''Era dolce e bello sapere che tra loro due c'erano segreti che tessevano una vita sottile e leggera sull'altra vita, quella reale.''

-Clarice Lispector

Soundtrack: All About Us – Jordan Fisher

La prima cosa che sento non appena apro gli occhi, è l'odore del caffè, accompagnato da un profumo dolce di qualcosa che non riesco a indentificare, ma che mi scatena un appetito non indifferente.

Questo sì che è un buongiorno con i fiocchi.

Mi stropiccio gli occhi, e mi infilo al volo una maglia di cotone prima di trascinarmi in cucina per vedere cosa succede, spinto soprattutto dalla curiosità.
Mi blocco alla fine del corridoio, e devo sbattere le palpebre più e più volte per essere sicuro di non star ancora sognando.

Maisie è nella mia cucina, che armeggia con una padella mentre scuote la testa, canticchiando una canzone sottovoce, vestita soltanto con la stessa maglia oversize di ieri sera, e dei pantaloncini da ciclista che le fasciano le gambe in un modo decisamente illegale.

Se sono in paradiso, lasciatemi morire qui.

Rimango a osservarla con le braccia incrociate, completamente immersa nel suo mondo, e ignorare la sensazione che mi provoca si rivela più complicato del previsto. Se fosse possibile, pagherei qualsiasi cifra per avere visioni del genere ogni mattina. Quando intravedo la Maisie spontanea, che non ha bisogno di fingere o apparire indistruttibile, come se niente potesse toccarla o ferirla.
Mi avvicino di soppiatto, e devo trattenermi per non ridere quando mi siedo sullo sgabello alle sue spalle, con una mano appoggiata sotto il mento, in attesa che mi noti. Lei si gira dopo poco, e quasi strozza un urlo, portandosi una mano al petto.

«Canaglia! Mi hai fatto prendere un infarto» sospira, gelandomi con un'occhiata.

Io alzo un sopracciglio. «Sei in casa mia, non dovresti essere sorpresa di vedermi».

Lei mette le mani sui fianchi, e che Dio mi perdoni, è una posa fin troppo sexy e autoritaria. «Le persone normali dicono ''Buongiorno''» mugugna, tornando a quella che credo sia un'omelette.

Io ridacchio, e mi alzo per arrivare al suo fianco, e mi abbasso fino a sfiorarle l'orecchio, poggiando il mento sulla sua spalla.

«Buongiorno, leonessa» le sussurro, provocandole un brivido che non mi sfugge.

Lei deglutisce, e si volta lentamente verso di me, fissandomi con quegli occhi azzurri che sono in grado di trafiggermi con un solo sguardo. «Avrei dovuto aggiungere alle regole una voce sulle distanze di sicurezza».

«Ti senti in qualche modo minacciata?» ridacchio, drogandomi del suo profumo simile a quello delle rose.

«Piantala, superstar, oppure sputerò nella tua omelette».

«Potrei mostrarti un modo più proficuo per scambiarci saliva» mormoro, prima di muovere un passo più indietro per allontanarmi, con un sorrisetto sfacciato dipinto sul viso.

Con lei non riesco a trattenermi, anche se so che dovrei.

Vedo le sue guance colorarsi leggermente di rosso, e si rifiuta di rispondermi, rigirando un paio di volte l'omelette perfettamente dorata, prima di impiattarla e spingerla verso di me.

«Non montarti la testa, è solo per ringraziarti... dell'ospitalità. Mia madre mi ha insegnato poche cose, tra queste c'era la sottile arte di saper essere riconoscente. Spero di non aver detto troppe cose imbarazzanti, ieri sera».

Ho sempre apprezzato questo lato di lei. Anche quando eravamo adolescenti, Maisie non esitava mai a dire grazie, nonostante il suo orgoglio e il suo essere testarda. Non parla spesso di sua madre, e mi sorprende che l'abbia nominata.

«Non c'è bisogno di ringraziarmi. Eri sconvolta, non ti avrei mai lasciato lì e avrei voltato le spalle, senza neanche sapere chi cazzo è il maniaco che ti ha aperto casa».

Maisie incupisce il suo sguardo, e un velo di preoccupazione le passa sul volto. Si morde il labbro un paio di volte, esitando a mangiare la sua colazione, che prevede succo d'arancia e un'omelette più piccola della mia, almeno la metà.

