9

Camminavamo sulla strada del ritorno, mentre un'altra giornata stava iniziando. Le auto sfrecciavano veloci, i clacson suonavano nel traffico, uomini vestiti eleganti percorrevano i marciapiedi parlando al telefono e controllando l'orologio, le mamme portavano i bambini a scuola passeggiando mano nella mano, tutti impegnati con le loro vite nella routine quotidiana.
I tacchi mi facevano malissimo distruggendomi i piedi ed Ethan non perse occasione per rinfacciarmelo, < Io te lo avevo detto, avresti dovuto indossare scarpe più semplici. >            < Certo la prossima volta metto le infradito! Le scarpe della tua fidanzata sono anche peggio! > mi afferrò il polso costringendomi a guardarlo       < Sharon non è la mia ragazza. > affermò deciso, mi liberai della sua presa ricominciando a camminare < Vi siete   lasciati? > < Non siamo mai stati insieme. > mi voltai a guardarlo alzando un sopracciglio,       < Non c'è mai stato niente tra noi. > aggiunse vedendo la mia espressione confusa < Non sei   credibile. > lui alzò le mani innocentemente sorridendo < Non c'è mai stato altro al di fuori del sesso. Sono sempre stato chiaro nei suoi confronti. > replicò con tono indifferente, udendo quelle parole mi fermai incrociando le braccia al petto e alzando il mento. Non poteva aver detto veramente una cosa del genere. Come poteva Sharon concedersi consapevole di essere solo una distrazione? E come poteva lui usare una ragazza, trattandola come un oggetto privo di valore? < Non mi sembra che sia chiaro anche lei... > sentenziai ricordando gli avvenimenti dei giorni precedenti, lui alzò semplicemente le spalle non curante dell' importanza della situazione < Tu non ti rendi conto di cosa stai dicendo! È follemente innamorata di te e tu la stai illudendo!! La  consideri solo come un gioco con cui divertirti e quando ti stancherai? La getterai via?! > < Da quando hai così a cuore Sharon? Sa dall'inizio che tra noi non ci sarebbe mai potuto essere niente e le sta bene. Ora non venire a farmi la morale! Pensi sia meglio farmi una ragazza diversa tutte le sere?! > contrasse la mandibola nervoso < Non sto difendendo Sharon, ma il modo in cui la usi senza ritegno dei suoi sentimenti è... è orribile! Lei è innamorata, farebbe qualsiasi cosa tu le chiedessi pur di trascorrere del tempo in tua compagnia! > urlai gesticolando < Io non uso proprio nessuno! È una cosa reciproca! >
Ricominciai a camminare in modo spedito, ignorando il dolore ai piedi e cercando di sopprimere il nervoso che mi stava inondando le vene < Fate come vi pare, l'importante è che stia bene a voi. > < Non capisco perché devi reagire così!! > urlò dietro le mie spalle, < Perchè il tuo comportamento è disumano, non oltraggi solo lei bensì tutte le donne agendo e pensando in questo modo! >
Ethan non replicò, restammo entrambi in silenzio per l'intero tragitto. Non sapevo perché mi fossi arrabbiata tanto, Ethan non aveva costretto Sharon, in fin dei conti era una loro scelta ed erano felici.

Superammo il cancello in ferro ed attraversammo il cortile del collegio, < È tardi, dobbiamo sbrigarci o le bambine tarderanno all'asilo e non sono ammessi ritardi, sono molto severi sulla puntualità. > mi informò Ethan mentre ci immettevamo nell'ingresso,     < Ho tempo per farmi una doccia? > < Non penso. > annuii riflettendo < Salgo e mi cambio, faccio subito!! > dissi togliendomi i tacchi e iniziando a correre per le scale, abbassai la maniglia e la porta si aprì, Jette si era scordata di chiudere a chiave. Entrai nella stanza buia, mi vestii velocemente cercando di non fare casino per non svegliarla, indossai delle scarpe da ginnastica sollevata dalla loro comodità ed uscii silenziosamente.
Fu una mattinata caotica, Ethan prese la macchina di Chase e portammo i bambini all'asilo, per fortuna non ci fermò la polizia, arrivammo tuttavia con alcuni minuti di ritardo ma Ethan riuscì a convincere la giovane maestra.
In macchina entrambi emanammo un sospiro di sollievo, < Come hai convinto la maestra?> chiesi curiosa < Un po' di privacy. > scoppiai a ridere vedendo la sua espressione seria, < Insomma? > chiesi nuovamente insistendo < Andiamo a fare colazione? > mi domandò mentre si immetteva in una strada che costeggiava il mare, < Va bene ma non cambiare argomento! > lui ghignò beffardo, < Si è convinta da sola rimanendo ammaliata dalla mia bellezza. > < Modesto. > rinunciai ed alzai il volume della radio riconoscendo una canzone che mi piaceva.

