22

Ancora una volta fu Ethan a dirigere il gruppo, in totale in silenzio, perché troppo impegnato a combattere con i suoi pensieri rumorosi.
Percorremmo le scale e i corridoi dell'ospedale con passo spedito, finché raggiungemmo una delle tante porte bianche, sulla quale era affissa la targa metallica che riportava inciso il numero di riconoscimento.
Sulla soglia tentennai nel vederlo lì, steso comodamente con due cuscini voluminosi dietro la schiena; dialogava spensierato con Jette, che confidenzialmente gli si era seduta accanto su quel lenzuolo bianco stropicciato.
La finestra alle loro spalle era socchiusa, rendendo l'immagine una strana scenografia di un film romantico.

Ethan e Alfred entrarono subito nella stanza, dirigendosi euforici verso il nostro amico; li seguii a mia volta sentendomi inondare da un leggero senso di inadeguatezza... e forse non fui l'unica, perché come me, Dave, accanto alla porta, sembrava titubante, indeciso se entrare o meno; per lui era la prima volta che rivedeva Chase da quando era stato portato via in ambulanza dal locale, in una corsa sfrenata.
Lo guardai scambiarsi sguardi d'intesa con Ethan, per poi prendere un profondo respiro misto di ossigeno e coraggio.

Il volto pesto di Chase si illuminò di luce nel vederci e così lo salutammo tutti, fin troppo animatamente.
Lo abbracciai cercando di essere il più delicata possibile, e fui felice quando fu lui a stringermi a sé, dimostrando la sua forza nonostante le ferite.
Fece scivolare il suo sguardo su ognuno di noi, scrutandoci e osservandoci, come per memorizzare ogni nostra reazione, si soffermò su Dave che preso dall'agitazione, si stava divorando le pellicine delle dita.
I suoi occhi castani si rabbuiarono cupamente ed aprì più volte la bocca, tentando di parlare, ma non ne uscì alcun suono; perciò ci pensò Ethan a soccorrerlo,

<< Fratello, allora come ti senti? >> affermò appoggiandosi al davanzale della finestra, Chase sorrise divertito,
<< Mi sento come se fossi stato investito da un autocarro, per il resto sto alla grande >> rispose con un'alzata di spalle,
<< A proposito di incidenti, amico dimmi che sei stato tu a guidare la mia macchina fino a qui >> aggiunse preoccupato, alzando di scatto le sopracciglia e rilanciando uno sguardo ad Ethan, mentre i ragazzi scoppiarono a ridere all'unisono,
<< Già stai male, se l'avessi lasciata guidare a loro saresti collassato alla notizia >> affermò sorridendo.

Continuammo a tessere lunghi discorsi, a scambiarci battute e a condividere risate come un gruppo di amici durante un semplice aperitivo; finché l'orario di visite terminò e ci invitarono a lasciar riposare Chase.
Uscimmo tutti, tranne Dave che, probabilmente, sentiva il bisogno di liberarsi di quel peso che gli opprimeva la coscienza.
E così fu, perché pochi minuti dopo ci raggiunse radiante e sereno.
Era ormai pomeriggio inoltrato, le giornate si iniziavano ad accorciare notevolmente, come se qualcuno nei mesi più freddi, si divertisse a tagliare con le forbici il rullino fotografico che racchiude ogni giornata, tagliando via ogni volta un po' più di sole.
Nel parcheggio ci dividemmo in due gruppi per occupare entrambe le auto.