«Mi ha chiamato la centrale di polizia, stamattina. Dicono che non hanno trovato prove evidenti per aprire un'indagine dato che si tratta di un episodio isolato. Hanno dato la colpa a qualche teppista di quartiere che aveva voglia di fare scherzi» mi spiega con un'espressione rassegnata e un'alzata di spalle.

Puttanate.

«Potrebbe essere, ma è meglio che resti qui fin quando non tornano Candice o tuo padre» mi interrompo, rivolgendole un sorrisetto per smorzare la tensione. «E poi, renderebbe ancora più credibile la nostra relazione».

Lei sbuffa, e io ne approfitto per scattare una foto alla sua mano abbastanza vicina alla mia, riprendendo anche la colazione. Postare foto della nostra routine ci aiuterà, o almeno così ha detto Albert, il mio agente.

«Che spasso» brontola lei, dando un paio di morsi alla sua colazione, prima di bere almeno metà del suo bicchiere.

Se si fosse trattato di qualsiasi altra, il pensiero mi avrebbe reso irrequieto, mentre con lei mi sembra quasi... naturale. Averla qui, fare colazione, vedere film la sera. Tutto fottutamente familiare.

«A tal proposito, devo dirti due cose.»

Maisie solleva la testa per guardarmi con un'aria interrogativa, e mi incita a continuare con un gesto della mano, quasi impaziente.

«Ieri ho sentito il mio agente, e mi ha anticipato un appuntamento che avrei dovuto avere la settimana prossima, per parlare del mio disco in un programma televisivo. Alex Sharman, il presentatore, vorrebbe intervistarci entrambi, se per te va bene. Il mio agente mi ha consigliato di cavalcare l'onda, e rilasciare un'esclusiva adesso che la notizia è fresca, il tutto in diretta tv».

Lo ammetto, mi sembro un perfetto idiota mentre parlo, perché quanto meno avrei dovuto dare il tempo a Maisie di organizzarsi per una cosa del genere, ma il punto è che spesso neanche io gestisco i miei stessi impegni. La maggior parte delle volte, mi devo limitare a eseguire.
Maisie non parla, e il suo silenzio quasi mi spaventa, e ho il timore che possa abbandonare tutto da un momento all'altro.

«Okay, va bene. Era parte dell'accordo, anche se non ero pronta a finire direttamente in televisione» sospira, prendendo un profondo respiro. «Dovremo accordarci su cosa dire, o non sembrerà credibile».

«Direi che possiamo attenerci alla versione reale del nostro incontro, e renderlo più... romantico e pieno di scintille» ridacchio, beccandomi un'occhiata fulminante.

Bene, ora viene la parte più difficile.

«Ah, quindi non posso dire che in realtà ti detesto?» sogghigna lei, con un'espressione divertita.

«Sappiamo entrambi che non è vero, stilista» le sussurro, avvicinandomi a lei. «Nel caso te ne fossi dimenticata, ieri hai detto che adori le mie mani su di te».

E Dio solo sa quanto mi è venuto duro nel sentirla, ma questa è un'altra storia.

Lei digrigna i denti, e mi rivolge il dito medio, senza però negarlo.

«Era il Gin Lemon a parlare» mugugna, senza finire la sua colazione, ormai fredda. «Qual è la seconda notizia?»

Io prendo coraggio, e mi alzo per recuperare una piccola scatola da un cassetto, consapevole di mettere a rischio la mia incolumità.
Prima di parlare, le prendo il mento tra le dita, facendole alzare il viso in modo che mi guardi, e quell'azzurro profondo delle sue iridi mi colpisce fino a farmi male. Sono occhi profondi, immersi in un mare di emozioni diverse, e capaci di tormentarmi in ogni mia notte da anni.

«Soltanto un piccolo simbolo, degno di una grande storia» le sussurro, prima di aprire la scatola con dentro un anello di fidanzamento.

Conoscendola, avrebbe voluto qualcosa di semplice e poco appariscente, infatti questo è in oro bianco, con un diamante elegante al centro.

Maisie lo guarda a bocca aperta, con un'espressione scioccata. Apre e chiude la bocca un paio di volte, e posso vedere il groppo in gola salire e scendere, assieme a un leggero tremore della mano.

