Capitolo 47

Peter e Alex erano piuttosto scossi. Si trovavano di nuovo nel cortile della casa di legno di Mary-Beth in cui si erano allenati durante quei mesi, dopo aver oltrepassato il varco dimensionale aperto dalla loro maestra fuori dal Cobalt Dome. La giornata era stata molto lunga e faticosa, e soprattutto ricca di sorprese e pericoli.

"Quei maledetti ci avevano teso una trappola fin dall'inizio." osservò, infastidito, Peter, una volta che si fu alzato in piedi.

"In qualche modo siamo riusciti a scamparla..." mormorò a sua volta Alex, che in parte sembrava ancora irato per le azioni di Sybil nei loro confronti. Si era sentito molto in empatia fin da subito nei suoi confronti, sebbene ignorasse il perché, dato che a conti fatti era pressoché una sconosciuta.

Mary-Beth si trovava poco più avanti rispetto a loro e non diceva niente. Se ne restava semplicemente immobile a fissare il cielo con il copricapo di paglia sulla testa. Peter e Alex notarono che tremava a intervalli.

"Ehi, maestra. Tutto bene?" la chiamò Alex.

Lei non rispose.

"Maestra?" tentò Peter.

Mary-Beth non sembrava nemmeno riuscire a sentirli.

Continuava solamente a guardare il vuoto con aria afflitta.

"Ehi! Mary-Beth!" Stavolta Peter alzò la voce.

La donna parve aver percepito il suo richiamo, poiché il suo corpo ebbe un lieve sussulto, e lentamente si voltò verso i due ragazzi. L'espressione sul suo viso li fece preoccupare non poco: era completamente assente, come se un pensiero o un ricordo lontano le stesse occupando la mente in maniera costante, impedendole di dedicarsi ad altro.

"Scusate, ho bisogno di restare sola per un po'. Devo schiarirmi le idee." rispose alla fine, tornando leggermente in sé. "Voi mettete a letto Karen."

Peter e Alex decisero di acconsentire per poi vedere come si sarebbero sviluppate le cose. Karen giaceva sull'erba fresca e morbida, sempre coperta unicamente dalla giacca che Peter le aveva avvolto attorno al corpo, dopo quella sua misteriosa trasformazione. I due amici ancora si chiedevano di cosa si trattasse, come fosse stato possibile. Certo, erano salvi grazie a quella metamorfosi, ma ciò non toglieva che Karen aveva dato l'impressione di soffrire molto in quella forma. L'unica certezza che avevano era che quell'aspetto fosse legato al bracciale a forma di drago che la ragazza si era sfilato prima di assumerlo. Ma in quale modo le due cose coincidessero, continuavano ad ignorarlo, al momento.

Peter prese in braccio Karen per portarla a letto all'interno dell'abitazione, seguito dal compagno. "Allora la porto dentro, parleremo più tardi." si rivolse a Mary-Beth.

Quest'ultima però appariva di nuovo assente, persa in qualche scenario remoto che Peter non riusciva a vedere. Il ragazzo si scambiò uno sguardo grave con Alex, poi entrambi si diressero con Karen verso l'ingresso della casa. Avevano capito che in quel momento non erano in grado di aiutare Mary-Beth, qualunque cosa la stesse affliggendo. Sarebbe stato meglio lasciarla stare per qualche ora.

Sistemarono Karen nel letto di Peter al piano di sopra, assicurandosi che stesse in una posizione comoda. La ragazza era ancora priva di sensi e dall'espressione sul suo viso sembrava completamente priva di energie, come se tutta la sua forza vitale si fosse concentrata per poi esplodere in un attimo, lasciandola del tutto esausta.

"Come ti sembra la situazione?" domandò Peter ad Alex, mentre vegliavano su di lei.

"Non saprei dirti. È tutto molto confuso, ci sono troppi segreti, come quello del bracciale di Karen, e questa è una cosa che può indebolirci. Anche Mary-Beth sembra nascondere qualcosa." analizzò Alex.

Peter aveva capito cosa voleva intendere. "Sì, me ne sono accorto anch'io. Tutte queste incognite possono portare a risvolti inaspettati e impedirci di dare il massimo come gruppo nella nostra missione. Bisogna chiarire al più presto le questioni in sospeso."

