Capitolo 86
Cosparsi dal mare insaguinato che emanava un indelicato odore ferroso, i due spadaccini si accingevano a terminare la loro altrettanto sanguinosa disputa. Il duello tra Okajima Saito e Sendai Masamune stava per giungere alla sua conclusione.
L'uomo dai capelli di paglia fissava concentrato al massimo quello dalla chioma rossa come la densa linfa vitale ai loro piedi, che copriva tutto con il suo fluire lento.
In quella zona il mondo stesso era fatto di sangue.
I loro occhi si scrutarono per alcuni ultimi lunghissimi istanti, prima che Saito sparisse, unendosi esso stesso a quel mondo.
Masamune ebbe riflessi pronti: si aspettava un attacco alle spalle e ruotò la Soyokaze in modo da deviare il fendente di Saito, che era apparso dal nulla, diventato parte dell'ambiente che aveva creato con lo Stadio Finale dell'Alteration Kaika: un posto costituito interamente da sangue.
Saito sparì di nuovo nella marea rossa, e più volte riapparve nei punti ciechi del nemico. Nonostante questo, Masamune bloccò tutti i suoi colpi ai punti vitali con grandi tempi di reazione e abilità con la spada.
"Deguchi!" esclamò, quando Saito riapparve alla sua sinistra.
Il taglio di vento fu schivato all'ultimo momento dall'altro, che evitò così di essere cancellato all'istante dall'esistenza. Il Guardian sbucò ancora di fronte al Vulture, a diversi metri di distanza, e iniziò a gesticolare in fretta. Direzionò in questo modo verso il nemico delle vere e proprie lame alte e spesse, formate dal sangue che ricopriva il terreno, in modo da trafiggerlo.
Il samurai in armatura di cuoio gialla e blu ne evitò alcune, balzando all'indietro, e poi cancellò le restanti tramite altri fendenti d'aria dalla sua spada.
"Può trarre vantaggio dallo Stadio Finale del Creation Kaika diverse volte, ma la cupola d'aria che ha creato prima dovrebbe averlo stancato. A occhio e croce gli resteranno meno di una decina di utilizzi prima che perda le energie." confabulò tra sé e sé Saito. "Dal canto mio, non resisterò a lungo usando la mia tecnica... Il Ketsueki no Umi si diraderà presto. Devo chiuderla in fretta."
"Cosa c'è, stai analizzando la situazione come tuo solito? O hai semplicemente paura di avvicinarti?" domandò Masamune, strappandolo alle sue tacite strategie.
"Meglio essere sicuri di ciò che facciamo, no?" sogghignò Saito.
"Nulla va mai come pianifichiamo, altrimenti non saremmo qui a batterci in un duello all'ultimo sangue. Noi che un tempo eravamo compagni. C'è sempre qualcosa che ci sfugge... Come vento fra le mani." rispose Masamune. Aveva una strana luce negli occhi, un qualcosa di indefinito che trasmetteva malinconia, stanchezza.
Saito sospirò. Conosceva bene quello sguardo. Lo vedeva spesso in Takeshi, in Karasu, nel suo stesso riflesso, talvolta persino negli occhi rassicuranti del maestro Fujiwara.
Erano gli occhi di chi ha perduto l'anima e si sforza di andare avanti senza. Di chi ha rinnegato i propri valori di un tempo per adattarsi a un mondo che non li necessita. Di coloro a cui il senso della vita è scivolato via.
"Come vento fra le mani..." ripeté Saito. Abbassò gli occhi verdi, posandoli sul sangue che fluiva calmo fin sopra le sue caviglie. Un elemento che simboleggiava la forza vitale, a lui rimembrava solo la morte, il dolore.
Quando Saito rialzò lo sguardo, Masamune aveva già la Soyokaze in pugno, e attendeva la sua mossa, con un'espressione spenta sul viso.
Saito si piegò sulle gambe, quasi in ginocchio, e appoggiò la lama sulla spalla destra. "È tardi, oramai. Tutto questo deve finire." bisbigliò con voce quasi impercettibile, mentre intorno a lui cominciava a formarsi un denso gas rosso chiaro. La sua pelle divenne pallida, gli occhi sembrarono infiammarsi in un'espressione che aveva del mistico.
