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Stavo salendo le scale per andarmi a sistemare prima di cena, non volevo che qualcuno notasse che avessi pianto, tuttavia incontrai Chase che mi chiamò gioioso < Megan!! Dove vai? Non vieni a cena? > lo guardai sorridere allegro, < Si certo arrivo > risposi ripercorrendo i gradini che avevo appena salito < Hai freddo? > chiese preoccupandosi < No sono solo stata in spiaggia e c'era un po' di vento, non sapevo ci fosse il mare! > dissi sorridendo felice, sperando potessi apparire credibile ma lui sembrava assecondarmi < Davvero non lo sapevi? Tieni metti questa... > disse sfilandosi la sua felpa e porgendomela gentilmente < Ci vado raramente in questo periodo ma se vuoi qualche volta possiamo andarci insieme > continuò mentre i brividi scomparivano.
Entrammo in mensa, prendemmo la cena e ci dirigemmo al tavolo dove c'era già il resto del gruppo, Ethan alzò la testa e mi fulminò con lo sguardo ma cercai di non guardarlo, purtroppo gli unici posti liberi erano davanti a lui e a Sharon, quest'ultima vedendomi sbuffò sonoramente e iniziò a sussurrare all'orecchio di Rachel, la quale iniziò a ridacchiare mantenendo lo sguardo su di me. Le ignorai iniziando a chiacchierare con gli altri e mangiando i piatti di Jette, nettamente migliori rispetto alla cena della sera precedente. Ethan continuava a guardarmi, mi stava studiando, sentivo il suo sguardo scrutarmi come se cercasse una strada per leggermi dentro, mi voltai lasciando che i nostri sguardi si incatenassero e i brividi tornarono, ma questa volta non erano causati dal freddo < Cos'è successo? > sussurrò per non farsi sentire dagli altri < Che intendi? > chiesi ingenuamente < Hai pianto, perché? > negai con la testa < Sono stata in spiaggia e il vento mi ha fatto lacrimare gli occhi > dissi convinta, non insistè, finse di crederci e si alzò, lasciando la cena quasi intatta.
Sharon si alzò a sua volta con un sorriso sul volto e lo seguì sculettando per attirare l'attenzione di tutti. Non so se Chase intuì qualcosa, tuttavia si avvicinò al mio orecchio sussurrando dolcemente < Sei sicura vada tutto bene? > annuii confusa finendo di mangiare < Se hai bisogna ci sono, per qualsiasi cosa > replicò guardandomi con i suoi occhi azzurri, così simili al mare, feci incontrare i nostri sguardi e sorrisi sincera nascondendo tutte le mie insicurezze.
Accompagnai le bambine in bagno e le aiutai a mettersi il pigiama mentre mi raccontavano allegramente della loro giornata, solo Cass parlava poco < E tu Cass? Mi fai vedere cosa hai disegnato? > le chiesi appoggiando sulla piccola scrivania in legno bianco i tre disegni che mi avevano mostrato le altre, Cassandra annuì e si diresse verso il suo zainetto consumato e un po' rovinato ed estrasse un foglio ripiegato più volte è leggermente stropicciato, me lo consegnò timida con il capo chino, io la presi in braccio facendola sedere sulle mie gambe, aprii il foglio e vidi disegnate quattro bambine in fila che si tenevano per mano, ognuna di loro indossava un vestito di colore diverso, ai loro estremi c'erano un ragazzo ed una ragazza più alti delle bimbe, dietro c'era raffigurata una casa in colori vivaci, < Allora... queste siete voi..> dissi riconoscendo ad una ad una le quattro pesti < E loro chi sono? > chiesi indicando i due ragazzi, inizialmente pensai fossero dei genitori immaginari < Questo è Ethan e questa sei tu, perchè ora che sei arrivata possiamo essere una famiglia completa, giusto? ..Ti piace? > chiese allegra e speranzosa, mi si scaldò il cuore al pensiero di quella bambina timida e insicura che stava cercando una famiglia perchè la sua purtroppo non c'era più < Cass ma è bellissimo!! Certo che mi piace tesoro!! > dissi dandole un bacio sulla guancia e vedendola sorridere gioiosamente < Tienilo tu così lo fai vedere anche ad Ethan > aggiunse, anuii e lo appoggiai vicino agli altri fogli < Ora andiamo a dormire, che sarete stanchissime > entrarono ognuna nel proprio letto, diedi un bacio a tutte augurandole una buonanotte ed uscii dalla stanza. Nello stesso istante anche Ethan chiuse la porta dei bambini, e sorpreso si diresse nella mia direzione < Hai già fatto? > mi chiese avendomi raggiunta, io annuii seria < Tieni, questo lo ha fatto Cass, mi ha chiesto di mostrartelo > gli dissi dandogli il foglio. Lo aprì ed osservò attentamente il disegno < Questi chi sono? > ma non ci fu bisogno che gli risposi, alzò la testa e lasciò che i nostri sguardi si incontrassero di nuovo < Siamo noi..> sussurrò colpito, < Non aveva mai disegnato una cosa del genere, di solito si limita a dei fiori o colora casualmente...
