalla testa ai piedi, con dei semplici jeans e un maglione alquanto basico, con sopra un giubbino impermeabile. Ha all'orecchio la sua immancabile cuffia Bluetooth e mi saluta con un cenno del capo, facendomi segno di uscire.
Β«Ti aspetto fuori. Ti conviene muoverti prima che i paparazzi e i fan ti assalganoΒ».
Candice incrocia le braccia al petto, e lo fissa intensamente, alzando un sopracciglio. Β«Prima di tutto, buongiornoΒ».
Asher alza un sopracciglio e borbotta un saluto veloce, tenendo una mano ancora sulla porta.
Β«Secondo punto, la mia migliore amica puΓ² metterci tutto il tempo che vuole. Tenerla al sicuro rientra tra i tuoi doveri, grumpy boyΒ».
Asher le rivolge un'occhiata scocciata e curva le labbra in un sorrisetto. Β«Sbaglio, o eri tu il suo bodyguard? Hai giΓ mollato l'incarico?Β»
Quest'uomo non ha idea che sta discutendo con la donna piΓΉ testarda di tutta Londra. Per tutta risposta, Candice mette le mani sui fianchi, e si avvicina a lui con un'aria per nulla intimorita, nonostante sia piΓΉ bassa di lui di almeno una decina di centimetri.
Β«Infatti lo sono. Puoi riferire al tuo amico e cliente, che se la farΓ soffrire, sarΓ peggio per luiΒ».
Asher continua a guardarla, come se la minaccia non lo scalfisse affatto. Β«Dovrei ritenerla una minaccia?Β»
Β«Ci puoi giurareΒ» replica, piΓΉ seria che mai.
Io tossisco per attirare l'attenzione e afferro la borsa, preparandomi a uscire. Β«Riponete le asce di guerra, ragazzi. Non ci sarΓ bisogno di alcuna minacciaΒ» ridacchio, salutando Candice.
Β«Aggiornami, mi raccomandoΒ» mi urla la mia migliore amica, prima che io salga in macchina, diretta verso lo studio di Davian.
Γ come essere tornati indietro nel tempo, quando ci chiudevamo nell'aula di musica, o in camera sua, e lui mi faceva sentire ogni accordo, ogni strofa e ogni idea che gli passava per la mente. In attimi come questo, mi sembra che le cose non siano mai cambiate, hanno soltanto assunto una forma diversa.
Il viaggio non dura molto e, considerando che Asher non Γ¨ il migliore dei chiacchieroni, ho trascorso tutto il tempo a rimuginare sui miei pensieri, senza perΓ² giungere ad alcuna conclusione. In questo momento, Γ¨ come se tutto fosse avvolto in una nube fitta, da cui Γ¨ impossibile scorgere qualsiasi cosa.
Prima ancora che possa scendere dalla macchina, Asher mi apre la portiera e mi fa scudo da qualsiasi ragazza o giornalista provi a cavarmi informazioni, o chiedere foto. Tutta questa pressante attenzione Γ¨ asfissiante da sopportare,Β mi chiedo come Davian riesca a gestirlo da piΓΉ di un anno.
Probabilmente, ci ha fatto l'abitudine.
Β«Stai bene?Β» mi domanda Asher, aprendo la porta nera dello studio per lasciarmi entrare per prima.
Io annuisco, anche se poco convinta. Β«Ci farΓ² l'abitudineΒ».
Lui mi scruta per qualche secondo, e sbatte le palpebre un paio di volte prima di incamminarsi.
Β«Se la folla ti innervosisce, puoi dirmelo. PrenderΓ² un'entrata dal retro, di solito Γ¨ meno affollataΒ».
Lo guardo stupita, perché non credevo che i miei problemi con la folla fossero così evidenti, ma gli sono grata che lo abbia notato. «Va bene così, non voglio causare problemi».
Β«Lavoro per Davian e, quindi, automaticamente anche per te. Se una cosa ti dΓ fastidio, non devi accettarla per forza, si trova una soluzioneΒ».
