13

Ero stesa su quel letto circondata dalla città, dai suoi alti palazzi e da milioni di puntini gialli, bianchi e rossi che avrebbero dovuto farmi sentire piccola ed insignificante.
Invece accoccolata ad Ethan mi sentivo giusta.
L'ansia cresceva nelle vene procurandomi un effetto di confusione più immediato dell'alcol.
La sua voce bassa e roca rimbombò nell'oscurità.
<< Jette è qui ormai da cinque anni. >> deglutì prima di ricominciare il racconto,
<< Mi ricordo quel giorno, quando scese timidamente dalla macchina.
Sembrava una bambina impaurita.
I capelli mori erano lunghi e ondulati, e sul suo viso magro spiccavano solo i piccoli occhi di un azzurro triste.
Si integrò con fatica, ma poi divenne una parte essenziale del gruppo.
È cresciuta senza aver mai conosciuto suo padre. Tutt'ora è convinta che lui non sia a conoscenza della sua esistenza... in realtà non è così, dopo aver scoperto della gravidanza della compagna è morto per overdose da eroina... >> << Cosa significa? >> domandai ignorante in materia,
<< Si è suicidato. Ha assunto consapevolmente un'alta quantità di oppiacei, che gli hanno provocato un forte rallentamento del sistema respiratorio fino al blocco completo della respirazione. >> spiegò in modo semplice ma preciso. Ed io mi domandai mentalmente come conoscesse tutte quelle informazioni riguardo quell'argomento.
<< Anche la madre ha sempre manifestato problemi con alcol e droga, tanto da essere ricoverata più volte in coma etilico quasi in fin di vita.
Non era una donna violenta, al contrario forse era troppo fragile per affrontare questa vita.
Abitavano in una casa in città con la nonna di Jette che l'ha cresciuta al meglio, finché si è ammalata gravemente e non c'è l'ha fatta, l'età avanzata sicuramente non ha giovato.
Rimaste sole, la madre si è convinta di smettere e, apparentemente, era riuscita a disintossicarsi.
Purtroppo nel frattempo aveva iniziato Jette. Non riusciva a sopportare la perdita della nonna e iniziò a bere e frequentare brutte compagnie.
Un anno dopo la madre fu trovata svenuta su una panchina per overdose mentre tornava a casa dal lavoro serale. Da quella notte, è ricoverata in una clinica per disintossicarsi, senza contatti con l'esterno.
Jeanette, essendo una ragazza minorenne senza tutori è stata portata qui.
Dopo alcuni mesi di silenzio tombale riuscì a mostrare il suo vero carattere ed illuminò tutti con la sua luce.
Iniziò a frequentare Dave, ma tra loro non funzionò. Più tardi instaurò un forte legame con Alfred, si trovavano bene e formavano una bella coppia.
Si confidava spesso con me... mi cercava per raccontarmi di tutto, da Alfred al lavoro. Non aveva problemi a parlarmi del suo passato, di come le piaceva sballarsi e di quanto fosse stato duro riuscire a smettere.
Quando uscivamo la sera le piaceva ubriacarsi, ma alla nostra età è una cosa normale nessuno ci faceva particolarmente caso.
Solo che divenne sempre più frequente.
In camera sua, sotto il letto, aveva una quantità esagerata di bottiglie di superalcolici.
A volta mi chiedeva soldi in prestito senza mai spiegare a cosa le servissero.
Mi impuntai per farla ragionare e sembrò assecondarmi... ma in verità continuava, beveva di nascosto o in compagnia di Alfred.
Si stava indebitando con tutti, aveva iniziato a comprare sostanze stupefacenti di ogni tipo senza curarsi della scarsa qualità e dei numerosi effetti collaterali che le procuravano.
Da quasi un anno ormai sembrava ripulita, non toccava più quella merda. Ma, a quanto pare, deve esserci ricaduta, e a questo punto penso che senza l'aiuto di esperti non riuscirà mai ad uscirne completamente... >> terminò di parlare con un sospiro e il tono affranto.

