Guerra Civile
Di pomeriggio in un parco di periferia senza nome,
si incontrano due uomini
a giocare a scacchi.
Nelle loro tasche hanno tutto ciò di cui pensano hanno bisogno:
fazzoletti di carta,
una piccola scatola di noci,
alcune monete,
un biglietto per la metro.
Le canne sono appoggiate sulle panchine
Le pedine sono nelle loro posizioni sulla scacchiera
incastrata nella pietra del tavolo.
Non parlano.
Un pedone fa un passo avanti.
Le foglie degli alberi di settembre
frusciano sopra le loro teste.
Di quando in quando
ne cade una
schiaffeggiando sull'asfalto del viottolo
come un asciugamano inzuppato.
Non alza nessuno dei due
solo un occhio dalla scacchiera
Come sordi.
Come qui, nel parco pubblico
non c'è un cane.
Ad eccezione del cane che è seduto di fronte.
Il vento gioca coi capelli, con le giacche della gente nel parco.
Una ragazza ad aspetto serio tiene
il suo coniglio nelle braccia e guarda un paio di ragazzi
che stanno giocando a palla rumorosamente.
Uno studente a piedi nudi siede sull'erba
e legge un libro pesante.
Coppie appena sposate
vanno mano in mano, sorpresi che c'è
altra gente nel mondo.
Sono troppo anziani a picchiarsi.
Sono troppo anziani per quasi tutto quello che vogliano fare
l'un l'altro.
Una donna col telefonino all'orrechio
spinge distrattamente una carrozzina che contiene
un bimbo
che grida e combatte
contro le coperte che lo costringono.
Un cavallo salta dalla fila. Ti odio.
Un secondo pedone fa un passo avanti. Non quanto io ti odio.
Le madri in abiti floreali e di cattivo umore sgridano ai loro bambini.
Da tanto tempo hanno odiato l'un l'altra.
Ormai dopo di tutto, ormai forse di più.
Una ragazzina in una biciclettina rosa pedala velocemente in un gruppo di piccioni ignari.
Un'alfiere va avanti. Mi hai fatto male.
Il cavallo va a dirgli buongiorno. No, tu me hai fatto male.
Tutto ciò che è andato storto nella mia vita è colpa tua.
Tutto è colpa mia?
Sì, tua.
Bugiardo.
Le pedine parlano.
Le parole non aiutano.
Per che cosa dire un'altra volta: Mi hai rovinato la vita.
Per che cosa dire un'altra volta: Sei ancora lo stesso stronzo
che sei sempre stato.
Una storia lunga e copiosa di un mondo antico,
già detto mille volte e che sarà detto mille volte di più
su una scacchiara
in un parco di periferia
senza nome.
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