''È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito.''

-Clarice Lispector

Soundtrack: Try – P!nk

Non so come, ma sono sopravvissuta all'intervista insieme a Davian, alle domande assillanti dei giornalisti, all'intrusione di un estraneo a casa mia e ai momenti che sono seguiti.
L'unica nota positiva, è che nei giorni successivi io e Davian abbiamo condotto vite opposte: lui impegnato con la sua carriera, io con la mia.
Sono tornata a casa il giorno dopo l'intervista, non appena Candice è tornata a Londra, e suo padre ha fatto installare il miglior antifurto nel mio appartamento, e ovviamente, la mia migliore amica ha dormito con me fino a quando non mi sono sentita abbastanza tranquilla per restare da sola.

Dio, ripenso ancora a quel maledetto bacio.

L'ho rivisto in ogni angolazione, ripreso da ogni paparazzo presente, ed è arrivato a perseguitarmi persino nei sogni, come un tarlo fisso nella mia mente masochista, che non ha intenzione di andare via.
Vorrei poter dire che è stato forzato, o peggio, che non mi sia piaciuto. Ma sarebbero entrambe delle menzogne, e in questo periodo, ne ho dette già troppe.
Ho mentito a milioni di persone, persino a mio padre, a cui ho dovuto rifilare un'emozionante storia di come io e Davian abbiamo deciso di darci una seconda possibilità. Ho mentito ai miei amici, a chiunque avesse chiesto di me e lui.

Sono esausta per mentire persino a me stessa.

Odio il fatto che sia stato così... bello. Come se fosse reale, e non uno spettacolo da inscenare.
Detesto che anche dopo quasi una settimana, io non riesca ad andare avanti, e in alcune sere, mi pare di sentire ancora il suo sapore sulla mia bocca, e in qualche modo contorto... quel pensiero riesce a farmi dormire meglio.

Avrei dovuto rifiutare questo maledetto accordo, e continuare avanti con la mia vita.

E come se non bastasse, questo è soltanto l'ultimo dei miei problemi.
In cima alla lista, c'è questa dannata attività che mi sforzo di portare avanti, investendo fino all'ultimo dei miei risparmi, e in cui canalizzo ogni briciolo di energia.
Faccio sacrifici, accetto compromessi, e passo ore davanti a carta e matita, e poi al pc, nella speranza che prima o poi qualcosa cambi, che qualcuno mi noti, o che apprezzi ciò che faccio. Che i miei sforzi vengano ripagati, e non soltanto perché sono la fidanzata di qualcun altro più famoso di me, ma perché apprezzano me.
La ragazza che aveva mille sogni nel cassetto, e li ha visti tutti bruciare.
Quella che ha sopportato in silenzio le risatine sommette, le battute sussurrate sottovoce, l'emarginazione sociale e l'ambiente di competizione in cui ho passato anni, affannandomi per essere sempre all'altezza delle aspettative.
Alla fine, non ero mai abbastanza brava. Mai abbastanza creativa. Mai abbastanza socievole. Mai abbastanza magra.

Ci sono giorni in cui mi sforzo di ignorare le voci nella mia testa, e altri in cui mi sembra impossibile, dove tutto mi crolla addosso senza che io riesca a difendermi.

''Tutto questo è poco creativo, Maisie. Impegnati di più.''

''Non realizzerai mai nulla nella vita, non con questi disegni.''

''Sei così ordinaria.''

''Disegni quello che sai che non potrai mai indossare, ragazza polpetta?''

Vorrei urlare.
Dire a queste voci di lasciarmi in pace, e smetterla di tormentarmi. So bene che sono io a dargli il potere di annientarmi ogni singola volta.
Vorrei provarci. Vorrei provare e vincere, una volta tanto.

Eppure la vetta mi sembra irraggiungibile, specialmente in giorni come questo.

È da più di un'ora che provo a disegnare qualcosa, però ogni tentativo si rivela pessimo, e per un attimo, sono tentata di buttare tutto all'aria e scoppiare a piangere.

Cosa c'è di sbagliato in me e in quello che faccio?
Perché nonostante i miei sforzi, mi sembra di non andare mai avanti?
Perché è sempre tutto così maledettamente semplice per gli altri, e mai per me?

