Epilogo - Tre anni dopo
Stringo meglio la fettuccia del mio piccolo grembiule nero, annodandola con un colpo secco: dietro di me, sento Ruben trattenere una risata.
«Attenta a non spaccarlo» mi consiglia, divertito: osservo il suo faccione tondo ornato dalla barba sfatta, gli occhi piccoli e scuri, il sorriso contagioso, e rido a mia volta.
«Ci proverò» lo rassicuro. Lui ride più forte.
«Como va con lo studio?»
«Ho un essay da presentare entro mercoledì prossimo» gli spiego, spazzolandomi i capelli per stringerli in uno chignon. Lui ride di nuovo.
«Y chiamalo "ensayo", si non lo chiami "saggio". Dovrai imparare l'español, prima o poi.»
Stavolta rido io: sono arrivata il mese scorso a Tossa De Mar per il mio Erasmus, e ho avuto la fortuna di trovare un lavoro a Lloret De Mar in un locale da un ragazzone che vuole imparare l'italiano, trascurando quindi del tutto lo studio dello spagnolo.
Mi volto, scoprendo che Ruben è sparito: sistemo meglio lo chignon, mi lavo un'ultima volta le mani con attenzione ed esco dal bugigattolo dove ci cambiamo, senza smettere di sorridere.
L'Highwayman Pub è il baluardo rock in mezzo a una città di discoteche: dall'aria vissuta, col bancone in legno ricoperto da adesivi di band e sottobicchieri firmati dai turisti, gli sgabelli alti, panche e sgabelli anch'essi in legno, non molto luminoso e con quattro grandi bandiere all'esterno a mo' di insegna. Ruben lo gestisce con un eterno sorriso e playlist di sottofondo studiate fino all'ultima canzone, dove non manca mai di piazzare brani della band dove milita come batterista.
«Es un momento dificil, sin turistas» spiega, mentre traffica ancora chino sul computer. «Ma animo! ¡Bailamos!» mi invita prendendomi sottobraccio dopo aver cliccato "play" e lasciando che le note di "Rose Tattoo" dei Dropkick Murphy's invadano il locale. Scoppio a ridere, seguendolo, poi optiamo per sonorità più rilassate e inizia ad arrivare qualche avventore sparuto.
Non so quanto tempo sia passato quando la selezione casuale pesca "I'm On Fire" di Bruce Springsteen, rispedendo la mia memoria al compleanno di Rossella mentre frequentavamo la quarta superiore: porto istintivamente la mano tra le scapole, incontrando il familiare ciondolo dell'occhio di Horo che, pur non avendo mai tolto negli ultimi mille giorni, non ha mai accennato a scolorirsi o arrugginirsi.
Ho pensato spesso ad Andrea in questi tre anni, senza smettere di cercarne una copia nel corpo docenti e senza mai trovare qualcuno che lo ricordasse in maniera lontana: forse complice la maggior freddezza accademica, forse il tempo, sta di fatto che è rimasto un ideale lontano e insostituibile da custodire nella memoria.
Volto le spalle all'ingresso per un momento, canticchiando il brano che ormai ho imparato a memoria e cito sempre con il sorriso.
«Sometimes it's like someone took a knife, baby...»
Lo stomaco sussulta, contorcendosi in un nodo. Mi zittisco e sbarro gli occhi, incredula.
Non è vero.
Fatico a voltarmi verso l'ingresso, quasi intimorita, poi sospiro, imponendomi di restare lucida.
«And a freight train running through middle of my head...»
Mi volto.
«Only you can cool my desire.»
Sono trascorsi poco meno di tre anni da quando mi sono seduta davanti alla commissione d'esame, ho sorriso e sancito la fine della mia carriera scolastica, tre anni in cui non ho mai più messo piede in quella scuola e non ho mai più visto Andrea.
Ma è come se non fosse passato che un finesettimana.
«Oh oh oh, I'm on fire.»
Andrea si sta accomodando a un tavolo vicino al bancone, canticchiando la canzone a mezza voce, sorridendo e facendomi sobbalzare lo stomaco. Non sento neppure Ruben avvicinarsi a me e domandare con apprensione «¿Estas bien, Mel?», mettendolo a tacere solo quando lo sento troppo vicino con un gesto svelto della mano.
«Disculpa» mi giustifico scansandolo, arraffando un menù e avvicinandomi al tavolo dov'è seduto Andrea, con lo stomaco ritorto come la sera in cui mi sono innamorata di lui, mentre Bruce Springsteen scivola via dalle casse per cedere spazio a Jeff Buckley.
È sempre lui, il mio amato professore, solo con qualche screziatura grigia in più tra i capelli e nella barba: la luce negli occhi non è cambiata, le labbra morbide, il viso gentile...
Quando parlo, pur volendo suonare allegra e squillante, produco poco più di un sussurro.
«Professor Rodari.»
Si volta e sorride.
«Barbie Passione Polemica!»
Mi sembra incredibile che mi abbia riconosciuta subito: sento le gambe farsi di gelatina, lo stomaco ormai è un garbuglio rovente, non oso immaginare quanto sia rosso il mio viso e ringrazio la poca illuminazione del locale per non palesarlo più di tanto. Noto Ruben controllarmi con la coda dell'occhio, poi farmi cenno di sedermi. Gli scocco in risposta uno sguardo carico di gratitudine.
«Che piacere vederla, come sta?» esordisco, banalmente, sedendomi di fronte a lui e porgendogli con cortesia il menù. Andrea sorride.
«Tutto bene, Barcellona è sempre una meta molto gettonata per le gite di quinta superiore, per cui sono qui.»
«Già le gite?»
«Siete stati voi un'eccezione, la gita di quinta si fa sempre a inizio novembre. Tu, piuttosto, come stai?» elude la conversazione: da quello che riesco a vedere, sembra sinceramente interessato alla mia risposta.