Le sue parole mi rincuorano, ed Γ¨ bello essere presa in considerazione una volta tanto, come se il mio parere contasse qualcosa, e non mi fosse imposto. Lo ringrazio con un cenno del capo e lo seguo lungo il corridoio infinito di fronte a noi, in cui ci sono almeno una decina di porte, ognuna con una dicitura diversa.
Arrivo di fronte a un grande portone, che Asher indica. «Questa è la sala registrazione. Davian ti aspetta lì».
Annuisco salutandolo e busso prima di entrare, non volendo disturbare.
Una voce mi fa cenno di entrare e, non appena varco la soglia, subito ciΓ² che miΒ risalta all'occhio Γ¨ il grande bancone di fronte a me, pieno di fili, casse e registratori di suono di ogni tipo. C'Γ¨ un MacBook giusto al centro, con aperta l'app musicale, collegato a una serie di regolatori di cui sinceramente non comprendo nulla. Sui muri ci sono appesi i dischi di platino di Davian, i poster dei suoi concerti, e un'altra serie di immagini che lo ritraggono ovunque. Poco piΓΉ lontano, c'Γ¨ un pianoforte, una chitarra elettrica, e un'altra serie di strumenti riposti in ordine. La sala Γ¨ grande, c'Γ¨ persino spazio per un comodo divanetto in velluto nero nell'angolo, che ha tutta l'aria di essere comodissimo, con di fronte un tavolino basso con alcuni snack e bevande. Sopra la scrivania, c'Γ¨ una vetrata trasparente, che si affaccia in uno studio di registrazione asettico, dove c'Γ¨ solo un microfono e degli altoparlanti.
Ed è lì che si trova Davian. Mi sembra concentrato, e il mio cuore ha un sussulto immediato. Ha le cuffie, quindi non credo che abbia notato la mia presenza, è intento a segnarsi degli appunti su un quadernino di fronte a lui, facendo alcune prove. Indossa soltanto una maglia a mezze maniche e dei jeans comodi e, sotto la luce della stanza, riesco a soffermarmi meglio sui tatuaggi. Ha sicuramente un microfono sul bicipite e, poco più sotto, verso l'interno del braccio, quello che credo sia un casco di motocicletta. Alcuni non riesco a scorgerli, ma vedo una scritta sul lato dell'avambraccio, che però non riesco a leggere.
I capelli sono spettinati come al solito,Β si mantiene le cuffie con le mani mentre sussurra le parole di quella che credo sia una nuova canzone, che perΓ² non riesco a sentire.
Busso sul vetro prima che mi creda una stalker e, all'istante, ottengo la sua attenzione, oltre a un largo sorriso che mi fa girare la testa.
Dio, lo detesto.
Davian mi dice qualcosa che però non riesco a sentire, così gli faccio segno indicandomi l'orecchio, prima di scuotere la testa. Lui si sfila le cuffie e apre la porta che separa le due stanze per raggiungermi.
Β«Ehi, quando sei arrivata? Mi stavi spiando?Β» sogghigna, passandosi una mano tra i capelli per sistemarli.
Io roteo gli occhi al cielo, divertita. Β«Proprio adesso, non montarti la testaΒ».
Lui ridacchia e mi indica il divanetto, prima di buttarsi sopra a peso morto. Β«Benvenuta nel mio mondoΒ».
Effettivamente non lo avevo notato prima, ma qui ci sono soltanto cose che riguardano lui, senza menzione a nessun altro. Β«Questo studio Γ¨ tuo?Β»
Lui annuisce. Β«Non mi andava di dividerlo con altri, quindi ho pagato una parte alla casa discografica, e ho preteso questa stanza soltanto per me. Nessuno ci mette piede senza il mio consenso, e posso venirci a qualsiasi orario. Avevo lasciato la porta aperta per teΒ».
Cerco di nascondere il rossore delle guance, perchΓ© essere qui, in un posto che lui giudica soltanto suo, mi sembra intimo e, in qualche modo... speciale. Come se fosse un privilegio di pochi. Mi siedo accanto a lui sul divano, sprofondando tra i cuscini per quanto Γ¨ comodo, e sospiro sollevata.
