𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟒𝟒: 𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒆𝒓𝒆𝒎𝒐 𝒎𝒂𝒊 𝒑𝒊𝒖̀

"T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti."
-Pablo Neruda

Soundtrack: Die With A Smile – Lady Gaga, Bruno Mars

Poche volte nella mia vita mi sono sentito così felice.
Mi basta guardare l'espressione felice e sognante di Maisie per esserlo.

È di nuovo con me, nonostante tutto.

Ho rischiato di perderla fin troppe volte, e se l'universo ha deciso di darmi quest'ultima opportunità, non me la lascerò sfuggire. Che sia una buona o una cattiva giornata, io voglio lei nei miei giorni. Voglio svegliarmi accanto a lei, sentirla borbottare la mattina e lavarci insieme i denti. Voglio supportarla nel suo lavoro e vederla raggiungere la vetta, voglio vedere il suo volto illuminarsi per qualcosa che la rende felice. Voglio proteggerla e farla sentire una priorità. La mia.

Mi incanto a fissare il suo volto rilassato, e mi perdo in quegli occhi blu come l'oceano, senza alcuna intenzione di riemergere. Il vestito le sta alla perfezione, ogni dettaglio la rende meravigliosa, non c'è nessuno che regge al suo confronto. Tutto mi lascia senza fiato, al punto che mi chiedo se merito una donna come lei al mio fianco. Non m'importa, farò del mio meglio per esserne degno.

Da oggi in poi, saremo noi due contro le difficoltà della vita.
Noi due contro la mia malattia.

Le stringo la mano e la avvicino alle labbra per posarci un leggero bacio, prima di farla salire in macchina, e le allaccio la cintura. Ogni tocco con la sua pelle è una scarica di elettricità, ed entrambi non facciamo altro che sfiorarci persino per i movimenti più stupidi, come se non potessimo farne a meno.

Mi metto al lato del guidatore, sorridendole. «Credo sia giusto avvisarti che questo weekend non tornerai a casa».

Forse avrei dovuto dirglielo prima, ma mi piaceva l'effetto sorpresa.

Maisie sgrana gli occhi, guardandomi come se fossi pazzo. «Dimmi che stai scherzando».

Io ridacchio, mettendo in moto. «Mai stato più serio. Abbiamo bisogno di una pausa solo per noi due, leonessa. Credimi, ti piacerà».

Conoscendola, starà già pensando ai suoi impegni con l'atelier, e l'imminente selezione. «No, Davian, ho troppo da fare! L'atelier resterà scoperto, e la mia collezione ha bisogno della mia supervisione. Devo scegliere i tessuti definitivi e tenere sotto controllo la sartoria che si occupa della produzione».

Mi elenca i suoi svariati appuntamenti, eppure continuo a guidare, guardandola con la coda dell'occhio. «Candice starà al negozio questi due giorni, e ha detto che si occuperà delle chiamate da fare per te. Lo sai anche tu che sei nei tempi per la consegna del tuo progetto, e ti posso garantire che potrai scegliere parecchi materiali nel posto in cui andremo».

Maisie continua ad avere un'espressione scettica sul viso, però si rilassa sul sedile, segno che in fondo la mia idea le piace. Volevo organizzare qualcosa di speciale per lei, che la aiutasse a rilassarsi e per allontanarci dalla negatività dei giorni trascorsi. Un attimo per tornare a essere noi due, senza nessun contratto.

Faccio scivolare la mia mano sulla sua gamba mentre guido, facendo girare il pollice attorno alla sua coscia, e il movimento le provoca un leggero mugolio che fa guizzare all'istante il mio amico.

Dio, questa donna mi ha in pugno.

«Ti piace?» le sussurro, facendo salire la mano più sopra, e il respiro le si mozza.

«Non male» replica lei, orgogliosa.

Io ridacchio, scuotendo la testa. «Vedremo se dirai la stessa cosa anche stanotte, quando ti farò perdere il conto di quante volte verrai chiamando il mio nome» le rispondo, eccitandomi alla sola idea.

Mi è mancato ogni centimetro di lei e del suo corpo, ogni movimento, ogni respiro.

Non perderò un secondo di più.

Maisie mi guarda di sfuggita, e so per certo che prova lo stesso. L'ho visto nei suoi occhi stasera, nei nostri movimenti distratti, nel tono più stridulo della sua voce.