Masamune riconobbe quella tecnica, una che Saito utilizzava solo nei momenti disperati o contro un numero cospicuo di avversari. In guerra, sei anni prima, quel gas rossiccio aveva fatto tremare decine di guarnigioni dei Guardians.
"Il mio stesso sangue diverrà la fonte d'energia che mi guiderà alla vittoria. Facendolo evaporare e diventare Kaika puro nel mio corpo, aumenterò per breve tempo le mie capacità fisiche di venti volte." sentenziò mentalmente Saito, ancora piegato nel sangue liquido, mentre quello nel suo corpo continuava a evaporare, formando l'immagine di un vago volto cervide sopra il suo capo.
Vedendo il Cervo Insaguinato, centinaia di soldati avevano tremato di paura in passato. Se però il samurai ne avesse consumato troppo, sarebbe morto nel giro di all'incirca cinquanta secondi.
"Gyakusatsu no Shika." ringhiò Saito, faticando quasi a parlare, in quel momento più animale che uomo.
Masamune impugnò più forte l'elsa della Soyokaze con due mani e si preparò a riceverlo, ma non lo vide nemmeno partire.
Alle sue spalle, Saito gli trapassò la spalla con la lama, accovacciato su tutti gli arti come fosse una belva feroce, gli occhi colmi solo di violenza.
"Deguchi!" Urlò Masamune di rimando, ma l'altro schivò la folata con uno scatto verso sinistra al limite dell'impossibile per velocità, e gli causò un altro profondo taglio orizzontale lungo il fianco. L'avversario barcollò in malo modo all'indietro.
Saito gli fu ancora addosso, simile a un cervo alla carica, il gas sanguinoso e opprimente tormentava le narici di Masamune col suo aroma mortifero. Il rosso schivò altri tre fendenti d'aria, lanciati dal nemico in rapida successione con un ruggito furioso, bloccandone poi un quarto scagliato a sorpresa dopo una breve pausa, attraverso una colonna di sangue che formò dinanzi a sé e che si dissolse al contatto col taglio di vento.
Infine, con un calcio terrificante dal basso verso l'alto, scaraventò Masamune in aria e balzò verso di lui all'istante. Centinaia di tagli profondi furono aperti nel corpo del nemico tramite la sua spada e, in conclusione, il Cervo Insanguinato gli trapassò il diaframma con la lama da parte a parte, e insieme a lui si diresse verso il basso, impalandolo al terreno con furia.
Tutto tacque.
Masamune era ormai in fin di vita, ma sul suo viso stava fiorendo lentamente un flebile sorriso pacifico. "Sei davvero diventato forte, Saito." Riuscì a sputare, tra rivoli di sangue che gli scorrevano lungo il viso e gli occhi arrossati che si rinsecchivano.
Saito intanto era tornato alla normalità, il fumo rosso era svanito nell'aria, così come il sangue sul terreno. Il suo cuore stava tornando piano al battito abituale, e i respiri dettati dal suo petto divenivano di nuovo regolari.
"Se avessi avuto scelta, non sarei mai arrivato a questo... fratello. Adesso sei libero da tutto questo marciume, puoi lasciarti andare." Gli poggiò una mano sul petto, che stava ormai per arrestare il suo perpetuo movimento.
Masamune gliela afferrò, finalmente in pace con sé stesso dopo tutti gli anni passati nell'odio.
"Arrivo, Jansen." pensò al suo defunto compagno di squadra nei Vulture. Il suo viso si spense in un'espressione serena come non mai.
Saito chiuse gli occhi, i capelli rossi e bagnati che ricadevano in parte sul volto scavato. Estrasse la spada dal corpo dell'ex compagno e fissò il cielo azzurro, con sguardo esausto. L'aria gli accarezzava i palmi callosi, segnati dall'elsa della sua arma.
"Come vento fra le mani..." sussurrò.