"Comunque, io ho fiducia in Mary-Beth." puntualizzò Alex. "Sono sicuro che penserà presto a un nuovo piano. Lei è una donna in gamba."

"Su questo siamo d'accordo." confermò Peter. "Se abbiamo ancora qualche chance di opporci alla Becker's Industries è perché lei è con noi."

I due amici passarono le ore successive in silenzio, recuperando anch'essi le forze per la traumatica giornata che avevano affrontato.

L'asta, l'inganno subito per mano dei loro nemici, la paura di vedere tutto perduto per poi salvarsi miracolosamente, tutto aveva influito in modo pesante dal punto di vista fisico e psicologico su di loro. Per questo era fondamentale ritrovare il giusto equilibrio per affrontare le sfide successive, che sarebbero state forse ancora più dure. E per farlo avevano bisogno sia della loro maestra sia di Karen al meglio delle loro condizioni.

"Vado a vedere come sta Mary-Beth." annunciò Alex, dopo poco meno di un paio d'ore.

Peter gli rivolse un cenno di assenso, continuando a sorvegliare Karen, che non si era ancora mossa.

Rimase solo accanto a lei.

La guardò con tristezza e tenerezza allo stesso tempo, ascoltando il suo costante e leggero respiro. Il sole penetrava timidamente dalla tendina bianca che ricopriva la finestra alla sua destra, colorando la pelle della ragazza di un roseo pallido, accendendole i capelli rossi più vividi che mai e accarezzando le sue morbide labbra, secche e dischiuse.

"Non meriteresti di ricevere roba come la mia compassione. Tu sei una ragazza forte e coraggiosa, e tutto ciò che vorrei mostrarti invece è l'ammirazione che provo nei tuoi confronti. Per favore, riprenditi presto, così potrò farlo." Peter chinò il capo, tenendole la mano. "Le persone come te dovrebbero essere sempre felici." sussurrò.

Alzò di nuovo lo sguardo verso la ragazza e rimase sorpreso. Karen aveva aperto gli occhi, e lo stava fissando intensamente.

"K-Karen! Finalmente ti sei svegliata." esclamò Peter, domandandosi al contempo se avesse udito le sue parole. Dal modo in cui la ragazza tentennava, imbarazzata, dedusse proprio di sì.

"S-Siamo tutti salvi?" chiese lei, preoccupata.

"Sì. Tutto grazie a te, ti dobbiamo la vita." la rassicurò Peter.

Ripensare a ciò che era successo al Cobalt Dome fece rabbuiare Karen, che girò il volto dall'altro lato per evitare gli occhi blu e puri di Peter.

"Se posso chiedere, cos'è esattamente quel bracciale e cos'ha a che fare con quella forma infuocata che hai assunto?" Lui provò a chiederglielo con più delicatezza possibile per metterla a suo agio.

"Ecco... È fatto di galena, come alla fine avrai intuito. Si tratta di una sorta di sigillo che mio padre costruì per inibire il mio Kaika. Purtroppo, sono nata con un'enorme riserva di Kaika infuocato all'interno del mio corpo e la totale incapacità di controllarlo, è una vera e propria maledizione. Come hai visto, se non è contenuto causa danni pazzeschi all'ambiente, per questo motivo indosso questo sigillo che limita il flusso del Kaika nel mio corpo, trasformando la fiamma da azzurra in rossa e diminuendone di molto la potenza. Penserai che io sia un mostro..." La ragazza si massaggiò lievemente il polso dove si trovava il bracciale a forma di drago. "D'altronde l'hanno sempre pensato tutti." aggiunse, la voce flebile e rotta.

"Non dire sciocchezze." Peter le afferrò con foga il polso tra le mani, stringendolo forte insieme al bracciale.

Karen si voltò, sorpresa, verso di lui.

"Tu saresti un mostro? Una ragazza che per proteggere chi tiene a cuore ricorre a una trasformazione del genere senza esitazione, nonostante la paura?

È tutto il contrario: sei una persona coraggiosa, forte e incredibilmente sensibile. Una persona preziosa, che non posso che ammirare e volere sempre avere al mio fianco."