Quando imbocco la strada che porta all'aeroporto, Maisie si drizza sulla schiena, guardando me e poi la strada.

«Cosa... cosa ci facciamo in aeroporto? È notte fonda».

Sogghigno, passandomi una mano tra i capelli. «Beh, il bello di avere un jet privato è che non ci sono orari, bastano un paio di permessi».

Maisie ha la bocca completamente spalancata, e a me viene da ridere per la sua espressione basita.

Devo averla colpita sul serio. «Sei sfacciatamente ricco e arrogante» brontola, non riuscendo a trattenere il sorrisetto che le compare sul viso.

«Se è il tuo modo per dirmi che sei colpita, lo accetto» mormoro, divertito, prima di lasciare la macchina nel parcheggio.

«E i vestiti? Insomma, non posso andare in giro con questo abito per giorni interi» brontola, mentre io scendo dalla macchina per recuperare dal portabagagli un borsone che le fornisce la risposta.

«In realtà, spero di vederti senza nulla addosso, leonessa» le sussurro, poggiandole una mano sul fianco per accompagnarla all'entrata.

Sento lo sguardo di Maisie bruciarmi la pelle, e so che muore dalla voglia di sapere dove siamo diretti, però terrò la sorpresa fin quando sarà possibile. Voglio darle il meglio.

«Sei pazzo, Avi. Direi che siamo ben oltre una piacevole serata dopo il ballo di fine anno».

Io scrollo le spalle, facendole strada. «Non ti meriti le cose semplici. Meriti il meglio, leonessa, e voglio dartelo».

Le sue guance si colorano di un rosso intenso, e se possibile, appare persino più bella ai miei occhi. Non mi stancherei mai di guardarla e trovare nuove parti di lei che mi fanno perdere la testa.

«Stai diventando un romanticone, pirata».

Probabile. Sono la cosa più vicino a uno zerbino, quando si tratta di lei.

Mi avvicino al suo orecchio, accarezzandole la pelle nuda della spalla che non è coperta. «Non preoccuparti, sarò più autoritario quando sarai nuda sotto di me».

Vedo la sua bocca schiudersi, e il groppo che manda giù a fatica mi dicono che aspetta questo momento tanto quanto me, eppure si rifiuta di darmela vinta. «Ammesso che io te lo permetta».

«Non provocarmi, Isie».

«Altrimenti?».

La faccio girare verso di me, fregandomene del team che aspetta il nostro arrivo, e le prendo il mento tra le mani, mentre l'altro braccio le cinge la vita. «Altrimenti perdo il controllo, e ti scoperò così forte che dimenticherai come si cammina» mormoro a un palmo dal suo viso, sentendo ogni mio nervo tendersi.

Il desiderio che ho di lei è qualcosa che va oltre la ragione, va oltre qualsiasi limite.
Si è insinuata nei miei pensieri e nel mio cuore, in ogni frangente possibile. È la mia tentazione peggiore, il mio punto debole, il mio centro di gravità.

Lei mi sorride maliziosa, per nulla intimorita. La mia leonessa è folle quanto me. «Non sei affatto bravo con le minacce. A me questa sembra una promessa».

Dio se la amo.

Le rivolgo un sorrisetto divertito prima di continuare a camminare verso il mio jet, in ritardo di appena qualche minuto. «Puoi giurarci, piccola. Ma adesso pensa a goderti il viaggio».

Essendo un volo privato, non facciamo controlli, e una piccola scala ci porta dritti sul mio jet, interamente adibito per noi. C'è dello champagne su un piccolo tavolino, e dei cuscini sui sedili per restare comodi durante il viaggio. Maisie si guarda attorno con la bocca semiaperta, in una chiara espressione di sorpresa.

«Wow, è bellissimo. Persino meglio della prima classe» scherza Maisie, mentre la faccio accomodare sulla poltrona accanto alla mia.

«Puoi dirlo forte» ridacchio, e le metto un braccio attorno al collo, attirandola a me. «Sono riuscito a sorprenderti?»

Lei mi lancia un'occhiata, e sono sicuro di averla vista arrossire. «Sei andato ben oltre, Davian».

Era quello che volevo, realizzare qualsiasi suo sogno, darle la notte che ha sempre meritato.