A darmi il colpo di grazia, poco prima di pranzo, ci pensa mio padre. Con la coda tra le gambe, gli ho dovuto chiedere un piccolo prestito, dato che nonostante la crescita di visibilità e follower, le mie commissioni rimangano ancora poche, e quel poco che ho guadagnato, mi è servito per l'ordine dei nuovi tessuti, e la riparazione di alcuni neon che si erano rotti.

«Ti servono soldi, Maisie? Fammi indovinare, la tua attività non va bene come vorresti, e tu sei di nuovo al verde».

Odio sentirmi così piccola, e odio che abbia ragione.
Mi sento come se fossi in un vicolo cieco, senza via d'uscita.

Per cosa?

Nessuno mi fa mai un complimento, nessuno si interessa davvero a ciò che faccio, sono tutti troppo impegnati a parlare delle loro vite, delle loro passioni, che sembrano essere sempre più interessanti delle mie.
Nessuno mi vede, o crede in ciò che sto costruendo.
Il pensiero non dovrebbe farmi stare male, ho passato mesi a ripetermi che dovevo crederci io, che mi sarei bastata.
Mi sbagliavo.

Il mio castello di illusioni sta cominciando a sgretolarsi, e io arrivo a fine giornata senza la voglia di fare nulla. Azzerata. Sfinita.
Mi pesa chiedere soldi a mio padre, e mi fa vergognare il fatto di averne bisogno.
Non sono riuscita neanche a pagarmi l'abbonamento della metro, dannazione. È così umiliante.
Non vorrei piangere, vorrei essere più forte di così.

Ma oggi, sono soltanto umana.

«Lascia stare, papà. Fai conto che non ti abbia chiesto nulla, me la caverò da sola».

Riaggancio prima che possa scusarsi, o dire qualsiasi altra cosa.

Mi asciugo in fretta le lacrime quando sento la porta principale aprirsi, e nascondo i fogli accartocciati sotto al bancone. Ho a malapena il tempo di alzare lo sguardo, che una figura imponente e fin troppo familiare mi sovrasta. Mi guarda come se stesse studiando ogni mio particolare.

È Davian.

«Buongiorno, stilista. Dato che hai ignorato i miei messaggi, sono passato all'attacco diretto».

Ah, già. Non ho avuto il coraggio di guardarli, in realtà.

«Cosa ci fai qui?»

La mia voce è più aspra e graffiata del solito, e sinceramente, averlo tra i piedi è l'ultima cosa di cui ho bisogno adesso.
Permettere a Davian di tornare a far parte della mia vita, sarebbe un rischio che non posso permettermi, e io devo ricordare a me stessa che niente di quello che accade tra me e lui è reale, ed è una storia che appartiene al passato.

Sì, Maisie. Anche quel fottuto bacio.

«Pubblico difficile, stamattina» sorride, infilando le mani nelle tasche.

«Non hai ancora risposto alla mia domanda. Ti avevo detto che i nostri contatti si sarebbero limitati al minimo indispensabile, e non ho cambiato idea».

Lui non sembra per niente intimorito dal mio atteggiamento, anzi, avanza verso di me, poggiando le braccia sul bancone per poter incrociare i miei occhi.
Il suo profumo m'investe all'istante, e qualcosa dentro di me si placa, senza che io riesca a spiegarmelo.

«Vorresti dirmi che non ti sono mancato neanche un po', stilista?»

«No, mi sono persino dimenticata che esistessi».

Che stronzata.

Ci ho provato per anni, con scarsi risultati.

Lui alza un sopracciglio, curvando le labbra in un sorrisetto sfacciato. «Ne sei sicura?»

«Assolutamente».

All'improvviso, mi afferra il mento tra le mani, tenendolo con due dita. Mi incatena a lui, e un brivido mi percorre la schiena quando incrocio i suoi occhi.

Verdi come lo smeraldo puro.

Pericolosi come un mare in tempesta.

«Sei una pessima bugiarda, leonessa».

Maledizione a lui.

Cerco dentro di me la forza di ripetere la stessa frase, ma le parole mi muoiono in gola, rifiutandosi di uscire. Un conto è mentire agli altri, un altro è farlo quando quelle iridi mi scrutano dentro, come se volessero leggere ogni mio segreto.

