16

La musica rimbombava facendo tremare il pavimento, le luci soffuse creavano lampi e raggi colorati che viaggiavano velocemente per la sala, aumentando lo stato di confusione che alleggiava nell'aria.
Trattenni il fiato spaventata a ciò che mi stava difronte.
In mezzo al cerchio umano, costituito per lo più da ubriachi, c'era Dave.
Accadde tutto in pochi attimi.
Dave stava colpendo con pugni e calci un ragazzo più alto e robusto di lui, che a sua volta rispondeva con altrettanti colpi.
Aveva i capelli lunghi legati in una coda bassa dietro il collo, il quale era ricoperto di inchiostro nero.
Dalla parte opposta del cerchio intravidi la biondina, che poco prima ballava con il mio amico, si mordicchiava un'unghia con aria scocciata mentre assisteva annoiata alla scena.

Un urlo prorompente si alzò tra la folla richiamando la mia attenzione, Dave era stato colpito violentemente al volto e sanguinava copiosamente.
Sentii un grido terrorizzato provenire dalla mia gola, senza neanche accorgermene e mi portai le mani al volto in preda al panico.
Chase, che fino a poco prima mi teneva saldamente la mano nella sua, chiamò Alfred accanto a lui, prima di balzare felinamente in avanti cercando di dividere i due litiganti, seguito fedelmente dal biondo alle sue spalle.
A quel punto altri ragazzi intervenirono, ma non per placare la rissa bensì per allontanare Chase ed Alfred.
Dave, ripresosi dallo stordimento, portò la gamba sinistra davanti alla destra, ruotò la parte superiore del corpo verso il suo avversario per poi colpirlo con un gancio, prendendo di mira la mandibola lateralmente e facendo scattare di lato la testa del bersaglio. Continuava ad assestare colpi famelico, con gli occhi scintillanti di ira e la fronte imperlata di sudore; nel frattempo Alfred lanciava pugni ad un ragazzo moro, mentre Chase era circondato da altri ragazzi.

La folla smaniava.
Cercava di addentrarsi il più possibile, fremendo alla ricerca di un piccolo spiraglio per loro essenziale, scavavano tra le persone a mani nude, come se dalla profondità di una buia caverna cercassero di raggiungere la luce tanto bramata.
Tentavano di accorrere in prima fila, per ammirare meglio lo spettacolo, come se si trattasse di un banale programma televisivo, come se fossimo al cinema.
Talmente agitata per ciò a cui stavo assistendo non mi curavo delle spinte, o delle gomitate che ricevevo; non mi curavo del gregge di pecore che invece di intervenire, gareggiava ad  alzare in aria i telefonini per ottenere la migliore ripresa, immedesimandosi in esperti giornalisti di cronaca.
Non mi curai delle persone che esaltavano gioiose alla vista del sangue, delle parole di incitamento a provocare altro dolore, esortando a continuare, a fare di più, per aumentare il successo dei loro video, mentre l'unica cosa che sarebbe dovuto aumentare era il peso della loro coscienza.

Chase per nulla affaticato si difendeva senza difficoltà, tuttavia sul suo volto erano chiaramente leggibili i segni di preoccupazione.
Più volte mi girai alla ricerca delle guardie di sicurezza sperando in un loro intervento che non arrivò, troppo impegnate ad ignorare il tutto fingendosi troppo distanti.
Un altro urlo si innalzò nel locale, Chase aveva sferzato una serie di colpi allo stomaco e alla tempia del suo avversario stordendolo, il che anche se solamente per un breve istante mi rasserenò.
Improvvisamente lo vidi immobilizzarsi, per poi accasciarsi lentamente in ginocchio, sorreggendosi con la mano sinistra mentre con l'altra si teneva il fianco.
Spintonai i ragazzi che mi stavano di fronte ostacolandomi la strada, e mi slanciai verso di lui.

