green eyes
«perché sono qui?»
«l'ho ucciso vero?» disse con la voce assente.
«ecco perché sono qui.» affermò alla fine.
«Lydia.» disse con fermezza la sagoma sbiadita che la ragazza si trovava davanti, l'infermiere.
«devi ricordarti da sola, perché sei qui.»
«devi scavare nella tua mente, devi esaminare ogni ricordo, la vostra vita insieme.»
Minuti di silenzio.
«l'ho ucciso.»
- - -
«avranno i tuoi capelli.» affermò Stiles mordendo l'hamburger enorme che aveva davanti.
«e anche se preferirei che avessero i tuoi occhi, purtroppo il verde è un colore davvero raro, quindi avranno i miei.»
Lydia rise.
«adesso è il momento in cui da brava fidanzata, mi devi dire quanto sono belli i miei occhi, forza.»
«spero che avranno la tua intelligenza e il tuo senso dell'umorismo.» affermò lei.
Lo sguardo di Stiles si intenerì.
«e la tua tenacia.» terminò.
«già lo vedo.» disse lui.
«un piccolo me che prova a conquistare dalle elementari una piccola te, e alla fine ci riuscirà, e noi dovremmo far finta di essere gelosi, insomma, sarà nostro figlio.»
Lydia rise e viaggiò con la mente.
Avevano grandi progetti insieme.
Matrimonio.
Figli.
Una vita da vivere insieme.
Nella loro casetta tanto amata.
Tutto prima del cambiamento di Stiles.
Un giorno improvvisamente si svegliò, e decise che fare il cameriere per aiutare Lydia con le spese era da pazzi, quindi smise.
Giurò a Lydia di ricominciare a studiare, per coronare il suo sogno, ma non lo fece mai.
Lydia usciva ed entrava in quella casa e lo vedeva sempre e solo sul divano col telecomando in mano e la barba incolta.
Lei aveva iniziato ad insegnare da poco. Lo stipendio era quello che era ma, fortunatamente aveva qualche risparmio da parte che gli permetteva di tirare avanti la sua famiglia.
Una notte le grida di Stiles furono così assordanti che Lydia quasi pensò di avergli trasmesso il suo dono.
Lei era il suo appiglio.
La sua voce lo calmava, lo faceva tornare a respirare, bloccava il suo panico.
Lei era la via d'uscita ad ogni suo incubo.
«Stiles.» affermò dolcemente tenendolo fermo dal petto.
«è solo un incubo, Stiles.» continuò.
Lui aprì gli occhi con fatica e inizio a muoverli ovunque.
«Scott.» balbettò.
«Scott sta bene sì? È vivo?»
«sta alla grande.» rispose lei.
«stiamo tutti bene Stiles, stavi sognando.»
Lui in quel momento era vulnerabile quanto un bambino appena nato.
Rimase a bocca aperta incredulo.
«abbracciami.» sussurrò.
Lydia lo strinse a se. Non trattenne le lacrime, e neanche lui lo fece.
«sai..» disse Lydia singhiozzando.
«qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa sia, io sarò sempre qui.»
Stiles aveva smesso di piangere e fissava il viso di lei quasi con rabbia.
«ti amo.» sussurrò.
- - -
«il coltello era nella mia mano.» disse Lydia.
«lui aveva uno squarcio sopra lo stomaco, c'era sangue ovunque.» disse con la voce tremolante.
«lui non può essere morto, io non posso averlo ucciso, io l'ho...»
Lydia si sentì mancare, la vista si appannò e le forze diminuirono.
«...io l'ho aspettato per così tanto tempo.»
Buio.
RIDERS ON THE STORM
hey! Allora come vi sembra la storia fin qui? Tranquilli, prima o poi capirete tutto questo casino.
(Spero)
Se vi va fatemi sapere le vostre opinioni.
A domani.
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