«Addirittura un anello? Non credi sia... troppo?»

«Se lo indossassi all'intervista, il giornalista lo noterebbe sicuramente, e sarebbe tutto molto più... naturale e romantico. Lo noterebbe lui, noi non faremo altro che fargli cadere l'occhio» mormoro, imbarazzato quanto lei.

Maisie torna silenziosa, e questi suoi momenti mi spaventano più di quando parla. Concentra in pochi attimi tutti i suoi pensieri, e non so mai quale sarà la sua reazione. Niente di lei mi è mai sembrato scontato.

«E adesso che farai? Ti metterai in ginocchio e mi dichiarerai il tuo amore?» ridacchia, con una risatina nervosa.

Mi metterei sulle ginocchia molto volentieri, però gli scenari che mi vengono in mente hanno ben poco a che fare con un anello.

«Ti piacerebbe vedermi ai tuoi piedi?» la provoco, avvicinandomi ancora.

«Non sai quanto» sogghigna, sporgendosi verso di me senza alcun timore.

Io le afferro le cosce, e la strattono più vicina, e i miei palmi si stringono attorno alla sua pelle calda, sospirando per il contatto.

«Attenta, stilista, o inizierò a pensare che tu stia tentando di provocarmi».

Lei non cede, e mi fissa determinata a vincere questa battaglia silenziosa tra di noi, fatta di punzecchiamenti e frasi non dette.

«E se fosse proprio il mio intento?»

«Allora mi metterei in ginocchio, ma solo per ricordarti quanto ti piacevano i movimenti della mia lingua, e farti pregare per averne ancora» le sussurro, assicurandomi di scandire lentamente ogni parola, con un tono roco e profondo.

Porca puttana, se lo farei.

Maisie spalanca la bocca, e le sue guance si tingono di un rosso più acceso, col respiro più affannato. Soltanto immaginarmi nel mezzo delle sue gambe, mi basta a farmelo venire duro come il marmo, assieme a una brama famelica di possederla, e rendere reale ogni mia fottuta fantasia.
Sarebbe il mio banchetto personale, e non mi sazierei neanche dopo anni.

Il desiderio tra di noi è palpabile, così come la tensione che ci attrae, nonostante facciamo del nostro meglio per ignorarlo. Il suo corpo risponde al mio, riconosce i miei gesti, implora di avere anche solo un assaggio di paradiso. Il problema, è che dubito che saprei fermarmi o accontentarmi delle briciole.

Mi prenderei tutto.

Maisie si china in avanti verso di me, e per un istante, nutro la speranza che possa mandare tutto al diavolo, solo che la sua bocca si sposta verso il mio orecchio, aprendosi in un ghigno soddisfatto che riesco a intravedere.

«Ti converrà usare questa fantasia per quando sarai solo sotto la doccia, pirata».

Leonessa, non mi arrendo facilmente.

«E tu a cosa penserai?» replico, tenendo ancora le mani ferme sulle sue gambe.

Lei assottiglia il suo sguardo, e a giudicare dal suo sguardo, deduco di aver concluso in parità questa partita, con una certezza che diventa sempre più solida: avvertiamo entrambi la stessa tensione.

«Questo non è affar tuo, superstar. Ora infilami questo bell'anello, e impegniamoci a rendere questo fidanzamento la notizia del secolo».

Nonostante tutto, non posso fare a meno di ridere per il suo cambio d'atteggiamento, e faccio come dice. Le infilo l'anello sull'anulare sinistro, reprimendo il brivido che mi percorre la schiena.

Sembra fatto a posta per essere al suo dito.

Una fitta di dolore mi colpisce al petto, e per un attimo, nessuno dei due ha niente da dire. Restiamo così, a riempire il silenzio con degli sguardi che valgono anche più di mille parole.

«E sappi che l'anello me lo terrò come compenso».

La voce di Maisie rompe l'incantesimo, e io scoppio a ridere, ricordandomi perché questa ragazza anni fa mi ha completamente fottuto il cervello.

«Sei tremenda».

«Ho soltanto imparato dal migliore» mi risponde, regalandomi un ultimo sorrisetto prima di sparire in camera sua per prepararsi.
-
Un'ora più tardi, siamo diretti verso il centro di Londra, giusto in tempo per la trasmissione a cui dobbiamo partecipare. Mi sistemo il colletto della giacca di jeans che ho preso dall'atelier di Maisie, e sono sinceramente soddisfatto di come mi calza. Non li indosso soltanto perché sono parte del nostro accordo, credo davvero che siano fantastici, e meritano l'occasione di essere visti e apprezzati come devono.

