Capitolo I
Il vento freddo trovò una fessura tra le imposte e irruppe all'interno come una violenta frustata, facendo tremare la fiamma della sua candela. Si promise di non esitare e continuò decisa: facendo scorrere l'indice della mano destra, fu facile trovare il posto lasciato vacante dal libro preso la sera prima. Suo padre non voleva che leggesse, non voleva che le donne coltivassero interessi propri. Aveva acconsentito che Eleanor imparasse a leggere e a fare di conto solo perché era la sua primogenita. Le pareva quasi di sentirlo, nel silenzio della camera.
Una donna intelligente e colta può essere più pericolosa di un esercito ben addestrato.
Di solito, i bambini dormono, quando è notte fonda, hanno paura di infrangere le regole imposte dai genitori e non guardano più in là del pomeriggio che li aspetta. Ma non Eleanor Collins. Una tunica che le lasciava le gambe scoperte, la cintura stretta sui fianchi, un berretto di lana: si diede una scrollata alle vesti, troppo insolite per essere da femmina, e poi riprese la bugia. Continuò ad avanzare, tenendo il palmo sinistro sul muro e andando quasi a memoria: si muoveva lenta e silenziosa, sicura. Quando fu fuori, soffiò sulla fiamma e lasciò la candela accanto alla porta. Dopo essersi convinta che nessuno l'avesse vista, riprese per la sua strada. Fu semplice ritrovare i punti che, di volta in volta, aveva fissato lungo il percorso: due grossi rami incrociati, un sasso segnato col carboncino, i resti di un braciere spento da tempo. Ma non aveva bisogno di seguire quelle tracce: si lasciò guidare dalle voci di chi l'aveva anticipata.
Non era ancora in grado di notarlo, ma la vegetazione cresceva rigogliosa e forte, intorno a lei. Alle volte qualcuno provava a educarla, a forzarla in quelli che erano i comuni modelli di comportamento: potatura in autunno, letargo in inverno, risveglio in primavera, fioritura in estate. Era così da sempre, eppure quella natura non riusciva ad adattarsi a causa del suo carattere insolito. Silenziosamente si liberava dei tralicci e sbocciava ogni volta che ne sentiva il bisogno, senza tener conto delle stagioni. Con il braccio destro, Eleanor scostò un ramo e poi riconobbe quattro sagome. Immediatamente fu accolta da una di quelle.
«Mia signora» le disse un bambino facendo una riverenza. «I cortigiani erano in pensiero».
«No, David» si affrettò a rispondere lei. «Oggi voglio duellare». Eleanor mise subito in chiaro le sue idee senza aver paura di esporsi.
Tutti gli adulti che frequentava erano soliti ricordarle che avrebbe dovuto studiare le buone maniere e vestire abiti più eleganti, ma lei continuava a recitare la parte del maschiaccio, con i suoi capelli castani tagliati corti e le guance piene segnate dalla fuliggine. Continuava, noncurante, a ritornare a casa con le ginocchia graffiate dalle corse nell'erba alta e le braccia rese livide dalle lotte con gli amici.
«Suvvia, Maestà, non è il comportamento che più si addice a una Regina» continuò il bambino. «Lo dici solo perché Elly ti batte sempre!» s'inserì Geoffrey, il più piccolo. David tenne alta la testa e cercò di mostrarsi impassibile, quasi offeso da quell'affermazione, ma fu il primo nello scoppiare a ridere. Quella sera, vestiva i panni del giudice di gara: portava un paio di guanti troppo grandi e reggeva un cappello di stoffa pesante a cui erano legati dei sonagli.
«Può prendere il mio posto» disse Jack, che ancora non aveva parlato.
«Farò io la Regina, se Eleanor non vuole» disse, a quel punto, Matilda, l'altra bambina del gruppo.
«Se tu vuoi» riprese David. «E ora dite al paggio di preparare il percorso».
Geoffrey non perse tempo e riprese il sacco che aveva lasciato poco distante. «Dai, Elly, aiutami». Lei raccolse la richiesta e, insieme, iniziarono a costruire il cerchio nel quale si sarebbero battuti i cavalieri. Da sempre, duellavano dietro la casa di Edd il pazzo. L'abitazione formava un angolo in opposizione con la strada, così loro rimanevano nascosti sia sul lato frontale, che su quello laterale. Inoltre, l'uomo era un accanito ubriacone e tutte le sue confessioni circa ciò che vedeva di notte intorno alla sua casa erano considerate frutto delle bevute.
«Sei arrivata tardi» le ricordò Jack, porgendole la sacca che reggeva. «Hanno già preso i pezzi migliori».
