Capitolo 50
Alex e Sybil continuavano a studiarsi a fondo, uno di fronte all'altra. Entrambi stavano riprendendo fiato per attaccare con potenza e concludere in fretta lo scontro.
"Non mi piace combattere contro di lui, mi sto trattenendo anche se non vorrei. Ma per quale motivo?" pensò Sybil, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo dai lisci ciuffetti biondi che gli ricadevano davanti agli occhi.
"Sembra titubante per qualche ragione, meglio approfittarne." Alex si preparò a farsi avanti, intenzionato a chiudere la faccenda. Unì le mani, serrando gli occhi e concentrandosi.
"Cosa sta facendo? Ha chiuso gli occhi... mi sta sottovalutando? Ora gli faccio vedere io!" Sybil puntò il braccio verso di lui. "Lo avvelenerò con centinaia di punte di litio." Si preparò a colpire, ma dopo pochi secondi si bloccò di colpo, stupefatta.
Dietro ad Alex si era formata di getto una mastodontica montagna innevata che si innalzava verso il cielo. "È ora di raccogliere i frutti dei mesi di allenamento con Mary-Beth." affermò, le manì ancora unite.
Sybil osservava la scena con occhi spalancati per lo stupore e la preoccupazione. "Impossibile..."
Alex distese lentamente il braccio in avanti, come per spingere la montagna di neve in quella direzione.
"Avalanche!"
Dalla montagna iniziarono a cadere migliaia di massicci frammenti di neve verso Sybil, una tomba bianca volta a sommergerla.
"Vuole seppellirmi! devo reagire!" La ragazza rispose lanciando altrettante spesse punte di litio verso Alex, compiendo ampi gesti con le braccia.
Lo spettacolo era maestoso, la neve che cadeva come in una vera e propria valanga dalla montagna di Alex collideva con i numerosissimi cocci di litio con i quali Sybil si difendeva, dando vita a un incredibile spettacolo pirotecnico con le esplosioni dei due elementi che si incontravano. Il Guardian continuava a tendere la mano destra in avanti, mentre la sua avversaria si difendeva meglio che poteva, sforzandosi al massimo per non rimanere sepolta sotto la distesa polare. Man mano che la neve avanzava, la montagna diminuiva le proprie dimensioni.
"Continua a resistere, quanta energia ha ancora?" pensò Alex.
"Non finirò sepolta sotto questa valanga, non succederà!" esclamò Sybil, illuminata dalle esplosioni provocate dai loro elementi a contatto.
Ma più si andava avanti, più era esausta e, alla fine, Sybil venne travolta in un lamento urlante.
La neve sovrastava gran parte del campo fiorito in cui si trovavano i due ragazzi. Intorno a loro era tutto candido, puro.
"Ha funzionato, devo chiuderla adesso. Mi priverà di tantissima energia, ma devo utilizzarla per concludere lo scontro." mormorò Alex.
Alzò due dita verso il cielo.
Sybil era ancora piegata sul terreno bianco, con difficoltà a muoversi a causa del freddo penetrato profondamente fin dentro le ossa.
Si avvertì una distorsione nell'aria, una sensazione surreale.
Dal terreno su cui si trovava la ragazza, apparvero dei muri arancioni che la circondarono completamente, intrappolandola all'interno di una barriera alta e cilindrica.
"Questa è l'Energia Oscura di tipo sigillante. E per finire..." Gli occhi di Alex erano gelidi come il ghiaccio che utilizzava. Eseguì un gesto secco e la neve su cui si trovava Sybil si solidificò, diventando ghiaccio, e occupando tutto lo spazio all'interno della barriera. La ragazza fu imprigionata.
Alex si inginocchiò, quasi privo di ogni energia e di capacità di movimento. "È finita." sussurrò.
Fece dissolvere la barriera, lasciando solo il cumulo di ghiaccio che intrappolava Sybil come una statua di cristallo.
Tutto tacque.
Rimase percepibile solo la lieve brezza del venticello che soffiava tra l'erba e i fiori accarezzati dal dolce velo nevoso.
Proprio mentre Alex stava per avviarsi verso il portale di Mary-Beth, alle sue spalle, avvertì un tremolio, una concentrazione densa di Kaika nei pressi della prigione ghiacciata. Quest'ultima, improvvisamente, andò in frantumi, rivelando la sagoma di Sybil provata all'estremo ma ancora in piedi.