Maisie, come al solito, è impeccabile. Indossa un abito in costine azzurro, che le fascia perfettamente tutti i punti del corpo, e un blazer di ecopelle che la ripara dal freddo, dato che l'autunno è alle porte.
Oggi, Londra è più nuvolosa del solito, e l'aria umida incrementa il freddo, facendo rabbrividire persino me.

«Sei nervosa?» le domando, guardando la sua faccia assorta nei pensieri fin da quando siamo usciti di casa.

Maisie scuote la testa, senza però guardarmi.

«Non mi va molto di parlarne. Ti ricordo che questo io e te... non esiste. Non diventeremo confidenti perché mi hai messo un anello al dito».

Ed eccolo, l'elefante nella stanza.

Per quanto Maisie possa essere cambiata negli anni, su alcune cose è rimasta la stessa che conoscevo. So che i grandi gesti la mettono a disagio, e ammetto che neanche io ero esattamente convinto. Voglio solo darle l'opportunità di farsi valere, e io di far placare le voci in circolo su di me, in modo che possa concentrarmi sulla mia musica. È quello il motivo che mi ha spinto verso la mia scalinata verso il successo, quella voglia di esprimere melodie, accordi, ritornelli ed emozioni che riesco a tirar fuori soltanto davanti a un microfono. Il desiderio di poter arrivare a sentire gli altri cantare le mie canzoni, e vedere in essi le emozioni che vorrei trasmettere. Vorrei solamente restare eterno, in qualche modo.
Ma quello che non voglio in nessun modo, è mettere a disagio Maisie.

«Ehi, guardami» prendo il suo volto tra le mani, e prima che Asher ci fermi fuori lo studio di registrazione, mi prendo un momento per parlarle. «Se c'è qualcosa che ti mette a disagio, puoi dirmelo. Se indossare quell'anello per te è troppo, basta una parola e me ne libererò. Continuo questa storia soltanto se sei d'accordo anche tu, altrimenti può finire anche adesso».

Sono sincero? Sì.
Mi sentirei sconfortato all'idea di vederla allontanarsi? Sì.

Ma d'altronde, è una cosa a cui sono abituato. Dovrà accadere, prima o poi.

Maisie sospira, e per un attimo sostiene il mio sguardo, prima di scuotere la testa.

«No, va bene. Sono soltanto agitata al pensiero di essere in televisione. Ormai è tardi per tirarsi indietro, e non ho intenzione di fare la codarda».

Sempre così determinata, non è cambiata neanche su questo.

Io annuisco, e scendo dalla macchina per poterle aprire la portiera dal suo lato, prendendola poi per mano davanti alla schiera di fotografi posti ai lati della nostra macchina, che cercano di accaparrarsi la foto migliore.

Maisie si irrigidisce nel notarli, come la scorsa notte, e quello sguardo nei suoi occhi mi tortura. La attiro a me in modo che non sia troppo esposta, e prima di entrare, sposto la mia mano verso il fondo della sua schiena, chinandomi fino a raggiungere il suo orecchio.

«Diamogli qualcosa che valga la pena fotografare, leonessa».

Non ragiono, mi lascio semplicemente guidare dall'istinto.

Forse sono un dannato egoista, ma non m'importa.

Le poggio una mano sulla guancia, e prima che lei possa uccidermi, avvicino il volto per posare le labbra sulle sue, catturandole la bocca in un bacio profondo.

Cazzo, il suo sapore.

Lei è rigida contro di me, e sono abbastanza sicuro che stia ringhiando un insulto tra i denti, però io la attiro di più a me, e lei non ha altra scelta che assecondarmi, mordendomi così forte il labbro inferiore al punto che sento il sapore del sangue sulla punta della lingua.
È un bacio che sa di mille emozioni, tutte tremendamente reali.

Dura meno di qualche secondo, eppure il suo sapore è comunque in grado di stordirmi, come se fossi incapace di pensare a qualsiasi altra cosa che non siano le sue labbra morbide, o il modo in cui combaciano con le mie.

