Mayne
«no! ti prego!» urlò la ragazza dai capelli rossi strisciando sul pavimento.
«non opporre resistenza, Lydia.» disse la guardia di fronte a lei.
«tra una settimana tornerai nella tua cella.» disse prima di voltarsi e andare via.
Lydia si toccò il viso sanguinante e sussultò dal dolore.
«te l'avevo detto.» bofonchiò Max.
«non risparmiano le donne qui.» continuò.
Pochi minuti dopo la guardia tornò, Lydia si rannicchiò su stessa.
«Max.» disse l'uomo.
«puoi tornare di sopra, i lividi non si vedono quasi più.»
Il ragazzo si alzò e zoppicante si avvicinò verso la porta.
«Lydia.» sussurrò.
«potrai avere delle allucinazioni qui sotto, ma ricorda una cosa...» continuò.
«non sono reali.»
- - -
In quella notte gelida e solitaria, Lydia non riusciva a smettere di pensare al declino della sua vita nell'ultimo anno.
Non riusciva a capire cosa c'era di sbagliato in lei, perché non riusciva a ricordare il motivo per cui era lì.
Per mesi aveva pensato al peggio, aveva addirittura pensato di aver ucciso Stiles, senza un apparente motivo.
Ricordava solo il sangue.
La ragazza sbuffò, mentre era intenta a rannicchiarsi per sentire meno freddo, quando sentì un rumore proveniente dalla fine del corridoio.
Si alzò e con passo veloce raggiunse la fine di quel tunnel. Niente. Il vuoto.
«Lydia.» sentì sussurrarsi alle spalle.
«Lydia!»
La ragazza con gli occhi sbarrati si mise seduta e strinse le gambe tra le braccia, quando lo vide.
«Stiles?»
«sei tu?» sussurrò.
La sagoma di fronte a lei rise ed iniziò a correre, Lydia si alzò e gli corse dietro.
«Stiles! Mi senti?» urlò.
«ti prego...»
«dimmi che neve e sangue non è tutto ciò che rimane di noi.» disse con il viso rigato dalle lacrime.
Il ragazzo era sparito.
Lydia scosse la testa, si sentì stupida, stupida per aver creduto alla sua testa, ancora.
Quante cose non capiva. Quante cose non erano chiare.
«Lydia.» sentì sussurrare di nuovo.
La ragazza si prese la testa tra le mani, premendo contro le orecchie per non sentire.
«basta!» urlò.
«vattene Stiles!»
Seguì il silenzio.
Lydia aprì gli occhi, pensando che tutto fosse finito, ma se lo ritrovò lì, di fronte a lei.
«sei un inganno della mia testa.» disse.
«non sei reale.»
Il ragazzo rise.
«realtà.» bofonchiò.
«tu non sai cosa sia, Lydia.»
La ragazza corrucciò la fronte.
«allora spiegami.» disse consapevole che tutto ciò era irreale.
«infermiere Mayne.» disse lui prima di sparire.
- - -
Stiles era sdraiato sul letto, quelle stelline fluorescenti iniziavano a stancare anche lui.
Fissava il soffitto da ore, i punti ormai erano caduti, erano rimaste solo cicatrici, il tempo era passato e tante cose erano cambiate.
Aveva toccato il fondo, ma era risalito, ciò che aveva lasciato dietro a lui però, era catastrofico.
Le persone che amava avevano risentito della sua instabilità mentale.
Quasi tutti non si erano fatti inghiottire da quel buco nero da cui lui proveniva, tutti, tranne una.
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