Mi pento delle mie azioni passato, pur agendo in buona fede. In quel periodo mi sentivo a pezzi, travolto da una realtà tragica, e non volevo trascinare anche lei nei miei casini. Non volevo darle la parte peggiore di me, si meritava più del mio pessimismo. Di più di un ragazzo che credeva di avere i giorni contati... e lo pensa ancora.

Solo che la mia visione della vita è cambiata, e fin quando ne avrò la possibilità, voglio vivere a pieno e sfruttare ogni occasione.

Voglio correre per sentire l'adrenalina scorrermi nelle vene.
Voglio cantare e girare il mondo fino ad arrivare alla cima del successo.
Voglio amare, e non una donna qualsiasi, ma quella a cui appartiene il mio cuore. La mia leonessa.
Voglio passare i miei giorni in sua compagnia, vederla sorridere ed emozionarsi, tenerla per mano quando arriveranno i giorni difficili, e festeggiare ogni nostro traguardo.
Voglio guardarla e innamorarmi di lei ogni singolo giorno, senza più sprecare tempo.

E se un giorno dovesse finire il tempo a mia disposizione, saprò di aver vissuto a pieno e con un grande sorriso stampato sul volto.

«A cosa stai pensando?»

La voce di Maisie mi riporta alla realtà, e stringo più forte la sua mano, portandomela alla bocca per posarle un bacio sul dorso. «A molte cose, in realtà?»

Lei sorride. «Spero che fossero bei pensieri».

«Volevi sapere se ne facevi parte?» le domando, avvicinando il viso al suo collo.

Lei annuisce, girando di poco il viso verso il mio. «Forse».

«Sei nei miei pensieri fin dalla prima volta che ti ho vista, Isie».

Dio solo sa se ne sia mai uscita.

Era lì nelle notti più buie, era lì ogni volta che perdevo il controllo, ogni volta che vedevo una moto, o un dettaglio che in qualche modo riuscivo a collegare a lei. Era lì quando non avevo nient'altro che il suo ricordo, e quando mi stringevo il cuscino al petto, nell'illusione che fosse lei.
E ora che è qui, sarò l'uomo che merita.

Maisie arrossisce, e avvicina il volto al mio, in attesa di un bacio che muoio dalla voglia di darle.

«Allora basta vivere separati, non riesco più a sopportarlo. Non mi basta pensarti, Avi. Voglio viverti».

Sento il cuore scoppiarmi nel petto, un'emozione impossibile da controllare, che brucia ogni parte di me.

«Allora andiamo a vivere, leonessa».

Non appena l'aereo si prepara per decollare, e il pilota ci raccomanda di allacciare le cinture, vedo il volto di Maisie impallidirsi, mentre cerca di posare gli occhi ovunque tranne che sull'oblo. La sua mano ha un leggero tremore, e sono sicuro che abbia i brividi.

Oh merda.

«Isie, stai bene?»

Lei mi guarda con un sospiro tremante, abbassando lo sguardo. «Ho paura delle altezze. Amo viaggiare, ma sono terrorizzata dagli aerei».

Cazzo, avrei voluto saperlo prima.

Le accarezzo la guancia, e la porto più vicina a me, per quanto le cinture di sicurezza lo permettano, dato che non possiamo slacciarle. L'aereo fa un gran trambusto sotto di noi, e io mi avvicino a Maisie, lasciandole una scia di baci sul collo. Sento le ruote alzarsi dalla pista, e sono sicuro che lo abbia avvertito anche lei, perché trattiene il fiato.

«Allora mi impegnerò a rendere il viaggio più interessante» le sussurro all'orecchio, mentre faccio scorrere la punta delle dita sulle sue braccia scoperte. Le passo la mia giacca per farla stare più al caldo, come se fosse l'abbraccio che vorrei darle, se potessi.

«Come al solito hai un'alta opinione di te stesso» ironizza Maisie, roteando gli occhi al cielo.

«Si chiama carisma, leonessa. E sono sicuro di averne abbastanza da distrarti» le dico, sfiorandole il lobo dell'orecchio con il labbro, e proseguo lungo la mascella. «Parlami della prima volta che sei salita su una moto».

So che non è molto, ma tenerle la mente occupata la aiuterà a non pensare all'altitudine che stiamo raggiungendo.

Lei fa un brusco respiro, però io tengo la sua mente concentrata sul contatto fisico, passando la mano libera lungo la coscia che esce dallo spacco del suo abito, e le accarezzo la pelle con dei lenti cerchi.

