II. SILENZI

"Sei la fine del mondo
Ma anche l'inizio
Dentro ogni tuo silenzio
Sento l'urlo di Munch"
«L'urto di Munch», Emanuele Aloia

Chiyo osserva per la milionesima volta la tela su cui sta disegnando. Dopo un'abbondante mezz'ora di studio e progettazione è riuscita a produrre qualcosa di convincente. Soddisfatta, prende i pennelli per iniziare a stendere un po' di colore.

Sa che al momento dovrebbe iniziare a lavorare sull'incarico assegnatole il giorno precedente, ma non riesce a trovarne la voglia.

Mette gli acrilici sulla palette, stando ben attenta a non sprecare troppo colore e soprattutto a non mischiarli prima del tempo.

Prima di iniziare effettivamente a stendere il colore sulla tela, prende un elastico dallo zaino e si lega i capelli. Pur per quanto ami le sue lunghe ciocche marroni, non vuole che si sporchino di pittura o che le diano fastidio.

C'è solo lei nella stanza. Le piace il silenzio. Le piace la tranquillità. Le piace quando nessuno parla o produce suoni. Apprezza l'assenza di rumore. Apprezza l'assenza di tutto.
Ci sono lei e i suoi colori.

Proprio mentre stende le ultime pennellate, la suoneria del suo cellulare riecheggia nella stanza. Con uno sbuffo, lo prende in mano e legge il nome di chi la sta chiamando. Komori.

<<Hey, Morimori!>> lo saluta lei, usando uno dei soprannomi scherzosi che si affibbiano di solito.

<<Chichi, volevo dirti che noi iniziamo gli allenamenti tra una mezz'oretta e li finiremo tra un paio d'ore, quindi se vuoi farci delle foto per i volantini...>>

La ragazza deve trattenere la parolaccia che le cresce in gola. Così presa da quel momento idilliaco, si è totalmente scordata delle foto e dei video per il club di arte.

<<Arrivo>> gli attacca la chiamata in faccia, senza dargli modo di replicare.

Chiude tutti i barattoli e li rimette velocemente sui mobiletti. Corre da un lato all'altro della stanza, maledicendosi di continuo per essersi totalmente dimenticata del suo lavoro.

<<Maledizione, ora Komori mi riderà dietro dicendomi che sono la solita cretina con la testa tra le nuvole>> bisbiglia, mettendosi la borsa in spalla e prendendo le chiavi della stanza.

Prova a correre, ma le scarpe che è costretta ad usare per entrare a scuola sono troppo scomode. Ha sempre odiato vestirsi secondo un codice di abbigliamento, odia essere uguale agli altri, odia omologarsi.

Sospira, accelerando un po' il ritmo della camminata. Mancano pochi minuti all'inizio degli allenamenti dei ragazzi, dovrebbe farcela.

<<Chichi!>> le urla Komori, vedendola arrivare. Suo cugino è a fianco a lui, osserva la scena, senza proferire parola.

<<No, non ti fotografo>> risponde lei, seccata. Di solito fa così quando le cose non vanno nel verso giusto: diventa nervosa.
Li passa via ed entra.

<<Che ha?>> domanda Sakusa, alquanto confuso dalla reazione della ragazza.

<<Neh, lasciala stare. È infastidita perché odia essere in ritardo, guarda caso non è arrivata con i suoi abituali dieci minuti di anticipo e ora sarà intrattabile per una mezz'ora>> spiega il castano, nel mentre che varcano le porte della palestra.

<<Ragazzi, venite qui!>> Iizuna, il capitano, chiama tutti a riunirsi. Di fianco a lui c'è Chiyo, con la tracolla della macchina fotografica attorno al collo, che si guarda intorno.

I membri del club si aggregano davanti al capitano, gli occhi fissi su quella figura minuscola rispetto a loro.

<<Vi ricordate della richiesta che avevamo presentato per poster, volantini e altra roba? Bene, è stata accettata dal club di arte, vi presento Takahaki Chiyo, lei si occuperà del lavoro. Spero non vi dispiaccia se vi scatterà delle foto>> dice Iizuna, sorridendo ai compagni. La ragazza accenna un saluto timido.