Β«Che passi da gigante. Dalla tua cameretta, a uno studio nel centro di LondraΒ».
Davian mi sorride e, pare che per un breve attimo, cerchi un contatto con la mia mano, pericolosamente vicina. Poi perΓ² ci ripensa e la tira indietro.
Β«A volte perΓ² mi mancaΒ».
Β«Che cosa?Β»
Lui curva le labbra in un sorriso malinconico, sospirando. Β«La spensieratezza di quei giorni. Quando non avevo niente, perΓ² mi sembrava di avere tuttoΒ».
Sentirlo mi fa venire una fitta al cuore e, quando incrocio il suo sguardo, lo stomaco va in subbuglio, come se ci fosse un intero stormo di farfalle che combatte per uscire, ma dovrei decisamente smetterla di sentirmi così.
Anche io a quel tempo credevo che non mi mancasse niente.
Β«Hai tutto quello che un ragazzo della nostra etΓ puΓ² desiderare, Davian. La gente acclama il tuo nome, le tue canzoni sono state in cima alle classifiche per settimane, tutti non fanno altro che parlare del cantante che ha conquistato il mercato musicale. Hai uno studio tutto per te, una casa da sogno e qualsiasi cosa tu possa mai desiderare. Cosa ti manca?Β»
Lui non parla, si limita a distogliere lo sguardo, assottigliando le labbra a una linea sottile, facendo andare su e giΓΉ il suo pomo d'Adamo, come se avesse un groppo in gola.
Β«Quello che mi faceva venire voglia di riempire i fogli di canzoni, e non smettere mai di scrivereΒ».
Mi si blocca il respiro e, per qualche secondo, non so neanche cosa rispondere. Riesco a percepire la tensione che si Γ¨ creata tra di noi, eppure ho paura di andare oltre e superare quella linea che renderebbe le cose molto piΓΉ complicate. Γ facile ricordare i momenti passati con Davian, perΓ² tornare alla realtΓ Γ¨ dura, e mi ricorda per quale motivo non dovremmo complicare le cose.
Ma fin quando i nostri sguardi rimangono incollati l'uno all'altra, tenere a freno le emozioni non Γ¨ semplice.
Mi alzo dal divano, prendendomi un momento per tornare a respirare, e mi schiarisco la voce.
Β«Beh, allora ti consiglio di alzare il culo e vedere che puoi fare per migliorare la situazione. Le canzoni di certo non si scriveranno da soleΒ» lo ammonisco, guardandolo con un sorrisetto divertito.
Lui ridacchia, e annuisce, alzandosi dopo di me. Β«Quanta grintaΒ».
Β«Sono una persona che vuole passare subito al sodoΒ» scherzo, facendogli l'occhiolino.
Davian mi posa le mani sui fianchi, e sussulto quando avvicina le labbra al mio orecchio, provocandomi i brividi. Β«Nessun problema, leonessa. Adoro la praticaΒ».
Mi volto per fulminarlo con lo sguardo e gli indico il computer, con un sorrisetto. Β«Allora comincia da quella. Avanti, superstar, sorprendimiΒ».
Se conosco Davian, l'unica cosa in grado di smuoverlo Γ¨ la sfida, perchΓ© so quanto riescono ad accenderlo e spronarlo a dare il meglio di lui. Non serve a nulla stargli addosso, o imporgli regole e scadenze. Ha sempre fatto quello che voleva, ha solo bisogno della giusta spinta.
Β«Va bene, stilista. Come desideriΒ» ridacchia, accendendo un microfono sulla scrivania prima di tornare nella sala registrazione.
Si rimette le cuffie, mentre io mi siedo sulla sedia di fronte la scrivania per poterlo ascoltare, ma prima che possa partire la base, sento rumore da fuori la porta, fino a quando qualcuno non bussa.
Β«Davian, sei qui? Il tuo manager mi ha detto che ti avrei trovato quiΒ».