«Cosa stai cercando di dimostrare?»

«Che nonostante l'impegno, i tuoi occhi non sanno mentire. Non a me».

In questo momento, vorrei dargli un pugno dritto in faccia.

Detesto la facilità con cui riesce a comprendermi, e odio che me lo faccia notare. Vorrei essere in grado di respingerlo, eppure ogni volta fallisco. Averlo vicino mi procura tante sensazioni diverse, ma nessuna di queste è spiacevole. A parte quando fa lo stronzo, come adesso.

«Non è la giornata adatta per i giochi, Davian. Dimmi perché sei venuto qui e basta» sospiro, arresa.

Sono stanca persino di combattere, e per oggi ne ho avuto già abbastanza.

Davian cambia espressione, e soltanto adesso, nota la decina di fogli accartocciati dietro al bancone, e una cartellina abbandonata vicino la cassa.

«Cosa succede?»

«Niente di cui tu debba preoccuparti».

Davian però non si arrende, e fa il giro per mettersi dietro al bancone con me, posando gli occhi sui miei disegni, o almeno, quella che dovrebbe essere una parvenza di collezione.

«Posso vederli?» mi domanda, cauto, come se non volesse essere invadente.

«Fai pure, però sono quelli che ho scartato. Non sono in linea... con le tendenze, e per il concorso potrebbero non andare bene» sbuffo, avvertendo un macigno opprimente al petto.

Gli piaceranno? Noterà mai quanta passione c'è in quei prototipi? Quanto di me stessa c'è nascosto?
Non dovrebbe importarmi, eppure mi rendo conto soltanto adesso di quanto avere una persona che possa apprezzare il mio lavoro potrebbe fare la differenza.

Lui afferra la cartellina per guardare i miei bozzetti, e per qualche secondo, io mi dimentico persino come si respira.
Non voglio sembrare un fallimento anche per lui.

Davian li studia uno per uno, e quando torna a guardarmi, mi tremano le gambe.
Conosco quello sguardo, e quel luccichio nei suoi occhi.

«Sono incredibili, Maisie. È come se riuscissi a vederti in ogni disegno».

Penso che sia la cosa più bella dopo giorni, e stento a credere che provenga dalle sue labbra. Però sono sicura che sia il suo vero pensiero. Magari potrebbe far parte della recita, e del ruolo del fidanzato premuroso che si impegna a ricoprire.

«La gente non la pensa come te. Sono una stilista ordinaria, che disegna cose ordinarie».

Così mi hanno detto.

Quando non hai nessuno che crede in te... portarne da sola il peso è difficile.
Avrei voluto parlare tante volte dei miei progetti alle mie amiche, però nessuna ascoltava davvero, a parte Candice.
Davian mi guarda, con quell'intensità tale da mozzarmi il fiato. Dopo anni, l'effetto non è mai cambiato.

«Non potresti mai essere ordinaria nemmeno nella prossima vita, Maisie. Quello che fai, merita di essere notato. Sei nata per questo.»

«Mi hanno sempre detto il contrario».

Lui scuote la testa, e posa la cartellina solo per avvicinarsi di più a me, e posarmi le mani sulle mie spalle. Non stacca gli occhi nei miei, e mai l'ho visto tanto determinato e serio, come se fosse convinto di ogni parola.

«Che si fottano. Un giorno, li saluterai dall'alto e gli farai il dito medio. Hai un talento incredibile, Maisie, e solo gli invidiosi ti diranno il contrario» mi sussurra, spostando una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.

Persino in una giornata nera, con poche e semplici parole Davian è in grado di far entrare uno spiraglio di luce dentro di me, che mi dà abbastanza forza per rialzarmi e riprovarci ancora, pur avendo contro ogni probabilità.

Il mondo della moda non è semplice, ma per qualche motivo, io non voglio arrendermi.

«Lo pensi sul serio?»

Lui annuisce, con un'espressione talmente intensa che fatico a respirare. «Ogni singola parola».

