Capitolo 35

Summer e Amber, così come Danny e Masami, si bloccarono di colpo, sorpresi dalle parole dell'uomo apparso di fronte a loro. Dal suo fisico ben visibile per il fatto che fosse a petto nudo risultava evidente che possedesse un corpo molto ben allenato.

"È un nativo del posto?" pensò Summer. "Anche se è fermo, riesco a percepire un Kaika mostruoso provenire da lui." Decise di provare a comunicare pacificamente con quell'uomo tanto diverso da loro nelle fattezze.

Solo i capelli sembravano ordinari, di un nero corvino, anche se pettinati con lunghe trecce che gli ricadevano sulle spalle ampie.

"Parli la nostra lingua? Com'è possibile?" gli chiese Amber d'istinto, anticipando la compagna.

Summer difatti le rivolse uno sguardo d'ammonimento per essere stata troppo avventata.

"Vedo che non vi scusate nemmeno per aver danneggiato così gravemente il nostro territorio in più zone. Voi d'oltremare siete cambiati in peggio." tuonò l'uomo con voce fredda e profonda.

"Hai ragione, perdonac-" Summer non riuscì a formulare le sue scuse.

Un raggio verde era stato lanciato verso il nativo, schiantandosi su di lui e alzando parecchio terreno. Un istante dopo, Danny si sentì tirare per il braccio. "Ma che?!" riuscì a sbottare, prima di essere trascinato via da Masami in volo, che aveva emesso il flusso verso il nuovo arrivato.

"Ma che diamine fai, Masami?!"

"Stupido, ma l'hai visto quello? Non possiamo certamente batterlo, ti ho fatto un favore!" gli urlò di rimando lui.

Danny guardò in basso verso l'uomo dalla pelle blu scura. Non aveva neanche un graffio dopo il colpo subito da Masami.

"Per una volta sei stato intelligente, te lo concedo."

"Più di te sicuro, StupiDanny."

"Ma smettila, imbecille."

"Guarda che ti lascio cadere."

L'uomo in basso, nel frattempo, alzò un braccio verso di loro, come per puntarli. I suoi movimenti erano tanto precisi da sembrare meccanici.

"Ehi, quello vuole colpirci, Masami!" lo avvisò Danny.

"Ma che?" L'altro aumentò la velocità, cercando di mettere più distanza possibile tra loro e quel bestione.

"Morite." affermò con estrema calma il nativo.

Ma non riuscì a mandare a segno il colpo: poco prima che potesse emettere un raggio, Summer gli aveva istintivamente spostato il braccio, usando tutta la mole del suo corpo.

"È pesantissimo." pensò la ragazza.

Masami e Danny si dileguarono rapidamente, salvi.

"Capisco, dunque tra un nemico della tua stessa etnia e uno sconosciuto di un'etnia diversa hai scelto di aiutare il primo. Non so se considerarlo scontato o riprovevole." pronunciò il nativo.

Summer si allontanò subito da lui a grandi falcate, allarmata in volto. "Dannazione, se fossi rimasta lì un secondo di più mi avrebbe uccisa. Sembra che non si possa comunicare pacificamente con questo tale." mormorò.

"Quei due idioti... ci hanno lasciate qui da sole con questo mostro!" esclamò Amber.

"Io sarei il mostro? Ho forse distrutto io il vostro territorio senza neanche presentarmi?" chiese lui. "Vi ho forse attaccati senza un motivo valido come il ragazzo che avete appena salvato? Se siete dalla sua parte, e lui mi ha aggredito, allora devo supporre che siate ostili, e quindi nemiche."

"Hai ragione, hai ragione! Permettici di scusarci." intervenne Summer, agitata. "Non sapevamo che l'isola fosse abitata, per favore, non c'è bisogno di combattere."

"C'è stato un malinteso." aggiunse Amber, poco convinta.