Ho passato cinque anni a immaginarle.

Staccarmi mi fa quasi male, e quando torno a guardare Maisie, nei suoi occhi c'è dipinta un'espressione che non saprei decifrare, che però non somiglia per nulla all'odio che dice di provare per me.

«La prossima volta che lo rifai, giuro che ti ammazzo, Davian» sibila, faticando a respirare.

Soltanto adesso noto le sue guance arrossate, e la gola che pulsa più forte, assieme alle labbra umide che mi viene voglia di tornare a tormentare.

Una dipendenza.

Ecco cosa è lei per me.

Io le sorrido, e la conduco all'interno, dove ci attende tutta la troupe televisiva, pronta a sistemarci per l'intervista.

«Vorresti dire che non ti è piaciuto?» le sussurro, mentre camminiamo.

«Non rientra nelle nostre regole» ringhia, dandomi una gomitata.

«Te l'avevo detto che andavano riviste» ridacchio, beccandomi un altro pizzico sul fianco.

Maisie ha pronta la risposta sulla punta della lingua, ma è costretta a tacersi, perché un gruppo di persone si avvicina a noi, tra cui anche Alex Sharman, il presentatore. Lo riconosco dalla sua chioma inconfondibile di capelli rossi, e l'accenno di barba sul mento. Vedo la sua faccia ormai in quasi tutti i programmi televisivi.

L'interno dello studio è abbastanza elegante, e l'aria più grande è attrezzata appositamente in quella che sembra la replica di un comodo salottino per scambiare due chiacchiere. Ci sono due divani di ecopelle rossa posti uno accanto all'altro, e un tavolino basso tra di loro, con acqua, tè e altri stuzzichini vari. Dietro di essi, c'è costruita una finestra a quadroni in vetro, con attorno vari vasi di piante e fiori che contornano la scena.

«Oh, Davian! Che onore avere qui il ragazzo più chiacchierato del momento, con la donna più discussa dell'intera settimana» ridacchia, presentandosi anche a Maisie, e le fa l'occhiolino. «Mia cara, lasciati dire che le foto non ti rendono giustizia. Davian è davvero un uomo fortunato» ammicca.

E se tu invece non la smetti di guardarla come un cane un calore, sarai un uomo morto.

«Ehm, grazie... suppongo» ridacchia Maisie, a disagio.

Alex per fortuna salta i convenevoli, e dopo che alcuni addetti ci sistemano il trucco per le luci, ci fa accomodare su uno dei divanetti, e io mi affretto a far scivolare Maisie più vicina a me, sfiorandole la gamba nuda con la mano, muovendo il pollice con dei movimenti circolari. Lei però mi fulmina con lo sguardo, nonostante non mi sfugga il modo in cui la sua pelle rabbrividisce al mio tocco, e ha un piccolo sussulto.

«Che cazzo fai?» mi bisbiglia, nervosa.

Io mi avvicino al suo collo, e le lascio un leggero bacio sul collo, gustandomi anche il minimo contatto.

«Mi prendo cura della mia fidanzata» bisbiglio, schiarendomi la gola quando poi Alex ci raggiunge, e ci avvisa che sta per far partire la diretta.

Le regole di questo programma ce le hanno già elencate, ossia che si basa sulla sorpresa della diretta, quindi non ci verranno svelate le domande che porranno su di noi, né come si svolgerà.

«Buongiorno, popolo di Londra. Oggi ho l'onore di avere qui la star del momento, il playboy più desiderato dalle ragazze, e un cantante eccezionale» si prende un momento, e quando le telecamere mi inquadrano, io cerco di rivolgere il sorriso più spontaneo che mi riesce, mentre Alex urla il mio nome. «Davian Harthley, accompagnato dalla sua nuova fiamma, Maisie, anche detta la donna del mistero» ridacchia, probabilmente nel tentativo di far ridere anche il suo pubblico. «Non vediamo l'ora di saperne di più su di loro!»

Maisie è agitata, non mi serve molto per capirlo. Muove nervosamente la gamba, e si limita a un timido saluto, mentre gira e rigira i suoi anelli tra le mani. Io gliene stringo una, e continuo ad accarezzarle distrattamente la gamba, nel tentativo di calmarla.

Direi che è arrivato il momento di entrare in scena.

