X. INSUPERABILE
"A centottantamila giri su una coupè
Due molotov in fiamme nella corrente
Ti stringo i fianchi, amore sei te
L'ultima curva, insuperabile"
«Insuperabile», Rkomi
<<Aspetta, fammi capire>> sospira Chiyo, mettendosi una mano sulla fronte. <<La mostra verrà fatta lo stesso giorno della festa della scuola? Ma sei seria?>> domanda, infastidita.
Ayame, dall'altro capo del telefono, non può che confermare la risposta. <<Vedi, da quel poco che ho capito ci sono stati dei problemi organizzativi e cose simili, quindi si è scelta una data uguale, la mostra sarà nel primo pomeriggio e rimarrà aperta fino alla fine dell'evento>>.
L'amica fa uscire un altro lungo, lunghissimo sospiro. La festa scolastica nello stesso giorno della mostra è la totale disfatta. I balli o eventi scolastici non l'hanno mai fatta impazzire, anzi, li ha sempre odiati.
<<Ah, vabbè, al massimo torno a casa prima>> e senza dare modo ad Ayame di rispondere, butta giù la telefonata e lancia il telefono dall'altro lato del letto.
Perché vestirsi belli ed eleganti per una serata dove non succede mai niente? Insomma, manco ci fossero gli stand o tavolate di alcolici come nei film americani. I raduni sono monotoni, noiosi, lunghi.
L'unica vaga somiglianza con i film provenienti dagli States è l'immancabilità della gente "popolare". Alla Itachiyama, chi fa sport a livello quasi professionistico e prende numerose borse di studio, è considerato una sorta di divinità. Se sei anche bello esteticamente e desiderabile, meglio ancora, magari riesci a trovare qualcuno con cui limonare in bagno.
Si mette le mani sulla faccia e si stropiccia gli occhi. Nella testa ha ancora l'immagine di lei, in quella boutique, l'abito rosa confetto addosso. Subito dopo, il ricordo di quel bellissimo vestito nero, corto, lo scollo all'americana coperto dal tulle.
Senza nemmeno pensarci troppo, si alza e va dritta alla scrivania. Afferra uno dei numerosi astucci pieni di matite colorate e inizia ad abbozzare qualcosa.
Non le capita quasi mai di disegnare dei figùrini o dei capi di moda. Come soggetti, i vestiti non sono proprio i suoi preferiti, ma stavolta farà un'eccezione. Mentre le matite si consumano sul foglio, pensa alla mostra d'arte, lei, e i suoi quadri.
Alza il foglio e lo osserva. I capelli sono mossi, raccolti in una mezza coda. Il vestito è quello nero, l'abito dei suoi sogni. Sotto, un paio di stivaletti neri, con un tacco non esageratamente alto. C'è giusto qualche accessorio dorato a completare l'opera.
Quella sera sarà così. Lei dovrà essere così, almeno per le ore della mostra. Poi tornerà a casa, sul divano, a guardare un film casuale e a mangiare patatine sgretolate. Perché la vita è così, hai il tuo istante di gloria, e poi torni ad essere una persona normale, che vive una vita normale con passatempi normali. Secondo Chiyo, tutti aspettano quell'effimero attimo di invincibilità.
<<Qualcuno di voi andrà alla mostra della scuola prima della festa?>> domanda Iizuna, mettendosi un asciugamano sulla spalla e prendendo la sua borraccia.
<<Saranno nello stesso giorno?>> chiede uno degli altri membri, dall'altro lato dello spogliatoio. Alla sua si uniscono varie voci di sottofondo.
<<Chiyo me l'ha confermato>> aggiunge Komori, mentre mette via le sue scarpe da ginnastica nella borsa. <<Mi ha detto che nel primo pomeriggio sarà aperta la mostra, e verso sera si potrà accedere alla festa. Tuttavia i quadri e i lavori rimarranno in esposizione per tutta la serata>>.
Sakusa non ha sentito alcuna parola del discorso, in quanto si è fiondato fuori dalla palestra e dagli spogliatoi in un tempo record.
Rimane lì, all'esterno della palestra, solo. Per un istante si tira giù la mascherina che gli copre il volto, ormai suo segno distintivo. L'aria più fredda gli accarezza la pelle.
<<Sakusa!>> lo chiama suo cugino, appena uscito dalla palestra. <<Hai almeno sentito qualcosa riguardo la festa studentesca?>>
Il ragazzo poco più avanti di lui si è già rimesso la mascherina e scuote leggermente la testa. Onestamente, non è neanche interessato, quindi ascolterà e poi lascerà perdere.
<<La faranno nello stesso giorno della mostra>> dice l'altro, Sakusa sospira non appena mette insieme i pezzi del puzzle. Che disastro.