Alex sorrise, amaro. "È una ragazza incredibile. Sono quasi a corto di energia, a questo punto non so se ne uscirò..."
Il viso di Sybil era sofferente, ma desideroso di vendicarsi. "Alex, non avermi uccisa sarà il tuo ultimo rimpianto." disse con freddezza.
Il ragazzo tentò di piantare bene le gambe a terra, ma gli tremavano. Era stanchissimo.
Sybil partì verso di lui, pareva ancora avere molta forza nelle gambe, sebbene fosse più lenta rispetto a prima.
Il ragazzo eresse goffamente un muro di ghiaccio per cercare di fermarla, ma lei lo saltò con facilità e, mentre era sospesa sopra di lui, gli indirizzò contro dei cocci di litio appuntiti.
Alex non riuscì a reagire in tempo e fu trafitto su entrambe le spalle, emettendo un verso di dolore. La ragazza atterrò seduta su di esse, mentre il veleno lo indeboliva gradualmente.
"Non ti farà male." Sybil sussurrò queste parole quasi di conforto ad Alex, le labbra accostate al suo orecchio. Appoggiò le mani sul viso del ragazzo, iniziando a far fuoriuscire da esse della polvere di litio per avvelenarlo attraverso la sua inalazione forzata.
"Sto per morire. Mi avvelenerà con quella polvere nelle vie respiratorie.
Mi spiace, sono stato troppo ingenuo..."
La vista di Alex si offuscò, e alla fine tutto diventò nero.
"Quando tornerò ne avrai altri."
D'un tratto, il ragazzo udì balenargli alla mente le parole che Dorothy gli aveva rivolto quando si erano salutati al molo di Gloomport Town, dopo che lei l'aveva baciato sulla guancia.
"Dorothy... voglio rivederti. Non voglio morire. Non andrà così. No, no... Non morirò." Gli occhi del giovane cominciarono ad arrossarsi, fuori controllo. "I miei nemici moriranno, non io. Non mi impediranno di rincontrarti... Sarò io a uccidere. Sarò io a uccidere!
Uccidere... Uccidere..." Alex spalancò gli occhi, iniettati di sangue. Alzò un braccio con velocità e decisione incredibili verso il collo di Sybil, stringendole fortissimo la trachea.
"C-che... Alex?"
Lui strinse ancora più forte.
Sybil iniziò a tossire, cercando di spostare la mano del ragazzo impazzito, ma le sembrava di pietra.
"Aiuto... M-mi ucciderà. Sta per spezzarmi il collo!" pensò, terrorizzata.
Alex era sul punto di fracassarle l'osso, torcendo la mano con rude decisione.
"No!" urlò Sybil, disperata.
Fu proprio quel grido di terrore a far rinsavire il giovane. I suoi occhi da arrossati ritrovarono piano il colorito normale, la sua espressione maniacale e omicida si dissipò in pochi secondi. Appariva confuso.
Invece di fratturarle il collo, la allontanò, scagliandola in avanti attraverso un movimento rotatorio del braccio e facendola così rovinare al suolo di schiena. Immediatamente, Sybil si distanziò da lui di diversi metri.
"Non mi ha uccisa." mormorò, massaggiandosi la pelle divenuta viola e tirando profondi respiri. "Sembrava impazzito. Cosa gli è successo, tutto a un tratto? Pare quasi che adesso si senta in colpa. Ma non ha senso, ho provato a farlo fuori durante tutta la battaglia, mentre lui l'ha sempre evitato... Perché? Non mi considera sua nemica?" Il dubbio instillato in lei era elevato tanto quanto la costernazione che sbiancava il viso dell'avversario. "È solo uno stupido, mi fa infuriare."
Alex fissò, scosso, Sybil dinanzi a sé, quasi sul punto di chiederle scusa. "Ho perso di nuovo il controllo, come quando affrontai Connor all'esame per Guardians o alla South Arena. Dannazione!" pensò, frustrato.
"Cos'è quello sguardo empatico? È ovvio volersi uccidere in battaglia! Perché mi tratti con riguardo, Alex? Perché?!" Sybil concentrò tutto il suo Kaika nella mano destra, preparandosi a scattare con la sinistra. "Ora ti faccio vedere dove ti condurrà la tua infondata gentilezza!"