<< Non hai motivazioni valide >> affermai dura rivolta ad Ethan, continuando la discussione che si era appena aperta.
<< Invece si, prima di tutto Dave non te lo permetterebbe, vero? >> replicò.
Ci voltammo all'unisono verso quest'ultimo, che però decise di restare neutrale, scegliendo di non schierarsi per nessuno dei due fronti,
<< Vedetevela voi due a me non interessa! >> disse infatti alzando entrambi i palmi,
<< Visto? È fatta, starò davanti e sceglierò le canzoni! >> mi vantai gloriosa, guardandolo con sorriso beffardo mentre lui corrucciava la fronte,
<< Neanche per sogno! Io guido ed io decido chi avere al mio fianco, e sopratutto che genere di musica ascoltare >> aggiudicò inutilmente,
<< Ovvero? Opere Liriche? >> domandai ridendo,
<< Anche se fosse? Sono decisamente migliori rispetto alle sigle dei cartoni animati che sceglieresti >> ribatté ripagandomi della mia stessa ironia.
Il nostro bisticcio infantile continuò ancora qualche minuto, finché decisa a non mollare la presa, mi slanciai ad alta velocità verso la portiera credendomi un agile cerbiatto, invece mi bloccò e insieme a Dave mi caricarono di peso, scaraventandomi contro la mia volontà in macchina.
Triste e sconfitta, brontolai per l'intero tragitto del loro complotto tramato alle mie spalle.

Ormai inseparabili, andammo a cenare, placando il rumore incessante del mio stomaco affamato.
Ethan, dopo aver chiuso la chiamata con dei ragazzi, per assicurarsi che fosse andato tutto bene con i bambini, bloccò lo schermo del telefono e lo appoggiò sul piano plastificato del tavolo.
<< Hai parlato con la Castillo? >> domandò Dave di fronte alla sua pizza fumante, ed Ethan annuì di risposta,
<< Si, è stato più semplice del previsto. Il problema sarà trovare una spiegazione riguardo lo stato di Chase quando tornerà... sperando che lo rilascino il prima possibile >> affermò con alzata di spalle per celare la sua preoccupazione.
Terminammo il pasto in armonia continuando a parlare interrottamente, per poi tornare a casa.
Nel viaggio di ritorno nessuno oppose alcuna forma di resistenza, e come una regina sul proprio trono mi accomodai nei posti anteriori, intenta a scegliere canzoni come un dj.

I tre moschettieri si divisero, andammo ognuno in corridoi diversi diretti nelle proprie stanze.
Jette non c'era, forse era ancora con Alfred; provai ad aspettarla ma non resistetti molto al chiuso, perciò dopo poco presi una felpa e mi incamminai, con il desiderio crescente di guardare un po' il mare.
Seduta sulla sabbia fredda, osservavo ancora ed ancora quelle onde scure abbracciarsi.
Di risposta alla solitudine mi circondai le ginocchia portandole al petto, mentre con movimenti delicati legavo i miei capelli in una morbida treccia e riflettevo assorta.

Era trascorso già un mese intero da quando la mia vita era stata stravolta, all'improvviso, senza lasciarmi il tempo di metabolizzare il tutto, mi ero ritrovata in una nuova città, in una nuova casa, in un nuovo letto, circondata da persone a me nuove e completamente sconosciute.
Era già da trenta giorni esatti, che quella distesa blu si era trasformata nella mia psicologa, io gli ponevo innumerevoli domande, e lei, invece di rispondermi me ne poneva beffardamente delle altre.
Quelle acque misteriose, colme di magia e oscurità, di gioia e di dolore, avevano inghiottito la mia coscienza.

Mentre osservavo quell'orizzonte blu infinito, mi lasciavo stringere dalle paure, che come le tante reti da pesca galleggianti nel mare mi tenevano prigioniera, mi stritolavano dolorosamente, coprendomi con quella superficie rettangolare di nylon e trasformandomi in una preda impigliata, spacciata e impotente.
Stavo forse diventando pazza?
Perché mai proprio il mare?
Non sapevo spiegarmelo... e purtroppo non era l'unica domanda a cui non trovavo una risposta, ormai accumulavo solo dubbi, mentre perdevo sempre più le mie certezze.
Mi sentivo come in un campo di grano, il sole era ormai tramontato e le spighe alte mi oscuravano la vista, seppellendomi in un labirinto giallo; stavo perdendo la mia strada.
E questo mi faceva sentire totalmente vuota, tutti i miei sogni erano andati distrutti e l'unica consapevolezza rimasta era che non sarei riuscita a crearne di nuovi.

