24

Non so se disse ancora qualcosa, perché io non sentii altro se non la rabbia rimbombare come un tornado tra le pareti del mio cranio.
Mi diressi spedita, quasi correndo verso di loro, come se avessi paura che potessero fuggire, e tuonai furiosa il suo nome,
<< Alfred! >>
Quest'ultimo, allontanò leggermente il viso da quello della ragazza, incorniciato da perfetti ricci castani; restando per un istante a contemplarne la bellezza con gli occhi, per poi voltarsi verso di me, e, visibilmente sorpreso incontrare il mio sguardo,
<< Che c'è? >> disse notevolmente infastidito, facendo scrocchiare le articolazioni delle dita delle mani.

Sbarrai gli occhi stravolta,
<< Che c'è?! Dovrei chiederlo io a te! Ma che diavolo stai facendo? >> domandai con la tonalità della voce che si innalzava frase dopo frase, divenendo sempre più acuta,
<< Non si vede? >> ironizzò, appoggiando sensualmente la spalla sinistra al muro, con fare borioso e pavoneggiante,
<< È lei Jette? >> chiese la ragazza al suo fianco rimasta fino a quel momento in totale silenzio. Continuava a spostare lo sguardo tra di noi, come spaventata, mentre batteva ritmicamente il piede a terra a disagio,

<< Non ci posso credere! Le hai parlato di Jette?! >> domandai isterica, sempre più incredula,
<< Certo, che c'è di strano? >> ribatté Alfred alzando confusamente le sopracciglia,
<< A te sembra normale che parli di Jette alle tue... >> mi interruppi, indecisa su quale termina adottare per classificare quella sorta di relazione,
<< Alle tue amiche, e poi, le baci senza ritegno?! Spiegami dov'è il nesso logico nelle tue azioni! >> ringhiai nervosamente, ma lui si limitò a scrollare le spalle,
<< Ma seriamente Alfred? >> domandai sperando si inventasse qualcosa, anche una di quelle scuse banalmente inverosimili,

<< Senti, hai finito di farmi la morale? Perché ho una questione in sospeso >> affermò ammiccando perverso alla sua compagna.
Percepii il sangue scorrere come un torrente in piena nelle mie vene, sradicando ogni margine e dando libero sfogo alla mia rabbia.
I pensieri da urlargli contro erano così tanti e affluivano così velocemente, da non permettermi di formulare una frase efficace,
<< Ma non ti vergogni?! Non tieni nemmeno un po' a lei? Questo dimostra che razza di persona tu sia! Sei solo un >> urlai ora, furibonda e stanca del suo continuo essere indifferente,

<< E che persona sarei, eh? Da quanto tempo sei arrivata? Una settimana? Due? E pensi di poter venire qui a farmi la predica? >> ringhiò, avanzando con fare minaccioso verso di me, tentando di incutermi terrore,
<< Ma cosa c'entra ora questo! Tu non hai un briciolo di rispetto per Jette! La illudi, la fai soffrire continuamente e, come se non bastasse ti baci un'altra, e Dio solo sa cos'altro avreste fatto! E per di più nel giardino del collegio, sotto la sua finestra! >> gridai scuotendo la testa schifata.

Alfred ormai mi fronteggiava, aveva gli occhi castani completamente rossi, iniettati di sangue a causa dei capillari oculari eccessivamente dilatati; che lo rendevano spaventoso, erano fuori dalle orbite, tanto che temevo potessero cadergli.
Le sopracciglia, formavano ormai un'unica riga bassa e contorta, inclinata verso il basso, e la fronte era totalmente raggrinzita da pieghe crudeli.
Le narici, allargate a formare due fori, fremevano di collera; dall'estremità del naso alla bocca si erano create due pieghe nette e ben definite, che disegnavano una smorfia animalesca, in cui le labbra accartocciate, mostravano i denti digrignati, come un animale selvatico pronto a mordere.
Alfred sembrava scomparso, come se l'ira avesse avuto il sopravvento su di lui, ed ora lo stesse controllando,