Poco dopo Ethan parcheggiò fuori da un bar dall'aspetto rustico, privo di dettagli particolari. Precedetti Ethan all'ingresso, il quale rise di me quando tirai la pesante porta d'entrata invece di spingerla.
Mi dovetti piacevolmente ricredere quando entrai nel locale, sulle pareti in mattoni bianchi erano appese delle reti da pesca dipinte di blu sulle quali erano state legate numerose conchiglie di diverse forme e colori sgargianti, il bancone era costituito da un acquario mentre il ripiano superiore era di un blu acceso decorato anch'esso con conchiglie e vetri di mare. Restai senza parole, era stupendo, quelle quattro mura rappresentavano l'ambiente marino alla perfezione, creando un luogo idilliaco. Mi voltai verso Ethan che mi stava osservando sorridendo < Aspetta di vedere fuori. > mi disse prendendomi delicatamente il polso per condurmi all'esterno, dove un'ampia veranda si affacciava sul lungomare. Ci sedemmo in uno dei pochi tavolini liberi aspettando qualcuno per ordinare.
Lasciai viaggiare i miei occhi, e sono certa luccicarono quando alzai lo sguardo estasiata, al soffitto erano appese delle lampadine che ondeggiavano al vento tintinnando, ognuna di esse era riempita con dell'acqua di un blu intenso, che colpite dal sole luccicavano. Il soffitto era dipinto come un fondale marino, altre conchiglie erano appese un po' ovunque, anche su delle tende azzurre che coprivano soffusamente parti del muro.
< Ti piace? > mi domandò Ethan, con quei due occhi verdi che mi studiavano attentamente, annuii incantata alla ricerca delle parole giuste per descrivere quel posto così originale, < È stupendo. > risposi continuando a navigare con lo sguardo. La cameriera arrivò subito, dimostrando grande interesse per Ethan, aveva delle conchiglie tra i capelli e indossava un top ed una gonna che alludevano ad una sirena, prese le ordinazioni e si allontanò ammiccando ad Ethan e sculettando eccessivamente. Rimasi basita da quel comportamento, tanto che quando mi voltai vidi Ethan sghignazzare         < Cosa ridi? > chiesi perplessa < L'hai fulminata. > affermò e non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere < Ci ha provato palesemente con te. > dissi risentita < E allora? Non sarai gelosa principessa? > arrossii a quella domanda, < Io? E perché dovrei?! Sono solo sorpresa, tentava di approcciarti senza un minimo di ritegno e senza far caso alla mia presenza! > lui rise di cuore < Tranquilla principessa non è il mio tipo. > < Non era un brutta ragazza. > ma lui alzò le spalle indifferente < Non è comunque il mio tipo. > replicò guardandomi intensamente, tanto da provocarmi una scia di brividi sulla schiena.
Un'altra ragazza, ci portò la colazione, caratterialmente opposta alla ragazza precedente, agiva in modo insicuro ed impacciato ed arrossì quando la ringraziammo.
La colazione era ottima, bisticciai giocosamente con Ethan che, con la scusa di assaggiare la mia fetta di torta l'aveva finita e poi ci dirigemmo verso casa.

Stavamo correndo per le scale, cercavo di scappare da Ethan dopo averlo bagnato con l'acqua in cortile. Terminai gli scalini continuando a ridere mentre mi dirigevo verso la mia stanza ma Ethan mi raggiunse afferrandomi per un polso e spingendomi al muro intrappolandomi con il suo corpo, ed all'improvviso non ero più lì a scherzare per i corridoi, ero nel locale della sera precedente, quelle mani mi stavano toccando, stringendomi e palpandomi, il cuore accelerò il suo battito, rimbombando nel petto. Iniziai a divincolarmi cercando di liberarmi dalla sua presa salda e da quelle braccia forte che mi impedivano di fuggire < Guardami! Sono io. Ascoltami, va tutto bene, va tutto bene... > la voce di Ethan mi ripercosse dai miei pensieri, chiusi un paio di volte le palpebre cercando di cacciare quelle immagini dalla mia vista mentre due occhi verdi aspettavano di accogliermi, riportandomi alla realtà. Guardandolo sentii le lacrime arrivare, ma le cacciai via reprimendole, Ethan mi abbracciò, lasciandomi nascondere il viso nell'incavo della sua spalla, < Va tutto bene principessa, non è successo niente. > Continuava a ripeterlo, come se stesse cercando di convincere anche lui di quelle parole < Ero di nuovo lì. > sussurrai impaurita con un filo di voce < No, sei qui, non è successo niente. > annuii, allontanandomi per riprendere fiato, inspirai profondamente cercando di rilassarmi. Lui mi alzò il mento delicatamente facendo incastrare i nostri sguardi come un puzzle, ponendomi in silenzio una domanda, ed io gli risposi senza bisogno di parole.
< Non pensare che mi sia scordato che mi hai lanciato una bottiglia d'acqua addosso! > e mi fece ridere, con quella stupida osservazione riuscì a riportarmi lì con lui riconquistando la spensieratezza di poco prima.