Stavo agitando le mani, per scacciare i pensieri, che si erano trasformati in fastidiose mosche ronzanti; ed intanto osservavo, con la testa inclinata di lato, due ragazzi camminare sulla battigia. Ne ero completamente rapita, immersa nella loro intimità.
Ne percepivo a malapena i tratti del viso, apparentemente miei coetanei forse di qualche anno più grande.
Erano sereni, si capiva dalle loro posture sciolte mentre passeggiavano tenendosi dolcemente per mano, ogni tanto si fermavano per sussurrarsi qualcosa all'orecchio e scambiarsi un tenero bacio, mentre lui la faceva ridere gioiosamente.
Non fecero caso a me, neppure quando mi passarono davanti, troppo persi in quel mondo speciale, accessibile soltanto a loro due.

Mentre continuavo ad osservare la scena, dietro di me dei passi felpati dalla sabbia presagirono l'arrivo di qualcuno.
Non mi voltai, certa o forse soltanto desiderosa che fosse lui, l'unico che potesse venire al mare a quell'ora; e ne ebbi la conferma quando sentii la sua voce,
<< Pensi al tuo fidanzato, rimasto nella tua ricca città ad attenderti? >> domandò, seguendo la scia del mio sguardo e notando dove fosse riposta la mia attenzione,
<< No >> risposi scuotendo la testa e sorridendo divertita.

Si sedette al mio fianco, pronto a ricevere una spiegazione soddisfacente alla domanda che aveva celato e posto indirettamente,
<< Mi chiedevo cosa si provasse >> affermai, mantenendo il mio sguardo fisso, impaurita dall'idea che si allontanassero troppo, perdendoli di vista; lei gli disse qualcosa, spingendolo giocosamente e lui la prese a cavalcioni sulla schiena, facendola scoppiare in una risata fragorosa con la testa all'indietro.
E con i suoi lunghi capelli rosso fuoco, che coprivano la schiena di entrambi mentre ondeggiavano spinti dai loro passi, ripresero la loro strada.

Anche Ethan li guardava, non avevo bisogno di voltarmi per averne la conferma.
<< Ad essere innamorati? O ad avere i capelli rossi? >> domandò, unendo la serietà all'ironia.
Era capace di questo Ethan, di avere un gomitolo di cristallo nel palmo della mano e di sfiorarlo giocandoci, accarezzando ogni filo con una delicatezza assoluta; aveva colto i miei pensieri, ed aveva scelto di comprenderli alleggerendoli, ma senza sminuirli.
Non temevo le sue risposte, tuttavia avevo paura di confidargli i miei pensieri, non riuscivo a fidarmi, e non era lui il problema, ero io.

<< Pensi che mi donerebbero? >> domandai, scegliendo la strada della codarda, ripercorrendo impaurita i miei passi.
<< Forse >> disse ora, guardandomi con gli occhi velati di sospetto,
<< Sarei la versione grande di Lily >> simpatizzai ricambiando il suo sguardo con fare tranquillo.
Si fermò ad osservarmi, come bloccato, ed io non riuscii a distogliere lo sguardo, rimasi impigliata in quella rete che aveva gettato per catturarmi,

<< Quindi... non sai cos'è l'amore? >> ipotizzò, nonostante la sua apparve più come una constatazione; poi tirò un angolo delle labbra e disegno quel suo sorriso sghembo,
<< Pensavi di aver sviato il discorso principessa? >> domandò beffardo.
Sbuffai davanti all'ovvietà delle mie azioni,
<< Non ho detto questo, so cos'è l'amore, l'ho provato più volte, per i miei genitori... per mia madre, per un'amica, per un animale....>> replicai tremando al pensiero di mio padre; era difficile ammettere che, nonostante le sue scelte, in passato io lo avessi amato. Ed era vero ciò che gli avevo detto, quei sentimenti li avevo provato lasciandomi caratterizzare da essi,