"E gli altri vostri amici che hanno devastato la zona, come quello che mi ha appena colpito, fuggendo via? Garantite anche per loro? Per non parlare delle vittime martoriate che ho trovato poco lontano da qui... Avete il coraggio di dire che anche l'omicidio della nostra gente sia un malinteso? Mi piacerebbe stare a sentire le vostre subdole argomentazioni, ma il re in persona mi ha ordinato di punirvi o catturarvi, e io eseguirò il suo volere."

"Il re? Omicidio?" domandò Summer. "Un momento, non sappiamo davvero nulla di tutto questo! Se ci porterai dal tuo sovrano, ci scuseremo ufficialmente. Non vogliamo batterci."

Ma il loro interlocutore era irremovibile. "Io invece sì. Soprattutto dopo questa ridicola difesa. E pensare che sui corpi delle vittime erano conficcati cocci di vetro, che mi sembra proprio tu stessi usando come arma poco fa. Se non volete difendervi, morite pure, in modo che io possa proteggere il mio paese e compiere il mio dovere. Ma non inventate patetiche scuse." Partì come un fulmine, dandosi la spinta con le robuste gambe.

Summer riuscì a evitare un colpo mortale per un pelo con una capriola laterale.

Un lieve taglio le si aprì comunque sul collo, l'erba si tinse leggermente del rosso del suo sangue.

"È inaudito..." disse tra sé e sé, tastandosi la base del collo con la mano.

L'altro provò a caricarla ancora, ma fu intercettato da Amber, che con un doppio colpo sferrato con le mani impagliate e aumentate di volume lo allontanò di pochi metri.

"Parlare non serve più, Summer. Dobbiamo batterci per sopravvivere!" gridò. "Troveremo più avanti un modo per risolvere questo dilemma!"

Summer si batté fortemente le guance con le mani due volte, come per svegliarsi. "Amber ha ragione." pensò. "Non c'è modo di calmarlo, dobbiamo difenderci." Tese le braccia e assunse una posizione offensiva.

"Vitreous Scythe."

Creò nuovamente la sua elegante falce di vetro e partì all'assalto insieme ad Amber.

La ragazza con la treccia saltò sopra la testa del nemico tentando un colpo al volo con la falce, mentre la navigatrice lo caricò dal basso col corpo coperto di paglia in simultanea.

Una tattica difficile da contrastare: era attaccato da due direzioni opposte nello stesso momento.

Eppure non bastò.

L'omone aumentò la massa delle sue braccia e scaraventò la ragazza di paglia lontano con uno colpo terribile, sferrato con i palmi delle mani incrociati.

Neanche un secondo dopo, puntò la mano in alto contro Summer e sferrò un raggio di un azzurro intenso.

La ragazza riuscì a malapena ad attutire l'impatto, posizionando la falce di piatto davanti al corpo.

"Non ci credo. Ma quante specialità utilizza questo qui? Ha usato di fila il Reinforcement e il Release Kaika... inoltre, non pare possedere un suo elemento, attacca utilizzando Kaika puro." analizzò Summer sottovoce, il corpo mezzo bruciacchiato e i vestiti leggeri stracciati a mostrare alcuni lembi di addome e di gambe.

"Non ho mai visto niente del genere..." Amber era riuscita a fatica a rialzarsi e scrutava il loro avversario, incredula.

L'uomo si limitava a osservarle con sguardo indifferente, convinto della propria superiorità.

"Sarò sincera, Amber: siamo in una situazione del cavolo." ammise Summer con un sorriso amaro.

"Me ne sono accorta. Cerchiamo di resistere finché qualcuno dei nostri non si accorgerà di ciò che sta accadendo qui." rispose la bionda.

"Ci penso io a distrarlo, tu prova a prenderlo alle spalle e bloccargli i movimenti con la tua tecnica di ingigantimento." spiegò Summer.

"D'accordo, sono pronta." Lo sguardo di Amber si fece concentrato e teso.

