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«è qui che teniamo chi non rispetta le regole.» disse la guardia per poi chiudersi la porta alle sue spalle.

Lydia si accovacciò a terra tenendosi le ginocchia tra le braccia. Lei poteva uscire da quel posto con un solo grido, se solo avesse voluto, ma il punto era proprio quello. Lei non voleva.

«M-Max?» disse incredula.

«Lydia.» sussurrò il ragazzo con il viso gonfio e tumefatto.

«che ti hanno fatto?» disse lei sfiorandogli la guancia.

«quello che fanno a chi disobbedisce.» disse lui.

«ti lasciano qui per una settimana, i primi due giorni ti ammazzano di botte..»

Lydia rimase a bocca aperta.

«poi quando la tua faccia torna ad essere normale ti riportano di sopra, dove possono continuare a far finta che questo posto sia migliore, dove possono far vedere ai visitatori come i pazienti prendano tisane e dipingano.»

Lydia si prese il viso tra le mani.

«che hai combinato?» continuò lui.

«ho fatto una scenata nella hall.»

«mi sono comportata come una vera pazza.»

«qui siamo tutti pazzi, Lydia.» sussurrò Max.

«te compresa

- - -

La ragazza dai capelli rossi stava fissando le stelle adesive fluorescenti attaccate sul soffitto da mezz'ora.
Si ricordava ancora la gioia di Stiles quando le aveva comprate, soltanto perché lei odiava il buio completo. Si ricordava ancora della prima notte in cui le vide luminose e in qualche modo ebbe una sensazione di protezione.

Ma ormai non funzionavano più come un tempo.

Stiles dal giorno del picnic non si era fatto più vivo, lei non lo aveva cercato, non lo aveva chiamato neanche.
Era soltanto stata sdraiata.
Pensava e ripensava al viso di quel ragazzo, e alla non lucidità di Stiles, ai pugni, alle urla.

Aggrottò la fronte quando sentì le chiavi girare nella serratura. Si alzò e scese le scale.

«Lydia.»

La ragazza si sentì mancare, sentì le mani tremare.

«Stiles.» disse mentre fissava il ragazzo di fronte a lei zoppicare e tenere tra le mani il viso dolorante.

«che ti hanno fatto?» continuò.

Dopo qualche minuto regnava il silenzio in casa Stilinski, in bagno Lydia disinfettava e fasciava ogni singolo squarcio.

«ci vorranno dei punti.» disse.

«fallo tu, non posso andare in ospedale.»

Lydia strabuzzò gli occhi.
Indietreggiò fecendo cadere a terra il disinfettante.

«dimmi chi è stato.»

«Lydia mi hanno trovato.»

«chi?!» urlò lei.

«i ragazzi...» sussurrò lui.

«gli amici del ragazzo..»

Lei trattenne il respiro per qualche minuto.

«te lo sei meritato.» sputò quelle parole con veleno.

«lo so

Lydia lo ignorò, decise soltanto che per l'ennesima volta lo avrebbe aiutato, aveva imparato da Allison, a mettere i punti.

Fu una questione di minuti, Stiles gemeva dal dolore e Lydia tratteneva il respiro, e le lacrime.

«ho fatto.» disse asciugandosi la fronte con il braccio.

«sono giorni che non ho crisi, sono giorni che sono io.» disse lui.

Lei non lo guardò neanche, mise tutto apposto nello scaffale e fece per uscire dalla stanza.

«il dolore rende umani.» sussurrò.

- - -

Lydia si stava osservando intorno, quel sotterrano puzzava di candeggina, c'erano centinaia di tubi e la luce era fioca.

«Max.» sussurrò.

«non voglio morire qui.» continuò.

«non senza aver saputo di Stiles.»

Il ragazzo sospirò, la guardò da vicino e fissò i suoi grandi occhi verdi.

«sai..» disse.

«l'uomo che ho ucciso era lo spacciatore della mia fidanzata.»

Lydia trattenne il respiro.

«lei è morta.» ringhiò lui.

«non so che merda gli abbia dato.»

Guardò la ragazza negli occhi e li vide inumidirsi.

«la amavo, sai?»

«ma purtroppo lei non riusciva a smettere e la sua pazzia alimentava la mia..» continuò.

«proprio come...»

«me e Stiles.» terminò lei.

«ti dirò una cosa che ti confonderà, Lydia, ma meriti di saperla.»

Le prese il viso tra le mani.
Occhi su occhi.
Verde su marrone.

«Stiles è più vicino di quanto tu creda.»

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