11. Delicatezza


Chiudo gli occhi, prendo fiato e guardo Jacopo dritto in faccia.

«Sì, io.»

Jacopo mi osserva con gli occhi spalancati; mi volto verso Valerio, che ha l'espressione di uno che ha preso uno schiaffo inatteso.

Poi Jacopo inizia a ridere.

«Che scema che sei, Melissa» minimizza, agitando la mano come a volermi mandare a quel paese «Oh, l'hai detto talmente tanto seria che ci stavo pure credendo.»

«Sono serissima.»

Valerio sta iniziando a sbiancare.

«Dai, ci stai prendendo in giro» prosegue Jacopo, con la convinzione che viene meno «Stasera, così, dal nulla, dopo che i miei e tua madre si sono conosciuti, ci vieni a dire che ti piace il prof? E dai, non ha senso.»

«Ha senso eccome.»

«Come sarebbe a dire "Ha senso eccome"?» prende parola Valerio, finalmente, a mezza voce, ma lo ignoro.

«Sì. Mi piace Rodari. È colto, brillante e tanto, tanto sexy. Mi rendo conto che tu non possa capire, ma le cose stanno così.»

«Quindi io e te cosa siamo?» insiste Valerio. Lo guardo con dolcezza.

«Vale, mi dispiace. Sei un ragazzo stupendo, davvero, ma in questo momento sei...»

«Mel, guarda che dice a te.»

Scuoto leggermente la testa: «Eh?»

Valerio ridacchia: «Hai sonno?»

«Un pochino» fingo, abbozzando un sorriso stirato «Dicevi?»

Non ascolto neppure la domanda di Jacopo, dato che l'avevo compresa benissimo: cerco di ignorare l'improbabile scenario che si è dipinto nella mia mente nel giro di mezzo minuto e l'improvvisa stretta allo stomaco che mi ha colpita dopo quel quesito tanto indelicato. Sbadiglio per prendere tempo.

«Non che io sappia» dico, infine «Poi non so, lo conosciamo da un mesetto, magari a qualcuna serve più tempo. Ci porta in gita lui» annuncio. Jacopo scoppia a ridere.

«Vi divertirete, stanne certa.»

«Sì, be', più che con la Orsi di sicuro.»

La professoressa Orsi è la mia insegnante di inglese che, nonostante sia ansiosa a livelli forse patologici, si ostina a presenziare alle gite scolastiche, immagino per amore dei viaggi. Non che la cosa per noi studenti sia piacevole, ma si sa chi ha il coltello dalla parte del manico, per nostra sfortuna.

«Oh, come si è fatto tardi!» sento dire mia madre con aria scioccata «Che dite, andiamo?»

«Mannaggia, è vero!» le fa eco Benedetto «Meglio alzarci o ci chiudono qui dentro.»

Pagano ed escono in fretta, fermandosi però ancora sull'uscio a chiacchierare: Valerio mi avvolge in un abbraccio caloroso, accarezzandomi di tanto in tanto i capelli o baciandomi il viso.

«Per il nostro primo anniversario cosa ti andrebbe di fare?» mi domanda, dopo aver capito che la serata sarà ancora lunga.

«Oddio, in questo momento non lo so» rispondo sincera «Ci pensiamo con calma, dai.»

«Be', manca solo un mese» mi fa presente «Voglio farti felice.»

Lo osservo, beandomi del suo sguardo innamorato: «E io voglio solo stare con te.»

E sono sincera.

«Andiamo, Melissa?» mi invita mamma «È tardi, domani mattina sia io che loro abbiamo la sveglia.»

«Va be', tanto ci sentiamo per il film, no?» la tranquillizza Serena con un sorriso «È stato un vero piacere conoscerti.»

«Oh, no no, è stato mio conoscere voi!»

Approfitto delle varie frasi di rito per salutare Jacopo e Valerio, che mi chiede di scrivergli quando sono arrivata a casa, come suo solito.

«Che belle persone!» rompe il silenzio mamma appena saliamo in auto «Davvero piacevoli, di cuore... Anche Jacopo sembra simpatico.»

«Sì, a volte è un po' di troppo» ammetto senza vergogna «Però è un pezzo di pane.»

«Comunque l'ho visto come ti guarda, quel Valerio lì» scherza lei appena conclude la manovra per uscire dal parcheggio «È proprio un bravo ragazzo, ed è pazzo di te.»

Sorrido: e non so se lo faccio per spontaneità o per abitudine.