<< Ma perché lo fa non capisco... >> domandai sconvolta e amareggiata dalla situazione.
<< Soffre di sbalzi d'amore, forse non ci hai fatto caso, ma in pochi minuti può passare dall'euforia ad un tormento interiore tanto da strapparsi i capelli piangendo.
La perdita della nonna l'ha condizionata molto, ma penso che la madre le abbia sempre somministrato cocaina, anfetamina o crack sin dalla tenera età. Jette è dipendente da queste sostanze, è come se il suo stesso sangue l'attirasse verso di esse senza un motivo preciso. >> << E noi cosa possiamo fare? Insomma, non possiamo fingere che non ci siano problemi ed ignorarla! >> esclamai alzandomi su un gomito per vederlo in volto,
<< Pensi che non ci abbia già provato? L'unico modo è controllarla costantemente e farle evitare di rattristarsi... solo Alfred può riuscire a farla stare bene, ma evidentemente questa sera qualcosa è andato storto. >>
Invidiavo la calma che Ethan riusciva a mantenere mentre parlava. Il tono della sua voce era fermo e sicuro.
Sembrava stesse parlando della spesa da fare nel pomeriggio, con quella spensieratezza innata. Tutto il corpo, dai gesti al modo in cui aveva incrociato le gambe concordavano con le sue parole. Solo i suoi occhi, quei dannati occhi lo tradivano.
Fissava dritto dinanzi a sé, ma quando incontrò il mio sguardo una scintilla li attraversò, sembrarono quasi oscillare, come un equilibrista che perde accidentalmente l'equilibrio cadendo dalla sua fune. E quello successe.
<< Smettila di mostrarti forte ed indifferente, dimmi cosa pensi veramente. Cosa le ha fatto Alfred? >>
Sospirò lo vidi indeciso tra il tuffarsi in quel mare funesto rivelandomi i suoi pensieri o trovare una via alternativa e continuare a camminare sulla terra ferma.

<< Quando ti ho detto che non sapevo cosa ci fosse tra loro era vero. Non conosco bene Alfred, ho dei sospetti ma nulla di sicuro, non avrebbe senso parlarne... >> affermò passandosi una mano tra i capelli mossi per alzarli dalla fronte, << Alfred è... è uno spacciatore? >> domandai tentando di trovare la risposta in quel prato verde di mille sfumature che mi osservava, << Non lo so, ma si, ho questo sospetto... lui la porta sulla cattiva strada, ma non è questa la cosa che mi preoccupa maggiormente. Il problema è che Jette è completamente innamorata di Alfred, si fida ciecamente di lui tanto da anteporlo alla sua stessa sicurezza. Mentre lui la usa, non metto in dubbio che anche lui provi dei sentimenti nei suoi confronti, ma non sono certo che siano due amori compatibili... non so se sono riuscito a spiegarmi. >> << Si ho capito. Dobbiamo fare qualcosa... per forza. Forse dovresti parlare con Alfred, capire il suo pensiero. >> << Ci posso provare. >>
<< Cosa ti ha detto stasera? >> domandai pensierosa, << Che non toccava roba da mesi, aveva avuto una giornata brutta e non era riuscita a resistere. >>
Annuii nonostante con l'oscurità non ero sicura che riuscisse a vedermi.
<< Ora rilassati e cerca di non pensarci. >> affermò Ethan accarezzandomi i capelli che scivolavano sulla sue braccia. << La fai facile tu. >> << Prova a dormire un po'... >> ripetè sistemandosi meglio sul letto.
Ed osservai le stelle con il ritmo del suo cuore in sottofondo, mentre le sue carezze rallentavano sempre più, fino a fermarsi accolto tra le braccia di Morfeo che lo  trasportò nel regno dei sogni.

Sentivo le palpebre accecate da una forte luce, il vento freddo mi stava facendo raggelare risvegliandomi dal mio sonno. Tentai di accoccolarmi un altro po' al corpo al mio fianco alla ricerca di calore, ma non riuscii ad ottenere molti successi.
Troppo pigra non avevo voglia di aprire gli occhi nonostante mi stessi congelando.
Mi voltai dal lato opposto sollevando con fatica le palpebre.
Il sole era sorto da poco insanguinando il cielo con i suoi colori caldi. Un altro soffio di vento mi procurò la pelle d'oca e fui tentata di scendere in stanza a coprirmi. Tuttavia due braccia possenti mi catturarono riportandomi sdraiata sul materasso morbido. Mi trovai il suo petto muscoloso contro la mia colonna vertebrale a regalarmi calore come una stufa. Le palpebre felici si richiusero ed un grazie spontaneo uscì dalle mie labbra con voce bassa.

Il trillo della sveglia di Ethan mi spronò ad aprire gli occhi che scattarono come se fossi un robot. Per fortuna la spense subito salvando il mio udito da quel tormento.
<< Buongiorno principessa. >> sussurrò con voce roca e impastata dal sonno al mio orecchio, sfiorando leggermente la mia pelle con le sue labbra. E ciò mi provocò una serie di brividi per la schiena e sentii i peli della nuca rizzarsi.
<< Hai ancora freddo? >> chiese, e potei percepire un sorriso mentre si prendeva gioco di me con quella voce ancora più roca.
<< Un po'. >> replicai evasiva ignorando la sua provocazione, per risposta mi strinse più forte tra le braccia.
Restammo qualche minuto ad osservare l'alba, a risvegliarci o forse a goderci solamente il momento.
<< Andiamo? >> domandai speranzosa di ricevere un no come risposta, per poter restare a dormire ancora, << Si. >> affermò Ethan sbuffando a sua volta, mentre ignaro distruggeva i miei sogni di un'intera mattinata passata a poltrire.
Ci alzammo a fatica ed in modo goffo. Traballando scendemmo le scale che scricchiolavano ad ogni passo sotto i nostri piedi.
Con ancora indosso i vestiti di Ethan mi avviai verso la mia camera per cambiarmi,
<< Li lavo e te li ridò. >> affermai a metà corridoio voltandomi indietro nella sua direzione, lui annuì senza darmi importanza.