«Avevo circa otto anni, ed ero con mio padre. Ovviamente io stavo dietro, era lui a guidare, però ricordo che la sensazione è stata unica. All'epoca, a lui piaceva partecipare a piccole corse e gare locali, mi portava sempre con lui ad assistere, i primi anni c'era anche mia madre» sospira, andando avanti. «Era affascinante vederlo correre sulla pista, mi sono sempre sentita attratta da quel mondo, dall'adrenalina della corsa, dalla bravura di mio padre a gestire ogni curva. Mi ha insegnato lui quello che so».

Potrei passare ore a sentirla parlare, e non mi stancherei. Per tutto il tempo mi assicuro di farle sentire il contatto della mia pelle contro la sua, e quando ci dicono di poter slacciare le cinture, non esito a farla sedere sopra di me, intrappolandola in un abbraccio.

«Continua a parlare, voglio sapere tutto» la incito, baciandole la punta del naso.

Lei mi sorride, e giuro che non potrei chiedere di meglio. «Come ti dicevo, a otto anni finalmente l'ho convinto a fare un giro con lui, ed è stato elettrizzante. È stato lì che ho capito che volevo imparare, volevo essere io a dominare il motore sotto di me, e conoscere ogni trucco».

Sorrido al pensiero di una piccola Maisie eccitata, e la stringo di più a me, facendole poggiare la testa sulla mia spalla. «Ci sei riuscita eccome, piccola. Sei quasi più brava di me».

La sento sbuffare. «Sono più brava di te, pirata. Attento, o potrei strapparti il titolo».

Glielo cederei volentieri.

«Lo vedremo in pista» le dico, abbozzando un sorrisetto divertito.

Si blocca a sentire le mie parole, e un lampo di preoccupazione le corre negli occhi «Avi, se Tyler—»

La fermo prima ancora che continui. «Può ficcarsi le sue minacce su per il culo. La prossima volta che lo rivedrò, gli romperò ogni osso delle mani con cui ti ha toccato, e gli farò ingoiare la lingua per aver anche solo pensato di poterti minacciare» ringhio, fumando di rabbia.

Asher mi ha raccontato del loro incontro, e la mia voglia di andare a cercarlo per distruggerlo è alle stelle.

Maisie fa un sospiro tremante, aggrappandosi di più a me. «Non voglio che ti faccia del male».

«Non me ne farà. In compenso, io ne farò molto a lui».

Sarà divertente sentire il suono delle sue ossa rotte, diventerà la mia melodia preferita.

Lo sguardo di Maisie si addolcisce, solo che si irrigidisce appena vedere le nuvole sotto di noi, e il panico le mozza il fiato, riesco a sentirlo. La abbraccio più forte, facendole girare il viso verso di me.

«Stai guardando nella direzione sbagliata, leonessa» le sussurro, facendo sfiorare le mie labbra con le sue.

Lei sorride, senza distogliere lo sguardo. «E dove dovrei guardare?»

«Verso di me, piccola» mormoro, afferrandole una coscia per aprirla leggermente, tenendo gli occhi incollati ai suoi. «Aprimi le gambe, a farti dimenticare il resto del mondo ci penso io».

Sento il cazzo tendersi nei pantaloni, ma in questo momento la mia priorità è lei. La distrarrò nel modo più efficace possibile.

Maisie annaspa, e apre lentamente la coscia, tanto che lo spacco del vestito mi mostra tutta la sua gamba, e io non perdo tempo a infilare una mano sotto la stoffa.

Le tengo una mano premuta sul fianco mentre quella libera va in esplorazione, gemendo nel trovare il bordo dei suoi slip, e li scosto lentamente, provocandole un mugolio sommesso.

«Davian» il mio nome esce come un sospiro, una tacita richiesta, e basta a farmi impazzire.

Le accarezzo l'interno coscia, e passo il pollice sul suo clitoride, esercitando una piccola pressione mentre lo muovo avanti e indietro. La mano che era sul fianco si sposta all'altezza del petto, e la infilo dentro al corsetto del suo abito, stringendole un seno.

Cazzo.

La sento contorcersi sopra di me, e la costringo a tenere lo sguardo fisso su di me mentre continuo con dei lenti movimenti, sia attorno al capezzolo, che nella sua zona più intima. «Guardati, leonessa. Sei già così bagnata per me, e ti ho a malapena sfiorata» mormoro, beandomi di ogni suo gemito.