Sgrano gli occhi e, dato che il microfono per le comunicazioni Γ¨ acceso, anche Davian sente e aggrotta le sopracciglia. Γ una voce femminile, anche se non ho la minima idea di chi si tratti.
Guardo verso di lui confusa, ma lui scrolla le spalle, come se non ne sapesse niente. Quando apre la porta, si ritrova davanti una persona vagamente familiare, di cui perΓ² non ricordo il nome. Deve essere qualcuno di famoso. Ha i capelli rossi perfettamente fonati, trucco marcato sugli occhi e vestiti in perfetto ordine, che esaltano ogni sua curva prosperosa.
Il suo sguardo, però, si trasforma in quello di una serpe non appena scorge Davian, e mi sento già contorcere lo stomaco. Evidentemente, questo luogo non è così intimo come credevo.
Β«Tesoro, ciao. Pronto per il nostro feat? Credimi, sarΓ la hit dell'anno, Γ¨ garantitoΒ».
Gatta morta.
Davian si gratta il capo, e fa correre lo sguardo da me a lei. Β«Karol, avevamo appuntamento?Β»
Lei scrolla le spalle. Β«In realtΓ , non proprio. Avremmo dovuto vederci nel pomeriggio, ma il tuo manager mi ha detto che eri qui, quindi ne ho approfittato per poter fare le cose con calmaΒ» sogghigna, con un'espressione che mi fa venire voglia di alzare i tacchi e andarmene.
Sono decisamente di troppo.
Faccio per alzarmi e, finalmente, la ragazza mi nota, quasi fossi uno scomodo inconveniente.
Fino a prova contraria, sono la sua ragazza.
Β«Oh, tu devi essere la tizia di cui tanto si parla. Ma... Margharet, giusto?Β»
Β«MaisieΒ» ringhio, nello stesso momento in cui lo dice Davian, che si mette accanto a me.
Β«Oh, fa lo stessoΒ» minimizza lei, entrando come se fosse a casa sua, e si toglie la giacca, rivelando un top che lascia ben poco all'immaginazione, come se servisse quello per farsi notare.
Β«Karol, non possiamo riorganizzarci? Sono impegnato con la mia fidanzataΒ».
Lo ammetto, mi piace come suona, e apprezzo il fatto di non sentirmi di troppo in questa situazione, che inizia a innervosirmi.
Β«Ne dubito, tesoro. Il pezzo va inciso quanto prima, Γ¨ scritto nel contratto. Dobbiamo avere il tempo di registrarlo, post produrlo e pubblicizzarlo, in modo che sia presente sia nel mio che nel tuo album. Pensavo anche di farlo uscire come singolo, ho giΓ la mia parte. Tu hai la tua?Β»
Affari, ormai Γ¨ a questo che si Γ¨ ridotta la musica. Adesso capisco cos'Γ¨ che manca a Davian.
Davian mi fissa per un secondo, e sbuffa, arreso. Β«Okay, va bene. LavoriamociΒ».
Lei gli sorride melliflua, avvicinandosi per posargli una mano sulla spalla. Β«L'ultima volta Γ¨ stato interessante collaborare, Γ¨ piaciuto molto a entrambi.Β»
Mi serve solo un attimo per collegare, e poi capisco a cosa si riferisce. Ho la nausea, e la testa comincia a pulsarmi così forte che quasi mi sento mancare le gambe. Karol è la ragazza con cui si stava frequentando mesi fa, quella di cui parlavano i giornali.
Ma certo.
Γ sempre la stessa storia che si ripete, soltanto in momenti diversi. Io che credo di potermi fidare di lui e finisco per vederlo con un'altra donna. Ogni. Fottuta. Volta.
Β«Karol, non mi sembra il momentoΒ» la ammonisce Davian, ma io nemmeno lo sento. Β«Se vuoi registrare il pezzo, va bene, ma Maisie resta qui. Γ questo il suo postoΒ».
Lei mi scocca un'occhiata infastidita, picchiettando il piede in un modo che mi innervosisce ancora di piΓΉ. Β«La canzone Γ¨ anche mia, Davian. E non voglio dare anticipi a nessuno. Mi dispiace, o la registriamo io e te, o salta l'accordoΒ».