Appena finito di salutarla, la maggior parte del gruppo si disperde e va a dedicarsi agli esercizi. Solo Komori, Sakusa e il capitano rimangono vicini alla giovane.

<<Vi conoscete già?>> domanda Iizuna, curioso del rapporto tra i tre.

<<È amica di Komori>> risponde frettolosamente il riccio, poi indietreggia e va a recuperare un pallone. Il solito.

<<Benissimo, allora te la affido>> scherza Iizuna. <<Ora torno ai miei doveri di capitano, guardati intorno, fai ciò che è necessario senza nessun problema>> si rivolge alla ragazza a fianco a lui, poi con un cenno della mano la saluta e raggiunge degli altri compagni.

<<Come ti sembra qui? Se vuoi ti faccio conoscere anche gli altri>> le chiede l'amico, mettendole un braccio sulle spalle.

Chiyo rabbrividisce all'idea di stringere amicizia con tutti quei ragazzi. Non che le stiamo antipatici, ma non ne ha bisogno: perché circondarsi di tante persone se poi solo in due tengono veramente a te?

<<Posso farti una foto?>> cambia discorso la ragazza, puntando l'obiettivo della fotocamera verso il suo migliore amico.

Lui ride, si mette in posa e fa una faccia buffa tirando fuori la lingua. Anche Chiyo è divertita, poi scatta.

Sakusa, alla vista di suo cugino occupato a bighellonare qui e là, decide che è meglio richiamarlo all'ordine e obbligarlo ad esercitarsi con lui.

<<Komori>> lo chiama e cammina verso di lui tenendo in mano un pallone.

I due amici si girano, e Chiyo rimane impietrita alla vista del riccio senza mascherina. Indubbiamente è un bel ragazzo, certo, ma riesce già ad immaginare lui su un poster o su dei volantini.

<<Sei perfetto>> bisbiglia poi, incurante se la sua affermazione si sia sentita. <<Sakusa>> dice a voce più alta e sicura, <<posso fotografarti?>> domanda.

Kiyoomi sbatte le palpebre, è un po' confuso alla richiesta. <<Mhm, ok?>> aggiunge anche un lieve sospiro alla fine della frase.

<<Credo che saresti un ottimo modello>> Chiyo lo guarda negli occhi, sperando in una risposta positiva.

<<Sì, ho detto ok>> mugugna lui, non facendosi sentire dagli altri due.

<<Perfetto, grazie per essere disponibile>> gli fa la ragazza, mantenendo il contatto visivo con il diretto interessato. Poi, si sposta e va verso una delle panche, dove a quanto pare ha lasciato la borsa con il materiale.

<<Non credi che Iizuna le abbia messo gli occhi addosso?>> domanda scherzosamente Komori, ricevendo uno sbuffo come risposta.

<<Boh>>.

<<Guardalo, la sta osservando mentre prende le cose dallo zaino>> continua lui, essendo il più silenzioso possibile <<Se glielo facciamo notare ci spezza le gambe!>>

Mentre il cugino ride, Sakusa non è per nulla interessato a ciò che succede tra Chiyo e il capitano della squadra. Non sono affari suoi, ma Komori non capirebbe comunque.

Scuote la testa e torna a fare pratica con le schiacciate. Deve mantenere sempre un allenamento costante, in quanto secondo nella classifica degli assi più forti a livello liceale.

Del come sia diventato così forte non ha ben chiare le idee. Ha avuto fortuna, perché nella vita conta anche quella. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma se non ti arriva l'occasione giusta rimarrai sempre inosservato.

Respira profondamente, è il momento della sua battuta. Attorno a lui il silenzio. Non è quello con l'assenza totale di rumori, anzi: attorno a lui ci sono palloni che cadono, persone che parlano, le scarpe che strisciano sul pavimento. Ma per lui è la normalità. Il silenzio è qualcosa che ti basta avere dentro.