Alex si raddrizzò. "Non ho comunque scelta, devo affrontarla con tutto ciò che mi rimane. Nel prossimo attacco darò fondo a quasi tutto il mio Kaika residuo." sussurrò. "Credimi, Sybil, mi dispiace per quello che sto per fare. Ma non trovo altre soluzioni" Si rivolse poi alla ragazza.
"Zitto! Se vuoi combattere, fallo per uccidermi, non scusarti!" Ormai Sybil era furiosa. Scattò verso l'avversario con impeto selvaggio.
Ma non riuscì a percorrere nemmeno un metro.
"Glacial Domain."
Metri e metri d'acqua si estesero nella zona, e in poco più di un secondo si solidificarono. Tutto divenne bianco, cristallino e immobile.
Sybil rimase ferma, immobilizzata nella posizione in cui si trovava un attimo prima di scattare in avanti.
"Con questa tecnica, mi avvicino allo Stadio Finale dell'Alteration Kaika. Ogni cosa presente nel raggio di un chilometro diventa acqua, e posso alterarla come preferisco. Compresi me e te." La voce di Alex era appena un debole sussurro. Dalla sua bocca, così come da tutto il suo corpo gelido e candido, fuoriusciva un freddo vapore grigio chiaro. "In questo momento il mio corpo si trova a una temperatura di meno centocinquanta gradi centigradi, si può dire che io sia parte di questo paesaggio polare."
Tutto intorno a loro era ghiaccio. Sybil era bianca come la neve e congelata assieme alla zona nella sua interezza.
"Devo lasciare che la mia temperatura salga lentamente, senza sforzi. Devo solo aspettare..." mormorò Alex, mentre riacquistava la sensibiltà e il calore nelle dita, negli arti e poi pian piano nel resto del corpo.
Quando riuscì a muoversi, si sgranchì attentamente i muscoli. Si avvicinò placido al corpo teso di Sybil.
"Ho fatto in modo che tutto torni normale in qualche minuto, non morirai." le mormorò, sapendo che poteva ascoltarlo anche in quelle condizioni. Poi, si voltò, dirigendosi verso il portale dimensionale ancora aperto dietro di lui.
"Sarà meglio tornare da Mary-Beth." Tirò un profondo respiro. "Chissà come staranno gli altri..."
Peter continuava a respingere e contrattaccare gli attacchi di Russell, che piombava su di lui rimbalzando sulle pareti da tutte le direzioni. Sembrava avere energie infinite, ma il ragazzo non era da meno, il loro era uno scontro fisico e di resistenza a oltranza.
Russell si fiondò ancora una volta sul nemico da una delle pareti della caverna, ma l'altro riuscì a bloccarlo con il braccio rivestito di Kaika elettrico e a spingerlo via con una scarica di vento.
"Questo maledetto non si stanca mai, rimbalza ovunque. Di questo passo sarò costretto a utilizzarla... anche se consumerà quasi tutte le mie energie, e in più se sbaglierò sarò finito." disse tra sé e sé Peter.
"Che fai, ti distrai?" Russell saltò in alto, rinforzando ancora le sue braccia gommose e aumentandone la massa, per poi calarle sul ragazzo a tutta potenza.
"Rubbery Impact!" esclamò, sorridendo malignamente.
Peter stavolta si diede la spinta con il vento della mano destra per sfuggire all'impatto, poi cambiò direzione e si diresse verso l'avversario, pronto a colpirlo al volo. Ci fu un duro scontro dove le loro nocche collisero.
L'elettricità di Peter non riusciva a fluire nel corpo di Russell e immobilizzarlo, poiché era composto di gomma, ma il rafforzamento con l'Hardening Kaika lo rendeva comunque un avversario temibile. I due atterrarono al suolo, appoggiando le mani a terra e scattando subito l'uno verso l'altro.
Continuarono a scambiarsi potenti attacchi in successione, a bloccare, respingere e contrattaccare. Gli impatti dei loro attacchi facevano vibrare l'aria per la forza che possedevano.
Russell allungò per diversi metri le braccia all'indietro e le scagliò come una molla contro l'avversario.