Avere due eventi importanti nello stesso giorno è una condanna. Come al solito, si presenterà solo in quella mezz'ora di consegna premi e borse di studio, per poi sparire e tornarsene a casa. Fattibile come piano, no?
<<Sia Ayame che Chiyo mi hanno confermato che la mostra sarà aperta fino alla fine della festa, quindi potremmo anche passare per di lì>> dice Komori, iniziando a camminare verso casa.
<<Passo>> risponde l'altro, mantenendosi disinteressato dal discorso.
I due proseguono in silenzio, senza aggiungere altro e senza iniziare una nuova conversazione. Ormai hanno capito entrambi quando parlare e quando restare in silenzio.
La sera arriva prima del previsto per tutti. Ayame è intenta a finire uno dei suoi lavori per la mostra. Questa volta non porterà la famosa Pietà a carboncino, vuole superare se stessa superando il suo lavoro migliore.
Lei ha sempre odiato ammetterlo, ma sa che dopo quel disegno, niente è stato più all'altezza, anche se tutte le persone che la circondano hanno detto il contrario.
È consapevole di aver raggiunto il massimo, da qualche tempo è iniziato quello che la ragazza sta vivendo come un lento declino. È come quando segui un cantante da tanti anni e arrivi al "Sì, ma l'altro album era meglio".
Fa paura. Molta paura. Perché non ci pensi, per un periodo della vita si è sempre sul pezzo, sempre pronti a buttarsi oltre gli ostacoli, spinti dall'incoscienza e dalla voglia di strafare. Capire che forse si ha già raggiunto il massimo è un'orrenda consapevolezza che arriva con il tempo. Ayame non ha ancora diciotto anni.
Guarda il dipinto. Delle ballerine. Come quelle di Edgar Degas. Degas è un pittore particolare, che verso il finire della sua vita ha sofferto così tanto da dover abbandonare il disegno.
Mentre intinge il pennello nella tempera azzurrina, Ayame pensa alla storia che le aveva raccontato la sua migliore amica qualche tempo prima.
Degas, oltre che essersi chiuso in se stesso, aveva anche iniziato a riportare gravi problemi di vista, che in seguito lo avrebbero portato alla quasi totale cecità.
Spesso il destino è crudele. Corri, corri e corri, tocchi il cielo e poi basta un attimo. Un attimo e qualcosa inizia a tirarti giù. Ti prende per le caviglie, poi sale alle gambe, poi in tutto il corpo. Ti senti annegare, in balia di un mare in tempesta.
È così che si sente: nel mare in tempesta. Incapace di prendere ritmo, incapace di fare qualche bracciata per rimanere a galla.
Sospira e mette giù il piccolo blocchetto di legno dove di solito mischia i colori. Apre la finestra vicino al cavalletto. Tutto sommato, non sta neanche venendo così male come quadro. Comunque, ha bisogno di una pausa di almeno un paio d'ore.
Prende il telefono e apre le chat più recenti. Durante la giornata, vari membri del club di arte le hanno scritto per dei pareri, conferme e altre domande. Dura la vita da leader.
L'occhio le cade sul contatto della sua migliore amica. "Chichi", salvata con dei cuoricini rosa accanto. Lei si che ha talento.
Ayame sa benissimo che la sua amica è sempre la prima a farle i complimenti quando dipinge o disegna, ma non si sente all'altezza di riceverli. Sa di non meritarseli fino in fondo.
Secondo lei, Chiyo ha più talento e più potenziale. Magari alcune delle sue pennellate possono risultare imprecise, ma in ogni suo quadro, lei ci riversa delle emozioni vere. Le emozioni che non esprime a parole.
Lei sotto quel punto di vista è davvero insuperabile.
<<Rispondi, rispondi>> sussurra Ayame, mentre aspetta che la ragazza accetti la chiamata all'altro capo del telefono.
<<Pronto?>>
<<Hey, Chi, come stai?>> chiede, mordendosi le labbra.
<<Ho appena finito uno dei quadri per la mostra, una delle due repliche che dobbiamo esporre, per la precisione>> l'amica lascia andare una sorta di sospiro di sollievo.
<<Quali hai scelto?>> le domanda, curiosa di scoprire in anticipo i dipinti di Chiyo. Sa che lei non ama fare scelte scontate.
<<Forse porto "Il Bacio" di Klimt, però non ne sono sicura>> dice l'altra, <<Quello che avevo fatto un po' di tempo fa per capire>>.
La ragazza si limita ad annuire silenziosamente, aspettando la continuazione del discorso, che non tarda ad arrivare.