«Siamo qui a posta, Alex. Sinceramente, sono stanco di dover nascondere la mia vita sentimentale al pubblico, ed è arrivato il momento di mettere la testa a posto, serviva soltanto la donna giusta, capisci cosa intendo?» gli faccio l'occhiolino, nello stesso momento in cui sposto un braccio attorno alle spalle di Maisie.

Lui pare addolcirsi per il gesto, e si volta verso Maisie, con un'espressione che mi fa ribollire il sangue, come se la stesse spogliando con gli occhi.

Coglione depravato.

«Allora, Maisie, che ne dici di raccontarci di più su di te? La vita di questo mascalzone la conosciamo bene. Come vi siete conosciuti? Dai, forza, spillaci i dettagli più piccanti» la incita, sorridendole compiaciuto.

Per un attimo, ho l'impressione che Maisie stia per dare di matto, o fuggire via, e invece riesce ancora a sorprendermi. Schiude le labbra in un sorriso che riesce a contagiare persino me, e ridacchia vivacemente, stringendo la mia mano.

«Oh, non credo di essere poi tanto interessante. Ho solo fatto perdere la testa allo scapolo più bello di Londra, che sarà mai?» scoppia a ridere, facendo l'occhiolino ad Alex.

«Ragazza, tu già mi piaci!»

Buffone.

«In realtà io e Davian ci conosciamo dai tempi del liceo, quando insomma... per me era soltanto Davian, il ragazzo più popolare e bello della scuola. Ci siamo... frequentati per qualche mese, solo che poi la mia partenza per l'America ha rotto l'incantesimo, e ci siamo persi di vista per svariati anni. Poi due settimane fa torno a Londra, e casualmente lo incontro» sorride, come se il ricordo le facesse davvero rivivere momenti piacevoli. «Da lì in poi, ci siamo resi conto che il tempo non ha mai spento quello che c'è tra me e lui, stava soltanto aspettando il giusto momento per tornare a travolgerci».

La parte peggiore del suo modo di parlare, è che non riesco a vedere traccia di alcuna finzione, e nessun tentennamento da parte sua, al punto che mi viene da chiedermi se sia davvero solo scena, o se ci sia altro nelle sue parole.

Di una cosa sono certo, Maisie mi ha letteralmente travolto.

Alex la ascolta assorto, e continua a farle domande sul nostro rapporto, e su dettagli che sinceramente non reputo rilevanti. Mai una volta che ponga una domanda su di lei, o che sia interessato a farla conoscere al pubblico, e la cosa inizia a darmi sui nervi. Non voglio che Maisie passi soltanto come mia fidanzata, così intervengo.

«Una delle cose che più amo di Maisie, è la sua abilità nel creare. È una stilista emergente, ma io sono pronto a indossare ogni sua creazione. Sono fortunato a poterle vedere in anteprima, perché ha un talento non indifferente».

Lei si volta a guardarmi, quasi commossa, o almeno, io riesco a notare i suoi occhi luccicare di un'emozione sincera, che non ha niente a che fare con l'accordo.

Alex pare sorpreso. «Maisie, non credevo che questi abiti fossero tuoi. I miei più sinceri complimenti».

Lei lo ringrazia, e mi accarezza il dorso della mano, sorridendo. «Anche io sono fortunata a poter sentire ogni sua canzone in anteprima, o quando a volte le canticchia nel sonno, e mi chiede se può scrivermele sulla pelle mentre siamo abbracciati, in modo che non possa dimenticarle».

Era quello che le dicevo quando stavamo insieme.

Il ricordo mi colpisce come una freccia dritta al cuore, che mi lascia sanguinante e dolente. Ricordo le sue risate, la penna che lasciavo scorrere sul suo corpo nudo, i baci che sapevano di sogni realizzati.

«Oh, ragazzi, potrei commuovermi» piagnucola Alex, portandosi una mano sul cuore.

Io penso che potrei impazzire, invece.

L'intervista continua per un altro paio di minuti, e come immaginavo, Alex usa la frase di Maisie per chiedermi del mio tour, e dell'album imminente, o dovrei dire, inesistente. E a questo punto, sono costretto a inventarmi una serie di stronzate, in cui dico che ci sto lavorando, e non manca poi molto.

Sì, certo, come no.

«Non possiamo avere neanche un anticipo? Dai, qualche accorgo con la chitarra, per placare la nostra curiosità».

