The night
Pov Aaron
È notte.
È notte, il momento migliore.
È notte e sto pensando a Branden.
Come se fosse una novità.
Sto pensando a noi, com'è iniziato tutto.
Sto pensando al suo modo di stravolgermi la vita.
Sto pensando alla sua voce, così dolce sul mio collo.
È notte e lui è qui affianco a me.
Adesso sta diluviando nel vero senso della parola.
Acqua e vento, lampi e tuoni.
Copro Branden con una coperta di lana.
Avevamo appena finito di vedere una serie TV, la mia preferita, lui aveva sbuffato perché preferiva vedere un film sdolcinato.
Così prima di mandare in onda la serie ho iniziato a coccolarlo. Si era stretto a me.
Ha sempre avuto paura dei tuoni, specialmente di notte. Così mi aveva detto. Qualche ora fa si era intrufolato nella mia stanza, con gli occhi stropicciati e così piccoli, ma terrorizzati. Aveva bussato con una barretta al cioccolato e nocciole in mano. La mia preferita.
-"Posso stare qui?"-
Mi aveva chiesto offrendomi in cambio la barretta.
E così l'ho lasciato entrare.
L'ho stretto tra le mie braccia baciandolo delicatamente sulla guancia.
Sento il suo respiro farsi pesante. Si muove così tanto nel sonno.
Ora le sue piccole mani stringono la mia maglietta in un pugno. Mi avvicino a lui avvolgendo con una mano il suo bacino.
È stupendo.
È il modo più bello di perdersi. Perdersi tra le braccia dell'altro.
Le sue ciglia si muovono lentamente e la sua bocca si apre un pochino.
-"Sei ancora sveglio?"- la sua voce assonnata, mi fa spuntare uno stupido sorrisino timido.
Scuoto la testa.
-"Non riesco a dormire"-
Un tuono sgretola il cielo.
Branden salta letteralmente su di me incastrando la sua testa nell'incavo del mio collo. Il suo respiro aumenta e mi solletica il collo.
È quando siamo vicini così che il mio cuore va su di giri.
-"Va tutto bene"- sussurro accarezzandogli la schiena infilando una mano sotto la maglietta.
-"Stringimi forte, non lasciarmi"-
-"Mai"-
-"Branden, Branden"- cerco di svegliarlo scuotendolo leggermente.
-"Devo andare ora, si sta facendo tardi."-
-"Va bene"-
-"Sta attendo quando esci, non rischiare che ti colgano infragrante."-
Sorrido.
-"Mi dai il bacio del buongiorno?"-
Allunga le sue braccia cercando di stringermi a se.
Mi distendo sopra di lui e avvolgo le sue labbra, mordicchiandole.
-"Buongiorno, amore"-
Non resisto. Le sue labbra sono così morbide. Sfilo la coperta e inizio a mordere in più punti la sua pelle calda.
-"Non dovevi andare?"- mentre pronuncia quelle parole sorride malizioso.
-"Dieci minuti non sono niente."-
Lo bacio più volte a fior di labbra, poi passo al suo collo fino a lasciare una scia umida sul suo petto.
Lui mi fa perdere il controllo.
Raggiungo il suo cavallo e lo prendo in mano iniziando a massaggiarlo.
Solo lo strato del lenzuolo divide la mia mano dalla sua erezione.
Ansima più forte.
-"Aaron togli sto coso"-
Si riferisce al lenzuolo e così lo accontento.
Lo prendo tra le mani, sfiorando la sua cappella . Inarca la schiena.
E così dopo qualche secondo iniziamo a fare l'amore fino a raggiungere il nostro orgasmo in sincronia.
La mia giornata era iniziata piuttosto bene. Steven mi aveva convocato ancora una volta nel suo ufficio.
-"Permesso"-
-"Vieni,vieni"-
-"Volevi parlare?"-
-"Si"- sospira passandosi una mano sulla fronte.
