War.

Pov Aaron

Due mesi dopo

Per prima cosa sono arrivati i terremoti. Scosse di magnitudo molto forti . Esse sono durate venti giorni e diciannove notti.

Vidi Chandler scivolare dal ramo su cui eravamo seduti in attesa del colpo.
-"Chandler!"-
Due sagome si avvicinarono, attaccandolo.
Dovevo aiutarlo.
Scesi dall'albero e spinsi via colui che stava per pugnalare il mio compagno.
Sentii altri passi in lontananza.
-"Chandler muoviti!"- urlai prima di afferrarlo per un braccio e iniziare a correre prima che iniziassero a sparare colpi al vuoto.
-"Cazzo!"- urlò.
Ci riparammo in una caverna, coprimmo l'entrata con alcuni legni.

-"Venite sono andati di qua!"- urlarlono i nemici.
Restammo in silenzio e quando non sentimmo più le loro voci e il loro odore tornammo a respirare.
-"Ho avuto paura"-
-"Anche io"-
-"Quando tornermo a casa?"- chiesi
-"Non lo so piccolo"-
-"Mi manca"-
-"Anche a me. Vieni qui"-
Mi accoccolai tra le sue braccia.
Eravamo arrivati in Germania da due mesi ormai.
Combattevamo contro gli inglesi per il possesso delle terre neozelandesi.

Non dormivamo quasi mai. Il cibo scarseggiava. Avevo una paura tremenda. Non mi ero mai sentito così. Ho affrontato battaglie peggiori, ma essere consapevoli di avere qualcuno che ti aspetta a casa, si perché ormai Branden era la mia casa, mi rendeva estremamente fragile.
-"Aaron..."-
-"Mm?"- aprii gli occhi per immergermi dentro le sue iridi carbone.
-"Come stai?"-
-"Non lo so"- risposi mentre mi godevo le sue carezze tra i miei capelli leggermente umidi.
-"Ti ricordi la prima volta che mi hai rivolto la parola?"-
-"Si, avevamo sei anni e tu mi rubasti Froggy"- sorrisi al ricordo.
-"Hai ancora quella ranocchia?"-
-"Certo!"- risposi fiero.
Scoppiò a ridere. Una risata sincera che non sentivo da quei due mesi ormai.
-"Ti voglio bene lo sai?"-
-"Te ne voglio anche io , piccolo"-
-"Ti prometto che tornermo a casa. Fidati di me. Sempre"-
-"E per sempre"- conclusi.

Chiusi gli occhi, beandomi del calore che solo Chandler sapeva darmi.

















-"Via! via! Via!"-
Mi alzai velocemente sentendo le grida. Cercai Chandler ma non lo vidi.
-"Chandler..?"- chiesi in un sussuro quasi singhiozzando.
Qualcuno mi coprii la bocca con una mano ed iniziai a scalciare.
-"Sono io. Calmati"-
-"Che succede?"-
-"Hanno lanciato degli esplosivi alla base"-
-"Oh Dio...."-
-"Dobbiamo andare a vedere"-
Uscimmo dal nascondiglio camminando tra gli alberi.
Una volta raggiunto il campo, il fumo coprii la nostra visuale.
-"Oddio"- portai una mano davanti alla bocca.
-"Steven! Steven!"-
Qualcuno si avvicinò.
-"Ragazzi.  Grazie a Dio siete vivi"-
Aveva una gamba sanguinate.
-"Cos'è successo?"-
-"Hanno superato il confine"-
-"C-cosa?"-
-"Dobbiamo spostarci"-
-"Gli altri?"-
Scosse la testa.
-"Quanti sono sopravvissuti?"- chiese Chandler.
-"Si e no una decina"-
-"Oddio"-
Iniziai ad agitarmi. Sentivo la testa pesante. Tutte quelle persone avevano i loro cari che li stavano aspettando ora troveranno solo una bara davanti alle loro casa.
Gli occhi mi si fecero liquidi.
-"Muoviamoci"-
Prendemmo il Pikup e ci allontanammo il più possibile.
-"Cosa faremo ora?"-
-"Attaccheremo la parte meridionale"-




