6. "Il sole brilla"
Quando riusciamo a varcare la soglia della discoteca è già quasi mezzanotte: spero solo di riuscire a cavarne qualcosa di positivo, considerato che tra un'ora e mezza dovremmo già tornare in auto.
«Allora» strilla Ester per sovrastare il frastuono del locale «Io direi che ci troviamo fuori, dall'aiuola dove c'era quella tizia collassata prima, per l'una e venti, ma tanto ho già avvisato mamma che di sicuro farò tardi perché c'è troppa calca, quindi anche se fosse l'una e mezza vai tranquilla.»
Le rispondo alzando il pollice e impostando una sveglia sul cellulare, che ripongo in una piccola pochette che porto sotto l'ascella, in modo che la vibrazione si senta con chiarezza, sistemo meglio la maschera e vado dalla parte opposta a quella di Ester, mettendomi subito alla ricerca di Andrea: nonostante le luci stroboscopiche, l'intera pista è illuminata da una luce al neon blu asettica, che rende la visuale tutto sommato chiara, e mi faccio strada nella fiumana di gente.
La pista, pur essendo spaziosa, non è molto grande, per mia fortuna, ma è gremita: decine di diavoli, zombie e streghe si muovono più o meno a tempo di un brano elettronico dal ritmo martellante e dal testo che, a quanto pare, è privo di senso.
"My eyes lie sensless, and I guess are going hazel. Eyes!" canta una voce femminile, fredda ma piacevole: non rimango a interrogarmi cosa possa significare ciò che sto ascoltando, continuando ad aguzzare la vista attraverso il pizzo della maschera, con l'augurio che Andrea non si sia mascherato tanto quanto me e sia riconoscibile.
E, soprattutto, presente.
"You may call and say one, freeze and calling and seem in a – two souls, all right!"
«Balli?» sento alle mie spalle: dal poco che vedo, lo zombie dietro di me sembra piuttosto carino, con quel viso quadrato e gli occhi blu, ma rifiuto comunque l'invito, senza smettere di sgomitare e guardarmi intorno. Lui mi dà una pacca sulla spalla e si perde in mezzo alla pista.
«Dove cazzo sarà...» borbotto, rasserenata dal fatto che nessuno possa sentirmi e iniziando a temere di aver macinato tutta 'sta strada per niente. Intravedo la chioma rossa di Ester per un momento, ma anche lei sparisce come inghiottita dalla folla.
Mi avvio verso il bancone del bar, sconsolata, mentre il brano dal testo insensato si esaurisce e il DJ propone una canzone che ho sentito un paio di volte in radio.
"Che sciocca. Come potevo sperare che andasse tutto per il meglio? Figuriamoci se Andrea bazzica in luoghi in cui c'è il rischio di incontrare qualche studente! Stupida, stupida che non sono altro!"
La musica si interrompe per un lungo istante: le persone si fermano, si guardano intorno disorientate e acclamano il DJ per farlo ricominciare, mentre io ne approfitto per controllare ancora una volta se Andrea sia presente o meno.
E, in effetti, è presente.
"Don't you worry, don't you worry, child!"
La musica riparte a volume ancora più alto di prima, accolta da un urlo trionfale dei ballerini: io, nel mentre, sono troppo concentrata a studiare quello che, ne sono certa, è Andrea.
È mascherato da vampiro: ha una camicia bianca con le maniche a sbuffo aperta sul petto villoso, un panciotto damascato bordeaux e semplici pantaloni neri dall'aria elegante; il viso è pallido, con spesse occhiaie violacee, le iridi sono rosse, un lungo rivolo di sangue gli cola lungo tutto il collo, i capelli lisciati e tinti di bianco.
Nonostante i lunghi canini posticci, riconosco subito il suo sorriso.
È bello, più di quanto non lo sia in classe, più di quanto non lo fosse in pigiama e ancora di più della sera in cui mi sono innamorata di lui. Non posso fare a meno di sorridere, e per poco non inizio a piangere per l'emozione e il sollievo.
Il mio Andrea è lì, davanti a me, che canta seguendo il brano e regge in mano un bicchiere vuoto e ride e grida e balla. E io ho l'onore di poterlo vedere.