Poi faccio entrare un dito dentro di lei, e le tappo la bocca con un bacio feroce, in modo da non fare rumore. Lo muovo velocemente, aggiungendone un altro quando meno se lo aspetta, e lo piego per farlo andare più in fondo.

«Oddio... Avi» geme, e io le premo la mano libera sulla bocca.

«Shh, fai la brava e godi contro la mia mano».

Seppure il personale di bordo lo capisse, non me ne fotte un cazzo.

Sono perso in lei.

«Hai intenzione di distrarmi per tutto il viaggio?» ansima lei, pregandomi di continuare.

«Per tutto il tempo necessario».

E lo faccio sul serio.
Sono al suo cospetto, in qualsiasi modo lei desideri.

-

Il viaggio non dura molto, e quando atterriamo, ho ancora Maisie stretta tra le braccia, premuta contro il mio bacino dato che ho voluto allacciare la cintura con lei sopra di me.
L'amico nei miei pantaloni ha apprezzato parecchio.

«Allora, sono riuscito a distrarti?» le domando, guardandola malizioso.

So bene di esserci riuscito, dato che è venuta due volte sulle mie mani.

Lei bofonchia qualcosa tra i denti, nonostante veda l'ombra di un sorriso sulle sue labbra.

«Allora? Credo di non aver sentito bene» insisto, prendendole la mano per aiutarla a scendere.

«Che stronzo» sbuffa, ridacchiando. «Sì, ci sei riuscito» sospira, scoppiando a ridere.

«Bene, era il mio obiettivo».

«Ma non ho ancora capito dove siamo» ammette, guardandosi attorno come se potesse capirlo in un aeroporto.

Io le stringo le mani, portandola verso un'auto che è venuta a prenderci.

«Benvenuta a Parigi, leonessa».

Maisie ci mette un secondo ad assimilare l'informazione, e i suoi occhi si sbarrano, aprendosi in un'espressione di puro stupore, e posso giurare di vederli brillare.

«Sei serio?»

«Lo vedrai tra pochissimo con i tuoi stessi occhi, piccola».

La mia mano non lascia la sua neanche per un secondo, e quando usciamo dalla zona dell'aeroporto, le scritte in francese e le luci della città ci accompagnano. Non siamo ancora in grado di scorgere le parti principali della città, ma quanto basta a Maisie per capire che siamo davvero qui.

Il sorriso che le nasce sulle labbra è più bello persino delle meraviglie del mondo.
È il motivo per cui respiro e mi sento vivo.

«Non posso crederci, siamo davvero qui» sussurra, incredula.

«Ho segnato un paio di posti che possiamo visitare, sono negozi esclusivi di tessuti, hanno il materiale migliore possibile. Tutto quello che ti serve» le dico, mostrandole gli indirizzi che mi sono segnato.

«Perché? Perché tutto questo?»

Come se la risposta non fosse già ovvia.

Le prendo il volto tra le mani, avvicinandolo al mio. «Perché meriti di realizzare i tuoi sogni, leonessa. E ho giurato di restare al tuo fianco quando arriverai alla vetta. Sono pronto a godermi lo spettacolo».

Sono sincero come lo sono stato poche volte nella vita. La cosa che desidero di più, è vederla realizzata, senza che i suoi sforzi vadano sprecati.

Maisie trema dall'emozione, e si sporge verso di me per abbracciarmi, senza staccarsi. «Grazie, Avi».

«Però per adesso, voglio godermi la notte di Parigi con te».

Lei sorride, allontanando il viso per guardarmi. «Mi hai letto nel pensiero, pirata».

Per il resto del tempo, lei tiene gli occhi incollati sul paesaggio fuori dal finestrino, e in compenso, io sono completamente assorbito da lei. Appena mezz'ora dopo, nel cuore della notte, siamo nel centro di Parigi.

Le vie sono deserte, ci sono soltanto vari lampioni che illuminano il vialone e una serie di alberi su ogni lato, che continuano per tutta la strada. Oltre noi, ci sono soltanto un paio di passanti, e spero vivamente che la notte mi aiuti a non essere riconoscibile, perché non voglio rompere questo incantesimo tra me e la donna al mio fianco.