Pov Branden

- A volte mi chiedo perché ti amo. Poi quando ti guardo negli occhi, ricordo. Ricordo tutte le volte che rimanevi al freddo per scaldarmi. Quando mi baciavi il collo, quando mi stringevi al buio come se avessi paura di perdermi. Quando di toccavo e ti sentivi perfetto. Quando i tuoi bellissimi occhi mostravano le tue debolezze e fragilità solo a me. Quando litigavamo per idiozie. Quando posavi almeno tre baci su ognuna delle mie clavicole.  Quando ti posavo sul plaid perché eri triste. Ti preparavo i tuoi snak preferiti e ci guardavamo insieme i tuoi film. Quando mi redratavi delle lacrime perse. Ora che sono lontano non mi resta che amarti da qua.
Ti amo piccolo mio.
Stiamo bene. Non preoccupatevi.
Non vedo l'ora di rivederti.
Ti amo. ❤️-

Le lacrime iniziarono a solcare il mio viso.
Due mesi. Due mesi di distanza.
Nessuna chiamata. Nessuna notizia. Nessuna lettera.
Ed ora che so che in qualche modo l'amore della mia vita è vivo, il cuore è più leggero.
Non riesco a dormire la notte.
Ho paura di non rivederlo più. Ho paura che mi lascerà.
I singhiozzi si fanno più rumorosi. Copro la bocca con la mano, sento la porta aprirsi per poi chiudersi.
Alzai gli occhi lucidi in quelli di Ciak.
Il letto di abbassò sotto il suo peso e mi strinse a sé.
-"Sono vivi"- sussurrò bagandomi i ciuffi di capelli con le sue lacrime calde.
Aveva gli occhi rossi e gonfi. Le occhiaie sotto gli occhi.
-"S-si"-
-"Ho così paura di perderlo"-
-"Torneranno"-
-"Andiamo a mangiare"-
Mi prese per mano e uscimmo dalla stanza. In questi giorni non avevo toccato cibo, ma Ciak mi costringeva a mandare giù almeno un pasto al giorno. Però avevo la sensazione che lui mangiasse meno di me. Era più magro del solito, aveva gli occhi spenti e freddi non più brillanti e caldi.
-"Ciak, stai mangiando?"-
-"Certo"- sorrise
-"Non ti credo"-
Sospirò poi aggiunse
-"Non ci riesco. Ogni volta che mando giù un boccone ho l'istinto di vomitare"-
-"Da quando?"-
-"Dalla sua partenza"-
-"Sei sotto pressione"-
-"Lo so, ma no so cosa fare"-
-"Vieni con me"-
Andammo alla mensa, presi due panini al prosciutto cotto e insalata e lo portai all'esterno.
Ormai le giornate si facevano piu lunghe e tiepide.
Ci sedemmo sulla nostra panchina e gli porsi il panino.
-"Mangia"-
-"Ma.."-
-"Niente ma. Non pensare a lui. Soffermati su qualcos'altro."-
Scartò il sandwich e ne prese un morso.
-"Com'è?"-
-"Buono"- mandò giù .
-"Sai non mi hai mai raccontato nulla di Chandler"-
-"Vorresti sapere qualcosa di lui?"- si illuminò.
-"Si"-
-"Mm allora"- prese un morso.
-"È nato in Italia, ha venticinque anni ma i suoi genitori sono irlandesi. Ma quando erano giovani si sposarono e trasferirono a Roma. Trovarono lavoro e decisero di mettere su famiglia."-

Un altro morso.

Sorrisi.

-"Lui è il primo di due fratelli. Ha una sorella di undici anni e un fratello di otto. Si chiamano Saha e Joey. Sono bellissimi. Mi ha mostrato una loro foto. Non si assomigliano per niente"-

Un altro morso.

-"Poi mi ha raccontato che ha conosciuto Aaron a sei anni quando il mio fidanzato rubò Froggy, una ranocchia di peluche ad Aaron"-
-"Sul serio?"- esclamai divertito.
-"Già. Litigarono e alla fine gliela restituì."-
-"Oddio"- scoppiai a ridere
-"Cos'altro?"-
-"Perché vuoi sapere così tanto di lui?"-
-"Curiosità"-

Un altro morso.

-"Litigarono ogni giorno. Si facevano dispetti. Chandler ha una famiglia stupenda. I suoi genitori lo hanno sempre protetto e amato. Quando Aaron perse i genitori lo accolsero nella loro casa per qualche mese. Diventarono inseparabili. Bè o almeno prima che si arruolassero."-

-"Conosco il resto"-

Finí il panino.

-"Bravo"- gli sorrisi accarezzandogli il viso con la mano.
-"Eh?"- alzò un sopracciglio
-"Hai finito il panino"-
Si guardò le mani.
-"Grazie mille Branden"-

Mi abbracciò e rimanemmo cosi per un tempo indeterminato.

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