Fidarmi di Davian, anni fa, è stato semplice, adesso la faccenda è più complicata.
Ho il timore di ogni sguardo, di ogni pezzo di me che gli mostro, temendo che finirò scottata come l'ultima volta. Mi sembra di camminare su un filo appeso nel vuoto, in cui ogni mossa potrebbe essere quella fatale.
Eppure eccomi qui, pronta a muovere passi avanti, pur non avendo certezza di cosa mi aspetta.
Se cadessi, questa volta non ci sarebbe nessuno a riprendermi, come non c'era la scorsa volta.
Soltanto io e i miei tentativi di non apparire distrutta.

«C'è soltanto una cosa che manca» mi sussurra, senza allontanarsi.

«Quale?»

«La tua voglia di dimostrare al mondo chi sei».

Io mi mordo le labbra, e mi allontano quanto basta per riprendere fiato, e mettere ordine tra i miei pensieri. Quando Davian è nei paraggi, è una cosa che mi viene maledettamente difficile.

«E quindi cosa dovrei fare, superstar? Qual è il tuo saggio consiglio per me?» sbuffo, esasperata.

Lui mi rifila uno dei suoi sorrisetti, di quelli che non promettono niente di buono. Si allontana per aumentare il volume della radio, e la musica mi arriva più forte, mentre lui muove la testa al ritmo della canzone.

«Scegliamo della buona musica, e ci mettiamo al lavoro. Lascia libera la tua mente di creare quello che vuoi. Fallo come se ti divertisse, non come se fosse un peso» mi fa l'occhiolino, e va nel lato maschile per prendere alcuni vestiti esposti, correndo a provarli.

Non so come la cosa possa riuscire a sbloccarmi, però il peso che sentivo fino a poco fa è diminuito, e la giornata forse ha qualche possibilità di ribaltarsi.
Davian mi provoca indossando alcuni dei miei outfit, simulando quella che secondo lui è una perfetta camminata da modello a ritmo di musica. Scaccia via la malinconia e la paura di non essere abbastanza, e io scoppio a ridere come non facevo da mesi.

«Ti assicuro che li indosserei tutti, dal primo all'ultimo».

In questo preciso istante, non stavo affatto valutando la possibilità di vestiti su te, maledetto pirata.

Allontano immediatamente quel pensiero, e provo a seguire il suo consiglio, immaginando di dover realizzare una collezione che sia soltanto mia, e per nessun altro. Come io la vorrei, e non come dovrebbe essere.

Fanculo ai trend del momento, o le forme più ricercate. Voglio qualcosa che mi rappresenti.

Davian sorride nel vedere la mia espressione determinata, e mi incita a mettermi al lavoro, consigliandomi persino come poter combinare i tessuti, e offrendomi delle piccole dritte puramente soggettive. In realtà, i suoi consigli danno vita ad altre idee, come se fossi un fiume in piena d'ispirazione.

Immagino abiti che mi piacerebbe indossare, mi libero di ogni restrizione, e di qualsiasi altra cosa mi sia stata detta in passato.

Fanculo, non sarò mai una persona ordinaria.

«Le idee sono sempre state dentro di te, Isie. Avevi soltanto bisogno di una piccola spinta» mormora Davian, quando gli mostro quelli che a mio parere sono i primi due bozzetti definitivi.

La strada è ancora lunga, ma è comunque un inizio, ed è molto più di quello che credevo avrei ottenuto oggi.

«E se alla commissione non piacerà? Vanno contro le tendenze, contro... quello che si aspettano».

Davian si siede accanto a me, e torna a scrutarmi con quei suoi dannati occhi smeraldo, che rappresentano la mia paura più grande.

Neanche a farlo a posta, il colore verde è il protagonista dei miei primi due prototipi.

«Non c'è nulla di male nell'andare contro corrente. Ti renderà unica, perché ti rifiuti di seguire gli altri».

Vorrei che fosse così semplice, però l'esperienza mi ha sempre dimostrato l'esatto opposto.

«Vorrei davvero arrivare in cima a quella vetta, Davian. Solo che a volte... mi sembra impossibile».

Non so neanche perché gli confido certe cose, forse le ho tenute dentro di me troppo a lungo, soffocandole in ogni modo possibile, e adesso ho raggiunto il culmine.

Sono andata via di qui col cuore in pezzi, ed è qui che sto iniziando a ricomporlo.