L'altra esibì un gesto con una mano e il cubo di vetro con cui in precedenza aveva intrappolato il suo avversario Vulture si formò attorno al nemico.

"Death Cube!"

L'altro, però, lo frantumò all'istante con un'esplosione della sua sola aura compressa e poi rilasciata in una volta, cercando poi di caricare frontalmente Summer. "È inutile, siete inferiori a me." sentenziò.

"Maledizione!" urlò lei, frustrata, arretrando.

Prima che quel mostro si avvicinasse troppo, Amber lo bloccò da dietro con le possenti braccia di paglia. Aveva fermato l'avversario, che era impedito nei movimenti dal suo corpo gigantesco impagliato.

"Ora, Summer! Con questo corpo non subirò danni dal tuo vetro!"

La ragazza dal crine arancione non se lo fece ripetere due volte. Fece svanire la falce, poi unì le mani e proiettò centinaia di cocci di vetro verso il nemico e Amber. L'altro indurì il proprio corpo con il Reinforcement Kaika, i cocci si infransero al contatto con lui, mentre quelli che passavano oltre attraversavano e sfilacciavano la paglia della compagna senza causare danni.

"Maledetto, che ci vuole per farti schiattare?!" gridò Summer, aumentando il numero di cocci di vetro. Adesso erano migliaia, la zona era riempita dal frastuono del vetro che si frantumava contro la pelle durissima di quell'uomo.

A un tratto, quest'ultimo appoggiò le mani sulle ginocchia di Amber, sprigionando una luminosa aura azzurra dai palmi.

La ragazza tornò d'un tratto alla sua forma normale.

I cocci le causarono tagli profondi su tutto il corpo, e cadde all'indietro urlando. Amber era coperta di sangue e ansimava per le numerose ferite pulsanti, alcune delle quali piuttosto profonde.

"Amber!" la chiamò Summer. "Impossibile, ha usato l'Alteration Kaika per annullare la trasformazione del corpo di Amber. Può manipolare qualunque elemento, dato che controlla il Kaika stesso." si rese conto. La situazione era tragica.

Aveva finito le armi a sua disposizione, le rimaneva poca energia e la sua partner aveva bisogno urgente di cure mediche.

"Avete finito?" disse con freddezza disarmante il suo avversario.

"Ma scherziamo? Non gli abbiamo fatto niente... neanche un taglio superficiale. I nostri attacchi non hanno sortito alcun effetto." Summer sorrise, più per l'adrenalina del momento che per sicurezza.

Quel nemico tremendo e insolito si stava avvicinando, pronto a finirla.

Non poteva fare nulla. Sarebbe morta.

Non avrebbe più visto Dorothy, non l'avrebbe più abbracciata, non le avrebbe più raccontato le sue storie, addormentandosi accanto a lei. Non sarebbe più potuta essere ciò che più si avvicinava a una famiglia per quella ragazza tanto sorridente quanto sola.

"Summer!"

La ragazza si voltò, esterrefatta. Non poteva credere ai suoi occhi. Alle sue spalle, sullo spiazzo erboso tra gli alberi era atterrata proprio lei. Dorothy, con Somber poco dietro.

"Eccomi, Summer! Tutto bene?"

Lo sguardo preoccupato sul viso angelico della giovane le scaldò il cuore.

"Dorothy!" Summer sorrise allegramente, sollevata. La visione della ragazza davanti ai suoi occhi le colmò il petto di gioia, la tensione che provava prima si affievolì tutta in una volta. "Che bello, sei arrivat-" D'improvviso, le mancò il fiato.

Un raggio azzurro e sottile, simile a un fendente, l'aveva impattata alla vita.

"Doro..?"

Dorothy vide gli occhi increduli della sua amica spegnersi davanti ai suoi. Summer cadde con un tonfo al suolo, il suo busto diviso dalle gambe, le due metà dalle quali si riversò una pozza di sangue scuro che si addensò sul prato. Gli intestini penzolanti come vermi scarlatti.