Due braccia muscolose mi bloccarono ingabbiandomi ed impedendomi di muovermi. Chase ancora a terra, incapace di rialzarsi, veniva frustato dai numerosi calci di altri due ragazzi, i quali divertiti continuavano imperterriti, mentre il suo corpo gemente si afflosciava sul pavimento, come un fiore appassito bisognoso d'acqua.
Continuavo ad urlare dimenandomi all'impazzata, mentre lottavo contro chiunque mi stesse tenendo ma soprattutto contro me stessa, contro la paura che mi cresceva dentro.
Il cuore mi galoppava nel petto terrorizzato,
<< Noo!! Chase! >> gridavo con la gola tagliata dalle mia stessa voce.
Scalciai come se fossi una cavalla selvaggia, lanciando gomitate e pugni per liberarmi, e, quando mi mise una mano sulla bocca per zittirmi, stampai con forza i miei denti sulla sua pelle.
Imprecando dal dolore e colto alla sprovvista diminuì la presa permettendomi di scappare da quelle braccia e tuffarmi da Chase.

Gli aggressori tentavano ormai di dileguarsi, mentre la sicurezza chiamata da Jette faceva sloggiare la folla.
Ero al fianco di Chase, che pallido e tremante si teneva la ferita, come se questo potesse diminuirne il dolore.
Gli spostai le mani imbrattate di sangue, e notai uno squarcio nella stoffa, gli slacciai la camicia cercando di spostarla più delicatamente possibile.
Trattenni il fiato quando vidi la pelle lacerata tra i suoi addominali scolpiti.
Lo avevano pugnalato con un coltello, ed il colpo sembrava profondo.
Mi guardai intorno alla ricerca di aiuto, boccheggiando spaventata mentre Chase mi guardava con i suoi flebili occhi azzurri, in cui l'acqua del suo mare cristallino sembrava essersi offuscata.
<< Aiutatemi! >> gridai, mentre il sangue sgorgava a fiotti come una fontana, tingendomi le mani ed i polsi.
Dave, malridotto si inginocchiò sull'altro fianco, prendendogli la testa in grembo,
<< Dammi la tua camicia >> gli dissi, mentre velocemente la sfilava porgendomi la stoffa ormai non più bianca.
Posi l'indumento sulla ferita e premetti istintivamente con le mani, per diminuire la perdita di sangue, stavo agendo guidata dall'istinto e da rari ricordi delle lezioni scolastiche sulla sopravvivenza.

Chase stringeva i denti dal dolore, mentre la sua pelle stava velocemente passando da sfumature rosee ad un bianco grigiastro spaventoso.
Jette aveva già chiamato i soccorsi nonostante Chase si fosse opposto, mentre cercavano di farlo parlare per restare cosciente.
<< Chiama Ethan, dovete chiamare Ethan... >> sussurrò tra i gemiti di dolore.
Mi lesse l'agitazione in volto, ne ero sicura, mi sorrise tenuemente per quanto gli fosse possibile.
Lo zigomo destro si stava gonfiando, colorandosi di tonalità violacee, mentre sulla fronte presentava alcuni graffi.
Il suo corpo era scosso da forti tremiti,
<< Hai freddo? >> gli domandai tentennando, e, quando debolmente mi annuì come risposta mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa per coprirlo, tuttavia il suono assordante della sirena giunse alle mie orecchie.
Solo allora notai come si fosse evoluta la situazione, l'intero locale era dominato dal caos, bicchieri rotti ricoprivano il pavimento come neve, le persone correvano in tutte le direzioni, mentre altri stavano immobili a fissarci.
Gli infermieri accorsero velocemente, caricando il corpo di Chase su una barella, senza rivolgerci molto di più di uno sguardo.
Mi feci riferire l'ospedale in cui lo stavano portando dopo aver tentato inutilmente di accompagnarlo sull'ambulanza.
Chase vedendomi nervosa per il modo in cui gli infermieri argomentavano le loro risposte, sorrise e mimò un " stai tranquilla. " con le labbra, prima di serrarle a formare una linea sottile.

Alfred, affiancato da Jette, parlavano con il proprietario del locale, e a giudicare dalle loro urla, non in modo amichevole.
Andai da Dave seduto su un divanetto con del ghiaccio sul volto,
<< Non posso crederci che nelle tue condizioni non ti hanno permesso di salire a bordo con Chase >> sbuffai nervosa, prima di chiedergli il telefono.
Mi mordicchiavo il labbro preoccupata attendendo di sentire la sua voce.
Al quarto squillo rispose, la voce roca ed impastata dal sonno,
<< Che vuoi Dave?! >> disse scorbutico per averlo svegliato in piena notte,
<< Eth... Ethan... >> balbettai cercando il modo giusto per spiegargli cosa fosse successo, e come se lo avessi davanti lo vidi spalancare gli occhi ed alzarsi a sedere.
<< Cos'è successo? >> domandò spaventato riconoscendo la mia voce,
<< C'è stata una rissa, Chase è stato colpito da una pugnalata al fianco ed ora lo stanno portando all'ospedale in ambulanza... mi ha implorato di chiamarti >> spiegai senza riprendere fiato.
<< Gli altri? >> chiese ancora, mentre in sottofondo sentivo alcuni rumori di vari oggetti,
<< Dave è ridotto male, gli altri abbastanza bene >> risposi vaga,
<< Tu? >>
<< Bene. >> mentii, ma sentendolo sbuffare capii che comprese ugualmente.
<< Non muovetevi, sto salendo in macchina, arrivo >> replicò serio prima di riattaccare.