«Tu sei arte, Maisie, e nessuno può metterti limiti. Se è quello che ami fare, allora continua fino a quando sarai vecchia. Sono sicuro che raggiungerai quell'agognata vetta, e io sarò qui a godermi lo spettacolo».

Vorrei davvero che restasse, e il solo pensiero mi fa stringere il cuore.
Se tutto questo finirà, non voglio illudermi di false speranze.

«Attento, è una promessa importante da fare».

«Mi assicurerò di mantenerla, qualsiasi cosa accada. Non ti lascerò sola, e crederò sempre in te. Diventerai la leonessa che andrà alla conquista di tutte le passerelle».

Scoppio a ridere, e le sue parole mi sollevano dalla tristezza, come se fosse un ricordo lontano. «E tu sarai il pirata che riempirà il Wembley Stadium, e ogni altro stadio dell'intera Europa».

«Puoi giurarci» ridacchia, in un attimo in cui tutto questo non mi pare finzione.

Almeno, non a me.

L'unica mia certezza, è che questa situazione ci sta sfuggendo dalle mani, e nessuno dei due fa nulla per fermarla.
Non mi ero resa conto di aver bisogno di qualcuno che portasse luce in questa giornata, fino a quando non è arrivato Davian.

Vorrei aggiungere altro, ma questo silenzio tra noi è sufficiente, non serve riempirlo di parole inutili. Sto per poggiare la testa sulla sua spalla, quando Davian guarda l'orario sgranando gli occhi, e si alza di scatto, come se avesse dimenticato qualcosa di vitale importanza. O come se volesse allontanarsi.

«Devo andare, Maisie. Ho un appuntamento importante, e non posso rimandare».

Avverto un tuffo al cuore, ma lo ignoro, facendo finta di nulla.

Cosa pretendevi, Maisie? Che restasse qui per sempre?

«Vai pure, non ti trattengo oltre. Non sei obbligato a restare».

Lui farfuglia qualche scusa, però sono troppo impegnata a rialzare le mie barriere per capire cosa dice. Il messaggio mi arriva forte e chiaro, non serve aggiungere altro.

Ha altre priorità, e non posso pretendere di essere una di quelle.

Davian mi guarda dispiaciuto, ma io scuoto la testa quando tenta di dire qualcosa, bloccandolo prima che possa parlare.

«Grazie per l'aiuto. Dirò sui social che la tua presenza qui oggi mi ha risollevato l'umore».

E non sarebbe una bugia.

«Se potessi, resterei».

«Non serve, dico sul serio. Com'era la frase» faccio finta di pensarci, e gli rivolgo un sorrisetto. «Vai per la tua strada, e non voltarti indietro, giusto?»

Davian sbianca, e io mi detesto per aver aperto di nuovo un solco tra di noi.

Non posso farmi coinvolgere più di quanto non sia già.

«Vedo che non lo hai dimenticato».

«Ti assicuro che l'ho scolpito a fuoco nella mente».

Il labbro mi trema, e mi sforzo di nasconderlo mentre lui esce in fretta dal mio negozio, lasciandomi di nuovo sola.

A volte è difficile capire quale sia la vera faccia di Davian, e stargli dietro mi provoca un mal di testa atroce.

Ma nonostante tutto, faccio comunque tesoro delle sue parole, perché mi hanno aperto gli occhi su cosa è importante, e cosa mi serve per potermi smuovere da questo stato di trance.

Continuare a riprovarci, perché la scalata verso la vetta non è finita, è appena iniziata.

Solo una cosa mi smuove dai miei pensieri, ed è la notifica di un messaggio, da parte di un anonimo.

Il cuore si ferma un istante, e io sgrano gli occhi, incapace di dire altro.

Merda.

Anonimo: Credi che sia finita qui? In realtà, ho appena iniziato a giocare, e stavolta intendo vincere la partita. Io e te abbiamo un conto in sospeso.

Purtroppo l'AI non è molto collaborativo, quindi vi propongo questa versione in stile cartoon, che però rappresenta a pieno la scena.
Oggi vi ho lasciato con un po' di suspence nel finale🌝

Cosa credete accadrà adesso?🌝
Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi. Grazie a chi vorrà lasciare una stellina al capitolo per supportarmi, e a chi sta seguendo la storia fino a questo capitolo.

Ci vediamo presto col prossimo aggiornamento🤍