crazy for you

Dopo la sconfitta dell'ultima minaccia, ogni componente del branco aveva iniziato a seguire i propri sogni da "umano."
Ognuno di loro era partito per città differenti, per college differenti.
Erano felici, sempre in contatto, erano cresciuti.

Lydia aveva una sensazione.
Niente da banshee, una cosa da ragazza.
Sentiva che Stiles si stava allontanando.
Ciò non era reale, ma infondo, tra di loro non c'erano certezze, non erano effettivamente una coppia.

Stiles la amava, la amava così tanto da ignorarla. Si aspettava di più da lei, da quella ragazza che aveva sognato sua per così tanti anni.
Sperava che lei gli dimostrasse di essere pronta a fare il grande salto: stare insieme a lui.

Era ovvio che l'amore era reciproco, dopo quei due baci, in quei lunghi anni, migliaia di sguardi, ma soprattutto salvarsi la vita a vicenda.

C'era solo un problema: la distanza.

Problema che venne risolto presto, Stiles lasciò il college e fece l'ennesimo passo verso di lei. Abbandonò il suo sogno, per amore. Lydia non se ne capacitò mai. Lo incitò svariate volte a ripensarci, ma lui... era come impazzito.

«Stiles!» squittì Lydia chiudendo la porta di casa alle spalle.

Posò i sacchetti di plastica contenenti cibo da asporto e si diresse ad aprire le tende.

«che fai ancora qui sdraiato?»

Dei mugugni provennero da sotto un plaid bianco con ricamate farfalline rosa.

«Lydia.» sussurrò.

«che ore sono?»

La rossa si lanciò, letteralmente, sopra di lui. Sopra quel divano fin troppo piccolo per supportarli sdraiati entrambi.

«mezzogiorno.» affermò.

«io..» balbettò lui.

«come ci sono arrivato sul divano?»

Lydia sospettava da tempo che la malattia di sua madre lo stesse assalendo, che si stesse ammalando anche lui, ma dopo svariati test, ebbero la conferma che non era così.

Panico generale.

L'ultima volta che era accaduta una cosa simile, un demone si era impossessato del suo corpo, e della sua testa.

Ma la loro vita andava avanti.
Il loro amore andava avanti.

Come la depressione di Stiles.

«sei sonnambulo, amore.» affermò lei dolcemente.

A volte si perdeva a guardarlo.
Era un miracolo poter osservare tanta bellezza così da vicino.
Le sue linee perfette a volte la rapivano.
Aveva imparato che qualsiasi cosa avesse, a volte tornava in se, lo notava dai suoi occhi, da il modo in cui la guardavano.

«sai che non mi sono pentito neanche un secondo della scelta che ho fatto?» sussurrò lui accarezzandole la guancia delicatamente.

«sai che sei il punto fisso? che quando penso di impazzire definitivamente, penso a te?»

Lydia abbassò gli occhi, per non fargli notare le lacrime.

«sono pazzo di te.» terminò lui.

Si diedero un bacio, uno dei più importanti della loro storia.
Perché il giorno dopo, cambiò tutto.

- - -

Era una domenica mattina fredda, gelida, allerta maltempo in tutto il paese.
La neve scendeva fitta sul giardino di casa Stilinski.
Così la chiamavano loro, come se fossero sposati, ma in realtà la casa apparteneva a Lydia.

Quest'ultima si svegliò tutta sola nel letto a due piazze, in quella stanza dalle pareti azzurrine e bianche.

Sentiva un ronzio in testa, un rumore che non sapeva ben definire, ma nulla di buono.

Scese le scale lentamente, a piedi nudi, mentre il rumore era sempre più assordante.

«Stiles?»

La porta principale era aperta e Lydia vede una sagoma al di fuori.

Sobbalzò.
Poi si ricompose, riconobbe quelle spalle, quelle gambe longilinee.

«Stiles.» affermò.

Si avvicinò cautamente a lui, piedi scalzi su neve, la sua mano sopra la sua spalla. Buio. Sangue.

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