Che stronza.
A prescindere da tutto, non avevo intenzione di restare a guardare uno spettacolo raccapricciante. Io e Davian non siamo niente, quindi la sensazione di fastidio che provo Γ¨ assolutamente immotivata, e non voglio alimentarla oltre. Sono di troppo in questa storia,Β mi sono giΓ scottata abbastanza in passato. Ho bisogno di prendere un po' d'aria.
Β«Non c'Γ¨ problema, esco. Voi fate pure quello che doveteΒ» parlo con un tono piΓΉ nervoso del normale e, prima che Davian possa contraddirmi in qualunque modo, ho giΓ afferrato la mia borsa.
Β«Maisie, aspβΒ»
Β«Divertitevi. Sono proprio curiosa di conoscere questa fantastica hitΒ».
Non me ne frega un cazzo di averla data vinta a Karol, o come diamine si chiama, voglio soltanto uscire da lì, perché la situazione era diventata alquanto imbarazzante. E, inoltre, non voglio essere la causa dei guai di Davian, o fargli saltare contratti importanti.
Per un attimo, mi aspetto che lui si opponga in qualche modo, che tenti di farmi restare, dato che Γ¨ stato lui a chiedermi di venire qui... ma non lo fa.
Esco senza salutare nessuno, e sento le lacrime minacciare di venir fuori, perΓ² mi sforzo di ricacciarle indietro. Ogni volta che credo di muovere passi avanti con Davian, mi rendo conto che ricordarmi del contratto Γ¨ l'unico modo per non perdere la testa, ma neanche io so piΓΉ cosa Γ¨ reale oppure no.
Vorrei che qualcosa di noi restasse, eppure continua a scivolarmi dalle mani. O forse nessuno dei due riesce a tenere forte la presa.
Vorrei non essere così dannatamente gelosa, perché dannazione, Karol non ha nulla che le manchi, rispetto a me. à ovvio che abbiano avuto una storia, una reale, non nata da un accordo.
Io sono la ragazza del suo passato, Karol, o chiunque altro sia, Γ¨ il futuro.
Se non avessi accettato l'accordo, non sarei neanche qui.
Resto fuori dallo studio, in una terrazza che affaccia dal retro, e cerco nella mia borsa il pacchetto di sigarette che tengo per le emergenze. Sono troppo arrabbiata persino per andare via, come se avesse senso restare. Non so neanche io quello che voglio.
Β«Se puΓ² consolarti, ti assicuro che non la sopporto neanche ioΒ».
Una voce mi fa sobbalzare, e quasi mi cade di mano la sigaretta che ho recuperato. Si tratta di Asher, che mi fissa confuso, spostando lo sguardo sulla mia mano.
Β«Fumi?Β»
Io sbuffo, facendo spallucce. Β«Ogni tanto. Quando ho bisogno di spegnere la testaΒ».
Non aiuta, lo so. Ma in un momento della mia vita in cui mi sentivo piΓΉ disperata del solito, Γ¨ diventata una sorta di ancora. Una sigaretta per ogni pensiero che vorrei bruciare, in modo da non esserne piΓΉ tormentata. Col tempo Γ¨ diventato piΓΉ un modo per buttare fuori il nervoso, come adesso.
Β«CapiscoΒ».
Io annuisco, contenta che non abbia cercato di farmi la morale, come fa Candice ogni volta. La accendo e aspiro a fondo, alzando la testa in alto per buttare fuori il fumo.
Β«Puoi accompagnarmi a casa, dopo?Β»
Lui resta in silenzio, come se mi stesse scrutando, e alza un sopracciglio. Β«Quindi una ragazza qualunque ti dice di andartene fuori dai coglioni, e tu lo fai? Ti credevo piΓΉ spavaldaΒ».
Le sue parole mi accendono un allarme, e mi volto a guardarlo, innervosita. «Non sono per davvero la ragazza di Davian e, comunque sia, non è che lui abbia fatto tanto per trattenermi. Evidentemente vuole così».
