6

Passai la mattinata a riordinare la camera, disponendo i miei abiti nel grande armadio di legno bianco, terminai per l'ora di pranzo e affamata mi diressi in mensa.
Al tavolo mi sedetti vicino a Dave e a Chase, che mi raccontarono euforici di un lavoro in cui si stavano cimentando di informatica, tentai di seguire i loro discorsi, ma presto mi persi poiché totalmente ignorante in materia.
Poco dopo arrivò anche Ethan, si sedette in uno dei posti rimasti liberi e iniziò a parlare tranquillamente con Bryan, finché non arrivò Sharon seguita da Rachel.
<< Bryan spostati quello è il mio posto. >> ordinò con la sua voce stridula e petulante, mentre arricciava il labbro nervosa, non ricevendo risposta si alterò ancora di più,
<< Sei sordo o sei solo stupido? Ti ho detto di alzarti!! >> replicò con le mani sui fianchi.
Stavamo tutti assistendo alla scena, ma nessuno interveniva, sembravano tutti impauriti. Guardai Ethan cercando di capire perché non azzittasse quella gallina, ma lui si limitò a scuotere la testa sorridendo e incrociando le braccia al petto divertito dalla situazione,
<< Ma chi pensi di essere? Non puoi pretendere di dare ordini e condizionare gli altri per un tuo capriccio inutile! >> dissi stanca di quella situazione. Sharon si voltò nella mia direzione indignata,
<< Da quando tu hai anche il permesso di parlare? Non dovresti essere neanche al nostro tavolo, quindi chiudi quella bocca e torna ad ingozzarti... puoi fare solo quello magra come sei, fammi indovinare ti hanno mandata qui perché eri talmente povera da non avere i soldi per comprarti da mangiare? >>
Assottigliai gli occhi guardandola e mi alzai in piedi,
<< Di sicuro hai molta immaginazione, ti ci impegni anche a fare certi ragionamenti? Beh si hai ragione... l'impegno sarà necessario visto il tuo quoziente intellettuale. Mi meraviglio che tu riesca a formulare frasi di senso compiuto da sola. E comunque non mi sembri in condizione di giudicare gli altri, visto che l'unica cosa che sai fare è metterti strati di trucco e vestiti inesistenti. Quindi inizia a chiuderla tu la bocca, o almeno prima di parlare assicurati che sia per dire cose sensate se ne sei in grado!! >> sputai acida continuando a fissarla negli occhi mentre lei lentamente diventava rossa dalla rabbia e dalla vergogna.
Ethan si alzò in piedi guardandomi,
<< Stai esagerando, non ti puoi permettere di dire tutte queste cattiverie a Sharon senza motivo, nessuno ha chiesto la tua opinione >> ringhiò nei miei confronti,
<< Ma stai scherzando?! Non hai sentito come stava trattando Bryan o senti solo quello che ti fa comodo? Ditegli qualcosa anche voi! >> dissi riferendomi al resto del gruppo, ma nessuno parlò ne confermò che Sharon per prima aveva esagerato. Cercai lo sguardo di Bryan aspettandomi un intervento almeno da parte sua, tuttavia rimase con il capo chino e lo sguardo a terra.
<< Se sei acida vedi di andartene invece di prendertela con gli altri. Qui non siamo nella tua reggia, qui tu non conti niente, tornatene a piangere dal tuo paparino principessa! >> urlò indicandomi la porta,
<< Ethan ora stai esagerando tu, Sharon ha un brutto carattere e lo sai. >> disse Chase prendendo le mie difese,
<< Lei non si deve permettere di parlare in questo modo di nessuno di noi! Non ci sono mai stati casini nel gruppo, non capisco perché debbano esserci adesso per un'insulsa ragazzina viziata. >>
Non ascoltai altro, corsi via lasciandomi alle spalle quelle persone e tutte quelle frasi gettate al vento che mi stavano distruggendo.

Sentii le lacrime dimenarsi per scendere ed io invano tentavo di trattenerle.
Corsi finché non raggiunsi il mare, mi allontanai sperando di scappare da tutto, illudendomi che se mi fossi allontanata mi sarei sentita meglio, invece le sue parole, la sua voce e i suoi occhi continuavano a rimbombarmi nella testa.
" Non conti niente" diceva ringhiando, mi inginocchiai prendendomi la testa fra le mani, coprendomi le orecchie mentre i capelli si agitavano spinti dal vento, " Insulsa ragazzina viziata. "
<< Basta! Basta! >> sussurrai sperando di farlo smettere, mentre le lacrime scendevano e il cuore scoppiava nel petto.
Era come se tutte le mie paure fossero emerse, ma non lentamente, bensì all'improvviso e tutte insieme, gettandomi in quel mare che tanto mi stava tormentando.