Una lacrima le era scivolata sul viso, un attimo prima che la vita l'abbandonasse.

Dorothy sentì le guance diventare roventi per le lacrime. Non riusciva a percepire nient'altro intorno a lei. Non udì nemmeno la spada di Somber scontrarsi con il braccio indurito dell'assassino di Summer, davanti a lei, per proteggerla.

Si inginocchiò accanto al corpo senza vita dell'amica, prendendole la mano. "D-dai, svegliati, Summer." Quasi supplicò, con voce tremante.

Non ci voleva credere. Non a lei. Tutto ma non questo. Tutto ma non lei. Erano quelli i pensieri che aleggiavano sconnessi nella sua mente ottenebrata dalla macabra e orribile visione sotto ai suoi occhi. Non poteva essere la realtà.

"Non sei morta..."

Si rifiutava di accettare ciò che era accaduto, percepì a malapena Somber chiamarla a gran voce mentre continuava a sferrare fendenti e parare i colpi del nemico così da impedirgli di avvicinarsi a lei.

"Svegliati!" Dorothy urlò al cielo, straziata dal dolore, la mano di Summer ancora stretta nella sua. Calda.

Poi, i suoi occhi dorati furono rivolti fulminei verso qualcos'altro, verso quell'uomo. No, non era neanche più un uomo per Dorothy: era l'oggetto della furia cieca che stava divampando sempre più dentro di lei.

Si alzò e in meno di un secondo fu davanti a lui tramite uno scatto frusciante. Gli assestò una gomitata sotto al mento, sferrata con potenza inaudita, sotto gli occhi stupefatti di Somber. L'uomo grugnì dal dolore causato da quell'attacco inaspettato e fu scagliato diversi metri verso l'alto. Dorothy era già volata alle sue spalle e gli sferrò un calcio volante dietro la nuca che lo rispedì verso il terreno, per poi tornare dietro di lui e lanciarlo ancora in aria con un enorme raggio di luce, sparato da meno di un centimetro di distanza con entrambe le pistole. Gli occhi della giovane erano vuoti, privi di ogni emozione, le uniche cose che sembravano muoverla erano la rabbia e il desiderio di uccidere il suo bersaglio.

La ragazza planò ancora una volta dietro il nemico, che però stavolta si voltò e la afferrò per il collo con l'intento di spezzarglielo.

Neanche in quel momento Dorothy cambiò espressione. Sul suo volto, sui suoi occhi arrossati, rimase lo stesso terrificante sguardo omicida, senza battere ciglio anche a un passo dalla morte.

Somber non perse un secondo: saltò sul tronco di un albero per darsi la spinta, impugnando la sua spada con decisione.

"Mugenyoru..." sussurrò, lanciandosi sul nemico con la lama rivolta verso il basso. Arrivò a pochi centimetri da lui appena in tempo per impedire che rompesse il collo a Dorothy. "Yoru no Kizu!" Sferrò un fendente dal basso verso l'alto che investì tutto il corpo dell'avversario.

Ma non lo aveva neanche sfiorato con la lama, bensì con tutta l'aura oscura che la circondava.

L'uomo si sbilanciò in avanti, lasciando andare Dorothy.

"Dovrei aver dimezzato il Kaika presente nel suo corpo con quel colpo d'aura oscura..." bisbigliò Somber. "Ma allora perché riesce ancora a mantenersi sospeso?!"

Sul volto del nativo innalzato tra i cieli stavolta risiedeva un'espressione furibonda. "Siete peggio degli insetti, sbucate dappertutto. Su, venite a morire, esseri effimeri!" gridò con voce tonante.

Dorothy era già sul punto di lanciarsi ancora verso di lui.

"Maledizione! Ferma, stupida!" Somber si diresse sul terreno per infliggersi un'altra spinta e provare a offrire supporto alla compagna ormai fuori di sé.