Karen era senza parole, sembrava commossa. Stavolta i suoi occhi erano incapaci di lasciare quelli di Peter anche per un singolo istante, i due continuavano a fissarsi senza dire nulla. Era come se tutto ciò che li circondava non esistesse, come se ci fossero soltanto loro due. Mentre teneva la mano di lei nelle sue, il ragazzo pensò di volerla proteggere per sempre e che non avrebbe permesso che soffrisse ancora. Mai più.

"Baciami, Peter..."

Il giovane guardò Karen, incredulo, ma si accorse che lei aveva la sua stessa espressione basita sul viso.

Si voltò allora di scatto, e capì a chi appartenesse la voce che aveva parlato.

Accovacciato dietro di lui, c'era Alex con una faccia maliziosa che fece imbestialire Peter.

"Maledetto, che scherzi fai?! Ti sembra il caso? Ma che cos'hai in testa che non va?!" gli urlò contro di tutto, mentre Alex scappava per la stanza eludendo i suoi attacchi.

"E dai, era solo uno scherzo innocente!"

"Te lo faccio vedere io lo scherzo innocente!"

Karen, nel frattempo, si era nascosta il viso tra le mani per l'imbarazzo.

Mentre provava a fare del male all'amico, Peter notò che all'ingresso se la stava ridendo anche Mary-Beth. "È stata un'idea tua, eh? Ammettilo!"

"Che dici, non lo farei mai..." rispose la donna, sarcastica.

"Non posso lasciarvi soli un attimo, voi diavoli." sbottò il giovane, infastidito, mentre Alex e Mary-Beth si scambiavano un'occhiata complice e divertita.

Una volta che si fu calmato, Peter spiegò agli altri due ciò che Karen gli aveva detto riguardo il bracciale sigillante che indossava.

"Capisco. Avevo intuito fosse qualcosa del genere durante l'allenamento. Esistono casi rari come il suo nel momento in cui si sviluppa il proprio Kaika." spiegò Mary-Beth.

Peter notò con sollievo che pareva essersi ripresa rispetto a qualche ora prima, anche se sul suo volto aleggiava ancora un'aria piuttosto stanca.

"Questo spiega perché non era per niente in grado di indirizzare il flusso del Kaika mentre ci addestravamo." constatò Alex.

"Esatto, si tratta di veri e propri malfunzionamenti dell'energia all'interno del corpo, causati spesso da fattori genetici o da quantità di Kaika eccessive che il fisico non riesce a sostenere. Senza sigillo, probabilmente perderebbe continuamente il controllo. Ho ragione, Karen?" chiese Mary-Beth.

"Oh, sì. Prima che venisse creato il sigillo mi capitava spesso di esplodere come ieri. Di solito però dopo un'ora consumavo tutta l'aura e tornavo normale, per poi riacquisire involontariamente quella forma una volta rigeneratasi una certa soglia di Kaika." affermò Karen.

"Ma non c'è un modo per impedire tutto questo?" domandò Alex.

"Non che io sappia..."

Mary-Beth si massaggiò il mento qualche secondo, come per riflettere. "Si può comunque migliorare al massimo la tua capacità di controllo del Kaika quando indossi il sigillo. Ricordati che anche se con esso la tua potenza è molto diminuita, se le tue motivazioni e la tua determinazione sono forti, riuscirai lo stesso a farti valere, Karen." le disse. "Non devi pensare di avere meno valore degli altri o di essere come una disabile, o peggio ancora, un mostro. Tu sei esattamente come ognuno di noi e meriti la stessa vita che hanno tutte le persone normali. Non lasciare mai che qualcuno lo neghi." concluse la donna, sorridendole.

"Ti ringrazio, maestra... Vi ringrazio tutti. Siete delle persone meravigliose!" Karen sfoggiò un sorriso luminoso e sincero, un'espressione grata dipinta sul volto.

"Figurati, siamo amici." farfugliò Alex.

"Saremo sempre al tuo fianco, qualunque cosa succeda. Sei una nostra preziosa compagna, ormai!" sottolineò Peter.

"Anche voi lo siete per me!" ricambiò lei.

"Adesso però, se non vi dispiace, vorrei parlarvi di una cosa importante. Peter, Alex, potete venire fuori? Karen, voglio che tu riposi al momento. Dopo ti spiegheremo tutto, sta' tranquilla."

La ragazza annuì allegra, così i due allievi seguirono Mary-Beth nel cortile per ascoltare ciò che aveva da dire.