Ti dispiace se lo tengo io? > mi chiese ripiegandolo con cura < No tranquillo, io vado sono parecchio stanca... a domani > dissi avviandomi verso la mia camera, ma Ethan mi prese il polso trattenendomi e spingendomi con le spalle al muro, creando una gabbia con il suo corpo per impedirmi di scappare ancora < Perché hai pianto? È successo qualcosa? > sussurrò a bassa voce, sbuffai alzando gli occhi al cielo < Non ho pianto e non è successo niente.>
Continuò ad osservarmi mentre lo stomaco mi si attorcigliava, i suoi occhi mi studiavano non facendo trapelare emozioni < Perché indossi la felpa di Chase? > chiese serio < Non sono affari che ti riguardano > replicai indispettita < È stato lui a farti piangere? > indagò e vidi i suoi occhi scurirsi, ma solo per un attimo < No ma che dici! Avevo freddo e si è offerto di prestarmi la felpa tutto qui, quante volte devo ancora ripeterti che non ho pianto? > sembrò rilassarsi, mi accarezzò dolcemente il collo disegnando dei cerchi con il pollice, < Puoi anche ingannare tutti, ma ricordati che i tuoi occhi non sanno mentire, sono troppo puri. Buonanotte principessa. > affermò e si incamminò verso la sua stanza.
Tornai in stanza e fui accolta dall'allegria di Jette, < Finalmente ci vediamo!! Ti sembra possibile che veda la mia compagna di stanza solo per andare a dormire?! Grazie per ieri sera mi hanno detto che ho alzato un po' il gomito > disse ridacchiando < La giornata è stata lunga non mi sono fermata un attimo... non devi ringraziarmi era il minimo che potessi fare > mi sedetti sul letto distrutta < La cena stasera era buonissima, hai talento Jette, davvero tanto > le dissi complimentandomi onestamente, i suoi occhi castani luccicarono colmi di gioia, < Lo pensi davvero? Non sai quanto mi fai felice!! Sai il mio più grande sogno è diventare una cuoca in uno di quei grandi ristoranti stellati... > disse guardando il soffitto con fare da sognatrice, ed io sorrisi per lei, per i suoi sogni, convinta che li avrebbe realizzati tutti.
Sistemai alcuni vestiti nell'armadio, cercando di essere il più ordinata possibile, ma riuscii a svuotare solamente una valigia mentre Jette mi raccontava della sua giornata.
Spegnemmo la luce e ci augurammo una buonanotte a vicenda, tuttavia, dopo qualche minuto nessuna delle due aveva ancora preso sonno, < Tu perché sei qui? > mi domandò con voce flebile Jeanette < In che senso? > replicai a mia volta girandomi nella sua direzione nonostante non potessi vederla a causa del buio < Beh insomma... perchè sei qui, qual è la tua storia? > chiese balbettando alla ricerca delle parole giuste per non sembrare inappropriata, < Mio padre si è sposato con un'altra donna, aspettano un figlio ed hanno deciso che io ero di troppo > risposi sbrigativa < E tua madre? > deglutii al pensiero < È morta alcuni anni fa > < Oddio mi dispiace, non lo sapevo scusami > < Non fa niente, tu invece? > chiesi curiosa anch'io < Mio padre non l'ho mai conosciuto, non so nemmeno che faccia abbia, in realtà penso che nemmeno mia madre lo sappia... una volta mi raccontò che nel periodo in cui rimase incinta di me le piaceva uscire a divertirsi tutte le sere, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni... da un paio d'anni è in una clinica per disintossicarsi, non ho zii o parenti, insomma nessuno che possa prendersi cura di me per ciò eccomi qui > disse tranquillamente < Si diciamo che ci sono storie molto peggiori della mia.. > continuò Jette , probabilmente stava solo rassicurando se stessa, come se stesse solamente pensando ad alta voce, lasciando i suoi pensieri udibili anche a me, < Ad esempio, il padre di Rachel è morto in un incidente stradale, era ubriaco, la madre non ha superato la perdita ed è diventata un'alcolizzata e lei soffre della stessa dipendenza dei genitori...
