Believe.

Pov Chandler

Uno, due , tre. Libera!

Dov'ero?

Uno, due, tre. Libera!
Il battito è tornato.

Aprii gli occhi di scatto.
La prima cosa che vidi erano le pareti bianche della stanza in cui ero.
Uno strano odore di farmaci riempì le mie narici.
Iniziai ad agitarmi. Qualcosa bloccava il mio respiro.

-"Va tutto bene. Respira tranquillamente, quello che senti alla gola è un tubo che ti permetteva di respirare quando eri ancora incosciente"- mi spiegò quello che pensavo fosse il dottore.
-"Cosa mi è successo?"- cercai di parlare anche se avevo la gola secca.
-"Un proiettile ha quasi raggiunto il tuo organo vitale. Sei sopravvissuto per miracolo. Ora riposati, farai alcune visite e degli accertamenti. Tra qualche minuto manderemo un infermiere per toglierti il tubetto"-
Annuii.

Dopo circa venti minuti dalle accertazioni, la porta si aprì.
Entrarono Branden e Aaron.
Avevano le occhiaie sotto agli occhi, i loro visi erano smunti e pallidi. Dai loro occhi percepivo.... Compassione? Dispiacere?

-"No, vi prego. Dov'è Ciak?"- quasi urlai.
Scossero la testa.
-"Dov'è?"- iniziai a singhiozzare.
-"Amico, lui - "-
-"No. Aaron. Dov'è?"-
Sorrisero.
Che avevano da ridere?
-"Perché Cazz- "-
Due occhi celesti incontrarono i miei.

Era lì. Salvo.

-"Ciak, piccolo..."-
Allargai le braccia quanto potei, lui corse e si tuffò nelle mie braccia. Lo strinsi fregandomene del dolore al petto.
-"Amore."- Ciak iniziò a singhiozzare mettendo le testa nell'incavo del mio collo. Gli accarezzai i capelli, lasciandogli dolci baci su di essi.
-"Ho avuto paura"- sussurrò.
-"Io di più"-

Un colpo di tosse ci fece risvegliare dal nostro piccolo momento di trance.

Baciai Ciak sulle labbra poi chiesi a Branden e Aaron cosa fosse successo.
-"Dopo che tu sei andato via, ti abbiamo seguito, abbiamo sentito uno sparo e le urla di Ciak, l'abbiamo salvato e poi abbiamo chiamato l'ambulanza"-
-"Grazie, per averlo salvato"- Aaron mi abbracciò.
-"Per te questo e altro"-
-"Dove sono quei bastardi?"-
-"Sono morti"-
Tirai un sospiro.
-"Devi riposare"-
-"Noi andiamo"-
Annuii.
-"Ciak "- lo presi per mano.
-"Resta con me."-

Pov Ciak

Si addormentò immediatamente.
Gli accarezzai i capelli, il viso, le fossette, le labbra, il naso.

Quando l'avevo visto a terra, il sangue che usciva come un fiume in piena, il mio cuore si spezzò.
Tremavo.
Avevo paura.
Lui era forte. Lo sapevo che ce l'avrebbe fatta. Ma in quel momento pregavo Dio affinché rimanesse per sempre accanto a me.

Restai con lui tutta la notte.
Si muoveva molto.
Prima di addormentarmi baciai ad una a una le sue dolci dita.

Sentivo i capelli ondeggiare.
Sbattei le palpebre e lo vidi.
-"Buongiorno"-
-"Ciao, sei sveglio da molto?"-
-"Non da tanto"-
-"Come stai?"-
-"Meglio"- sorrise. Era pallido e vederlo così vulnerabile, disteso su di un letto di ospedale, con una flebo attaccata al braccio mi faceva stringere il cuore.
Stava per dire qualcosa,ma poi si fermò.
-"Che c'è?"-
-"Scusa per... Si sai... La festa"-
-"Non importa"- susurrai.
-"Io non volevo veramente.."-
-"Non importa"-
-"Lo so che ora, sei arrabbiato e mi odi, ma ti ho sempre amato e.."-
-"Oh sta zitto!"-
Presi il suo viso tra le mani e lo baciai con passione.
Quando ci staccammo avevamo i respiri affannati.
-"Mi dispiace"-
-"Non fa niente, ti farai perdonare"-
-"Come?"-
-"Vedrai"- gli feci l'occhiolino e iniziammo a ridere.
Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio rilassante non imbarazzante.
Poi aggiunse.
-"Sento un peso sulle spalle come aver paura di perderti. Ho una fottuta paura"-
-"Dammi la mano"-
-"Eh?"- alzò un sopracciglio.
-"Dammi la mano"- gliela strinsi.
-"Senti? Adesso pesa tutto la metà"-

Aveva gli occhi lucidi. Non lo avevo mai visto così fragile.
-"Amore"- sussurai prima di abbracciarlo.
-"Ti amo"-
-"Anche io"-

Pov Branden

Mi svegliai e tastai il letto. Era vuoto e freddo. Intravisi una luce derivare dalla porta del bagno.