Abbassai la maniglia della mia stanza lentamente e con la stessa lentezza aprii la porta. La stanza era in totale penombra.
Mi avviai verso l'armadio e pescai a caso degli indumenti, lanciando in continuazione sguardi verso il letto di Jette per non svegliarla, nonostante riuscissi ad intravedere solo un cumulo di forma indefinita nel letto. Assottigliai gli occhi cercando di mettere a fuoco la sua figura. Incerta mi avvicinai al letto, sul quale c'erano solo alcuni vestiti e coperte accartocciate ma di Jette nessuna traccia. Premetti l'interruttore accendendo la lampada della stanza ed osservai nuovamente il materasso vuoto. Dov'era Jette?
La mente iniziò a fare mille viaggi. E se le fosse successo qualcosa? Se fosse uscita da sola ubriacandosi o peggio avesse assunto sostanze stupefacenti perdendo i sensi chissà dove?
Corsi fuori dalla camera lasciando la porta aperta e senza curarmi di spegnere la luce. Aprii la porta di Ethan trovandomelo di fronte con indosso solamente i boxer. Sentii le guance avvampare alla sua espressione maliziosa, ma ero troppo agitata per preoccuparmene,
<< Jette non ha dormito in stanza. >> affermai con la voce velata dal panico, << Cosa? >> domandò confuso << Non è in stanza. E se ha passato la notte fuori da sola? Se si è ubriacata o peggio? Se le è successo qualcosa mentre noi eravamo tranquilli a guardare le stelle in terrazza come due scemi?! Oddio. Da sola di notte, le strade sono deserte, se non era lucida può essersi persa, possono averle fatto del male, e se qualcuno l'ha importunata?! >> continuavo a parlare a raffica camminando senza meta per la stanza mentre i pensieri affluivano nella mia mente come treni ad alta velocità. Mi voltai e vidi Ethan, che ormai indossava i pantaloni, già inoltrato in corridoio senza degnarmi di un briciolo di considerazioni.

<< Potresti anche aspettarmi!! >> urlai con le mani strette in due pugni, ma lui per risposta aumentò il passo mentre ormai spalancava una delle tante porte in legno facendo irruzione nella stanza. Lo raggiunsi sulla soglia e vidi Jette dormire serenamente nello stesso letto di Alfred. << Ma siete impazziti?! >> domandò Dave sdraiato nel suo letto sulla destra della stanza, << Si può sapere che succede? >> domandò nuovamente spiazzato dalla situazione, << Potevi anche avvertirmi che avresti passato qui la notte Jette!! Non puoi scomparire nel nulla senza lasciare traccia! >> affermai ignorando le domande di Dave, Jette mi guardava dopo essersi messa a sedere comoda con le gambe incrociate, << Sei la prima che scompare in piena notte senza dire niente a nessuno ed ora vuoi giudicarmi?! >> disse con voce fin troppo calma, << Sei sparita ed eri in condizioni pessime ieri sera, scusa se mi preoccupo! >> replicai con la fronte corrucciata, << Ora mi hai trovata, sto bene. Puoi tornare a dormire sonni tranquilli. >> sentenziò tornado a sdraiarsi al fianco del biondo ossigenato con fare assonnato.
Ethan sbuffò sonoramente, mi afferrò il braccio e mi tirò di peso fuori dalla stanza sbattendo con rabbia la porta.

<< Lasciami ma che fai, sei impazzito?! >> gridai esasperata spingendolo con forza,
<< Si, sono impazzito. Una come te fa impazzire! Ti rendi conto che stai urlando come una matta?! Dai fiato alla bocca senza riflettere! >> urlò a sua volta gesticolando freneticamente << Ma come ti permetti! Mi sono preoccupata, non come te che esci senza dire una parola come se fossi un animale! >> brontolai contro le sue accuse infondate,
<< Intanto io ho trovato Jette, invece di farmi assalire dal panico come te e camminare avanti e indietro per la stanza creando dei film immaginari da Oscar!>> disse ringhiando ferocemente mentre i suoi occhi si coloravano di una sfumatura verde scuro, << Bravo, cosa vuoi, una medaglia?! >> sentenziai arrabbiata iniziando a camminare verso la mia stanza e facendo profondi respiri per calmarmi, mentre alle mie spalle Ethan entrava nella sua camera sbattendo la porta con eccessiva forza.

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