Camminiamo fianco a fianco, e mentre lei si perde a osservare le sfumature di Parigi, io sono assorbito da lei, come se volessi imprimermi nella memoria ogni suo particolare, ogni dettaglio che la rende unica.
Non me ne frega un cazzo della città, io sono qui per lei.

Ha sulle spalle la mia giacca, e quando noto che inizia ad affaticarsi per camminare sui tacchi, la prendo in braccio, girando su me stesso, in modo che il vestito svolazzi attorno a noi.

«Davian, cosa fai!» ride, buttando la testa indietro.

«Ti evito il dolore ai piedi» le dico, portandola ovunque lei voglia.

Avanziamo lungo gli Champs Elysées, e prendo poi un taxi per poter arrivare fin sotto la Torre Eiffel, e gli occhi accesi di Maisie mi ripagano da ogni sforzo. Non mi importa che ora sia, e sinceramente, non mi sento neanche stanco.

«La serata non è ancora finita, leonessa. Ho tanto da dirti e da dimostrarti» le dico, e la metto a terra per poter prendere l'ascensore che ci porta in cima alla torre di Parigi.

«Saliamo?» domanda Maisie, in un misto di trepidazione e ansia.

«Solo se è quello che vuoi, leonessa».

Lei annuisce, estasiata come una bambina il giorno di Natale.

Il bello di essere una persona famosa, è che quando chiedi un favore, sono in pochi a negartelo. Per questo ho richiesto un accesso esclusivo, in modo da poter dare alla mia fidanzata quello che merita.

Saliamo in silenzio, eppure sento il battito dei nostri cuori che vanno all'unisono, alla stessa velocità. Ora che so della sua paura per le altezze, la guardo negli occhi e le stringo la mano, pronto a scendere al suo primo cenno di ansia.

«Sicura di stare bene?»

Maisie mi guarda, e annuisce di nuovo, poggiando la testa sul mio petto. «Quando sono con te, sono poche le cose che mi fanno paura».

Mi rincuora saperlo, anche se la tengo comunque stretta, in caso abbia bisogno di me. Usciamo dall'ascensore, e sto attento a coprirla con la mia giacca per ripararla dal freddo della notte, mentre la guardo sgranare gli occhi per quello vede.

Ha Parigi sotto ai suoi occhi, illuminata dal giallo caldo dei lampioni che la rendono magica e accattivante. Le strade sembrano un intricato labirinto, e le case appaiono come piccoli puntini. Abbiamo avuto la fortuna di avere una notte nuvolosa, eppure senza pioggia, e l'unico suono attorno a noi è il rumore del vento che ci taglia la faccia, solo che entrambi lo ignoriamo, troppo impegnati a goderci il momento. Lontano dalla ringhiera, c'è un piccolo tavolino, con quello che una volta era il nostro contratto iniziale, bloccato da una piccola pietra in modo che non voli via.

Maisie non capisce, e mi guarda confusa quando la porto lì vicino.

«Cosa c'è? Volevi rinnovare il contratto?» scherza, nonostante il suo tono si faccia più cupo.

Io ridacchio, e prendo il foglio per strapparlo davanti ai suoi occhi, lo frantumo prima di lanciarlo per aria, come se non fosse mai esistito.

«Non voglio rinnovare il contratto, ma rinnovare la mia promessa a te» le dico, cercando di contenere l'emozione nella mia voce. «Quando ti ho lasciata, esattamente cinque anni e sette mesi fa, ero convinto di proteggerti da me stesso, dal caos della mia vita e dalla negatività che mi accerchiava. Già da allora, sapevo che desideravo il meglio per te, e non mi sentivo in grado di dartelo. Volevo vederti libera di realizzare i tuoi sogni, senza che io fossi il perno che ti teneva incatenata a terra. Quel giorno però è stato il peggiore, perché ho perso una parte di me. Ho passato giorni, settimane e mesi interi a guardare la nostra foto, quella che ho tenuto con me ovunque andassi, tornavo ogni volta nel nostro posto, e lo sentivo spoglio, era inutile senza di te. Guardavo il tuo numero in rubrica, e mi torturavo le mani pur di non scriverti. Mi sei mancata come l'aria quando sei a corto di fiato, come l'ultima nota mancante di una canzone apparentemente perfetta. Mi sei mancata più di quanto io sarò in grado di dirti».