<<Quello che sono sicura di portare è "Gli amanti" di Magritte>> rivela Chiyo. Ad Ayame manca il fiato per un secondo.
<<Mica odiavi il surrealismo?>> le chiede, colpita dalla sua scelta. Come al solito, la sua amica non fa mai nulla di scontato.
Il surrealismo è un movimento artistico dei primi decenni del 900, sviluppatosi dal precedente dadaismo. Ha toccato un po' tutti i campi dell'arte, dal disegno alla poesia, dalla letteratura al cinema.
È particolare come genere, la stessa Chiyo lo aveva commentato dicendo che "Mi serve una bella botta di droga prima di capire questi quadri". Ayame soffoca una risata al ricordo, risalente alla visita ad un'esposizione di qualche anno prima.
<<Sì, non mi piace come stile, però non l'ho scelto io, mi sono fatta aiutare>> Chiyo sta sorridendo dall'altra parte dello schermo.
<<Chi è? Ti sei fidanzata senza dirmelo?>> ride Ayame, stendendosi a pancia in giù sul letto.
<<Nah, non direi proprio, sai come sono fatta su queste cose, non mi interessano granché>>
<<Dai, dimmi il nome, o l'iniziale almeno>> la ragazza è davvero emozionata, sapere che la sua migliore amica potrebbe sentirsi con qualcuno la mette di buon umore. Anche perché Chiyo non ha mai avuto una relazione seria con qualcuno.
Dopo una pausa e un lungo respiro, l'amica pronuncia un nome. Un nome che in un certo senso si aspettava, ma che non voleva sentire.
<<Sakusa>>
Ayame si morde di nuovo le labbra, fino a sentire un sapore ferroso sulla lingua. Sangue, a quanto pare.
<<Aya-chan?>> la richiama Chiyo, non sentendo nessuna risposta arrivarle. Ha realizzato troppo tardi di aver detto l'unico nome che non avrebbe dovuto dire.
<<Sappi che non c'è nulla tra noi, te lo giuro. Non sapevo che cosa dipingere e gli ho fatto scegliere una foto dalla mia galleria. Punto, basta, nessun tipo di secondo fine>> per una manciata di secondi, la voce della ragazza che risponde trema.
Sentire Chiyo tentennare è una rarità. Lei, dall'aria sicura e decisa su tutto, che pronuncia parole tremolanti.
<<Non ti preoccupare, davvero>> risponde Ayame, con un mezzo sorriso. <<Scusa per la domanda troppo diretta, sai che non sono quel tipo di persona che "Oddio, hai parlato con un ragazzo! State insieme!", non è nel mio stile>> è brava a scherzarci su, una delle sue migliori qualità.
<<Ti hanno messo in lista?>> domanda ad un tratto la sua amica.
<<Sì>> la "lista", così la chiamano loro, è appunto un elenco di persone considerate meritevoli o che si sono distinte in qualcosa. Durante la festa d'istituto, alcune di esse vengono premiate con delle borse di studio.
<<Sono in quella delle discipline artistiche e discipline scientifiche>> aggiunge poi.
<<Discipline artistiche e materie letterarie, poi non lo so se sono in altre graduatorie>> sospira Chiyo.
<<Vincerai i due primi premi>> lo dice così, Ayame, senza pensarci tanto. Essere brutalmente onesta è una delle poche cose che le piacciono del suo carattere.
<<Le discipline artistiche le vinci tu>> controbatte l'altra. Rimane un po' di silenzio nell'aria. Sanno che andrebbero avanti all'infinito con la storia del "Vinci tu" e "No, tu". Lasciano perdere.
<<Buona fortuna per le letterarie>> Ayame cambia leggermente discorso. <<Sei un asso in filosofia, leggi haiku e poesie quando ti manca l'ispirazione e ami la letteratura giapponese>>.
<<Così mi imbarazzi>> Chiyo si fa scappare una risatina. <<Vogliamo parlare di te in matematica? Io non ci capisco proprio niente, sono disastrosa. Chimica è stata bella finché non sono arrivati i composti organici del carbonio! Spiegami come fai a non collassare sui libri>> continua.
<<Buona fortuna, davvero, Chichi>> Ayame, con questo e con un saluto veloce, chiude la chiamata.
Ci sono dei momenti in cui vorrebbe davvero essere come Chiyo: a modo suo, insuperabile.
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Mi è partita la fissa Rkomi e ho speso 23€ per i suoi cd. Bene ma non benissimo.
Comunque, ho provato a dare un significato diverso a "Insuperabile", pensando alle interviste dove lui stesso dice che non si è mai sentito insuperabile, come nella canzone.
Ah sì, manca poco alla fine, massimo 3/4 capitoli e la chiudo. Alleluja.
— Arisu
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