Non so per quanto tempo rimasi seduta sulla spiaggia, abbracciando le ginocchia come uno scudo.
Pensai alla mia mamma, a quanto fossi affezionata a lei. Diceva sempre che non ci sono cose difficili, che le uniche cose brutte sono le malattie e tutto il resto sono solo sciocchezze.
Restai seduta a ripensare alla mia infanzia, a quanto fossi felice e spensierata e mi chiesi quanto facilmente si possa ribaltare tutto.
E poi pensai a Ethan, a quel ragazzo dagli occhi verdi che non riuscivo a comprendere, a tratti gentile e altruista e a tratti meschino e crudele, o forse solo con me si comportava in quel modo.

Guardai il cielo cambiare, osservai le persone passeggiarmi accanto ignorandomi, e mi immedesimai nelle loro vite, alcuni tornavano dal lavoro vestiti eleganti, con una valigetta e le spalle stanche, altri correvano per tenersi in forma sperando di poter dimenticare lo stress accumulato nella giornata, passarono coppie di tutte le età che si tenevano romanticamente per mano sognando un futuro insieme o godendosi solamente il momento.
Il sole tramontò e la spiaggia si svuotò lasciandomi sola a farmi abbracciare dalla luna e dalle stelle, non avevo idee di che ora fosse, perciò mi avviai svogliatamente sulla strada di casa. E mi accorsi che non ero andata a prendere le bambine all'asilo né gli avevo rimboccato le coperte dandogli la buonanotte e fui attanagliata dai sensi di colpa.
Raggiunsi il cancello d'ingresso poco prima del coprifuoco, salii le scale sperando di non incontrare nessuno ed entrai nella mia camera silenziosamente. Jette già dormiva, tuttavia si svegliò sentendomi entrare,
<< Megan? Sei tu? >> chiese con voce assonnata,
<< Si... torna a dormire. >> sussurrai, ma lei non mi ascoltò, si mise a sedere ed accese la luce,
<< Oh Megan! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare!! >> disse alzandosi ed abbracciandomi, rimasi inizialmente spiazzata ma poi ricambia l'abbraccio,
<< Mi hanno raccontato tutto questo pomeriggio, mi dispiace così tanto. Ethan non si comporta mai in questo modo, Sharon invece... beh a lei siamo abituati. >> disse scusandosi anche se lei non aveva colpe, << Tranquilla è tutto apposto. >> dissi sorridendole fintamente,
<< Menomale ne sono felice. Dopo che te ne sei andata è successo il finimondo... Ethan ha litigato aspramente con Sharon e poi è scomparso, non è tornato neanche a cena. >> si bloccò vedendomi alzare la mano,
<< Sinceramente non m'interessa minimamente di cosa abbia fatto dopo Ethan. >> dissi alzando le spalle,
<< Si hai ragione scusami>> presi alcune cose, << Ho bisogno di farmi una doccia con calma, ci vediamo domani mattina, notte >> le dissi aprendo la porta.
<< A domani Meg. >>

Tornata in stanza non riuscii a prendere sonno e decisi di prendere una boccata d'aria.
Scesi le scale ed andai a sedermi in cortile sugli alti gradini esterni, che precedono l'ingresso principale. Poco dopo mi accorsi di non essere sola, mi voltai e vidi Ethan poco lontano che procedeva nella mia direzione.
Mi alzai e feci per tornare nella mia stanza quando sentii la sua voce,
<< Aspetta. >> disse ma io accelerai il passo, << Aspetta! >> urlò nuovamente raggiungendomi e fermandomi per un polso,
<< Lasciami stare! >> dissi allontanandolo da me,
<< Ascoltami... solo un attimo >>
<< Ma cosa vuoi?! Urlarmi ancora contro? Perché sai penso sia stato abbastanza oggi. >> gridai esaurita dalla situazione,
<< Ora non fare la vittima! Ti sei comportata da irresponsabile a scomparire così senza avvertire nessuno, sono stato tutta sera a consolare le bambine che non smettevano di piangere! >> a quella frase sgranai gli occhi, le mie azioni sconsiderate si stavano ripercuotendo sulle bambine...
Mi diressi verso la mia stanza ostentando una sicurezza che non avevo, ignorando Ethan e tutte le sue parole, mi sarei fatta perdonare il giorno successivo ma ora avevo bisogno solo di dormire e dimenticare quella lunga giornata.

La mattina seguente mi svegliai prima del previsto ed uscii presto, comprai dei cornetti e delle ciambelle.
Tornai in tempo per svegliare le bambine, appena mi videro mi abbracciarono felici e mangiarono entusiaste i dolci scordandosi della tristezza che le avevo procurato la sera precedente.
La giornata trascorreva normalmente, io e Ethan ci parlavamo solo il necessario non avendo altro da dirci.
Dopo aver terminato le mansioni quotidiane andai dalla direttrice per sapere di cosa dovesse parlarmi.
<< Signorina Allen, prego si sieda pure. >> disse la Castillo indicandomi una poltrona dinanzi la sua scrivania.
Mi accomandai e notai un bicchierino in vetro contenente del liquido ambrato, ma accortasi di cosa stessi guardando lo spostò con fare indifferente sperando inutilmente di nasconderlo,
<< Allora riguardo ciò che mi aveva chiesto, questi sono i libri, studierà autonomamente. Tra alcuni giorni le farò avere le date esatte degli esami, i primi se non ricordo male dovrebbero essere tra un paio di mesi. Ora può andare e buono studio. >> presi i libri sotto braccio e tornai in camera, mi meravigliai di quanto fosse sbrigativa, fin troppo per una direttrice che non ha nulla da nascondere.