Per quanto riguarda Dave invece, la madre è morta per una malattia poiché non avevano i soldi per curarla, il padre aveva perso tutti i loro averi con il gioco d'azzardo, e Dave che era solo un bambino è cresciuto nei sensi di colpa per non aver salvato la madre.
Il padre di Bryan è un ladro, durante una rapina qualcosa andò storto, lui fu catturato e la moglie fu colpita da un proiettile, sembra la trama di un film.
Sharon invece è la più fortunata di tutti, il padre è un uomo ricchissimo, è stato accusato per truffa ed ora è in carcere insieme alla moglie, tuttavia hanno lasciato dei conti alla figlia, ora sono congelati quindi non può usufruirne, ma appena uscirà da qui sarà ricchissima e potrà permettersi una vita piena di vizi e lusso > quest'ultimo racconto mi lasciò interdetta < Ma come scusa, se il padre è stato accusato per truffa non gli hanno ritirato tutti i soldi? > chiesi in balia del sonno < No la legge non comprende questo, prevede solo il carcere> spiegò < Beh beata lei allora, ormai ha quasi diciotto anni no? > dissi sbadigliando < Si li ha già compiuti > mi informò Jette < E perchè è ancora qui allora? > chiesi sconcertata < Non te l'ha detto la direttrice? Puoi lasciare la struttura solo un anno e un giorno dopo aver raggiunto la maggiore età, non sei obbligato ad andartene, alcuni scelgono di restare.> < No la direttrice non mi aveva detto nulla...E chi mai sceglierebbe di restare qui?! > < Bryan e Alfred hanno quasi vent'anni, ma c'è ne sono anche altri > affermò seria < Veramente?! > < Si, è una scelta che fanno in molti. Ora però è meglio se dormiamo. Buonanotte Megan > < Notte Jette. >
Non mi addormentai subito, continuai a ripensare alle parole di Jette, chiedendomi quale fosse la storia di Ethan e se anche lui come i suoi amici avrebbe scelto di restare o se sarebbe andato via...
Il suono della sveglia mi informò delll'inizio di una nuova giornata, per fortuna la sera prima mi ero ricordata di impostarla.
Mi alzai svogliatamente dal letto e inciampai nelle scarpe di Jeanette imprecando, presi le mie cose e mi diressi in fondo al corridoio nei bagni in comune, al contrario di ieri c'erano già alcune persone.
Cercai una doccia libera e mi rilassai sotto il getto bollente dell'acqua, cercando di iniziare la giornata al meglio.
Mi vestii e truccai in modo semplice, tornai in camera per prendere la borsa e cercare il telefono, che non avevo.
Aprii la porta delle bambine, spalancai la finestra e cercai di svegliarle nel modo più dolce possibile, ricordai le urla di mio padre ogni volta che non mi svegliavo e arrivavo in ritardo a scuola, cacciai via quel pensiero.
< Come avete dormito? > < Bene! > risposero in coro iniziando a ridacchiare < Oggi ci portano in piscina > mi disse Abbie felice < Ah bene, quindi dovete portarvi i costumi? > < Si e anche le cuffie! > < E gli occhialetti! > < E le ciabattine! > dissero contemporaneamente, gli preparai i vestiti da mettersi a tutte, e mentre li indossavano gli preparai gli zaini cercando di non scordarmi nulla, mi voltai a controllarle e vidi Kim e Cass in difficoltà, < Aspettate vi aiuto > dissi < Dovete vedere i disegni, e quindi fare così > cercai di esprimermi nel modo più semplice per spiegargli come indossare le magliette dal verso giusto.
Ethan bussò ed entrò in stanza per assicurarsi che tutto procedesse secondo i piani senza problemi, dopo averle salutate mi rivolse la sua attenzione < Vanno in piscina oggi hai messo i costumi? > domandò < Si me lo hanno detto, dovrei aver messo tutto > replicai.
Ci incamminammo per il corridoio, mentre i bambini chiacchieravano amichevolmente tenendosi per mano io e Ethan elencammo gli indumenti facendo una breve lista per assicurarci di non aver dimenticato nulla.
< Non ho messo le cuffie a nessuno > disse improvvisamente Ethan iniziando ad imprecare mentre io scoppiai a ridere < Che ti ridi! Succederà anche a te > mi urlò mentre tornava nella camera correndo con tre zainetti minuscoli sulle spalle che dondolavano da una parte all'altra.
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