Peter si abbassò, riuscendo a schivare la terribile mossa, e si fece avanti verso di lui tentando un calcio nel fianco. L'altro lo parò abbassando il tricipite, poi balzò in aria e allungò in alto la gamba. La calò con un calcio ascia diretto al cranio del Guardian che alzò le braccia e riuscì a resistere, accusando leggermente il colpo. Poi, si spinse in alto verso di lui con una scarica di vento improvvisa e lo centrò in pieno con una ginocchiata allo stomaco. Russell emise un verso di dolore, ma subito dopo afferrò la faccia del nemico e lo lanciò sul terreno.
Il ragazzo cadde di schiena, percependo un dolore acuto, ma dovette immediatamente spostarsi per evitare la suola della scarpa di Russell che aveva continuato l'attacco con un ghigno delirante sul volto.
Peter si alzò, anche lui con lo stesso sorrisetto. Sembrava quasi che i due si stessero divertendo ad affrontarsi, che fossero in trance.
"Avanti, fammi divertire un altro po', ragazzino!" esclamò Russell.
"Stavo per dirti la stessa cosa, lurido verme!" ribatté Peter.
I due avanzarono per scontrarsi ancora. Russell allungando il braccio all'indietro, Peter circondando la mano di aura ventosa. Si centrarono simultaneamente con un diretto al volto, poi con una testata.
Continuarono così a sferrarsene a vicenda, fronte contro fronte, più volte, i denti scoperti e gli occhi accesi dall'adrenalina. Accusarono entrambi il dolore causato dalle ripetute percosse, arretrando di qualche metro. Parevano equivalersi dal punto di vista fisico.
"Non mi arrenderò di certo per qualche testata, sarò io a uscirne vincitore!" pensò Peter.
"Questo bastardo è tenace, colpisce come un gorilla, cazzo. Lo voglio ammazzare con le mie mani." Mormorò Russell.
L'uomo saltò per rimbalzare sulle pareti, ma Peter aveva già intercettato la mossa.
"E no, amico! Non lo farai ancora!" Volò verso di lui, sostenendosi con il suo vento. L'altro si appoggiò alla parete per evitarlo e saltò all'indietro, ma il ragazzo cambiò direzione a mezz'aria e lo raggiunse ancora.
Si scambiarono diversi attacchi in uno scontro aereo, con Russell che si dava la spinta rimbalzando sulle alture e sui muri e Peter che gli volava incontro.
Alla fine, il ragazzo planò oltre Russell e scese in picchiata, portandolo a rovinare di schiena al suolo con lui sopra.
"Levati di dosso!" L'uomo, dolorante, lo spinse via con un doppio calcio al petto.
Peter grugnì, ma si rialzò all'istante.
Entrambi erano a corto di ossigeno, ma non volevano mollare per nulla al mondo.
I due guerrieri si corsero contro e fecero collidere entrambi i loro pugni, destro contro sinistro e viceversa, piegando le braccia e tendendo i muscoli al massimo. Si guardavano in cagnesco con i loro volti vicinissimi, digrignando i denti con un'espressione feroce. I loro corpi fremevano per lo sforzo e l'adrenalina.
Peter arretrò lievemente per tramortirlo con un pugno elettrico, ma l'altro si abbassò e allungò repentino le braccia all'indietro per indirizzarle come fossero una molla sul nemico.
"Devo colpirlo ora!" pensò Peter, preparando una scarica di vento per anticipare il suo movimento.
La sua mano si avvicinò alla faccia dell'avversario, ma proprio prima di sparare il colpo, sentì un fitta dolorosissima allo stomaco. Russell era stato più veloce. A Peter mancò il fiato e barcollò vistosamente all'indietro, percepiva le sue costole incrinate.
"Dannazione!" sbottò, sputando sangue.
L'altro corse velocissimo piegato in avanti e ridendo a squarciagola verso di lui. Allungò ancora il braccio destro per finirlo con un potente diretto di gomma.
"Non se ne parla!" Il Guardian raccolse le forze e arrivò in un secondo verso Russell, anticipando ampiamente il suo attacco e colpendolo in pieno con un gancio in faccia. Dopodiché urlò sprigionò del vento dal pugno così da far crollare il nemico, che cadde sul terreno battendo la testa.
Peter respirava affannosamente, quasi privo di energie. Dopo l'ultimo attacco subito, si reggeva a stento in piedi.
"Non ne ho ancora per molto, l'avrò battuto?" Sperava fosse così.
"Ugh! Bastardo..." mormorò furioso Russell, mentre si rialzava.
