1. Ritorno
Parte Due: "La Costruzione"
Nicola strabuzza gli occhi e per poco non si strozza con il tè.
«Tu e Valerio cosa?» urla, dopo un accesso di tosse. Alzo gli occhi al cielo, seccata.
«Nico, sono le sette e mezza del mattino e siamo in un bar, è il caso di strillare così?»
«Ma certo che è il caso!» commenta di rimando «Tu e lui eravate un ideale, un'istituzione, un sogno, eravate come... Come Maria De Filippi e Maurizio Costanzo!» prosegue. Sollevo un sopracciglio.
«Bel paragone.»
«Ma quando è successo?» si informa «Ti ha mollata per qualche storiella estiva, lo stronzo?»
Mi rabbuio un attimo: ho aspettato molto a lungo prima di diffondere la notizia a qualcuno che non facesse parte delle mie conoscenze più intime per evitare di dare cenni di cedimento o mostrare fastidio davanti a certe domande inopportune, ma il quesito di Nicola mi colpisce come una puntura d'insetto.
"No, sono io la stronza."
«No, ci siamo lasciati a maggio» spiego «Dopo la gita, insomma.»
«E me lo vieni a dire a settembre?» si lamenta lui. Sollevo lo sguardo ancora una volta.
«Nicola, l'unica persona che l'ha saputo subito è stata mia madre, non ho voluto mettere i manifesti, me ne devi fare una colpa?» lo aggredisco «Ti renderai conto da solo che non è un discorso divertente da affrontare, spero.»
Ho passato gli ultimi mesi a rimuginare, valutare e soppesare, chiedendomi se valesse la pena lasciare che Valerio cadesse nell'oblio e rammaricandomi spesso non solo dell'aver chiuso la nostra storia, ma di non averlo mai più degnato di considerazione: ogni volta, però, ripensavo al suo accesso rabbioso e mi convincevo di aver fatto la scelta giusta, e a rinforzare le mie convinzioni c'erano spesso di mezzo i sogni che vedevano ben altro uomo nel ruolo di protagonista; col passare dell'estate si erano fatti sempre più confusionari e vicini a una mescolanza di sensazioni piuttosto che a vere e proprie immagini, ma piombavano nel mio cervello con cadenza regolare e apparivano tanto convincenti che addirittura mi svegliavo con la certezza che fosse accaduto davvero tutto.
«Ester e Clarissa?» devia il discorso Nicola dopo l'ultimo sorso di tè. Stringo le spalle.
«Ester è andata in vacanza come al solito» spiego: ha la fortuna di avere alle spalle una famiglia abbiente e appassionata di viaggi, che se la trascina ovunque nel mondo «E Clary l'ho vista poco perché ha iniziato a frequentare un tizio e ha passato l'estate attaccata a lui tipo patella con il suo scoglio.»
«Anche tu fai dei paragoni davvero poetici» commenta divertito. Rispondo con un verso infastidito.
«Non mi è troppo simpatico, 'sto ragazzo» ammetto «È strano, un sacco morboso, ha un modo di scherzare che capisce solo lui... Che resti tra noi, ma spero proprio che duri poco.»
Mi volto di scatto, colta dal timore improvviso di trovare lui o Clarissa dietro di me, e sobbalzo vistosamente quando il mio sguardo incontra la sagoma del mio professore di italiano.
È più bello di come lo ricordassi: l'abbronzatura estiva lo colora di una sfumatura quasi nocciola, che si sposa bene ai suoi occhi scuri; la barba e i capelli ospitano qualche sporadico capello bianco o grigio in più di come l'ho lasciato a giugno, ma restano comunque un poco lunghi, folti e ricci; i baffi sono sporcati dal cappuccino che regge nella mano destra, mentre con la sinistra tiene fermo un taccuino; indossa un paio di occhiali neri e squadrati, dalla montatura spessa; ha la fronte aggrottata, le sopracciglia basse, gli occhi un poco socchiusi e le labbra protese all'infuori in un'espressione pensosa.
Sento il cuore iniziare a pompare sangue all'impazzata verso il mio viso, il mio collo, le mie mani: lo sento scorrere come un fiume in piena nei miei polsi, riempirmi, invadermi con il suo calore e stordire del tutto il mio raziocinio.
«Tutto bene, Meli'?»
"Merda, non sono sola! Ok, calma, mantenere la calma."
«Sì Nico, scusami, mi è venuto il timore che Clarissa o Tommaso fossero dietro di me» invento. Lui ridacchia.
«Per questo sei così rossa?»
"Merda! Doppia merda! Cinquanta sfumature di marrone merda!"
«Sì» mento «Sai, ho molta fiducia nel mio istinto.»