Danny Wolf osservava con un ghigno irriverente Baltasar e Karen dall'alto del grande lampadario di cristalli su cui si trovava. I due si erano affiancati, pronti a combatterlo insieme in un due contro uno, con la ragazza leggermente in soggezione all'idea di battersi in squadra con il famoso capo della Squadra d'Esecuzione.
Il mantello verde dell'uomo dalla pelle d'ambra svolazzava al ritmo del lieve Kaika giallino che lui emanava.
La ragazza lo imitò e si preparò a restare concentrata e cercare di seguire i suoi movimenti più esperti con attenzione.
"Ehi, non ditemi che volete affrontarmi insieme? Già uno dei leader militari è una bella rogna, se mi aggiungi pure una ragazzina sexy che mi distrae siamo a posto!" li schernì Danny, con un'aria sicura che mascherava la concentrazione per il duro scontro che lo attendeva, malcelata dai suoi penetranti occhi blu.
"Ragazzina sexy? Ma come osi, non puoi parlarmi così! Ora ti faccio vedere io!" protestò Karen, perdendo per un attimo il controllo delle sue fiamme rosse.
Baltasar le pose un braccio davanti al petto. Karen scrutò le sue iridi spaventosamente attente, prive di qualsiasi emozione o turbamento. "Ecco la seconda lezione per diventare un assassino, Fiammella. Mai perdere la calma. Qualunque cosa accada." bisbigliò, la sua voce suonava roca e gracchiante.
La giovane lo guardò, sorpresa.
"Sì, ci proverò!" affermò, convinta, dopo aver titubato qualche istante.
"Preparati, Vulture. Mi dispiace per te, che così inesperto hai beccato uno come me, ma il destino non è mai giusto. Oggi morirai per mano mia." Baltasar creò tra le mani due manici piccoli ed eleganti dal colore giallo ocra, costituiti da due fessure su ambo i lati.
"Relàmpagos." Disse in tono calmo, e dalle fessure sbucarono due lame ricurve a forma di saetta d'un tenue dorato, dalle proprietà elettriche.
"Relàmpagos? Fulmini! È questo il suo elemento, allora? Ma sono gialli, non blu scuro come quelli di Peter..." sussurrò Karen alla scena.
"La mia è una tipologia di fulmine diversa da quella che conosci, Fiammella. Sono più vicini all'elemento della luce che utilizza Dorothy Goover. È un po' come il discorso del tipo di fiamme differenti in base alla loro tonalità." spiegò Baltasar.
"Sì, sì, una figata, ma adesso vediamo di darci una mossa. Direi che non posso affrontarvi insieme senza rischiare il collo, quindi dato che la mia fiamma è superiore alla tua..." Danny indicò Karen, con un gran sorriso sul volto. Poi, allargò le braccia e le distese coi palmi protesi in avanti lungo i fianchi: l'aria vibrò e accanto a lui, sia a destra che a sinistra, il giovane Vulture diede forma a tre lupi violacei molto grossi, composti di sole fiamme. "Direi che posso anche toglierti di mezzo così!" Rivolse un segnale ai lupi, che subito zampettarono rapidissimi nell'aria verso la ragazza.
"Cavolo!" esclamò lei, volando lontano, inseguita dagli animali di Kaika.
Danny e Baltasar si ritrovarono soli, mentre Karen sfuggiva ai lupi, cercando aperture per contrattaccare.
"Ora si ragiona." sogghignò Danny, formando in seguito un lungo fucile di fuoco viola nella mano destra, mentre nella sinistra faceva rimbalzare con destrezza le sue piccole biglie.
"Bah! Io basto e avanzo per un teppistello come te." replicò Baltasar, piegato appena in avanti con le lame a saetta tra le mani, in posizione offensiva.
Dopo il riverbero di un rapido raggio infuocato, scagliato da Karen non lontano da loro nell'atrio, anche i due iniziarono a scontrarsi.
Baltasar balzò agile come un felino sull'ampio lampadario e tentò subito un affondo mortale al cuore di Danny, che però riuscì a bloccare con il suo fucile.
L'altro però iniziò a tempestarlo di fendenti elettrici talmente veloci e precisi da costringerlo a dare tutto sé stesso nei tempi di reazione fin da subito, era difficilissimo resistere alla sua sfuriata di attacchi continui.