"È ancora in piedi... Qui la vedo male." rifletté Peter, scoraggiato.
"Adesso mi hai proprio rotto le scatole, moccioso di merda. È il momento di toglierti da mezzo una volta per tutte, ti farò fuori." sussurrò con voce roca il violento uomo, un'espressione maniacale sul volto.
Balzò nell'aria con grande agilità.
Peter non riusciva nemmeno a muovere un passo in avanti, era troppo esausto e malmesso.
Il nemico strinse i pugni e digrignò forte i denti, preparandosi a vendere cara la pelle. "Adesso ti ammazzo! addio, feccia!" urlò Russell, allungando le braccia sopra la sua testa e rendendole enormi.
Peter alzò le sue, rivestendole di Kaika elettrico e ventoso insieme. Era l'unica cosa che era capace di fare per difendersi in quel momento.
"Rubbery Machine Gun!"
Le giganti braccia gommose di Russell piombarono su Peter, che resse a stento l'impatto, un'espressione sofferente in viso e gli occhi sgranati.
Non era finita lì, però: i grandi pugni del nemico continuarono a salire e scendere con costanza, colpendo il ragazzo a ripetizione. Peter affondò sempre più nel terreno, sopportando a stento il dolore lancinante e la pressione che sentiva su braccia e schiena a ogni colpo.
"Di questo passo..."
Le sue braccia alla fine cedettero e crollò al suolo, sotto la pioggia di gomma dell'avversario.
Fu tramortito numerose volte, finché sembrò non riuscire più a muoversi, disteso in un cratere sul terreno freddo e umido della caverna in cui si trovavano i due combattenti.
Russell atterrò al suolo poco dopo. "Che ti prende, Peter? Non dovevi proteggere quella rossa che ti corre dietro?" Rise di gusto, assaporando la propria vittoria. "Non vedo l'ora di andare a trovarla, sai?" Si leccò rumorosamente le labbra, avvicinandosi al corpo privo di sensi di Peter disteso sul pavimento. Prese a calpestargli la nuca diverse volte, continuando a sogghignare con aria di trionfo. "Non riesci nemmeno a reagire? Ridicolo."
A un tratto, non riuscì più ad affondare. La testa di Peter si stava sollevando, trascinando in alto anche il piede di Russell, che lo ritirò, sorpreso.
Il ragazzo si rialzò lento, il capo chino, il corpo teso e tremante. Quando diresse gli occhi verso Russell, questo notò che le sue pupille erano quasi fuori dall'iride e i denti scoperti mostravano un'espressione animalesca. Era furioso.
"Non osare nemmeno nominarla..." In un istante, balzò verso Russell e lo centrò in pieno con una gomitata sul naso. L'altro gemette di dolore, mentre del sangue vivo sgorgava dalle narici. "Non nominare Karen!" Sferrò un diretto che tramortì l'uomo tra gli occhi. L'avversario vide tutto bianco. Peter urlò, ricolmo di ferocia primordiale, e con un gancio, stavolta nella guancia, lo costrinse a volare all'indietro.
Russell finì contro un'altura, quella in cui si trovava a inizio combattimento, a diversi metri di distanza, causandone il crollo.
Peter si concesse a fatica dei lunghi respiri, tastandosi lo stomaco con la mano. Le costole incrinate gli causavano delle insopportabili fitte di dolore, ma strinse i denti.
"Sono riuscito ad allontanarlo. Ma nelle mie condizioni posso continuare solo per pochi altri minuti. Devo usarla. Al suo prossimo attacco, dovrò fare ricorso all'Energia Oscura."
Russell si alzò, facendosi largo tra le macerie dell'altura che prima si stagliava in quel punto. Era infuriato. "Bravo, Peter. Hai guadagnato un altro paio di minuti di vita e addirittura un piccolo momento di gloria. Adesso, però, basta."
Piegò ancora una volta le gambe in modo anormale, forse per l'ultima volta.
"Questo sarà l'attacco che porrà fine alla tua vita!" Balzò velocissimo contro la parete a destra, saltando poi in continuazione da un muro a un altro presso ogni zona della grotta per attaccare Peter a sorpresa, sfruttando lo slancio, la forza elastica e la rapidità sempre crescente.