Restai nella mia stanza a riposare un po' leggendo qualche libro, finché la sveglia rossa trillò ricordandomi l'ora del pranzo.
In mensa trovai gli altri già al tavolo a mangiare, Chase e Dave mi chiesero come stessi preoccupati.
La sera precedente mi ero accordata con Ethan, avremmo detto a tutti che avevo solamente bevuto troppo e il mio stomaco non aveva retto. Quando sdraiati sulla sabbia lo avevo pregato di non riferire a nessuno ciò che era realmente accaduto, era rimasto inizialmente spiazzato non capendone il motivo, ma poi aveva annuito accontentandomi senza proteste. Semplicemente non volevo la commiserazione di nessuno, non volevo che si preoccupassero per me o che mi giudicassero. Non era successo niente e a breve ce ne saremmo scordati anche noi.

Terminato di pranzare aiutai a pulire i tavoli ed aspettai che Jette finisse di lavorare.
Fu sorpresa nel vedermi, mi abbracciò affettuosamente mentre ci avviavamo verso la nostra stanza. < Come stai? Tutto bene? > domandò a raffica < Si tranquilla ora mi sento molto meglio. > < Dove hai passato la notte? Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sia spaventata quando ieri sera sono tornata e non ti ho trovata! Sono andata da Ethan ma non c'era, allora l'ho tartassato di messaggi finché non si è deciso a rispondere! A proposito, devi darmi il tuo numero, non è possibile che io non ti possa contattare, strano che non ci abbia pensato prima. > disse parlando speditamente senza prendere fiato, decisi di rispondere solo all'ultima frase sperando non ci facesse caso < In realtà non ho un telefono, mio padre me l'ha ritirato prima di venire qui. Voi lo avete tutti? > < Veramente? Cos'era tuo padre un tiranno?! Non preoccuparti ho dei soldi da parte, questa settimana andiamo a comprarne uno nuovo!! > affermò euforica < No Jette non posso accettare, conoscendomi sarei assalita dai sensi di colpa, e poi non mi serve a   niente... > lei sbuffò sonoramente, imbronciandosi come una bambina, ma le passò subito. < Che fai oggi? Usciamo? > le chiesi sdraiata sul mio letto con le gambe incrociate < Vado al cinema con Alfred, vuoi venire? Vieni ci divertiremo! > propose < No tranquilla. > non volevo intromettermi tra quei due rovinandogli l'uscita romantica                     < Insomma tu ed Alfred, soli, a vedere un film... > enfatizzai sorridendo < Ma cosa dici Megan!! E cos'è quello sguardo?! Siamo semplici amici... > < Ne sei sicura eh Jette? Quindi posso provarci con Alfred? > il sorriso mi si ampliò in volto vedendo la sua espressione, sgranò gli occhi e impallidì < Ecco lo sapevo!! Ammettilo Jette! > dissi ammiccando e sorridendole maliziosamente, lei scoppiò a ridere facendomi la linguaccia      < Quanto sei stupida! > < Ci avevi creduto  eh?! > affermai fiera delle mie doti da attrice, mentre lei si torturava le mani nervosa              < Racconta tutto. > replicai allungando le vocali euforica < In realtà non c'è molto da dire... Alfred mi piace sin da quando ci siamo conosciuti, ma non penso valga lo stesso per lui. Lo vedo da come mi guarda, è sempre freddo, quasi insensibile nei miei confronti. Ho provato più volte a dimostrargli i miei sentimenti ma... ma credo che sia inutile, lui non prova niente per me ed io devo farmene una ragione. > mi sedetti incrociando le gambe e scuotendo animatamente la testa < Smettila di pensare queste sciocchezze Jette! Sono sicura che anche lui prova qualcosa per te altrimenti è un pazzo. Se non gli piacesse stare in tua compagnia non stareste andando al cinema insieme! > lei annuì ancora pensierosa, allora mi alzai e spalancai le ante del suo armadio, < Cosa aspetti?! Devi prepararti!! Lasciati andare Jette, e se non dovesse funzionare peggio per lui, ma almeno non vivrai con il rimorso per non averci provato. > e finalmente la mia compagna di stanza sorrise illuminandosi della gioia che la contraddistingue, si alzò dal letto abbracciandomi calorosamente < Grazie Megan... grazie davvero. >

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