14.2 Festeggiamenti



Nonostante la mia mancanza di esperienza mi rendo conto subito che la situazione è grottesca.

Sono sdraiata supina sul letto, nuda e anche piuttosto infreddolita, mentre Valerio è in ginocchio davanti a me, anche lui nudo, con il suo pene in una mano e il preservativo nell'altra.

«Qualcosa mi dice che è la prima volta per tutti e due, vero?» gli domando, cercando di stemperare l'atmosfera surreale che si è creata. Lui esala un lamento infastidito.

«Melissa, per favore, non ti ci mettere anche tu» ringhia «E dire che non sembra così complicato, dovrebbe essere una roba quasi banale, ovvia! È ridicolo.»

Concordo con il suo pensiero, ma visto il suo accesso di rabbia di poco fa mi guardo bene dall'esternarlo.

La mente riprende a vagare, come mi succede ormai spesso; e, come mi succede ormai spesso, trova la sua destinazione nel professor Andrea Rodari.

Me lo immagino senza problemi, possente nella sua bellezza matura, senza quell'esitazione che sta caratterizzando sia me che Valerio, capace di prendere con abilità in mano la situazione, oltre a un dannato preservativo.

«Là!» interrompe il mio flusso mentale Valerio con aria trionfante «Ce l'abbiamo fatta!»

Mi mordo la lingua per non appioppargli una risposta sarcastica, ricominciando presto a fantasticare per non cedere al fastidio, ma un bruciore lacerante mi riporta con violenza alla realtà.

«Ahia!» non riesco a trattenere «Valerio, cazzo, non è una caverna, fa' piano!»

«Eh, lo so, ma cosa dovrei fare altrimenti?» mi risponde, sempre più innervosito.

Sento gli occhi inumidirsi all'improvviso: per il dolore, il fastidio, il suo atteggiamento sgarbato, le false aspettative che mi hanno creato film e romanzi su questo fantomatico sesso. Stringo in un pugno un lembo del piumone e mi mordo l'altro, serrando gli occhi con fastidio e augurandomi che lui se ne accorga e concluda quella che sta diventando una specie di tortura.

In risposta alle mie speranze, lui si abbassa per seminarmi una scia di baci umidi sul collo, che mi risultano fastidiosi e appiccicaticci.

"Rodari non farebbe così" mi convinco, cercando in quel pensiero una via di fuga dal bruciore che sta aggredendo il mio basso ventre, senza successo, mentre il volto del mio professore di italiano continua a farsi strada nel mio campo visivo.

Mio malgrado.

Senza che riesca a trattenermi, mi scanso e scoppio a piangere: per il freddo, per il dolore, per il senso di colpa verso il mio fidanzato, per l'assurdità della situazione, per la sua mancanza di rispetto nei confronti del mio corpo e per la mia verso i suoi sentimenti.

Singhiozzo senza controllo affondando la testa nel cuscino, mentre mi attanaglia un sempre più violento senso di panico.

Valerio non reagisce subito, forse spiazzato o sconvolto dalla mia crisi; poi lo sento alzarsi dal letto, sfilarsi il profilattico, spegnere la luce e tornare a letto, cingendomi i fianchi.

«Scusa, Mel» mi bisbiglia con tristezza in un orecchio «Sono stato precipitoso.»

Non riesco neanche a rispondergli, anzi, elaboro a malapena ciò che mi ha detto, ancora scossa dai singhiozzi che non accennano a diminuire.

Lui, da parte sua, tira su il piumone e non proferisce più verbo.

Mi risvegliano i timidi raggi del sole di marzo, e solo allora mi rendo conto che non so come e quando mi sono addormentata: il cuscino, al contrario dei miei timori, non è intriso di lacrime ma sembra asciutto.

Valerio non è al mio fianco, ma dal dolce profumo che colpisce in fretta i miei sensi capisco che si trova in cucina: mi alzo sorridendo, ostinata a scacciare i pensieri negativi di ieri sera. Lui, già vestito di tutto punto, mi accoglie con un bacio appassionato.

«Buongiorno, principessa» cita «Spero che la colazione sia di suo gradimento.»

Osservo la tavola, imbandita di fette di pane da tostare, fette biscottate, marmellata artigianale, miele, burro e quella che suppongo sia crema di nocciole, su cui lui sta appoggiando anche una brocca di acqua e una di succo d'arancia.

«Sei un pazzo» minimizzo, imbarazzata.

«Sono pazzo di te.»

Alzo gli occhi al cielo: «Quanto sei banale!» lo canzono, cercando di trattenere l'imbarazzo e il disagio che mi dà la situazione.

Non posso negare a me stessa, per sfortuna, che stanotte ho avuto la conferma che qualcosa tra noi è andato ormai in frantumi.

Ma come posso pensare di lasciare che tutto resti distrutto, di lasciarmi scivolare via un uomo così, per inseguire una stupida chimera? Devo solo mettermi a incollare i cocci, pezzo per pezzo, fino a che non riavrò il puzzle originale, che mi restituirà l'immagine migliore che possa desiderare.

«Sarò banale, ma sono sincero» svicola la provocazione lui, dandomi un bacio lieve sul naso. Sorrido, sentendo i muscoli della bocca e delle guance stendersi a fatica, controvoglia.

"Vorrei poterti dire lo stesso, Vale. Lo vorrei davvero."

Ebbene sì: alla fine ho deciso di inserire il resto del capitolo direttamente qui, senza spezzare e inserendo semplicemente il tag. Del resto non punto ai grandi numeri :)

Devo però chiedervi un feedback: io con le scene di sesso vado molto poco d'accordo, quindi potreste dirmi onestamente come vi è sembrata? Credo che sia la, uhm, seconda che scrivo? quindi ogni critica è accolta a braccia aperte!

Anche perché in tutta onestà l'idea era partita molto diversamente, poi non mi piaceva la piega che avrebbe preso e l'ho modificata in corsa.

Grazie <3

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