"Devo concentrarmi, attivare il Vision Kaika e capire da dove arriverà..." mormorò Peter. Percepì l'aura di Russell sulla sua sinistra, il lato in cui controllava l'elettricità, a cui la gomma era immune. "Prevedibile, sei qui!" urlò. Ma il rivale era messo meglio, e troppo rapido per essere anticipato una volta avvicinatosi.
Si avvertì una distorsione nell'aria, l'atmosfera divenne quasi surreale.
Quando Russell era a metà strada per arrivare da Peter, un piccolo portale dimensionale fu d'improvviso aperto davanti a lui.
Da esso fuoriuscì il pugno di Peter, con enorme sorpresa dell'uomo, che spalancò gli occhi con aria grave.
Il giovane gridò, mentre il suo sinistro elettrico apparso dal portale contorceva il viso di Russell con un impatto tremendo. "L'elettricità potrà non avere effetto su di te, ma durante questi mesi io ho imparato a trasferire il Kaika del vento nella parte sinistra del corpo!" esclamò il ragazzo.
Intorno all'aura elettrica sul suo braccio, si aggiunse quella del vento, provocando una vera e propria tempesta in miniatura nell'ambiente attorniante, dai vividi colori che variavano dal violetto al blu, fino al grigio argenteo.
"Electro-Wind Fist!"
Il volto di Russell fu piegato e si deformò ulteriormente per la distruttiva combinazione di elettricità e vento. Precipitò con durezza contro le rocce e rimbalzò sul terreno un paio di volte. I suoi occhi erano del tutto bianchi, all'apparenza privi di vita.
Peter ritirò il braccio, annullando il portale dimensionale. "Sembra che tu sia ancora cosciente, sarà meglio far sì che non ti svegli per un po' di tempo." sogghignò con malignità. "Mi rimane ancora un po' di Kaika..."
Russell, impotente, osservò con odio l'avversario mentre dava forma a una sfera d'aria dal colore azzurrino nella mano destra, che teneva alzata dritta sopra la testa. "Non riesco più a utilizzare la gomma..."
Attorno alla sfera, si formò un rivestimento di aura elettrica tra il blu e il viola chiaro, trasferita dalla parte sinistra del corpo di Peter.
"Electro-Wind Sphere!"
L'enorme sfera di vento elettrificata raggiunse rapidissima Russell, causando un'esplosione assordante e un graffiante fragore. L'uomo fu sepolto sotto le macerie, privo di sensi ma ancora in vita.
Peter crollò in ginocchio sul terreno, stanchissimo. "Ho esaurito tantissima energia, pur utilizzando l'Energia Oscura una volta sola. Riposerò cinque minuti e andrò ad aiutare Mary-Beth." Si sedette su una roccia sporgente lì vicino, tenendo sott'occhio il portale ancora aperto alla sua sinistra, che l'avrebbe riportato indietro dalla sua maestra. "Spero che che Alex e Karen stiano bene."
Pensò a Mary-Beth, al sorriso grato e complice che gli rivolgeva sempre dal giorno in cui aveva raccontato la sua storia a lui e ad Alex, ai pomeriggi passati ad allenarsi e scherzare. Alle cene trascorse insieme nelle tranquille serate all'interno della sua casa tra i campi di grano. Doveva correre ad aiutarla, era sola contro Hanz Becker mentre manteneva i portali aperti per loro. Non era capace di lasciarla in quella condizione così dura nemmeno per un secondo di più. Le doveva il suo aiuto immediato.
"Non posso riposare oltre." Si alzò, per poi concedersi un lungo respiro, e infine raddrizzò la schiena nuda, coperta di graffi e ferite superficiali. Strinse con vigore il pugno dal palmo annerito e ancora tremante per la stanchezza e l'euforia.
"Arrivo, Mary-Beth."
Oltrepassato il portale, Peter si ritrovò di nuovo nella piazza principale di Cobalt. Notò che Alex e Karen erano già lì prima di lui: era stato l'ultimo a concludere la sua battaglia e tornare indietro.
Inoltre, tra i tre sembrava quello più malconcio, anche se nemmeno Karen scherzava. Alex all'apparenza aveva avuto sorte migliore, ma osservandolo meglio si notava anche in lui tutta la spossatezza sia fisica che mentale. La sua doveva essere stata una battaglia stressante agli estremi.
"Ehi, ragazzi. Scusate il ritardo." esordì Peter con un sorriso beffardo, sprezzante del suo aspetto malconcio.