-"Sarò chiaro . Girano voci di corridoio che stai frequentando un ragazzo dell'accademia e che quest'ultimo abbia una malattia più o meno grave e nessuno me ne ha parlato"-
In quel preciso istante il sangue mi si congelò nelle vene.
Le normali funzioni del mio corpo cessano di lavorare.
Eppure eravamo stati così attenti.
-"C-cosa , chi te lo ha detto?"- nemmeno riesco a smentirlo. La mia voce si spezza.
-"Non dovrebbe interessarti"-
-"È stata Rosy? È così? Dio mio l'avevo notato un certo felling tra voi!"-
-"Aaron smettila. I guai peggioreranno e basta."-
-"Che cazzo ti ha detto?"-
-"Aaron!"- si alzò dalla sedia sbattendo le mani sulla scrivania.
Indietreggiai.
-"Primo non ci frequentiamo secondo chiudi questa relazione o qualunque cosa sia. Non è propenso avere una relazione in un posto come questo. Non stiamo giocando a fare gli innamorati,stai lavorando, non puoi farti coinvologere in qualcosa di così grande"-
-"Mi stai dicendo che non posso innamorarmi?"-
-"Non sto dicendo questo. Ma non qui, non in un momento come questo. Non di un tuo soldato."-
-"Cosa dovrei dirgli? Sentiamo? Ciao grazie mille é stato bello finché è durato, ma non mi è permesso innamorarmi di un soldato?"- sbottai iniziando a perdere la pazienza.
-"Digli quello che ti pare, altrimenti dovrò prendere provvedimenti. E a proposito perché non mi hai avvisato delle sue condizioni di salute?"-
Inizio a ridere. Non una risata spontanea. Una risata isterica.
-"Perché avrei dovuto dirtelo?"-
-"Avrei preso provvedimenti anche per quello"-
-"Non ti azzardare a fare niente. Lascialo in pace è l'ultimo avviso."-
-"Vedi di smettere di minacciarmi."-
Si avvicinò puntando un dito sul mio petto.
Mi scansai.
-"Non toccarmi"-
-"Dio Aaron lo sto facendo anche per te. È una cosa troppo grande per te da affrontare. Ti conosco. So cosa hai passato. Ti disturberebbe."-
-"Non mi conosci. Lui fa parte di me ormai, che sia un bene o un male. Ho iniziato ad amare anche la parte peggiore di lui"-
Sospirò.
-"Va bene, ma stagli lontano. Questa relazione non può andare avanti. Fuori potrete fare ciò che vorrete ma finché siete qui no. Non farmi ripetere le cose. Ora vai"-
Avevo gli occhi sgranati. Le lacrime che chiedevano di uscire.
Ed ecco come tutto iniziò a risucchiarmi in una vorace.
Uscii velocemente da quell'ufficio.
L'aria iniziava a scarseggiare.
Non volevo incontrarlo, non ce l'avrei fatta.
Ma ecco come i miei pensieri si trasformarono in un'arma a doppio taglio. Oggi avrei dovuto tenere una lezione nella classe prima sezione A. La sua classe.
Come avrei potuto guardarlo negli occhi?
Entrai in aula.
-"Buongiorno capitano"-
Feci cenno con la testa.
Andai a sedermi alla cattedra.
Avrei dovuto parlare delle tattiche di strategie in combattimento.
Steven mi avrebbe assistito.
Parli del diavolo e spuntano le corna. Pensai.
Entrò la persona dei miei pensieri e abbassai lo sguardo.
Iniziai a fare l'appello.
Sia Branden che Ciak non c'erano.
La porta si aprii. Entrarono scusandosi del ritardo.
Era così maledettamente bello.
Avrei dovuto rimproverarli.
Steven mi guardò e capii.
-"Perché siete in ritardo?"-
-"C'era troppa gente in bagno e non mi sentivo bene"-
-"Sarebbe una scusa?"-
-"È la verità"- aggiunse Branden guardandomi con i suoi occhi da cucciolo smarrito.