Β«Ne sei convinta?Β»
Okay, lo preferivo quando non parlava.
Β«E cosa dovrei fare, Asher? Il nostro Γ¨ un accordo basato su una carta scritta, nella realtΓ , se lui vuole scoparsela in quel maledetto studio, io non posso dire una parola. Γ la sua vita, e io non c'entro nullaΒ».
Lui non si smuove, anzi incrocia le braccia al petto, come se non fosse minimamente scosso.
Β«Intanto non Γ¨ lei la ragazza a cui ha chiesto di venire qui e, credimi, collaborazioni a parte, non ci porta nessuno. Non ho nessun interesse a difenderlo, ti espongo solo i fatti come sonoΒ».
Non so piΓΉ cosa pensare.
Io finisco la mia sigaretta in silenzio, rimuginando su quello che ha detto Asher. Fidarmi di nuovo di Davian Γ¨ complicato, oltre che rischioso, eppure mi dΓ fastidio l'idea che possa bastare un solo intoppo a far crollare tutto.
Agli occhi della gente, io sono la sua fidanzata e dannazione se glielo farΓ² capire a quella stronza.
Fin quando la luce fuori dalla stanza Γ¨ rossa, vuol dire che stanno registrando, e non ho intenzione di intervenire, anche perchΓ© causerei problemi a Davian. Aspetto che la luce si spenga, con lo stomaco che continua ad attorcigliarsi, e un senso di oppressione al petto che non mi abbandona. Non ho intenzione di restare a guardare e, comunque sia, abbiamo delle regole, maledizione.
Appena la luce si spegne, aspetto qualche minuto, per poi farmi forza per entrare.
Solo che Γ¨ peggio di ricevere una doccia fredda.
La prima cosa che noto, Γ¨ il divano in disordine, con i cuscini a terra. Karol Γ¨ poco piΓΉ avanti, intenta ad aggiustarsi il rossetto, e tirare su la spallina del suo top, come se io non esistessi.
No. No. No. Non puΓ² averlo fatto.
Non Davian. Non di nuovo.
Mi sforzo di parlare, anche se vorrei urlare, dare di matto, o correre via.
Β«Dov'Γ¨ Davian?Β»
Karol si volta verso di me, con l'aria di chi crede di aver vinto una battaglia, e ridacchia. Β«Ha preso l'altra uscita. Γ in bagno a sistemarsi, sai, per mantenere le apparenzeΒ».
Mi sento di vomitare.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma che io sia maledetta se mi permetterΓ² di crollare davanti a lei. Stringo i pugni, e ingoio il groppo che sento in gola, cercando di non perdere la testa.
Davian rientra in studio dopo qualche secondo, sistemandosi la maglia, e io cerco in lui qualsiasi segno, qualsiasi cosa... e non riesco a guardare oltre.
Non voglio tornare a essere la ragazza abbandonata al ballo.
Non voglio soffrire di nuovo, nΓ© essere presa in giro.
Davian alza lo sguardo su di me, poi fissa Karol, e poi il divano... e spalanca la bocca, come se fosse stato colto in flagrante.
Β«MaisieβΒ»
Β«Non credo che ci sia bisogno di dire altro. Mi sembra tutto abbastanza chiaroΒ».
Devo uscire di lì, le mie orecchie devono essersi ovattate, perché non riesco a sentire più nulla.
C'Γ¨ solo il cuore che continua a fare male, la testa che continua a ripetermi che sono stata una stupida a credere che le cose potessero essere diverse. A credere che ci fosse qualcosa da poter salvare.
A quanto pare, Davian Γ¨ ancora il ragazzo che non sa mantenere una promessa, neanche fonte.
Corro via prima che possa dirmi altro, e lo sento urlare qualcosa a Karol, che perΓ² sono troppo sconvolta per sentire.
Voglio solo andare via da qui.