<< Chi cazzo credi di essere ragazzina?! Io faccio quel che voglio, e tu, tu non sei nessuno! Inizia a tornare al tuo posto, se non vuoi che ti ci rispedisca io >> urlò, fuori di sé.
Non aveva ancora finito di parlare... mi sembrava di vedere altre frasi legate sulla sua lingua che stavano per uscire; già percepivo le cattiverie che stava per gridare contro di me, punendo le mie accuse, rivendicando il suo orgoglio ferito.
Ogni suo muscolo si stava per sferrare contro di me, ripagandomi delle mie parole con un dolore fisico e non emotivo; perché Alfred non era capace, non era capace di ferire le persone con le parole, era in grado soltanto di usare la forza, come un animale, incurante di chi avesse di fronte.

Ero certa che l'avrebbe fatto, gli sarebbe bastato un solo slancio per potermi assalire, e la sua postura lo dimostrava, le spalle erano ricurve in avanti, e le mani chiuse in due pugni; finché i suoi occhi non scattarono in alto, sopra la mia testa, inchiodandosi su qualcosa alle mie spalle.
E lì si bloccò, assumendo l'espressione triste e arrabbiata di un bambino, quando viene colto in fragrante, e di conseguenza messo in punizione.
Indietreggiò, in silenzio, mantenendo lo sguardo collerico fisso in quel punto, carico di parole che non pronunciò.
Poi, intreccio la sua mano a quella della ragazza, che era rimasta immobile contro quel muro, e la trascinò via impetuoso, sbattendo nervosamente il cancello.
<< Ora vai in camera >> disse, la voce di Ethan, esattamente alle mie spalle.

Salii le scale di quei due piani correndo, saltando via due gradini alla volta, fino a raggiungere la mia stanza con il fiato corto. Mi chiusi la porta alle spalle, appoggiando la schiena alla superficie in legno, mentre il petto si alzava e abbassava velocemente, riempiendosi di ossigeno.
Jette era lì, distesa comodamente sul suo letto, mentre divertita, stava guardando stupidi video sul telefono.
Appena mi vide alzò il suo sguardo ignaro, per posarlo sulla mia figura, e illuminarsi in volto,
<< Ei ciao! >> mi salutò accogliendomi felicemente; ed io, ancora scombussolata dagli eventi degli ultimi minuti, mi limitai a rivolgerle un cenno con la testa.

<< ...Tutto bene? >> chiese scrutandomi, aggrottando le sopracciglia e impuntando i gomiti sul materasso per innalzarsi di qualche centimetro,
<< In realtà no... >> confessai misteriosa, dondolando il peso del mio corpo da un piede all'altro.
Lei mi guardò confusa, allarmandosi all'istante,
<< Che succede Meg? >> domandò nuovamente.
Mi portai il pollice tra i denti, iniziando a mordicchiarne l'unghia, che, come quelle delle restanti nove dita, in quel periodo avevano perso la loro elegante lunghezza, che io tanto amavo.

Non sapevo come dirglielo... dovevo essere diretta? O forse avrei dovuto addolcire la mia confessione con lunghi e inutili giri di parole?
Ma in fondo, serviva veramente mettere lo zucchero sul bordo del bicchiere prima di bere l'amara medicina? O era soltanto un'illusione, che, presto, si trasformava nella crudele realtà, aumentando la delusione recata?
Espirai sconfitta, e come il mio respiro uscì stanco e pesante, così furono le mie parole.