Il suono assordante del fulmine che collideva con la superficie infuocata del fucile di Danny riempiva la zona in cui i due danzavano, in un duello di rapidità e precisione.
Baltasar vide parato un suo affondo, ma con una giravolta ne fece seguire un altro in nemmeno un secondo di intervallo dal precedente. L'avversario riuscì a ruotare il fucile tramite un leggero movimento circolare dell'indice sul grilletto, per poi piegarsi sulle gambe e sferrare un calcio alto all'assassino. Rocha si sporse di poco all'indietro e lo evitò per un soffio, ma Danny approfittò subito del momento di tregua: inserì una biglia nel fucile e sparò in un attimo un colpo alla sua testa.
Il killer, tuttavia, già si era abbassato con tale velocità da rendere quasi alieno il suo movimento agli occhi del rivale. Con un calcio basso ad arco nelle caviglie fece inciampare Danny che grugnì di dolore e, in seguito, si fiondò su di lui, sorridendo in modo terrificante.
Si stava divertendo.
Danny gli sfuggì all'ultimo momento grazie a una biglia lanciata con la mano sinistra che esplose davanti al nemico, il quale balzò sul terreno al di sotto del lampadario per non lasciarsi investire dallo scoppio.
"È un autentico mostro!" pensò il Vulture. "Basta un singolo errore e potrebbe uccidermi con un sol colpo."
Decise di provare a coglierlo alla sprovvista: saltò nel vuoto e puntò a mezz'aria la sua arma sulla fronte di Baltasar, sparando una delle sue biglie di fuoco a bruciapelo.
L'altro mosse il braccio di lato. Dalla sua lama sinistra fuoriuscì una vera e propria saetta di un giallo acceso, che divise a metà il proiettile.
Danny eresse un muro di fiamme per fermarla ma fu tagliato anch'esso, così fu costretto a cospargersi di Armor Kaika e sperare, mentre precipitava.
Ma la saetta aveva rallentato dopo l'impatto col muro di fuoco, così per sua fortuna gli sfiorò solo i capelli violetti. Rovinò male al suolo, ma dovette subito sparare dei proiettili per contrattaccare ad altre saette lanciate dalle lame di Baltasar, che con movimenti leggiadri e varie giravolte su sé stesso gliene scagliava contro in successione.
Le biglie erano abbastanza resistenti da esplodere al contatto con i fulmini e impedir loro di proseguire nella traiettoria. Lo sguardo di Danny era concentrato e determinato come non mai. Stava affrontando l'avversario più formidabile nella sua vita.
"Non è facile combattere e allo stesso tempo controllare quei lupi, sai, bastardo?!" Il diciassettenne tentò di distrarlo.
"Che sfortuna hai." sogghignò, impassibile, Baltasar.
"Sei un palo nel culo..."
Dopo un ultimo scontro tra biglie e saette, Baltasar Rocha spiccò un salto improvviso e piombò in picchiata su Danny, sempre sorridendo come un matto. Colpì il nemico tramite un calcio volante sulla mascella e lo mandò a volare per diversi metri sul pavimento a scacchiera dell'enorme sala.
"Stai osservando, Fiammella? Ecco la lezione numero tre per il perfetto assassinio: non dare punti di riferimento!" gridò Baltasar, tutto euforico.
"Te le stai inventando!" esclamò Karen, mentre ancora sfuggiva ai lupi, tentando di tanto in tanto di attaccarli con delle fiammate, ma senza esito. "Un assassino in realtà non dovrebbe nemmeno farsi individuare!" aggiunse.
"Sei sveglia." sghignazzò l'altro.
"Dannazione! Io sto rischiando la vita con questi cosi di fuoco e lui mi sfotte!" bofonchiò Karen, scansando l'assalto di uno dei sei lupi di fiamme violacee.
Continuava a volare in tondo attraverso la spinta delle fiamme che emetteva tra le mani, ed evitava ogni possibile attacco degli animali di Kaika.