A ferirmi non Γ¨ quello che potrebbe essere successo tra di loro, ma il modo. Come se io non contassi nulla, o non fossi nient'altro che un inconveniente. Che senso ha avuto farmi venire fin qui?
Provo a ricordarmi dove sia l'uscita, ma prima che possa trovarla, un paio di braccia mi sollevano da terra, spingendomi contro il muro.
Β«Maisie, cazzo, ascoltami!Β»
Β«Lasciami andare!Β»
Lui mi blocca, fermando la porta. Β«Non Γ¨ come pensiΒ».
Mi ritrovo davanti la faccia sconvolta di Davian,Β in questo momento vorrei soltanto prenderlo a pugni. Non ho alcune intenzione di ascoltarlo.
Β«Cosa c'Γ¨ da capire, Davian? Cosa?Β» sbotto, spingendo le mani contro il petto per allontanarlo. Β«Avevi voglia di scopartela di nuovo e, complimenti, l'hai fatto. Effettivamente a lei non manca niente, Γ¨ perfetta per te. Bellissima, incredibile, talentuosa, cosa vuoi di piΓΉ?Β»
Lui scuote la testa e, prima che io possa andarmene di nuovo, mi spinge contro la parete, come se fosse piΓΉ arrabbiato di me. Come se le mie parole fossero assurde.
«Mi credi così stronzo, Maisie?»
Io scoppio in una risata amara, rifiutandomi di guardarlo. Β«PerchΓ© non dovresti? Non hai nessun legame con meΒ».
Lui sospira a fondo, e mi impedisce di muovermi, bloccandomi lì di fronte a lui. «Perché non è lei che voglio».
Β«Non fare il santarellino con me, DavianΒ».
«Hai visto soltanto quello che volevi vedere tu, e che lei voleva farti vedere. Sei così convinta di te stessa, che la prima cosa che hai fatto, è stata mettere in discussione me, invece che una completa estranea!»
Anche il suo tono si altera, al punto da farmi alzare lo sguardo.
Γ proprio questo il problema tra me e Davian: la fiducia. E, in questo momento, sono troppo affranta dai pensieri per poter pensare ad altro.
«Perché l'hai già fatto, Davian! Io mi fidavo di te, ti avrei dato il mondo, e tu mi hai ferito! Hai preferito un'altra a me, perché non dovrebbe essere così anche adesso? Dimmi cos'è cambiato!»
Stiamo entrambi urlando e, finalmente permetto a due lacrime di solcarmi il viso, assieme ai singhiozzi cominciano a scuotermi il petto. Succede così quando riesco a tirare fuori quello che sento, dopo anni che ho tentato di reprimerlo e dimenticarlo.
Ho pianto per giorni. Ho cercato per mesi una spiegazione che non Γ¨ mai arrivata.
Lui mi ha lasciata andare, senza che io neanche sapessi perchΓ©.
Davian si allontana, e si morde il labbro, mentre la mano destra gli trema, anche se cerca di nasconderlo.
Β«Volevo che venissi qui per sentire la canzone che avevo scritto per te! Non per Karol, nΓ© per nessuno. Ecco perchΓ© ti volevo qui. Karol non era... previstaΒ».
Mi blocco nel sentirlo, e distolgo lo sguardo, ancora scettica.
Β«Hai scritto una canzone per me?Β» sussurro con un filo di voce.
Β«Sei scappata prima che potessi dirteloΒ».
Β«Come posso fidarmi di te, Davian?Β» sospiro, affranta ed esausta.
La verità è che vorrei davvero lasciarmi andare, ma la paura di ferirmi è sempre lì, pronta a colpire alla prima occasione, come è successo adesso.
Basta anche una pietra, e il nostro equilibrio si infrange, spezzando l'incantesimo.
Lui torna a guardarmi e, giuro di aver visto i suoi occhi diventare piΓΉ lucidi per un istante.
Β«ProvandociΒ».
Β«E se mi faccio male?Β»
Davian sospira, e si avvicina a me, poggiando la fronte sulla mia, ed entrambi tratteniamo il respiro per qualche secondo.