<< Ho visto Alfred che baciava un'altra >> confessai di getto, premendo il grilletto per sparare quel proiettile; la vidi accigliarsi, ricevendo l'impatto del colpo... e mentre poco prima la sua figura tentava di avvicinarsi a me, ora la vedevo allontanarsi lentamente, come un gatto tradito.
<< Ti sarai sbagliata >> disse ricomponendosi e tornando tranquilla, socchiudendo le palpebre come per reprimere le paure,
<< No Jette, sono sicura... mi dispiace ma... penso che tu... si insomma, penso che sarebbe meglio se tu lo lasciassi stare... >> le consigliai balbettando, con tono dolce e apprensivo,
<< Ma ci sarà una spiegazione Meg! Ti sarai confusa... magari si trattava di Dave o di un nuovo fidanzato di Rachel... sì sicuramente è così >> constatò convinta, annuendo decisa con il capo,
<< Jette era Alfred. Ne sono sicura >> affermai seria, guardandola fissa.
<< No, Meg... è, è assurdo >> sussurrò, con gli occhi che iniziavano a luccicare, riflettendo la tristezza.

Mi sedetti sul letto vicino a lei, lasciando che il mio corpo sprofondasse nel morbido materasso. Restammo per un po' in silenzio, finché, quando si sentì pronta per ascoltarmi, le raccontai tutto dettagliatamente... la nostra discussione, i suoi gesti spocchiosi, le spiegai, di come l'ira si fosse impossessata in un battito di ciglia di lui, rendendolo un mostro crudele.
E, quando gli occhi della mia amica erano ormai colmi di lacrime, che iniziavano a rigarle il volto arrossato, sentii la rabbia rinascere dentro me,
<< Jette... io dico sul serio... ti sta facendo soffrire >> ripetei, con il cuore stretto nel dispiacere,
<< Lo so Meg... ma, ma tu... tu non capisci, io, io... >> balbettava, mentre i singhiozzi le divoravano le parole.

<< Cosa devo capire Jette? L'ho visto, ho visto i suoi occhi, erano... erano diventati cattivi. Non si sarebbe fermato Jette, se non ci fosse stato Ethan mi sarebbe saltato addosso... sembrava un leone sul punto d sbranarmi! >> dissi, gesticolando con le mani,
<< Tu non capisci... >> soffiò ancora, distrutta, lacerata completamente.
Le presi le mani, stringendole forte nelle mie, e quando alzò il capo chino, la guardai profondamente, sperando che si fidasse di me,
<< Sono qui... >> sussurrai delicata, senza il minimo timore,
<< Io... io lo amo >> confessò.

E il mio cuore si strinse ancor di più, non per le sue parole, non per il suo sentimento, bensì per il suo sguardo; perché non era felice e luminoso, non luccicava di quella scintilla che ha il nome di quell'emozione... al contrario, sembrava triste e distrutto, sembrava un soldato, che torna dalla sua battaglia, sconfitto e desolato, portandosi appresso la sua divisa inutilizzabile e trascinando il suo corpo pesante e stanco.
<< Lo so Meg, lo so che è sbagliato, sono consapevole che lui non prova lo stesso nei mie confronti e credimi, so di essere una stupida a provare, o anche soltanto a pensare di amarlo... ma io non riesco a smettere.
Ho tentato in tutti i modi di sopprimere questo... questo assurdo sentimento, ho evitato Alfred per giorni, sperando che il mio interesse scomparisse. Ma... >> un singhiozzo strozzato tagliò il discorso.

Sciolse le nostre mani, circondandomi con uno slancio audace il collo con le braccia, appendendosi a me come se fossi il suo ultimo appiglio, lasciando che il pianto si trasformasse in una feroce e agonizzante sofferenza.
Poi si allontanò un po', e strinse nuovamente le mie dita, mentre con la mano sinistra, si asciugava con scatti tremolanti le lacrime.
<< Ma bastava che lo guardassi un istante, che lo incontrassi casualmente in corridoio o che pronunciassero il suo nome e sentivo... sento, le ginocchia tremare, e le farfalle nello stomaco svolazzare impazzite.
Ma Alfred non prova nulla di tutto ciò... lui non mi vuole >> sussurrò alzando le spalle, fingendosi senza successo indifferente.
<< Sei sicura Jette? Che sia amore? >> domandai, nonostante, quando la vidi annuire fortemente, avessi già intuito la risposta.
Le sue parole mi avevano sorpresa, parlava di amore e di sensazioni che io non potevo dire di conoscere... ma ne era sicura, così tanto, da convincere anche me.