I due si gettarono verso l'avversario spaventoso da lati opposti, ma poco prima che entrassero in contatto con lui, questo fu centrato da una specie di proiettile violaceo e infuocato.

Era stato un impatto velocissimo, il suo braccio era volato via come fosse stato di cartapesta.

"Ben fatto, Danny, sparane un altro!"

I due Vulture erano sopra una palma ad almeno trecento metri di distanza, appollaiati sui rami flessibili, bene attenti a non farsi individuare né percepire dal nemico.

"Dammi un attimo, lo elimino io, quello. Non so cosa diavolo sia, ma va ucciso, questo è certo." Danny teneva poggiato sulla spalla un lungo e fiammeggiante fucile violaceo a cui aveva dato forma manipolando l'aria intorno a lui, e usava le sue biglie come proiettili brucianti.

Prese la mira, tirò un lungo respiro e, nell'intervallo tra un battito del cuore e un altro, sparò un ulteriore proiettile fatale.

Somber e Dorothy stavano facendo pressione con le loro aure ai lati dell'uomo, che ormai era impazzito, preso dal furore. Si era fatto ricrescere il braccio in un attimo grazie al suo Kaika puro e continuava a vomitare insulti e minacce, tenendo al contempo lontani i due.

"Maledetti esseri inferiori, vi ucciderò tutti e poi distruggerò il vostro paese!"

Il proiettile infuocato stavolta gli perforò il petto, mozzandogli il fiato.

Somber avvertì che le sue forze stavano per mancare, mentre il nativo già si stava rigenerando nuovamente.

"È finita per noi?" pensò, dolorante ed esausto. Poi, notò una figura sfocata sopra il nativo imbestialito. Una che conosceva. "S-Santos..?" strizzò più volte gli occhi.

Il capitano era davvero sopra la testa del loro nemico, la sua Spada d'Ebano impugnata a due mani, la lama puntata verso la sua schiena.

Antonio calò la spada, trapassando da parte a parte il nativo che si schiantò al suolo insieme a lui. Poi urlò, facendo diramare dall'arma altre lame nere, le quali attraversarono da più direzioni tutto il corpo del nemico, compresi il cranio e il torace. Dopo quell'attacco, il nativo non si mosse più.

Somber guardò Antonio, sfinito.

"È morto?"

"Sì."

Dorothy si schiantò in quel momento di schiena, priva di sensi, sul suolo umido.

Immediatamente, Somber si avvicinò a lei per valutarne le condizioni. Non sembrava ferita, aveva solo speso troppe energie per tenere testa a quel mostro, sia nervose che fisiche.

Somber la contemplò con tristezza, poggiandole una mano dietro la nuca. Aveva perduto qualcos'altro di prezioso per lei, e sotto ai suoi occhi per giunta. Continuava a soffrire sempre di più nella sua vita e Somber non era mai in grado di impedirlo: si sentiva completamente frustrato e impotente. Non sapeva come evitarlo, come risparmiarle il dolore che la coglieva ripetutamente.

"Faremmo meglio a portarle all'accampamento." consigliò Antonio in tono duro. Con sguardo affranto, teneva Amber in braccio, ancora viva ma debolissima. "Ci assicureremo che venga qualcuno per lei." aggiunse, rivolto al corpo straziato di Summer.

I due partirono insieme, le compagne ferite sulle spalle e i cuori appesantiti.

Somber pensò che era un fortuna che Dorothy fosse svenuta, risparmiandosi in quel modo di dover guardare ancora quell'immagine traumatizzante.

Trecento metri più indietro, Danny fece svanire il fucile, e si voltò verso un Masami basito.

"L'hanno ammazzato, meglio sparire adesso. C'è uno dei vecchi allievi di Fujiwara."

L'altro annuì e si limitò a caricarsi l'amico sulle spalle e partire in volo, lontano da quella zona.

Quel luogo lordo di sangue.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top