<< Ma era sempre un lieve tepore che mi scaldava il petto, non era quel genere di amore che ti cresce dentro e lentamente alimenta quella fiamma fino a sentirti bruciare ardentemente; o che nasce all'improvviso da una scintilla cieca e si tramuta in potente energia... >> sussurrai assorta, condensando i miei pensieri in discorsi,
<< E fidanzata?>> indagò riflettendo sulle mie parole, scossi la testa con un lieve sorriso,
<< Come posso fidanzarmi senza amore? >> chiesi di rimando alla sua domanda,
<< Fidati succede. Quindi? >> ripropose imperterrito,

<< Mai >> ammisi sostenendo il suo sguardo,
<< Perché? >> ribatté curioso, senza interrompere il nostro legame visivo, non sbatté mai neppure quelle sue lunghissime ciglia scure; rimase immobile a studiarmi,
<< Mi prenderai per pazza >> dissi ridendo,
<< Mai... >> sottolineò, sfiorandomi il viso con i polpastrelli delle dita, morbidi nella loro ruvidità, le ritrasse subito, come spaventato da quel suo gesto non programmato,
<< Ho avuto comunque le mie esperienze ma mai legate ad una relazione... >> spostai lo sguardo cercando i due giovani, ed il mio cuore si rattristò per un momento quando non li vidi più, nemmeno in lontananza,

<< Solo una volta mi sono fidanzata >> spiegai riprendendo il mio racconto e voltandomi nuovamente nella sua direzione,
<< È andata male? >> chiese come impaurito dalle mie possibili frasi, ed io risi, di cuore,
<< È durata una settimana. >> dondolai la testa in segno di diniego ripensando al mio assurdo comportamento,
<< Era un bravo ragazzo, gentile, divertente e ribelle al punto giusto... per di più suo padre era un amico intimo del mio, perciò puoi capire quanto adorassero questo nostro possibile fidanzamento. >> sospirai al ricordo di quanto mio padre mi avesse fatto pesare il mio atteggiamento,

<< Lui era perfetto, ero io che non andavo.
Tra noi sarebbe potuta durare molto di più, se lui non avesse voluto etichettare ciò che eravamo... perché?
Perché bisogna dare un nome a tutto ciò che siamo o che crediamo di essere?
Come se avessimo costantemente il bisogno di sentirci glorificare, di vantare ed esaltare ogni nostra ideale vittoria.
Vabbè comunque, al pensiero di essere legata ad una persona mi sentivo soffocare, come se mi mancasse l'aria intorno a me >>.
Gli stavo dicendo tutto, senza tenere alcun segreto per me; i suoi occhi cambiarono colore, ne fui quasi totalmente certa, diventarono grigio perla, una sfumatura rarissima se non unica.
<< Era paura >> affermò sicuro, con la voce tinta di dolcezza e apprensione; il mio cuore perse un battito. Lo aveva capito. Con un semplice e banale racconto,
<< È paura di soffrire, non farti manipolare principessa... o non sarai più tu >> aggiunse, con scintile argentee negli occhi,

<< E tu? Tu sei mai stato innamorato? >> chiesi, giunti al mio turno di domande.

~ Spazio Autrice ~
Buonasera girlsss!
Finalmente è pronto un nuovo capitolo, mi scuso per i lunghi tempi di aggiornamento, ma sono decisamente troppo puntigliosa, perciò rileggo il capitolo in continuo senza esserne mai soddisfatta...
Colgo l'occasione, per farvi un grandissimo augurio di buon Natale da parte mia e regalarvi queste righe, che hanno portato a numerose giornate di pensieri tempestosi!!
Spero stiate passando un felice Natale, e mi raccomando, niente scrupoli!
Abbuffatevi! Abbuffatevi e abbuffatevi!
Perché Natale è una volta l'anno e allora viviamocelo!
*nonostante sia quasi finito, ma sssht*
Fatemi sapere cosa ne pensate, e segnalatemi senza problemi tutti gli errori che trovate!
Un bacio.
💋

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