Quando furono fuori, i ragazzi si posizionarono di fronte all'insegnante per ascoltarla, mentre quest'ultima si appoggiava con la schiena alla staccionata al limitare della sua proprietà. Tutto era avviluppato in una quiete predominante, interrotta solo dal fruscio dell'erba e dal gracchiare di alcuni sporadici corvi tra le distese di grano attornianti. Il sole stava calando e il cielo cominciava a tingersi d'oro, tra nuvole rosate che lo attraversavano nel loro moto pigro.

"Allora, cosa volevi dirci?" esordì Peter. "Si tratta di un nuovo piano d'azione?"

Lei sembrò prepararsi, come se stesse per parlare di qualcosa che avrebbe voluto evitare di rivelare loro fin dall'inizio. "Un piano ce l'ho, ma prima di tutto devo raccontarvi anche di un'altra cosa molto importante. Se continuo a tenermelo dentro e a lasciare voi all'oscuro della faccenda, finirò per fallire in continuazione e trascinarvi insieme a me nella sconfitta."

Peter e Alex erano all'apparenza dubbiosi riguardo quelle parole.

"Dicci pure, ti ascoltiamo." Ciononostante, Alex la rassicurò, curioso di sapere.

Mary-Beth trasse un lungo sospiro, prima di cominciare: "Durante la missione al Cobalt Dome sono arrivata tardi da voi, nonostante mi fossi già accorta da tempo che si trattasse di una trappola. Questo perché mi sono imbattuta in Hanz Becker, che mi ha ingannata utilizzando un'illusione con l'Energia Oscura." spiegò.

"L'avevamo intuito in qualche modo, ma non credo sia tutto qui ciò che vuoi spiegarci." dedusse Peter. Pensò al suo sguardo assente di poche ore prima, a come sembrasse del tutto priva di qualsiasi volontà.

"Esatto. Vedete, Hanz attraverso un'illusione mi ha fatto ascoltare qualcosa sepolta nel mio passato che mi ha quasi distrutta psicologicamente. La verità è che..." Mary-Beth deglutì, come se si stesse liberando di un vecchio e ingombrante peso che gravava al suo interno. "Ciò che mi ha fatto ascoltare erano le lacrime del nostro figlio defunto. Perché Hanz Becker un tempo era mio marito."

I due amici assunsero un'aria di incredulità, guardando nei nostalgici occhi rosa di Mary-Beth. A quel punto erano assetati di risposte e delucidazioni.

"Tu e Hanz Becker... sposati?" mormorò Alex, che stentava a crederci.

Una donna come lei, sposata con quell'uomo orribile. Non riusciva a fare a meno di chiedersi la ragione.

Cosa che alla fine fece Peter ad alta voce. "Ma perché un uomo terribile come lui sarebbe stato tuo marito?"

"Lui non è sempre stato così, è cambiato. Un tempo era un uomo fantastico, divertente e dolce. E io mi innamorai subito di lui." Mary-Beth aveva l'aria di provare sentimenti agrodolci riguardo quel passato. I ragazzi ascoltavano la sua storia senza proferire parola. "L'ho conosciuto più o meno undici anni fa. Allora ero una ragazzina poco più che ventenne e mi piaceva vestirmi sempre con abiti sofisticati e di vari colori, come quello della ragazza nel quadro che avete ottenuto all'asta. Anche il giorno in cui incontrai Hanz indossavo un vestito leggero a balze di diversi colori primaverili, uscii per passeggiare al parco come facevo spesso, e fu lì che lo incontrai."

Mentre Mary-Beth raccontava, era come se stesse rivivendo tutte le scene davanti ai suoi occhi, tanto che anche Peter e Alex iniziarono ad immaginarsele vividamente.

Vedevano la ragazza vestita di mille colori sgargianti osservare con un sorriso sereno i fiori nel parco, in una giornata tranquilla e soleggiata. Mentre annusava inginocchiata i fiori, si avvicinò un uomo vestito con una camicia semplice, completamente diversa dall'abbigliamento della ragazza.

"Quei fiori quasi sfigurano rispetto ai colori che lei sfoggia, signorina." approcciò con tono sarcastico.

Lei si voltò verso di lui con un sorriso gentile. "La ringrazio, ma la loro bellezza è ineguagliabile. Non basta un bel vestito per arrivare al livello di splendore della natura." rispose, allegra.