Erano passati cinque giorni dall'incidente. Chandler era stato dimesso.
L'acqua della doccia si spense e uscì Aaron con un accappatoio allacciato in vita di un colore blu elettrico.
-"Buongiorno piccolo"-
-"Ciao"- sussurai con la voce ancora impastata dal sonno.

Si protese in avanti e posò le sue labbra sulle mie.
Con un dito iniziai a percorrere il contorno del tatuaggio che aveva sulla spalla. Una fenice.
Le pelle gli si fece d'oca.
-"Posso farti una domanda?"- mi chiese mentre indossava un paio di boxer.
-"Certo"-
-"La mia agenda ce l'hai ancora tu?"-
-"Si, aspetta è nel mio cassetto"-
La presi prima di rovistare all'interno.
-"Dove sei arrivato?"-
-"L'ultima pagina letta è stata questa"- indicai il testo che parlava di Chandler.
-"Ti va se lo leggiamo assieme?"-
-"Davvero?"-
-"Voglio condividere ogni cosa di me con te. Amore"-
Sorrisi e lasciai un bacio sulla sua guancia.

Appoggiai la testa sul suo petto e mi inserii tra le sue gambe. Avvolse il mio bacino da dietro iniziando a sfiorare la pelle nuda che fuoriusciva dalla maglietta del pigiama.
Iniziai a leggere al alta voce.

-"22 febbraio 2013.
Ciao oggi è il mio compleanno, compirò diciotto anni. Anzi li ho già compiuti qualche minuto fa."-

Mi fermai e lo guardai.
-"Sei nato il 22 febbraio?"-
-"Si, tu?"-
-"Il quattro agosto"-
-"D'estate"- mormorò malizioso.
-"E allora?"-
-"Ecco perché sei così hot"- sussurò al mio orecchio provocandomi dei brividi lungo la spina dorsale.
-"Idiota"-
Baciò i miei capelli, poggiando le mani sui miei fianchi attirandomi a se maggiormente.
-"Continua"-

Riniziai a leggere.

-"Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato festeggiare i miei 18 anni. Ricordo che alcuni amici mi chiesero cosa volessi per il mio compleanno.
Voglio qualcosa che mi stravolga la vita, qualcosa di diverso, che mi faccia piangete di gioia, non lacrime saltate e amare.
Vorrei un ricordo che rimanga come una fotografia nella mia mente.
Ma sai, amico. Sono passato dal 'Volere' al 'Vorrei' senza accorgermene ed ormai sogno con i piedi attaccati a terra, perché sognare con gli occhi aperti fa male, ed è pericoloso.
Da piccolo associavo sempre i 18 anni, con la fine della scuola. Volevo essere grande ed autonomo. Volevo esplorare il mondo.
Volevo crescere subito.
Ero piccolo e ingenuo.
Infatti sono dovuto crescere troppo in fretta. Ho avuto paura e ne ho ancora.
Potrebbero essere gli anni più belli. Gli anni in cui ti guardi allo specchio e ti piaci, gli anni in cui quando ti senti incompreso c'è il tuo migliore amico a tirarti su.
Ho 18 anni e già la felicità ha il sapore della memoria.
Tutti si aspetterebbero una festa a sorpresa, ragazzi ubriachi, rimanere alzati fino all'alba.
Vorrei vivere questo momento ,questa giornata con i miei genitori, ma purtroppo mi hanno dovuto lasciare troppo presto.
Ora sono qui. Con una torta al cioccolato sul tavolino, una canzone nella stanza e il cuore che piange.
Auguri a me."-

-"Oddio"- iniziai a piangete
-"Piccolo mio"- mi asciugò le lacrime.
Mi voltai e lo abbracciai.
Mi distesi su di lui mentre accarezzava la mia schiena.
-"Va tutto bene"- disse.
-"Non sapevo che ... tu..."-
-"Ti amo e questo basta. Hai riempito ogni spazio vuoto. Ogni spazio con un abbraccio. Da ora staremo sempre assieme"-
-"Non ti lascerò mai, mai , mai"-
Rimase in silenzio. Arriciai alcuni ciuffi tra le mie dita.
-"Promettilo"-
-"Lo giuro"- sussurrò prima di baciarmi.

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