Inizio a muovermi e ad ancheggiare con movimenti sicuri, finalmente serena, senza perdere di vista Andrea pur restando a debita distanza: lo zombie con gli occhi blu ribadisce il suo invito e stavolta lo accetto, pur distratta, senza più timori e decisa a lasciar andare le mie inibizioni.
Lo zombie sembra notare che sono presa da altro e si allontana dopo un paio di canzoni, ma poco mi importa: certa che nessuno possa notarmi, tiro fuori il cellulare per scattare una foto di nascosto ad Andrea e mi cade l'occhio sull'ora.
«Oh merda!» urlo, seccata.
L'una e dieci. Possibile che sia già passato tutto questo tempo? Tra cinque minuti suonerà la sveglia e tra dieci dovrò essere fuori dal locale, perciò se voglio dare una svolta alla serata è il caso che mi sbrighi.
Alzo gli occhi verso Andrea, che regge un altro bicchiere in mano, perfettamente inserito in quel contesto tanto giovanile e per nulla fuori posto come lo sarebbe la maggior parte dei quarantenni in una discoteca; metto via il cellulare, risistemo la pochette sotto l'ascella e ballo pian piano verso di lui, cauta come un predatore, mentre lo stomaco ribolle d'ansia.
Chiudo gli occhi un istante, cercando di concentrarmi sulla canzone in sottofondo per distrarmi, un pezzo allegro dall'aria estiva il cui testo (e qua mi convinco che sì, il destino esiste e non è affatto bastardo come avevo supposto qualche mese fa) calza come un guanto alla situazione.
"Then you came my way on a winter's day
shouted loudly: come out and play!
Can't you tell I've got news for you
sun is shining, and so are you."
Andrea mi sta guardando in faccia.
Inizio a temere che mi abbia riconosciuta, ma non voglio dare a vedere i miei timori e continuo a muovermi con apparente noncuranza, sostenendo il suo sguardo: in risposta, lui sorride.
Sento il petto gonfiarsi: non solo non mi ha riconosciuta, ma a quanto pare gli piaccio! Se solo non ci fosse quella stupida cattedra in mezzo a noi, di sicuro non avremmo problemi a stare insieme, ne sono sempre più certa.
Il ritornello riparte, per poi lasciare spazio all'ultima strofa ripetuta più volte, come un incantesimo, e io mi decido a prendere coraggio.
"Sun is shining, and so are you"
Muovo un lento passo verso di lui, fissandolo.
"Sun is shining, and so are you"
Si accorge che mi sto avvicinando. Inizio a salmodiare le parole della canzone.
"Sun is shining, and so are you"
Lo stomaco si torce tanto che ho quasi nausea, ma lo ignoro.
"Sun is shining, and so are you"
Sono davanti a lui: coi tacchi, lo supero di una buona dose di centimetri, ma la cosa non sembra inibire lui, né infastidisce me. Anzi, la trovo bellissima.
Come se stavolta il ruolo di potere fosse mio.
In effetti, le cose stanno proprio così.
"Sun is shining, and so are you"
Gli prendo le mani con un gesto lento ma deciso, attorcigliando le mie dita alle sue: non oppone resistenza. Mi osserva con gli occhi lucidi di chi lucido non è, e non vedo traccia di consapevolezza riguardo alla mia identità.
"Sun is shining, and so are you"
Appoggio la fronte alla sua, mentre la testa pulsa come impazzita, il cuore pompa come se dovesse esaurire le proprie energie e lo stomaco è ormai un nodo indefinito.
"Can't you tell I've got news for you"
Lascio la presa e porto le mani al suo viso, saggiando con le dita l'inaspettata morbidezza della sua barba, senza più riuscire a ragionare. Sorrido.
«Sun is shining, and so are you.»
Incollo le mie labbra alle sue.
SBAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAM!
Non avete un'idea di quanto mi sono divertita a scrivere questo capitolo: in realtà non avrebbe dovuto esistere perché l'idea che ci fosse un contatto di questo tipo tra Melissa e Andrea non mi piaceva proprio, ma... Dai, come potevo negarglielo?!
E con questo, vado a caccia di VIPSSSSS in giro per Sanremo ♥
P.S.: chi azzecca quali sono le altre due canzoni citate nel capitolo (la prima soprattutto credo che sia abbastanza difficile) vincerà una gioia.
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