"Prendete questo!" gridò, scagliando una gran fiammata su di loro con la mano destra, ma i lupi erano anch'essi di fiamma, e tra l'altro di un tipo più potente rispetto a quella rossa della ragazza. "Cosa posso fare? Mi serve un diversivo!" mormorò.
Alzò lo sguardo e strizzò gli occhi in direzione di Danny, che si stava rialzando per bloccare un altro affondo di un indemoniato Baltasar.
"Potrei..."
Aumentò quindi la propulsione di fiamme dai palmi delle mani e dalle gambe, e si fiondò a tutta velocità verso il Vulture, inseguita dai lupi che emettevano a intervalli uno strano latrato fumoso.
Karen urlò mentre era ormai a un passo da Danny, che si accorse di lei troppo tardi. "Ora!" La giovane virò brusca verso destra appena un attimo prima che i lupi le fossero addosso.
Questi finirono invece dritti su Danny.
Il giovane sgranò gli occhi e fu in grado di alzare in tutta fretta un muro di fuoco, che collise contro i suoi predatori fiammeggianti, causando una gigantesca esplosione che coinvolse tutti i presenti.
Danny e Baltasar furono scaraventati in direzioni opposte, e Karen finì con la schiena sul muro dall'altra parte della stanza, con un mugolio di sofferenza.
"Eh eh, beccati questo..." balbettò, incapace di rialzarsi per la botta subita.
Danny si era rimesso in piedi a fatica con aria furibonda, così come Baltasar, che si presentava con la tunica a giromaniche e il mantello stracciati, in modo da mostrare gli addominali scolpiti color olivastro.
In quel momento, uno scossone tremendo proveniente dal soffitto fece tremare la zona.
"Dev'essere lo scontro tra Dorothy e Masami..." disse tra sé e sé Karen.
Poi, notò qualcosa che la fece alquanto allarmare. Baltasar era inciampato in seguito a quella scossa, e il soffitto sopra di lui appariva pericolosamente in bilico. La cosa che la spaventò di più era che Danny se n'era accorto prima di lui. E puntava il fucile impugnato con un braccio solo proprio lì sopra.
Baltasar si rese conto della cosa con un secondo di ritardo.
"Attent-" provò a urlare, con tutto il fiato che aveva in corpo, Karen.
Ma il proiettile aveva già perforato il soffitto, seguito da una combustione che fece crollare un cumulo di detriti proprio sopra il leader degli assassini.
"No!" strillò Karen, distesa al suolo.
Dalle macerie non si percepiva alcun suono, nessuna vibrazione. Nulla.
Che Baltasar non avesse fatto in tempo ad attivare l'Armor Kaika?
Danny voltò il capo verso di lei, e mostrò un sorriso che pareva quasi una mezza luna, tanto era ampio e pieno di folle malizia.
Lei sussultò e digrignò i denti, frustrata, ascoltando uno a uno i sordi e lenti passi del Vulture mentre si avvicinava piano, il fucile in spalla. Quando l'ebbe raggiunta, le poggiò il mirino dritto sulla fronte, Karen non riusciva ancora a muoversi.
"Di' addio, Fiammella." bisbigliò il ragazzo, tutto soddisfatto.
Lei si limitò a fissarlo con aria di sfida, a testa alta. Non voleva dargli la soddisfazione di vederla tremare di terrore, sebbene fosse quello il suo stato attuale.
L'indice del giovane impresse una lieve pressione sul grilletto, che tintinnò con delicatezza. Karen chiuse gli occhi, pronta al peggio.
Lo scoppio però non arrivo.
"Regola finale per il perfetto assassinio, Fiammella..."
Karen spalancò le palpebre, incredula, ascoltando quella voce rauca e sommessa.
Danny aveva un'espressione inorridita, mentre alle sue spalle gli occhi rossi di Baltasar brillavano nella penombra come quelli di un diavolo. L'ultima cosa che la giovane vide prima che tutto diventasse rosso fu la saetta dell'assassino fendere l'aria, e oltrepassare il corpo di Danny in orizzontale.
"Fa' sì che il tuo nemico si accorga di te solo dopo che l'hai già ucciso."
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