Io e Jette entrammo in mensa insieme, visto che era il suo giorno libero, non c'era niente di invitante ma trovammo comunque qualcosa per riempire i nostri vassoi,
<< Quando non cucini tu digiuno, ci vediamo dopo io non mi siedo lì. >> dissi accennando al tavolo del gruppo,
<< Ma smettila Megan, tu vieni e ti siedi con me come tutti i giorni, non ti dirà niente nessuno, devono solo provarci! >> affermò tirandomi per un gomito,
<< Dico sul serio non mi va di stare con loro, tu vai pure. >> ma lei non accettò scuse e mi trascinò al solito tavolo con la solita compagnia.
Mi salutarono tutti allegramente ad eccezione di Sharon, che distolse lo sguardo continuando a parlare con Rachel. Chase insisté nel farmi sedere vicino a lui e Jette mi restò accanto facendo in modo che il pranzo passò normalmente.
Quando Ethan arrivò provai una strana agitazione, forse paura e risentii in gola quel sapore di inadeguatezza. Feci un respiro profondo e ignorai quel pensiero, tuttavia rimasi sorpresa, Ethan non si sedette nel posto che Sharon gli aveva riservato bensì andò vicino a Dave, ignorandola spudoratamente anche quando lei gli fece notare di avergli tenuto il posto, e tutto trascorse tranquillamente.

Jette e i ragazzi mi avevano invitata a prendere un gelato, ma fui costretta a rifiutare... non potevo scordarmi ancora delle bambine.
Stavo passeggiando tranquillamente sotto il sole caldo dirigendomi verso l'asilo quando una vettura blu mi si avvicinò, aumentai il passo nel riconoscere l'auto di Ethan, quest'ultimo abbassò il finestrino appoggiando il gomito,
<< Sali principessa, non vorrai camminare con questo caldo. >> disse cercando di assumere un tono convincente,
<< No grazie, mi piace camminare. >> dissi senza fermarmi, preferivo sciogliermi al sole piuttosto di salire in auto con lui,
<< Smettila di fare la testarda e sali. >>
<< Ho solo voglia di farmi una passeggiata. >> replicai con un'alzata di spalle, lui guardò l'orologio,
<< Stiamo facendo tardi, sali o scendo a prenderti. >> disse ghignando, per tutta risposta mi fermai incrociando le braccia al petto,
<< Pensi davvero che io creda a certe minacce infantili? >>
Spense la macchina e scese dirigendosi nella mia direzione,
<< Ti avverto non mi importa se hai la gonna. >> disse mentre si avvicinava,
<< Va bene va bene sei stato convincente. >> affermai alzando le mani in segno di resa, lo superai e mi sistemai sul sedile del passeggero. << Magari allacciati la cintura. >> disse con una punta di acidità,
<< Se mi dai il tempo magari. >> replicai a mia volta. Sorrise e scosse la testa.
Guardai fuori dal finestrino durante il tragitto, ascoltando la musica e osservando il traffico della città,
<< Sei brava a cantare. >> disse Ethan mantenendo lo sguardo fisso sulla strada,
<<Cosa? >>
<< Sei brava a cantare. >> affermò ripetendo la stessa frase,
<< Ho sentito non sono sorda, ma non stavo cantando. >> lui sorrise illuminando anche i suoi occhi di quella felicità,
<< Si invece, stavi cantando il ritornello. >> era troppo sicuro per mentire,
<< Scusa non me ne sono resa conto. >>
<< Non devi scusarti. >> lo osservai attentamente e mi chiesi dove fosse finito il ragazzo scontroso che ieri mi aveva urlato in faccia mostrandomi tutte le mie paure, << So che sono bello ma evita di fissarmi così. >> disse voltando la testa e facendomi incontrare quegli occhi verdi che tanto mi piacevano,
<< Tu guarda la strada invece. >> dissi tornando a guardare fuori dal finestrino,
<< Perchè sei venuto in macchina? Non entriamo tutti. >>
<< E tu perché stavi venendo da sola e non mi hai aspettato? >>
Alzai le spalle,
<< Semplicemente perché non volevo fare tutto il tragitto con te e non rispondermi con un'altra domanda! >> lui rise credendo che non me ne fossi accorta,
<< I bambini hanno una partita di calcio, e tu al ritorno torni a piedi così non dovrai stare in mia compagnia ancora. >> mi guardò ghignando beffardo, mentre io sgranai gli occhi e mi voltai nuovamente sperando non notasse il sorriso che mi colorava il volto.

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