I due non lo degnarono nemmeno di uno sguardo, continuando a fissare qualcosa davanti a loro.
Peter si schiarì la voce. "Ho detto: ehi, ragazzi. Scusate il ritardo."
Niente.
"Ma insomma! io torno con una frase a effetto figa e voi non mi guardate nemmeno!" Rifilò un buffetto sulla nuca di Alex per la frustrazione.
Lui reagì male. "Ma sei impazzito?! Tu non stai bene, te lo dico io!" lo accusò, sdegnato, Alex.
"Ciao, Peter!" Lo accolse con gioia Karen, che si trovava dietro Alex e non si era accorta di lui.
"Che diamine! E io che puntavo proprio sul contrasto tra il mio aspetto ferito e un'espressione sicura per atteggiarmi!" esclamò Peter.
"Sei un buffone." la chiuse lì Alex.
L'altro sbuffò. "A ogni modo... Sono felice che ce l'abbiamo fatta e che siamo tutti sani e salvi." sorrise caldamente ai suoi amici.
"Avevi dubbi?" ammiccò con complicità Alex.
"Non avrei mai tradito la vostra fiducia." affermò Karen, determinata.
Peter annuì e si voltò in avanti, strizzando gli occhi per vedere cosa stavano osservando con tanta attenzione i suoi compagni prima del suo arrivo. Rimase stupito e rapito allo stesso tempo dallo spettacolo che gli si presentò davanti.
Hanz Becker e Mary-Beth erano uno di fronte all'altra, e si stavano guardando negli occhi.
Intorno a loro, il paesaggio era diviso in due zone ben distinte. In una, nella parte dov'era Mary-Beth, il terreno era completamente bianco e formato da un vasto insieme di fili bianchi intrecciati saldamente tra loro.
Nella parte in cui si trovava Hanz, invece, la superficie del suolo era tutta di un grigio scuro vicino all'azzurrognolo ed emanava uno strano e malsano fumo giallino. Tutta la zona era stata stata ricreata basandosi sui loro poteri.
"Ma cos'è?" domandò Peter.
"Credo si tratti del potere dello Stadio Finale del Kaika. Mary-Beth ce ne ha accennato durante i mesi di addestramento. In breve, si tratta della massima espressione del proprio Kaika, e ogni specialità ne possiede una differente." Alex osservava serio con i suoi occhi azzurri il campo di battaglia, mentre spiegava. "In questo caso, penso che entrambi stiano utilizzando lo Stadio Finale dell'Alteration Kaika. Ovvero, trasformare l'ambiente circostante con il proprio elemento e diventarne parte integrante." concluse il ragazzo.
"Mi sa che ero distratto mentre Mary-Beth ne parlava..." ammise Peter.
"Già, anch'io." concordò Karen, ridacchiando.
"Siete pessimi..." sbottò Alex.
"Certo che sei proprio un secchione, tu, sempre a prendere appunti e ad ascoltare attentamente..." L'amico lo prese in giro.
"Ma sta' zitto! Almeno mi ricordo le cose."
Peter osservò meglio la scena, e notò che lo spazio occupato dalla seta di Mary-Beth era minore rispetto a quello di Hanz, la donna appariva molto stanca e provata. Era in difficoltà.
Di sicuro doveva essere stata durissima per lei combattere un avversario come Becker mentre teneva tre portali dimensionali aperti, per quanto potesse essere abile.
"Mary-Beth è in pericolo, dobbiamo aiutarla!" esclamò.
"Combattere mentre lasciava i portali spalancati per noi... È un miracolo che si regga ancora in piedi." sussurrò, ammirato, Alex.
"Andiamo a soccorrerla." propose Karen.
Hanz e Mary-Beth si fissavano negli occhi senza distogliere lo sguardo. Lui fissava le profonde iridi rosa della donna, mentre lei i suoi freddi occhi azzurrini.
"Sembra che i tuoi cari allievi siano qui per te. Li avevo sottovalutati, lo ammetto." concesse Hanz con un mezzo sorriso stampato sul volto.
"Già. Si mette male per te, eh?" lo schernì lei.
"Un moscerino o due non faranno certo la differenza. Li guarderai morire davanti ai tuoi occhi."
"Questa è da vedere. Sappi che due di loro sono allievi di Fujiwara Taiyo."