Le parole escono come un fiume dalla mia bocca, e neanche mi rendo conto di aver iniziato a tremare, mentre lei ha preso le mie mani nelle sue, e ora è proprio di fronte a me.

«Avi...»

Io le premo un dito sulle labbra, pregandola di lasciarmi finire. «Non ho mai creduto nel destino, eppure credo che sia stato quello a riportarti da me, come se l'universo mi stesse donando una seconda opportunità, un modo per rimettere a posto il tassello mancante della mia vita. Sapevo che mi odiavi, ed ero disperato perché non sapevo come riavvicinarmi a te. Quel contratto è stato il nostro nuovo inizio, ma non la fine, non voglio che sia quello a definirci. Voglio qualcosa di vero, voglio donarti i miei giorni senza alcuna riserva, cantarti ogni tua canzone preferita, e scriverne di nuove sulla tua schiena. Voglio darti i miei momenti migliori, e aggrapparmi a te in quelli peggiori. Voglio che tu sia la prima persona che vedo al mattino, e l'ultima quando chiudo gli occhi, perché non ho mai immaginato nessun'altra. Non so quale sarà la mia situazione tra un paio di anni, ma se tu lo vorrai... mi riterrò l'essere umano più fortunato al mondo, perché avrò te. Mi impegnerò per essere l'uomo che meriti, non lo stronzo che ti spezza il cuore».

Dal viso di Maisie scendono due lacrime, e so che non sono di tristezza. È il riflesso delle emozioni che non può contenere, ed è lo stesso per me. Posso mostrarmi fragile di fronte a lei, posso mettere a nudo il mio cuore, essere Davian.

«All'inizio, pensavo che quel contratto tra di noi fosse una pessima idea. Ero così spaventata all'idea di riaverti nella mia vita, perché temevo che i sentimenti che provavo per te sarebbero riemersi più forti di prima, e se tu fossi andato via di nuovo, sarei crollata di nuovo. Eppure ogni giorno che passavamo insieme mi restituivi pezzi di me che credevo perduti. Era come tornare a vivere e sentire emozioni vere, pur sapendo che il rischio di restare scottata era alto. E senza che io me ne accorgessi, tu sei diventato tutto quello che mi faceva arrabbiare, sorridere ed emozionare al tempo stesso. Fingere di odiarti mi è costato più fatica che ammettere a me stessa che la mia vita è migliore con te. La rendi degna di essere vissuta».

Credo che i pezzi del mio cuore si siano aggiustati in questo preciso momento. L'amore che provo mi scoppia nel petto, e non mi vergogno delle lacrime che scendono dai miei occhi, non con lei.

«Sai perché non c'è mai stato spazio per nessun'altra?»

Maisie non parla, ma i suoi occhi mi forniscono le risposte che ho cercato per anni.
Mi raccontano degli anni persi.
Delle occasioni sfumate.
Di quello che potevamo essere, e dell'amore che non ci ha mai davvero abbandonato. Era lì, nascosto dentro di noi, in attesa di esplodere più forte di prima.

«Lo vuoi sapere?» continuo con la voce che trema.

«Sì, vorrei saperlo».

«Non c'è mai stato spazio per nessun altro amore, perché ero troppo occupato ad amare te. Anche oltre un oceano, a miglia di distanza, senza sentirci o vederci, il mio cuore si rifiutava di vedere altro. Ho usato ogni lacrima, ogni energia, ogni battito del cuore per amare te, e non c'è stato un solo giorno in cui io abbia smesso. Ti ho amato fin dalla prima volta che ho avuto la fortuna di baciarti, forse anche da prima, e ti amo adesso più di prima, con la consapevolezza che se non sarai tu, che se non mi vorrai, io resterò comunque tuo».

Che vita sarebbe, senza Maisie a renderla eccitante e viva?
Che senso avrebbe parlare d'amore nei miei testi, senza poterlo vivere con lei?
Che divertimento ci sarebbe nel correre di notte senza lei al mio fianco?
Che scopo avrebbe la mia esistenza, se non posso sfruttarla per amarla?

Maisie poggia le mani sul mio collo, e il suo profumo è ovunque, mi frigge il cervello e mi rende inerme di fronte a lei, privo di qualsiasi difesa.

Sono arreso all'idea che amo questa donna, e la amerò sempre con ogni fibra del mio corpo, fino a quando avrà vita.