Nicola alza le spalle con noncuranza e io tiro un sospiro di sollievo interiore: tra le tante qualità che ha Nicola, la capacità di leggere tra le righe non ha mai figurato, per mia fortuna. Propone di pagare e iniziare a muoverci come se poco fa non fosse successo nulla, più interessato a ottenere i posti in fondo all'aula che ai nostri discorsi.
«Chi abbiamo alla prima ora, che tu sappia?» mi informo mentre rovisto nella borsa in cerca del portafogli: avremmo dovuto ricevere una comunicazione per via telematica, ma che io sappia non è arrivato nulla a nessuno e mi sono premunita solo di un quaderno e dell'astuccio.
«Alla prima non lo so, ma alla quarta avrete me» ci saluta una voce affabile alle nostre spalle.
Non so come riesco a restare immobile quando la riconosco, ancora più calda e languida di come la ricordassi.
«Ah, salve prof» lo saluta Nicola con naturalezza, mentre io cerco di ignorare il cornetto che ho ingerito poco fa che mi si sta rigirando nello stomaco «Non penserà di strapazzarci, vero?»
«No!» risponde con sarcasmo «Vi farò fare i pensierini su come avete passato le vostre vacanze: del resto non siete in quinta superiore, non è l'anno della maturità, perché dovrei iniziare il programma da subito, miei piccoli fiorellini di campo?»
"Dio, quanto mi è mancato questo sarcasmo..."
«Professore!» mi lascio sfuggire, prolungando all'eccesso la seconda O con aria esasperata mentre trovo il coraggio di voltarmi a guardarlo.
Mi rendo conto di non sapere più dove posare lo sguardo, bramosa di riscoprirne i dettagli, scolpirli ovunque io possa ritrovarli e farli miei. Da parte sua, il suo sguardo sembra illuminarsi di qualcosa che non so definire quando mi rivede.
«Oh, Melissa, prima che me lo dimentichi ancora...» esordisce senza salutarmi, aprendo la solita borsa nera che porta a scuola e rovistando in una delle tasche anteriori, da cui cava una sottile custodia quadrata viola «Ho il CD che mi avevi chiesto, quello con le canzoni notturne. Te l'avevo fatto da un pezzo, poi l'ho dimenticato e alla fine è rimasto sulla mia scrivania per tutta l'estate.»
Non ho sentito nulla di ciò che mi ha detto, troppo concentrata a contrastare il lieve tremito che mi ha assalito la mano e a dissimulare la mia felicità: se lo è ricordato! Se lo è ricordato e ha fatto quel CD apposta per me!
Apro la custodia, rivelando un foglietto con su scritti, nella sua grafia spigolosa e stretta, i titoli delle canzoni: li studio, cercando nomi di artisti che io possa conoscere o qualsiasi cosa possa risultarmi familiare, in modo da poterlo conoscere meglio.
«Fammi sapere che ne pensi» mi desta «Però ascoltalo a casa, che adesso dobbiamo entrare in classe» scherza infine.
Sbatto un paio di volte le palpebre, ancora disorientata, e abbozzo un sorriso: «Sì professore, scusi...» esito «Grazie.»
Pago, mi infilo la giacca ed esco con gesti automatici, ancora disconnessa dal resto nel mondo: Nicola sembra non accorgersi di nulla, ma l'altro mi inizia presto a canzonare.
«Melissa! Su, sbrigati, che se le premesse sono queste partiamo male: ti aspetta un anno difficile, sai?»
Nonostante stia parlando in maniera bonaria e scherzosa, non posso fare a meno di sentire un fastidio mordermi la bocca dello stomaco ed esplodere lungo le sue pareti. Esibisco un sorriso forzato.
"Lo so fin troppo bene, Andrea."
Buon anno! Iniziato bene 'sto 2018, o "anno nuovo, stessa melma"?
Come potete vedere, anno nuovo, parte nuova! Devo essere sincera, spero di non tardare con gli aggiornamenti perché a causa delle feste ho scritto molto meno, mi sono incagliata su un punto (ma credo di aver trovato una soluzione che potrebbe anche darvi delle gioie) e non vorrei ritrovarmi a buttare giù capitoli a caso giusto per essere puntuale di mercoledì.
Ebbene, c'è stata la pausa estiva, ma sembra proprio che i bollenti spiriti di Melissa non si siano placati...
P.S. importante: Wattpad mi ha dato dei problemi per cui non sono riuscita a visualizzare e rispondere in maniera decente ai commenti sia sulle curiosità che sul capitolo della scorsa settimana. Vi chiedo scusa, ma la colpa giuro che è di Wattpad.
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