Lancia la palla, salta, colpisce.

Appena può, guarda dove il suo tiro è andato a finire. In una partita normale, sarebbe di sicuro stato un ace magnifico.

<<Figo>> qualcuno interrompe il suo silenzio.

<<Mhm?>> mugugna lui, osservando Chiyo, appoggiata con la schiena alla parete della palestra. Ha la macchina fotografica in mano.

<<La battuta, anche le foto che ti ho fatto prima che tu mandassi il pallone nell'iperuranio>> si spiega lei, osservandolo e facendo scorrere le immagini sullo schermino della fotocamera.

<<Iper– cosa?>> domanda Kiyoomi, confuso.

<<Filosofia, Platone per essere precisi>> fa Chiyo, continuando a fissare gli scatti e pensando a quali modifiche fare.

<<Non credevo ti piacesse quella roba>> dice il corvino, nascondendo un tono sorpreso. Non si aspettava che la migliore amica di Komori adorasse la filosofia greca.

<<È interessante, ci sono tante persone che hanno più idee sulle stesse cose>> spiega la giovane <<Ora torna a fare qualcosa, mi servono altre foto>>

Sakusa fa spallucce e torna nel campo. Contrariamente a quanto potesse pensare, la presenza di Chiyo non gli dà così tanto fastidio. Sarà perché è lei in primis a non disturbarlo, sarà perché è silenziosa, sarà perché si limita a fare ciò che deve portare a termine.

Forse Komori per una volta ci ha visto bene.

Il suo allenamento continua tra una schiacciata e l'altra, il silenzio che definisce tale cala di nuovo.

Non sa nemmeno lui perché abbia iniziato a giocare a pallavolo. Suo cugino l'aveva trascinato ad un allenamento per pietà e per una richiesta dei genitori, e lui non si era opposto.

Crescendo assieme a Komori, si era unito alle stesse squadre e si allenava con lui. In pratica, si può definire merito di suo cugino se ha scoperto il suo talento.

<<Sakusa!>> lo nomina proprio quest'ultimo <<Mi servi un secondo>>.

Stizzito, il ragazzo cammina verso chi l'ha chiamato, ma sempre mantenendo la sua faccia seria e calma. <<Che c'è?>>.

<<Come ti sembra Chiyo?>> gli domanda il castano, indicando l'amica che ora è passata a fotografare Iizuna.

<<È la decima volta che me lo chiedi in due giorni, smettila, dai fastidio>> bofonchia poi, per poi girarsi e tornare nell'area dove preferisce fare pratica.

<<Fermo lì>> lo blocca Komori, prendendogli il polso. <<Non pensi che voi possiate approfondire la vostra conoscenza?>>.

<<Uno, toglimi la mano dal polso. Due, sei fastidioso oggi. Tre, forse, non m'importa>> dice Kiyoomi, molto più gelido del normale. <<Torno di là. Ciao.>>

Gli serve un lungo sospiro per rimettere in ordine le idee. Odia quando gli altri si fanno carico delle sue relazioni. Lui non ha mai costretto due persone a stringere amicizia, quindi perché gli altri dovrebbero farlo per lui?

Senza pensarci troppo, lancia la palla in aria e la colpisce in salto. Una float, che puntualmente finisce sulla rete. Il numero dei sospiri sale a due.

Va a recuperare il pallone. Non è da molto che si è messo a perfezionare le battute con il salto, sa che è normale che i risultati non arrivino subito. Essere pazienti ha i suoi vantaggi, e anche essere testardi.

Ci riprova, lancia, salta e colpisce. Stavolta va un pochino meglio: la palla tocca il nastro ma finisce comunque dall'altro lato della rete. Un risultato da non disdegnare.

Intanto, mentre lui continua imperterrito con quelle maledette float, Chiyo si è appostata vicino all'angolo in cui sta facendo i suoi tentativi.

All'ennesimo risultato mediocre non si arrende. Va a recuperare il pallone e si rimette in posizione.

<<Sakusa>> qualcuno che lo chiama proprio mette sta per lanciare la palla. Fantastico.