Mi godo la vicinanza della sua bocca, la lucentezza dei suoi occhi e il suo sorriso emozionato, mentre le sue mani mi accarezzano il collo, facendomi venire più brividi della brezza che ci avvolge.

«E tu sai perché non ho mai potuto amare nessun altro?»

«Prova a dirmelo».

Lei mi sorride tra le lacrime. «Perché il mio destino sei sempre stato tu, non importa quanto lontano fossi. Perché tutto il mio amore era destinato a te, e non è mai cambiato. Sentivo la tua mancanza, piangevo ogni notte, e solo il cielo lo sa quanto abbia pregato per riaverti al mio fianco, quanto l'assenza di te mi facesse sentire vuota. Ti ho amato ancora prima di realizzarlo, ti ho amato senza riserve, senza limiti. Ti ho amato come una ragazzina alle prese con il suo primo amore, quello intenso che ti spezza il fiato. Ti ho amato e odiato quando mi hai lasciato, e quei sentimenti sono diventati una costante nella mia vita. Ti amo, Davian, e non esiste realtà o cataclisma che possa farmi cambiare idea, perché il mio cuore ha scelto già da un pezzo. Amo sentire la tua voce, amo ascoltare le tue canzoni, perdermi nei tuoi occhi e arrossire per le tue battute. Amo il modo in cui mi stringi e mi proteggi, come una semplice serata passata a vedere un film sia massimo, se trascorsa con te. Amo correre con te, vincere e perdere al tuo fianco, viverci intensamente ogni avventura, come fossimo due folli spericolati. Amo ogni cosa che mi dai, perché sai renderla unica. E nonostante le lacrime versate per te, contro tutto il dolore che mi hai fatto provare, io non mi pento neanche di un giorno. Basta contratti, basta false apparenze, basta fingere che questo non sia più reale che mai. Abbiamo passato già troppi anni separati, sono stufa di sprecare tempo».

Sono io quello che è rimasto senza parole, quindi faccio quello che mi riesce meglio, quello che mi urla l'istinto. Ci siamo scambiati abbastanza parole, è ora di passare ai fatti.

Le prendo il volto tra le mani per baciarla a fondo, e quando le nostre bocche si toccano, è come se scoppiasse un incendio, un'emozione talmente di forte che temo stia per esplodermi il cuore dal petto. Sento il sapore della sua lingua, la potenza e la disperazione con cui ci cerchiamo, ci vogliamo e ci dichiariamo amore. Il modo in cui la mia anima si lega alla sua, senza possibilità di tirarmi salvarmi.

Mi abbandono a quel bacio, lascio che le lingue si intreccino tra di loro, in una danza che soltanto loro conoscono. Lascio che il fuoco mi bruci nelle vene, consapevole che sono questi i momenti in cui mi sento più vivo che mai.

La mia malattia non esiste, non quando lei mi bacia e mi dice che mi ama.
Non quando ho tra le braccia la donna della mia vita. Il mio passato, il mio presente e il mio futuro.

Oggi sono grato alla vita.
Anzi, sono grato di aver ritrovato lei.

«Non ci perderemo mai più, leonessa. È questa la nuova promessa che ti faccio, il nuovo contratto tra di noi, senza limiti o scadenze, senza nulla che ci impedisca di stare insieme. Quindi, come quel giorno fuori al tuo atelier, te lo chiedo di nuovo. Vuoi tornare con me?»

Lei sorride, guardandomi con quell'espressione divertita. «La prima volta non me lo hai chiesto, me lo hai imposto» precisa, facendomi ridere.

«Ci tenevo a fare il gentiluomo» scherzo, rubandole un altro bacio.

Maisie mi guarda, e prima ancora che risponda, so già cosa dirà.

Glielo leggo negli occhi.

«Torno con te, pirata. Questa volta per sempre, e più forti di prima».

Spazio Autrice

Purtroppo l'AI non mi ha dato un'immagine migliore di loro due, ma ci tenevo lo stesso a regalarvi una piccola illustrazione di come sarebbero in questo capitolo.

Inutile dire anche da autrice, questo capitolo mi ha emozionata non poco, e sono davvero felice di poterlo condividere con voi.
È speciale🤍
Stiamo arrivando alla fine di questo viaggio, eppure, mancano ancora un paio di dettagli da scoprire 🫣

Ci vediamo presto al prossimo capitolo!

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