"Sono d'accordo. Sa, io mi occupo proprio di botanica, ho una serra e vengo spesso qui ad ammirare le varie specie per passione."

"Interessante..." La ragazza si alzò con grazia. "Mi farebbe il favore di mostrarmi le sue piante e i suoi fiori qualche volta?"

"Sarebbe un onore da parte mia, signorina..."

"Mary-Beth, mi chiamo così, e dammi pure del tu."

"D'accordo, Mary-Beth. Io mi chiamo Hanz, molto piacere." Le tese la mano.

Lei gliela strinse calorosamente, e rimasero ad ammirare insieme i fiori e parlare con trasporto, illuminati dal sole mattutino.

"Hanz era elegante e gentile, le piante nella sua serra mi affascinavano incredibilmente e ben presto scoprii di essermi innamorata di lui." continuò a spiegare Mary-Beth. "Ci sposammo e ci stabilimmo nella casa in cui ci troviamo adesso, in campagna. Ero così felice, sembrava un idillio. Hanz si prendeva cura di me, mi sentivo protetta e amata da lui. Spesso coltivavamo insieme piante, fiori e verdure nell'orto dietro casa, divertendoci tantissimo insieme." A questo punto, Mary-Beth iniziò a intristirsi mentre avanzava spedita nella storia.

"Poi, scoppiò la guerra, fu un fulmine a ciel sereno. Hanz padroneggiava l'Energia Oscura già prima di conoscermi e nei mesi passati insieme l'aveva insegnata anche a me. Ben presto ero arrivata quasi al suo livello. All'epoca eravamo giovani e volenterosi di metterci in mostra, non ci curavamo degli orrori che quella guerra avrebbe portato, dei sentimenti di odio e pregiudizio che avrebbe fatto nascere tra le persone. Ci spostavamo tra i campi di battaglia abbattendo sempre più guerrieri e samurai dello Shihaiken con grande forza ed entusiasmo, nessuno era in grado di fermarci. Nella divisa delle truppe speciali Guardians per gli utilizzatori di Kaika eravamo fantastici. Ci fu solo una persona in grado di fermarci tutti e due in combattimento, voi dovreste conoscerlo: era il vostro maestro, Fujiwara Taiyo."

I ragazzi balzarono in piedi, sentendo menzionare il loro maestro.

"Il maestro Fujiwara vi ha affrontati entrambi e ha vinto?" domandò Peter, affascinato.

"Incredibile... nonostante la vostra maestria nell'Energia Oscura." Alex era rapito ormai dal racconto.

"Anche lui era in grado di utilizzarla, allora. Però, usò solamente i suoi poteri Kaika per batterci, era incontenibile, una vera furia. Sembrava quasi danzare mentre combatteva, non penso di aver mai affrontato un avversario del genere nella mia vita." disse Mary-Beth.

"Quindi, sai qual è la specialità Kaika del maestro Fujiwara?" chiese Alex, curioso.

"In effetti, ora che mi ci fai pensare non ce l'ha mai rivelata..." ribadì Peter.

"Dunque, non lo sapete. Ebbene, più che nell'elemento in sé, la forza di Fujiwara sta nell'utilizzo che è in grado di farne. Il suo elemento infatti è il fuoco, una tipologia molto comune. Ciò che lo rende speciale è la capacità di utilizzare questo elemento con le specialità del Reinforcement, Release e Creation Kaika insieme." rivelò Mary-Beth.

"Tre specialità?!" I due ragazzi stentavano a crederci.

"Già. Si dice abbia studiato anni e anni insieme ai più grandi maestri della tribù degli Araumi."

"Araumi?" chiese Peter.

"Non li conoscete?"

"Beh, essendo cresciuti in orfanotrofio siamo ignoranti per quanto riguarda molti avvenimenti nel mondo." ammise Alex.

"Vi basti sapere che gli Araumi erano un popolo estremamente dotato per ciò che concerne il Kaika. Erano chiamati proprio per questo baciati dal Kaika. I Guardians li temevano, e durante la guerra fu scritto uno dei capitoli più oscuri nella storia del Continente centrale: gli Araumi furono tutti sterminati attraverso un terribile genocidio. A oggi sembra non esserne rimasto nessuno."

"È terribile..." commentò Peter.