<< Alfred ha avuto una brutta infanzia, ciò non giustifica il suo comportamento, ma sicuramente ha influito nel plasmarlo, >> disse per poi deglutire, preparandosi mentalmente a continuare, bisognosa di liberarsi,
<< Quando è arrivato qui aveva dodici o tredici anni, conosceva fin troppo l'oscurità del mondo e si trascinava dietro già un bel bagaglio di esperienze... non molto belle >>.
Jette sospirò, come se quel racconto rappresentasse la sua storia e ricordarlo l'addolorasse.
<< Il padre era il principale protagonista di queste vicende... era un uomo violento, come ormai se ne sentono tanti in televisione, ma non per questo meno pericoloso o da sottovalutare.
Era un semplice operaio, il lavoro scarseggiava, ma lui non rinunciava ai suoi vizi... >> lasciò la frase in sospeso, facendomi cogliere il concetto, senza concretizzarlo in parole precise.

<< Beh, questi vizi lo trasformavano, facendo uscire il peggio di lui... e si, questo suo peggio, era solito sfogare la sua frustrazione, la sua rabbia e la sua delusione, sulle uniche persone care che ancora lo circondavano.
La moglie e il figlio.
Alfred era piccolo, non capiva perché si comportasse in quel modo, e come biasimarlo, tuttavia, nonostante la tenera età cercò più volte di fermarlo, di impedire quella violenza, scagliandosi contro di lui per difendere la madre.

Ma quell'uomo non demordeva, non si sarebbe fermato per un innocente bambino, e allora iniziò a rinchiuderlo nello sgabuzzino... lasciando che sentisse i gemiti di dolore inferti alla donna che diceva di amare, ma senza permettergli di fare nulla, se non maledirsi e chiedersi cosa avesse sbagliato quella volta, per farlo arrabbiare di nuovo così tanto.
Restava chiuso lì dentro per ore, e quando la madre lo liberava, a lui sembrava sempre un angelo che andava a salvarlo.
Un angelo però, che prima di poter liberare il suo bambino, aveva camminato nell'inferno.
Finché un giorno, non fu la madre ad aprire quella dannata porta, fu il padre stesso... e quando Alfred corse fuori, cercando il suo angelo custode, lo trovò steso a terra, in un sonno sereno, un sonno da cui, quella povera donna, non si sarebbe mai svegliata.

Da quel giorno Alfred è stato affidato agli assistenti sociali, che lo allontanarono da quel mostro, ma nessuno si accorse che quel bambino stesse scivolando in un tunnel dell'orrore.
Era cresciuto nella violenza, e nella rabbia repressa, che gli era germogliata dentro, forte e prepotente, tanto da essere in grado di avere il sopravvento su di lui.
Quando Alfred si sente in pericolo, o quando teme di poter perdere qualcosa, o qualcuno, allora si trasforma e diventa come lo hai visto tu. Ma non è come quell'uomo, non ha nulla di quel tiranno se non il cognome... Alfred non ha mai picchiato nessuno, se non per qualche rissa in discoteca. Lui non farebbe mai del male, e credimi Meg, si è sentito minacciato ed accusato, e come un cane terrorizzato ha iniziato a ringhiare, ma non ti avrebbe mai fatto del male, e di questo ne sono sicura.
A raccontarlo ad alta voce sembra uno scherzo lo so, una di quelle notizie di cronaca, che ci sembrano così distanti...
Qui dentro ognuno ha un passato che vorrebbe dimenticare... ma in realtà, ci continua a condizionare sempre più >> terminò Jette, con lo sguardo perso in un punto impreciso del soffitto, cercando le nuvole tra muri di mattoni.

~Spazio Autrice~
Nuovo capitolo nuova storia!
Non fermarti alle apparenze piccola Megan, perché ognuno si porta dentro ombre di cui tu ignori l'esistenza!
Spero di aggiornare presto!
Più avanti sapremo il passato di molti altri personaggi! Curiosi di qualcuno in particolare?
Buona domenica.
💋

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