«Fa niente» rispose Eleanor, infilando la mano nella tela. «Questo andrà bene» aggiunse, mostrando ciò che aveva estratto: un lembo sporco e sudicio, che forse una volta era stato un mantello. «Oggi sarà una medicazione» continuò lei, mentre si fasciava il polso sinistro. «Il fatto che sono ferita, renderà la mia vittoria sorprendente».
«Sorprendente?» ripeté Jack. «Uno fra noi che ti batte: quello è sorprendente».
David esaminava le spade di legno, Matilda aveva un fazzoletto bianco legato al polso e con la mano si copriva la bocca.
Eleanor sorrise all'amica, mentre faceva una leggera riverenza. «Il Cavaliere di Rugiada è pronto per servirvi, Maestà».
La regina sfilò il suo fazzoletto per legarlo in punta alla spada del cavaliere.
«Lamarossa dell'Est è pronto per la battaglia» s'intromise Geoffrey.
«E allora» disse Matilda «che lo scontro abbia inizio».
Immediatamente, Eleanor si voltò verso il suo nemico, strinse la spada con la sinistra e attese un attacco. Geoffrey indietreggiò di tre passi per tenere una distanza di sicurezza. Quando Eleanor capì che l'altro non si sarebbe mai esposto, decise di attaccare. Portò tre colpi molto rapidi, due consecutivi alle gambe e uno alla spalla. Lamarossa si irrigidì e perse il tempo. In cuor suo, sapeva di aver già perso. Eleanor si spostò fulminea sulla destra e lo colpì poco sopra la caviglia, costringendolo a piegarsi. Un istante dopo concluse il duello posando l'arma sul collo del nemico, il quale, a capo chino, attendeva il verdetto. A quel punto, lei mimò una decapitazione mentre Geoffrey volse lo sguardo verso Matilda e le dedicò una linguaccia.
«Ah, Lamarossa, che triste epilogo, il tuo» commentò David, porgendo la mano allo sconfitto. «Con Elly non c'è storia: non vincerò mai» si affrettò a dire, rialzandosi.
David si tolse i guanti e raccolse l'arma che aveva usato Geoffrey. «Questa sera dovrai accontentarti di me» disse, incrociandogli occhi dell'avversaria.
«Non temere» si affrettò a precisare Eleanor. «Lo faccio sempre».
Lei rimase sulla difensiva e decise di aspettare un passo falso, un errore che, però, non arrivò mai. David diminuì la foga degli attacchi solo per riprendere fiato. Eleanor si abbassò e lo superò, sorprendendolo alle spalle. Nel compiere il movimento, fu pronta a ruotare il polso e con esso la spada, toccando e quindi ferendo il suo nemico. David sentì la punta dell'arma sfiorargli la natica e poi salire fino a metà schiena, come se fosse stato tranciato verticalmente. Non si accasciò, non finse di morire, si voltò subito verso l'amica.
«È incredibile questo movimento!» disse, alzando troppo la voce.
«Lo so» si lasciò sfuggire lei, sorridendo.
«Dove lo hai visto? Chi te lo ha insegnato?»
«Mi spiace interrompere la vostra conversazione» disse Jack «ma credo che...»
Non finì la frase, si limitò a indicare la casa alle loro spalle. Tutti riconobbero la sagoma di Edd che correva nella loro direzione. E non sembrava avere buone intenzioni.
«Oh, porca miseria» sbottò David.
«Cavaliere» lo ammonì Matilda, continuando a recitare la sua parte, «badate alle parole: il vostro linguaggio mi offende».
«Se non ti sbrighi, sarà lui a offenderti» ribatté Jack.
Geoffey ebbe un attimo di esitazione, poi afferrò il sacco e iniziò a spegnere le candele.
«Vieni via!» gli disse Eleanor. «Lascia perdere».
«Non posso. Mio padre mi ucciderà».
La ragazzina gli strappò il sacco dalle mani e riuscì a trascinarlo con sé.
«Andate via, diavoli infernali!» urlò l'uomo. «Non infesterete la mia casa!»
Tutti insieme svoltarono l'angolo sulla destra, superarono il granaio e poi si nascosero alle spalle del negozio di Paul il conciapelli. Sapevano di essere al sicuro perché Edd non si spingeva mai così lontano da casa nel cuore della notte. Mentre si lasciavano scivolare sul freddo muro di pietra, zuppi di sudore e di spavento, Geoffrey infilò la testa nel suo sacco.
«Uno... due... tre... mio padre mi ammazzerà...quattro...»
«Ci serve un posto dove allenarci di mattina senza essere scoperti» disse Jack.
«Ci sarebbe» sussurrò David. «In tempi di pace le armerie sono piene di polvere» continuò.
«Ma certo!» esclamò Eleanor, battendo il pugno nel palmo della mano. «Come abbiamo fatto a non pensarci prima?»
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