Β«Se ti facessi del male, non me lo perdonerei. Ti permetterei di distruggermiΒ».
Dio mio.
Guardarlo adesso Γ¨ come ricevere un pugno allo stomaco, eppure non riesco a fare a meno dei suoi occhi, come se fossero una specie di magnete a cui non so resistere.
Β«Mi hai giΓ fatto del male una volta, Davian. Le persone non cambianoΒ».
Β«Non accadrΓ ancora, MaisieΒ» sospira, e si allontana, come se fosse lui quello ferito. Mi passa il suo telefono, fissandomi con gli occhi ridotti a due fessure. Β«Se non ti fidi di me, fidati di quello che vedi. Γ la telecamera di sicurezza che ho nello studio, era accesa. Non Γ¨ successo un bel niente, perchΓ© ho chiesto a Karol di registrare la sua parte e andarsene e, nel frattempo, io sono andato in bagno. Ora puoi guardarla mentre monta il teatrino a cui tu hai scelto di credereΒ».
Il cuore mi sprofonda, questa volta per la vergogna. Ho davvero bisogno di vederlo per credere alle sue parole? Che razza di persona sarei se lo facessi?
Il problema Γ¨ solo nella mia testa, sono io a dargli motivo di esistere.
Respingo il telefono, e glielo ripongo tra le mani, serrando le labbra. Β«Non ho bisogno di vederloΒ».
Davian resta a guardarmi, e non dice nulla, rimettendosi il cellulare in tasca.
Sprofonda il silenzio tra di noi, in cui nessuno dei due ha il coraggio di parlare. Ci portiamo entrambi i nostri demoni, e fin quando non avremo il coraggio di andare avanti, sarà sempre così.
Β«Davian?Β» lo chiamo, prima che possa allontanarsi.
Β«Cosa c'Γ¨?Β»
Β«Mi dispiace aver dubitato di te. Il punto Γ¨ che seppure fosse successo qualcosa... non avrei potuto dire niente. Γ la tua vitaΒ».
Davian mi scruta qualche istante, poi azzera la distanza tra di noi, regalandomi uno di quei sorrisetti che adoro. Quelli che sono soltanto miei.
Β«Ma come, e che fine hanno fatto le tue preziose regole?Β»
Β«In veritΓ , la regola numero tre Γ¨ stata un'idea tuaΒ» sottolineo.
Lui ridacchia, e mi prende il mento tra le mani, sorridendomi. Β«Proprio per questo, dovresti sapere che non ho nessuna intenzione di tirarmi indietro. Non Γ¨ Karol la ragazza che voglio, non lo Γ¨ mai stataΒ».
Γ la seconda volta che lo ripete e l'effetto Γ¨ sempre lo stesso: quello di un colpo al cuore e un groviglio di sensazioni a cui non riesco a stare dietro.
Β«Ah no?Β»
Lui scuote la testa, divertito. Β«Credevo fosse chiaroΒ».
Β«Dovrai esprimerti meglioΒ».
Davian scoppia a ridere e, prima di ribattere, mi prende in braccio, forse per evitare che scappi.
Β«Se me ne avessi dato l'occasione, era quello che intendevo fare, leonessaΒ».
Io gli sorrido, piΓΉ tranquilla, come se la tempesta passata fosse solo un lontano ricordo.
Β«Allora ti conviene darti da fare, pirataΒ».
β¨Spazio Autriceβ¨
Perdonate l'attesa, ma ecco finalmente il capitolo aggiornato, come promesso!
Questa volta, ci sono stati un po' di drammi da gestire, ed Γ¨ solo l'inizioπ
Per il prossimo capitolo, tenetevi pronti agli scleri, perchΓ© la tensione aumenterΓ .
Come al solito, ringrazio chiunque vorrΓ lasciare una stellina o un commento, o chiunque stia seguendo questa storia. Anche la singola lettura per me Γ¨ importante, e lo apprezzo tantissimoπ©·
Ci vediamo al prossimo capitoloπ
BαΊ‘n Δang Δα»c truyα»n trΓͺn: AzTruyen.Top