"Purtroppo, durante le guerre le bestie che albergano dentro gli uomini si risvegliano. Ci si macchia di atti del genere, cose che in tempi normali nessuno avrebbe il coraggio di compiere o anche solo di immaginare.

Io e Hanz non partecipammo a quel genocidio, ma ne eravamo a conoscenza. Durante quel periodo, ovvero il terzo anno di guerra, io rimasi incinta. Eravamo entrambi al settimo cielo, e ci fu concesso il permesso di ritirarci dalle operazioni belliche, anche come premio per le nostre imprese." Più andava avanti e più l'espressione sul viso di Mary-Beth si oscurava, facendo spazio a una disperazione ancora fin troppo radicata dentro di lei.

"Io partorii in una piccola città sicura nella zona settentrionale di Northfield, ma, sfortunatamente, durante il parto ci fu un bombardamento inatteso nella zona in cui mi trovavo. Lo shock mi causò una forte emorragia e persi il bambino. Ricordo ancora tutto quel sangue sul letto, la disperazione che prese il sopravvento su di me. La faccia delusa e orripilata di Hanz."

La donna si concesse un sospiro profondo, cercando di controllare la sua voce spezzata. Peter e Alex ascoltavano, atterriti.

"Dopo quell'episodio scoprii di non poter più avere figli. Hanz cambiò radicalmente: diventò aggressivo, non c'era mai e smise di sorridere. Finita la guerra, mi abbandonò dicendo che per lui quell'atmosfera, la nostra atmosfera, era morta. Che non c'era più niente per cui lottare, che io non gli bastavo più. Lo pregai di restare, che avremmo potuto stare bene insieme e magari adottare un bambino, ma non mi ascoltò nemmeno. Pochi anni dopo fondò con l'aiuto dei ribelli dello Shihaiken le Becker's Industries, mosso dall'odio verso i Guardians per aver bombardato la città in cui stavo partorendo. Si dice avesse incontrato il leader dell'Esercito Guerrigliero, Nakajima Kojiro, che aveva fomentato il suo odio. Fatto sta che da quel giorno fino a oggi io sono sempre stata sola, mentre Hanz creava il suo impero del terrore qui a Northfield. Man mano ci ho fatto l'abitudine, ma questo sentimento di abbandono, di mancanza, di inadeguatezza, non mi ha mai abbandonato." Mary-Beth terminò il racconto, il cappello di paglia che le oscurava gran parte del viso liscio e pallido.

Seguì qualche istante di silenzio in cui Peter e Alex non sapevano cosa dire.

La storia era stata molto pesante e aveva lasciato loro l'amaro in bocca. Quella donna aveva passato un vero e proprio inferno di disperazione e solitudine durante tutti quegli anni, costretta tra l'altro a combattere l'uomo che amava e che l'aveva abbandonata.

"È una storia orribile." commentò alla fine Peter. "Ma pensi che nascondendo le lacrime in questo modo, tu possa andare avanti?" Il ragazzo sfilò all'improvviso il cappello di paglia a Mary-Beth, rivelando le lacrime che le scendevano lungo le guance delicate.

"Ehi, vacci piano..." lo ammonì Alex, colpito duramente dall'immagine della sua maestra che piangeva.

"Basta trattenersi, hai sopportato fin troppo a lungo, non credi, Mary-Beth? Puoi piangere qui con noi, puoi versare tutte le lacrime che hai trattenuto in questi anni.

E poi, una volta libera, potrai tornare a sorridere come prima, e a brillare come il fiore che eri un tempo." Peter la guardò dritto negli occhi.

Mary-Beth sussultò, dando di nuovo libero sfogo alle sue emozioni dopo tantissimo tempo.

"P-Peter!" singhiozzò, inginocchiandosi sull'erba e iniziando a piangere spontaneamente e con fragore.

Alex sorrise con dolcezza mista a malinconia alla scena.

I due amici rimasero accanto alla loro maestra fino alla fine, ascoltando i suoi lamenti e offrendole il loro conforto.

Per la prima volta dopo anni, Mary-Beth era stata sincera con sé stessa.

"Eccovi rientrati!" Karen li stava aspettando in piedi con fare arzillo. Pareva essersi completamente ristabilita, come se avesse recuperato le energie.

"Ehi, Karen. Sembri stare meglio, sono contento." la salutò Alex.