Diedi il telefono a Dave prima di riporgli tutta la mia attenzione.
Un sacchetto trasparente, colmo di cubetti di ghiaccio gli copriva gran parte del volto, probabilmente gli era stato offerto dal cordiale ragazzo al piano bar.
La mano destra, con la quale teneva il ghiaccio, era gonfia con le nocche sbucciate e dipinte di rosso, tanto che sembrava visibile l'osso.
Sbattei un paio di volte le palpebre, prima di sedermi al suo fianco, mentre nella mia mente il nervoso che provavo nei suoi confronti duellava con il dispiacere di vederlo in quelle condizioni.

Sospirai cancellando quei pensieri.
Guardai i suoi occhi per la prima volta da quando mi ero avvicinata.
Erano velati da tante emozioni, ma sopratutto dal senso di colpa che gli delineava ogni lineamento.
Gli toccai dolcemente il polso facendogli abbassare la mano, quando vidi il suo volto trattieni il fiato.
Era tumefatto.
L'occhio sinistro, socchiuso, con le palpebre eccessivamente gonfie era un cerchio nero, che sulla sua pelle destava subito l'attenzione. Sembrava essere l'occhio di un panda per il contraddistinto colore che lo caratterizza.
Sotto l'occhio destro un graffio gli decorava orizzontalmente la pelle fino all'orecchio.
Il labbro inferiore, in proiezione all'arco di cupido era spaccato, e gocce di sangue punteggiavano il mento.
Il naso mi destabilizzò. Era una macchia rossa accesa, con un profondo taglio sul dorso e ricoperto di sangue scuro.
Il resto del suo viso era un gioco di vari colori, nero, viola, verde, blu... sembrava che un bambino si fosse divertito a pitturargli il volto con le tempere.

<< Dalla tua espressione devo essere un mostro >> esclamò Dave, tentando di abbozzare un sorriso, che gli fu impossibile.
Anche in quello stato aveva la forza di tracciare una linea di umorismo, che in quell'oscurità ottenne l'effetto contrario.
<< Si può sapere cos'è successo Dave? >> domandai, sentendo una vena di esasperazione tingermi la voce.
<< Io... possiamo parlarne dopo? >>
Sbuffai esasperata. E lasciai cadere quell'abbozzo di conversazione nel baratro, probabilmente perché non avevo le forze di sostenerla.

Il mio cuore era contratto nella paura per Chase.
Ostentava di apparire forte, nonostante il suo stesso corpo stesse smettendo di rispondergli.
E mentre il mio cuore impaurito attendeva, la mia mente continuava rinfacciarmi gli avvenimenti di quella serata.
Come frammenti di un film, scorrevano velocemente nello schermo dei miei pensieri, fermandosi di colpo per riportarmi dinanzi gli occhi di Chase.
Le sue iridi continuavano a torturarmi procurandomi brividi sulla pelle, sentivo ancora la sensazione di sicurezza e calore che la sua mano intrecciata alla mia mi aveva donato. E, per un secondo solo, rilassai i muscoli, finché tornai alla realtà.
Abbassai lo sguardo amareggiata sulla mia mano, trovandola vuota, fredda e danzante nel vuoto.

Agitata battevo il piede a terra divorandomi le unghie nell'attesa.
Continuavo ad alzarmi e risiedermi su quello scomodo divano, finché lo vidi.
All'entrata del locale, con i suoi capelli scompigliati, mentre discuteva con le guardie che gli vietavano l'accesso.
Non so come li convinse, tuttavia attraversava la sala con lunghe falcate diretto verso di noi.
Immobile lo guardavo, con una voglia irrefrenabile di lasciarmi avvolgere dalle sue braccia.

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