«Sono in Erasmus, e al terzo anno di lettere moderne. Ho capito che voglio insegnare. Mi ha ispirata.»
Ridacchia: «Auguri, allora.»
Noto le sue guance imporporirsi prima che riesca a nasconderle un poco con una mano, e non riesco a nascondere un piccolo sospiro, benedicendo Jeff Buckley per averlo mascherato.
«Hai più sentito i tuoi ex compagni di scuola?»
Ruben si intromette un momento domandando l'ordine ad Andrea.
«Coca Cola» risponde asciutto. Appena Ruben si allontana, mi confessa di non aver mai imparato una parola di spagnolo, facendomi scoppiare a ridere.
«Sento solo Paolo, comunque» spiego. «Ho provato a mantenere i rapporti con Clarissa ma ormai abbiamo preso strade diverse, non abbiamo più nulla da dirci, ci sentiamo per cortesia, se ci sentiamo.»
«E Longarini, che fine ha fatto?»
«Secondo anno di ingegneria gestionale, dopo un anno a fisica andato malissimo.»
Al momento di scegliere la facoltà abbiamo seguito entrambi una scelta di cuore, inseguendo il cammino di Andrea io e la sua amata tutor lui: addirittura è riuscito a invitarla a cena fuori, collezionando due ore di silenzi imbarazzati, conversazioni zoppe e piene d'imbarazzo e quello che ha definito più volte "il peggior pollo della mia vita". A ripensarci ne ridiamo spesso, ma mentre la mia carriera universitaria correva in modo lineare e con voti più che soddisfacenti, la sua non voleva saperne di decollare, mandandolo in uno stato di crisi tale che ha minacciato più volte di mollare tutto e andare a coltivare pomodori datterini.
Prima di convincerlo a riprendere gli studi era già entrato in trattativa per un pezzo di terreno in collina.
«È un bravo ragazzo, Longarini.»
«Si è tagliato i capelli, sa?»
Ruben arriva con una lattina di Coca Cola e un bicchiere con ghiaccio e limone sul vassoio, bisbigliandomi un «¿Todo bien?» a cui rispondo con un pollice alzato.
«Credevo ordinasse qualcosa di un po' più... forte» azzardo. Andrea inizia a versare la cola senza mutare espressione.
«Ho smesso di bere, a causa di un incidente.»
Arrossisce di colpo, permettendomi di intuire che si sta riferendo al nostro bacio di tre anni prima. Abbasso lo sguardo, imbarazzata.
«Professore, io...»
Lo vedo agitare una mano.
«È una storia vecchia.»
Si è esaurito anche Jeff Buckley. Sta cantando un uomo con la voce profonda, ruvida, che non riconosco, mentre lo sguardo di Andrea si posa sulle mie scapole, stupendosi.
«Ma è il ciondolo che ti ho regalato alla maturità, quello?»
Sorrido, raggiante: «Sì! Mai tolto.»
Alza lo sguardo, stavolta avendo cura di nascondere il viso dietro il bicchiere, ridacchiando sfiatato: «Mai tolto... Mai tolto...» ripete dopo aver bevuto un sorso.
Lo stomaco si strizza in una morsa assassina, togliendomi il fiato per un momento. Mi mordo le labbra, nervosa, il cervello che macina a velocità folle, fino a bloccarsi all'improvviso.
Un coro suadente e ruffiano ruba la scena alla voce profonda, decorato da una batteria leggera ma insistente, come una marcetta.
Sorrido e riprendo parola con voce ferma e seria.
«Professore.»
Mi osserva, curioso.
«Non ci siamo visti per tre anni dove viviamo, e ora, a Barcellona, mentre la radio suonava "I'm On Fire", la stessa canzone che lei ha cantato la sera in cui le abbiamo fatto quel famoso video, lei è entrato nel locale dove lavoro. Si sono succedute una canzone che recita "Wait in the fire" nel ritornello e un'altra che ripete ossessivamente "Sets me on fire".»
Sembra intimorito. Non si perde un cambio espressivo del mio viso, una modulazione della mia voce, nulla.
«E?» azzarda.
Osservo la sua mano sinistra, appoggiata distrattamente sul tavolino e, senza rifletterci, la stringo nella mia, allacciando il mio sguardo al suo. Senza timore, senza imbarazzo. Sorrido, diabolica, godendomi il suo volto attraversare preoccupazione, stupore e curiosità.
«E se fosse un segno del destino, Andrea?»
...diamine.
Ammetto che sono senza parole io per prima, non so davvero come concludere questo delirio, davvero. Anche perché sono in treno di ritorno dal lavoro perché, da brava procastrinatrice seriale, ho aspettato fino all'ultimo che mi venisse in mente una nota autrice bellissima e super emozionante, cosa che PALESEMENTE non è avvenuta.
Inutile, ma necessario, ringraziare tuttə coloro che mi hanno letta, supportata, sopportata, sopportato le attese infinite e la qualunque per arrivare al travagliato finale.
A proposito: qmmetto che il finale originale prevedeva il matrimonio tra Melissa e Valerio così, tanto per dare un ultimo colpo di coda, ma come avrei mai potuto? Alla fine, ho scritto l'epilogo che mi ha suggerito il cuore.
E i vostri, di cuori, come stanno?
Prometto di aggiungere una nota finale in futuro un po' più articolata: nel mentre, vi segnalo che le pubblicazioni future riprenderanno quasi sicuramente a settembre, in modo da concludere la stesura della storia prima di iniziare a schiaffarla su Wattpad e imparare dai miei errori.
Ma ditemi di voi, piuttosto! Con l'augurio che Wattpad non smatti come suo solito quando devo rispondervi!
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