-"A fine lezione resterete qui"-
-"Cosa?"-
-"Sono gli ordini Branden"-
Rimase in piedi quasi soggiogato.
-"Pensi di rimanere in piedi per tutta la lezione?"- dissi.
Andò a sedersi con l'amaro in bocca.
Iniziai la lezione.
-"Allora oggi parleremo della tattiche di combattimento. I due principi fondamenti della tattica sono la massa poiché i difensori si inseriscono normalmente in posizioni privilegiate come i bunker o le trincee. La seconda è la sorpresa. L'attaccante sarà tanto più favorito quanto più riuscirà a cogliere impreparto chi si sta difendendo, eseguendo l'azione nel modo più rapido e risoluto possibile."-
Feci alcuni schemi alla lavagna e passai tra i banchi controllando se stessero prendendo appunti.
Tutti eccetto lui.
-"Non prendi appunti? Potrebbero servirti"- cercai di parlare con voce dolce e calma.
-"Non me ne faccio niente di quegli stupidi appunti chiaro?"- alzò troppo la voce.
Pov Branden
Alzai un po' troppo la voce.
-"Esci da qui allora"-
Che diavolo era successo in queste due ore? Non mi aveva mai attaccato in questo modo neppure la seconda volta che ci siamo visti. Era freddo e distaccato.
-"Con piacere"-
Uscii dall'aula e sbattei la porta.
Andai in bagno.
Mi chiusi li.
Qualcuno bussò.
-"Branden sei lì?"-
-"Cosa vuoi?"-
-"Devo parlarti è importante"-
Girai la chiave e lo lasciai entrare.
Ci chiudemmo in quel piccolo spazio.
-"Steven sa di noi e-"-
-"C-cosa?"- iniziai a balbettare.
-"Dobbiamo lasciarci"-
Spalancai gli occhi.
-"N-no io-"- uscii quasi come un lamento.
-"Ho paura. Non so cosa potrebbe farti e inoltre sa della malatt-"-
-"Cosa? Scherzi? Glielo hai detto tu?"-
-"No! Davvero"-
-"Mi fidavo di te"-
-"Non sono stato io cazzo!"- sbottò.
-"Non lo avrei mai fatto"- aggiunse prendendo il mio viso tra le mani, ma mi scansai.
-"E chi allora?"-
-"Non me l'ha voluto dire, ma suppongo sia stata Rosy"-
-"Rosy? Che cazzo c'entra? Come potrebbe saperlo?"-
-"Potrei averglielo detto, ma io-"-
-"No, zitto! Vuoi chiudere? Ottimo! Vattene a fanculo!"-
Cercai di superarlo ma
-"Ah e poi..."- gli sferrai uno schiaffo facendogli sanguinare il labbro.
-"Non azzardarti a raccontare le mie cose in giro!"-
-"No aspetta"- tentò di prendermi per mano,ma lo fulminai con lo sguardo.
Mi aveva fatto male.
Il petto iniziò a comprimersi.
Il respiro affannato.
-"Branden , Ehy. No di nuovo. È tornata?"-
-"Non toccarmi"- quasi sussurro e alla mia mente riaffiora il ricordo di quella volta nel campo, quando si avvicinò e sfilò la sua bandana e con essa mi coprí la ferita.
-"Vieni qui"-
-"Non toccarmi!"- urlai
Sgranò gli occhi e indietreggiò.
Aprii la porta del bagno e uscii.
-"Sei cambiato"- disse.
-"Te lo sei mai chiesto il perché? Perché ora sono così freddo? Perché in questo momento non sono più dolce come due ora fa? Perché sono così aggressivo? No , ovviamente no. Quindi ora levati, fai come fanno tutti, lasciami da solo, tanto sono cambiato l'hai detto tu"-
Uscii senza guardarmi dietro o non avrei retto.
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