<<Posso darti un consiglio?>> gli chiede Chiyo, che sta seguendo attentamente le sue azioni. Lui annuisce.

<<Prova a lanciare la palla un po' meno in alto, così quando salti riuscirai a colpirla con l'elevazione giusta. Se la lanci troppo alta, c'è la possibilità che tu la prenda quando non sei più in salto, oppure potresti anche mancarla.>> gli dice, gesticolando.

Rimane per un momento a riflettere, conclude che la sua "amica", se può chiamarla così, ha ragione. <<Come lo sai?>> gli viene spontaneo.

<<Merito di Komori, abbiamo guardato un sacco di partite insieme, quindi anche se non volevo ora sono un'esperta di pallavolo>> ride lei, riprendendo in mano la macchina fotografica. <<Sei sempre quello che viene meglio in foto, hai qualche potere sovrannaturale, è evidente>>.

<<Solo i miei polsi sono strani, guarda>> e lui si piega il polso destro in maniera quasi innaturale.

<<Che schifo, sei rotto>> commenta lei con una risatina.

Anche lui vorrebbe sorriderle, ma si trattiene.
Komori ha ragione. Loro due diventeranno buoni amici.

<<Sei simpatica, tutto sommato>> dice a bassa voce, senza far trapelare emozioni.

<<Ti ringrazio, mister ho-tante-ragazze-che-mi-fanno-la-corte-ma-non-mi-filo-nessuna>>.

<<Scherzavo>> mugugna stringendosi nelle spalle, indispettito dalla battuta.

<<Quiiiiiiindi>> fa Komori, stiracchiandosi e prendendo il borsone da terra. <<Com'è andata questa prima giornata di lavoro con noi fighi?>>.

<<Vuoi dire tutti tranne te>> specifica Chiyo, lanciandogli un'occhiata e un sorrisino beffardo. <<Comunque bene, Sakusa è un modello perfetto>>.

<<Mhm, interessante, a quando il matrimonio?>> scherza il ragazzo, schivando prontamente una manata dall'amica.

<<Sei un coglione>> si limita a rispondere. <<Piuttosto, pensa al fatto che non vieni fuori decente manco con Photoshop>>.

<<Sono così brutto?>>.

<<Ahimè, anche troppo>> Chiyo recita una scenetta drammatica con tanto di mano sulla fronte e occhi al cielo, facendo sbellicare Motoya dalle risate.

<<Ti prego, mi fai morire certe volte!>> dice tra le risate.

<<Posso farti io una domanda adesso?>> la castana lo osserva mentre riprende fiato.

<<Dimmi>>.

<<Pensi che a Sakusa possa piacere una ragazza tipo Ayame Yonebashi?>> chiede, aspettando una risposta.

<<Oddio, se intendi quella del club di arte... non lo so. Personalmente non la conosco bene, perché non chiedi direttamente a Kiyoomi?>> Komori le rigira la domanda, lasciandola senza una conferma o una smentita.

<<D'accordo, chiederò a lui allora>> sospira Chiyo, continuando a camminare verso casa. <<A domani, cretino del mio cuore>>.

<<Ora al "cretino" aggiungi pure "del mio cuore"? Devi proprio amarmi!>> scherza l'amico, avvicinandosi al cancello di casa sua. <<Comunque, ci si vede, amore della mia vita>> le dice, mandandole un bacio.

Ridono entrambi, ma Chiyo un po' meno.






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Spero che qualcuno sia vivo a quest'ora. Ecco il secondo capitolo di questa splendidissima fanfiction!
Ieri è stato il giorno migliore della mia vita, tra voti alti, la lettera d'ammissione ad un progetto e l'anniversario con il mio ragazzo non ho avuto un momento.
Ah sì, oggi ci sono stati pure i test di F1 e il biathlon.
Irradio positive vibes.

Adesso fatemi qualche pronostico, voglio sapere come pensate che continuerà questa storia;; e soprattutto, se il capitolo vi è piaciuto 👀

—Alice

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