"Allievi di Fujiwara?" Hanz sogghignò, come per pregustarsi una preda. "Le cose si fanno interessanti..." Appena finì di pronunciare quelle parole, i tre ragazzi apparvero davanti a Mary-Beth, come per proteggerla.
Tutti insieme in posizione offensiva, feriti per gli scontri che avevano appena concluso, vantavano un aspetto maestoso quanto intimidatorio.
"Tutto bene, Mary-Beth?" chiese Peter, senza distogliere lo sguardo da Hanz.
"Ora puoi riposare, ce la vediamo noi." aggiunse Alex.
"Ragazzi..." Mary-Beth si inginocchiò, esausta e grata per averli di nuovo lì con lei, sani e salvi. "Ben fatto!"
"Siete sicuri di volermi affrontare senza l'aiuto della vostra cara maestra, ragazzini?" li denigrò Hanz, con un'espressione irrisoria.
"Non ti conviene assumere quell'aria di superiorità, razza di estremista convinto. Faremo recuperare le energie a Mary-Beth, dopodiché, ti finiremo!" minacciò Peter, baldanzoso.
"Non rivelargli il nostro piano d'azione..." mormorò Alex.
"Ah, giusto... Dannazione."
Hanz sorrise con sarcasmo. "E va bene, rispetterò il copione, d'accordo? Attaccatemi pure, però vi avviso: io vi affronterò senza nemmeno muovermi."
I tre lo squadrarono, dubbiosi.
"Ci stai prendendo in giro?!" Peter corse verso di lui per attaccarlo con un pugno elettrico.
"Peter, un attimo!" lo chiamò Karen
"Aspetta, stupido!" le fece eco Alex, ma ormai l'altro era già partito e non si sarebbe fermato in nessun modo. "Quell'idiota, senza nemmeno sincronizzarsi con noi... Avanti, Karen, aiutiamolo!"
"Sì!"
Hanz schivò il diretto volante di Peter, correndo all'indietro con un sorriso stretto stampato sulla faccia.
"Alla fine ti sei mosso subito, sei solo chiacchiere!" sbottò il ragazzo.
"Peter!" Alex diresse delle sfere d'acqua verso il nemico, con Karen che allo stesso momento gli dirigeva contro un flusso infuocato dall'alto.
Hanz eseguì un altro balzo all'indietro, sembrava muoversi al triplo della loro velocità sforzandosi tre volte meno, come se fosse etereo.
Alex osservò la metà di paesaggio trasformata dall'elemento del loro nemico. "A giudicare dal colore del terreno e dal suo odore, l'elemento che controlla deve essere il piombo... Che potere terrificante, è tossico a livelli mortali per gli umani." rifletté. "Ragazzi, attenti, controlla il-"
"Il piombo, lo so, ho notato. Che rottura quelli che usano elementi velenosi. " concluse Peter, anticipandolo con sua sorpresa.
Karen intanto avanzava verso Hanz, spingendosi con il suo solito getto di fuoco. I due ragazzi le diedero manforte.
Alex ghiacciò all'improvviso le gambe del nemico. "L'ho preso! Finitelo!" urlò.
Peter e Karen corsero verso Hanz, investendolo entrambi in pieno con una scarica di vento e una di fuoco incrociate.
"L'abbiamo preso!" esclamò Karen.
"Non era nulla di che, tutto sommato. Mary-Beth l'avrà sfiancato." affermò Peter, soddisfatto.
"Ragazzi..." Udirono la voce grave e preoccupata della maestra alle loro spalle. "Ma con chi state combattendo?!"
I tre si voltarono, confusi.
"Cosa..?" bisbigliò, impietrito, Peter.
"Ma com'è possibile?" Un'espressione afflitta albergava sul volto di Alex. Neppure Karen pareva crederci.
Nel punto in cui credevano di aver sopraffatto il nemico non c'era nessuno. E Hanz si trovava ancora esattamente nel luogo in cui era prima che iniziasse lo scontro, con un ghigno divertito.
"Era... un'illusione?" constatò Alex, incredulo.
Peter scrutò con odio Hanz, frustrato e infuriato per come l'aveva preso in giro.
"Non ve l'avevo forse detto..." Hanz socchiuse i suoi occhi gelidi, facendo ghiacciare il sangue nelle vene ai tre ragazzi. "Che vi avrei affrontati senza neanche muovermi?"
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