«Lo so.»

«Sai com'è, a cena da noi è venuto mezza volta a malapena ed era timidissimo, ti ricordi?»

Ridacchio, stavolta spontanea: non era timido, era terrorizzato, e mia mamma non è la persona più ospitale che io conosca. Anzi, è parecchio fredda, forse a causa del lavoro che fa, fatto sta che quella cena si era rivelata un mezzo disastro.

«Comunque, sono felice che tu abbia scelto lui, in mezzo a tutti gli squinternati che ti fanno il filo. Brava.»

Sento il mio umore instabile precipitare all'altezza delle mie suole, perciò rispondo solo con un sorriso, giustificata da una stanchezza che non c'è davvero, e mi concentro sulla strada.

Perché mi è partito in automatico quel filmino mentale in cui dico di essere cotta di Rodari? E, più di tutto, perché dovrebbe piacermi il mio professore di italiano?

"È colto, brillante e tanto, tanto sexy."

Mamma accende la radio, distraendomi per un momento: un ritmo allegro, scandito dalle chitarre elettriche e una voce sporca mi trascina, ma l'idillio viene presto spezzato dalla voce della speaker.

«"Born in the U.S.A.", uno dei brani più belli e più noti del Boss, Bruce Springsteen...»

Alzo gli occhi al cielo.

Quando ci si mette, il destino sa essere davvero bastardo.

~*~*~*~

WhatsApp, "I più meglio della scuola", Media del gruppo.

Scorro pagine di vignette, meme, riassunti, screenshot di registri elettronici -certo che ce ne mandiamo di stupidaggini, sul gruppo della classe-, fino a che non arrivo a ciò che sto cercando: un video di circa tre minuti risalente al mese scorso, che non ho mai più voluto rivedere per chissà quali timori reconditi.

Mi sono decisa ad affrontare il mio demone, partendo da ciò che, a quanto pare, ha dato vita a tutto: il maledetto compleanno che fino ad ora mi sono ostinata a non voler rivivere, con quel video che mi sono limitata a guardare di striscio quando non potevo distogliere lo sguardo.

Schiaccio "play" quasi timorosa, notando subito quanto il video sia disturbato e l'audio confuso: basta una manciata di secondi, durante i quali Clarissa zooma in fretta sul volto del mio professore, per restituirmi un'immagine più nitida e una vera e propria canzone.

«È una canzone di Bruce Springsteen. E non venirmi a dire che non sai chi sia Bruce Springsteen, perché non ci posso e non ci voglio credere» sento Rossella in sottofondo, prima che Rodari inizi a cantare.

Mi rendo presto conto che guardarlo mi provoca un forte senso di fastidio, perciò decido di chiudere gli occhi e ascoltarlo comunque, ripromettendomi di guardarlo a una seconda visione, mentre quella serie di allusioni cantate si fanno strada nel mio cervello.

Riapro gli occhi dopo un minuto di video: Clarissa si è concentrata sul viso, che è in lieve penombra a causa delle luci, senza inquadrare il resto del corpo o della band; riconosco il tic di Rodari di ritirare le labbra indietro per inumidirle tra una strofa e l'altra, palesemente non allusivo, ma solo...

"Sexy. Dannatamente sexy."

Fisso lo schermo del mio cellulare come in trance, subendo ancora il fascino dell'uomo, rivivendo il respiro che viene meno, lo stomaco rigirarsi e -e la cosa mi dà ancora un profondo senso di disagio- quel maledetto pizzicore al basso ventre.

Il video si conclude: spengo lo schermo, poso il telefono sul comodino e mi giro dall'altra parte, salvo poi ricontrollare di aver almeno scritto a Valerio di essere nel mio letto. Per fortuna l'avevo già fatto appena varcata la soglia, come sempre.

Penso a lui, al suo sguardo intenso, al suo modo dolce di stringermi e alle sue abitudini regolari con cui mi ha viziata, e mi riprometto di non lasciarmi trascinare da quella folle e insensata cotta.

Del resto, nelle relazioni lunghe, può succedere di provare un'attrazione temporanea per altre persone: è certo che mi serva solo un pochino di tempo per smaltire questa botta, poi tutto andrà di nuovo bene.

Mi sentirò molto meglio, presto. Veramente.

Paura, eh?

No, dai, povero Valerio, non gli voglio così male: però Melissa mi sembra sempre più in crisi... Voi cosa fareste, se foste in lei?

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