"Sì, va molto meglio ora. Grazie, Alex." sorrise lei. In seguito, vide i segni delle lacrime sul viso di Mary-Beth e si accigliò appena. "Cos'è successo lì fuori?" chiese con aria dubbiosa.

Mary-Beth adesso sorrideva in maniera solare. Guardò Peter con un'espressione confidente che trasmetteva complicità, e i due si sorrisero a vicenda con grande affetto.

Spiegarono tutto dal principio, pur essendo molto più riassuntivi, a Karen, che si rivelò un'ottima ascoltatrice con buoni tempi nei suoi interventi.

"Mi dispiace, maestra. Tantissimo!" Dopo aver ascoltato, prese la mano di Mary-Beth tra le sue.

"Ti ringrazio, Karen, sei sempre dolce." Le posò una mano sulla testa, arruffandole i morbidi capelli rossi. Lei avvampò.

"Adesso, però, possiamo passare all'ultima fase. Attaccheremo ancora la Becker's Industries." annunciò infine Mary-Beth.

"Come faremo, stavolta? Ci infiltriamo nel mercato nero?" scherzò Alex.

"Non fare lo stupido." ridacchiò la maestra. "Stavolta li attaccheremo frontalmente, li affronteremo in battaglia una volta per tutte." sentenziò.

"Uno scontro? Non chiedo di meglio. Lasciatemi quel bastardo di Russell West, però." pronunciò Peter, battendosi il pugno sul palmo della mano.

"Prima non avrebbe mai optato per una strategia così diretta. Liberarsi con noi le ha provocato un buon effetto." pensò Alex.

"Ma come faremo ad attaccarli? La loro sede sarà super sorvegliata." chiese Karen.

"Infatti non attaccheremo lì. Ci basterà mettere fuori gioco Hanz stesso e i suoi seguaci più fedeli, per mettere fine al suo impero e consentire al governo di intervenire senza sollevare polveroni con guerriglie e schieramenti. Tra cinque giorni ci sarà la selezione degli schiavi a Cobalt, dove verranno scelte come ogni mese dieci persone, per inviarle all'Esercito Guerrigliero. Noi faremo irruzione a sorpresa e li fermeremo una volta per tutte." spiegò Mary-Beth.

"Diretto, forte e chiaro. Mi piace." approvò Peter.

"Anch'io credo sia la scelta giusta. Abbiamo raggiunto grandi progressi negli ultimi mesi, se staremo attenti ai loro sotterfugi e attueremo una strategia ben delineata, potremo giocarcela." concordò Alex.

Karen invece appariva come la più titubante.

Mary-Beth si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla. "Hai paura di dover ricorrere alla tua trasformazione?" dedusse.

Lei annuì piano, tenendo la testa bassa.

"Ascoltami, hai ottenuto enormi miglioramenti anche tu. Non ci sarà bisogno di optare per quel potere, se sentirai di non farcela pensa a tutti gli sforzi che hai sopportato, a come Peter ti ha aiutata durante gli allenamenti, a come ti abbiamo sostenuta. E credi in te stessa: hai un grande talento naturale, te lo garantisco. D'accordo?"

Karen le sorrise, sentendosi subito più sicura. "Sì, ok!"

"Bene, adesso riposate pure, è quasi ora di cena." concluse Mary-Beth.

Peter, Alex e Karen passarono il resto della giornata nel cortile a rilassarsi e scherzare, a suonare e ridere nei pressi del camper parcheggiato accanto alla staccionata sul retro della casa, mentre Mary-Beth preparava la cena con serenità, nella luminosa cucina della sua abitazione. L'atmosfera era molto distesa, le questioni irrisolte erano state tutte chiarite e ognuno era pronto per affrontare l'ultimo capitolo di quella complicata storia, in qualsiasi modo fosse andata.

Mentre lavorava alle pietanze per i suoi allievi, Mary-Beth si rimise a pensare al suo passato, quello che aveva evitato per fin troppo tempo, e con cui aveva finalmente iniziato a fare i conti, forse troppo tardi. Ma sentiva che adesso nulla l'avrebbe più potuta bloccare.

"Ora tutto sta per finire davvero. Preparati, stavolta mi sentirai forte e chiaro." sussurrò. "Arrivo, Hanz." 

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