Merda, e adesso?

Il panico sta per assalirmi, e tutto il mio corpo diventa come di pietra. Non posso dire di non avere neanche mezza strofa pronta, non senza apparire come uno stupido cantante nel pieno di un blocco. Ma quando meno me lo aspetto, Maisie si avvicina di più a me e mi bacia sul collo, avvicinandomi al mio orecchio.

«Scrivi quelle strofe per me, immagina di essere da soli, come un tempo».

La sua frase smuove qualcosa dentro di me, ed è come se il nodo che sento allo stomaco si allentasse, e una melodia a malapena sussurrata mi risuona nella testa.

Forse è per il modo in cui mi guarda, come se avesse l'esatta certezza che io possa farcela, o forse per il calore della sua mano stretta alla mia, e del suo sapore che sento sulle labbra... ma ho voglia di buttare giù non soltanto qualche barra, ma l'intero album.

Parlerebbe soltanto di lei.

Mi basta ripensare ai suoi occhi pieni d'odio quando mi ha rivisto, alla paura nel suo sguardo l'altra sera, al modo in cui ha stretto la mia mano nel sonno, e di quanto cazzo è bella con quella maglia bianca, che ora tormenterà i miei sogni. Mi basta pensare a tutte le giornate che ha riempito, ai momenti che mi ha regalato, e il panico scompare, sostituito da quella voglia irrefrenabile di buttare fuori le parole, e creare melodie che riescano a far vivere agli altri le mie stesse emozioni.

«Come desidera la mia leonessa» le faccio l'occhiolino, e annuisco, schiarendomi la voce.

Qualcuno mi passa una chitarra, e io mi prendo giusto qualche secondo per accordarla, provando un paio di accordi. Focalizzo la melodia che ho in mente, un qualcosa che sia malinconico, eppure profondo al tempo stesso. Che trasmetta dolore, ma anche voglia di riscattarsi, senza più sbagliare.

Una melodia che descriva me e Maisie.

Non ho bisogno di pensare alle parole, escono senza che io le controlli, come se fossero sempre state lì.

''And when I saw you,
Watching me with those ocean blue eyes,
I forgot that I was lost,
I forgot that I was broken.
I don't deserve your heart,
But I swear to God,
It won't be broken again.
We won't be broken again.''

Credo che siano le prime strofe che sono in grado di buttare giù dopo mesi, e non so neanche se siano buone oppure no, ma perlomeno è un inizio.

Il labbro di Maisie trema, e si porta nervosamente una mano sul viso, nel tentativo di evitare di piangere in diretta tv.

Ogni verso era per lei, ogni fottuta parola. E non c'è niente di finto, o programmato.

«Ragazzo, se questo è solo un piccolo anticipo, ho l'impressione che questo album commuoverà tutti» esclama, battendo le mani.

Sinceramente, ho smesso di seguirlo già da un paio di minuti. Continua a parlare con Maisie di qualcosa che non riesco a seguire, perché la mia testa è ancora ferma su quelle parole, e su quel ritmo che non voglio in alcun modo dimenticare.

Se potessi, scriverei ancora sulla pelle di Maisie.

«Tesoro, ma quello è un anello di fidanzamento! Davian, hai intenzione di tenerti stretta la tua bella fidanzata?»

L'urlo di Alex mi riporta alla realtà, ricordandomi che abbiamo un finto fidanzamento da inscenare, e non posso distrarmi.

Mi schiarisco la gola, e in quel momento prendo la mano di Maisie, portando il suo dorso alle labbra per lasciarle un piccolo bacio.
Vorrei tenermela così stretta, da avere il suo profumo impresso nella pelle.
Vorrei averla vicino, e non essere mai più costretto a svegliarmi in una realtà di cui lei non fa parte.

«L'ho già lasciata andare una volta, ti posso assicurare che non accadrà ancora».

✨Spazio Autrice✨

Ecco a voi anche il doppio aggiornamento, con un capitolo davvero intenso.
Non c'è niente da fare, Davian è una vecchia volpe. 🌝
Ma sono curiosa di sapere i vostri pensieri e commenti.
Come al solito, se vi va, lasciate una stellina o un commento, mi farebbe davvero piacere!

Ci vediamo presto al prossimo aggiornamento 🌝