Capitolo 32

Somber osservava il mare insieme a Dorothy, seduto a gambe incrociate sul parapetto all'esterno della nave.

Erano passate tre settimane da quando avevano affrontato il primo addestramento per raggiungere gli Stadi Finali del Kaika, ed erano arrivati a livelli sorprendenti, a detta di Antonio Santos. Anche in quel momento in cui sembravano riposare, a dire il vero, si stavano allenando sul controllo del Kaika, facendolo fluire attraverso tutto il loro corpo, senza mai permettere che fuoriuscisse da esso. Se si aguzzava lo sguardo infatti, si poteva notare che le loro figure sedute brillavano leggermente di un bianco acceso.

"Ti stai distraendo, Somber?" chiese a un tratto Dorothy. "Sento il tuo Kaika scorrere più violentemente."

Lui si voltò a fissarla. I suoi occhi dorati erano luminosi a causa del flusso che stava controllando e un sorriso sereno le impreziosiva il volto.

Somber non poteva negare che fosse incredibilmente bella in quel momento.

Ma non era quello a distrarlo, per quanto potesse essere una causa validissima.

"Mi sembra di scorgere terra in lontananza. Forse stiamo per arrivare a destinazione." la informò.

Dorothy guardò meglio oltre l'orizzonte. Una scia di lontane strisce azzurrine prendeva sempre maggiore forma dalla distanza. Sembravano a tutti gli effetti un insieme di isolotti solitari nel mare. "In effetti anche a me pare di intravedere una specie di arcipelago."

Somber tacque, impassibile. Non provava ansia per lo sbarco, sentiva che i suoi progressi negli ultimi quattro mesi erano enormi, e la fiducia in sé stesso era aumentata in maniera vertiginosa rispetto all'assalto al molo.

"Chissà cosa ci aspetta eh, Somber?" insistette tuttavia la ragazza.

"Non saprei, potrebbe anche non esserci nulla."

"E non essere così noioso, insomma! Dov'è il tuo spirito d'avventura?"

"Ma sta' zitta... Concentrati, invece di disturbarmi." la chiuse il giovane.

"Che? tu, brutto..." Dorothy sospirò. "Come devo fare con te?" aggiunse, ridacchiando.

"Che vuoi dire?" Somber appariva dubbioso riguardo quell'affermazione.

"Mi sono abituata col tempo al fatto che non ti apri mai con nessuno, ma perlomeno vorrei che ogni tanto lo facessi con me, che sono la persona che ti capisce di più."

Somber la guardò, asettico nonostante fosse rimasto molto sorpreso da quelle parole.

Un tempo anche lei era fatta in quel modo, ricordava. Espressioni come quelle che aveva appena pronunciato non sarebbero mai uscite dalle sua labbra, parole così sincere, che esprimevano esattamente quello che lei provava. Dopo il concorso per Guardians era cambiata profondamente, diventando molto più solare ed espansiva, imparando a essere più spontanea e sincera con sé stessa e chi la circondava.

Con ogni probabilità era merito dei legami che lei e Somber avevano costruito, in particolare quello con i loro due più cari amici: Peter e Alex.

"Ma è davvero lei la persona che mi capisce di più?"

A Somber balenò in mente Mingtian, la ragazza con cui aveva parlato molto spesso in quelle settimane, nelle sere in cui Dorothy era da Summer e lui rimaneva solo.

Il ragazzo decise che era arrivato il momento di riferire anche a Dorothy tutte le cose che aveva detto a Mingtian. Di parlarle del rancore che serbava dentro. Dei suoi sentimenti verso i Guardians, verso lo Shihaiken, verso sé stesso.

E anche verso di lei.

Voleva dirle quanto lo avesse sorpreso il suo cambiamento e quanto anche lui avrebbe voluto potersi esprimere in quel modo. Dirle quanto era stato invidioso di quell'evoluzione.

"Sai, stavo pensando che ultimamente sei davvero cambiata, Dorothy." riuscì a bofonchiare alla fine.

Lei chinò leggermente il capo di lato con aria interrogativa. "Che cosa intendi?"

"Ehi, voi due, iniziate a prepararvi allo sbarco! Tra poche ore ci siamo." Li avvertì un ragazzo membro dell'equipaggio alle loro spalle, sbucato dalla scalinata alla destra di quella zona a tribordo del ponte.

"Ricevuto!" Dorothy scese dal parapetto in tutta fretta, lasciando Somber con le parole ancora in gola, pronte a uscire. "È il momento, Somber, andiamo a prepararci. Non vedo l'ora!"

"Arrivo, arrivo." rispose lui stancamente, guardandola andar via.

A un certo punto, Dorothy si voltò, come presa da un pensiero improvviso, e iniziò a correre di nuovo in direzione di Somber, arrivando molto vicino a lui.

"Tranquillo, parleremo. Non me ne sono dimenticata." gli sorrise, appoggiandogli una mano sul petto e fissandolo negli occhi.

Poi, si voltò ancora, i suoi lisci e lucenti capelli bianchi che ondeggiarono nell'aria, e corse verso la scalinata, sparendo alla sua vista. Il ragazzo rimase attonito per degli attimi.

"Mingtian capirà anche la mia mente..." mormorò Somber. "... ma tu capisci il mio cuore."

Non c'era un vero molo sul luogo in cui la nave attraccò, quindi fu lasciata il più vicino possibile alla spiaggia che si presentò davanti ai partecipanti alla spedizione.

Somber, Dorothy, Summer, Amber e Antonio, assieme ai membri dell'equipaggio, osservarono il luogo in cui erano giunti: il Continente orientale.

Si trattava di un arcipelago costituito da un'enorme isola circondata da tanti isolotti minori. Su quella maggiore, oltre la spiaggia tropicale, si poteva notare una fitta foresta che sembrava estendersi per parecchi chilometri.

"Finalmente ci siamo, dopo tutti questi mesi. Non posso credere di essere davvero parte di un evento così importante!" esclamò Dorothy.

"Sembra che ce la siamo cavata bene dopotutto, Goover." le disse Somber con un ghigno.

Dorothy lo fissò con aria sognante. "Già, noi di Dismal andiamo forte."

"Non gasatevi troppo, spacconi." Antonio sopraggiunse alle loro spalle, sferrando a entrambi un pugno leggero dietro la nuca.

"Maledetto! Mi hai fatto male, cafone!" si infuriò la pistolera.

"Ma dai, non fare la commedia, non ti sei fatta niente!" ribatté, voltando lo sguardo di lato, il marinaio.

"Con quella testa dura, ci credo..." gracchiò Somber.

"Che cosa hai detto?!" Dorothy era diventata rossa come un pomodoro dalla rabbia.

In quel momento Antonio e Somber, che erano intenti a scambiarsi un cinque complice dopo aver preso in giro la ragazza, percepirono una terribile e imponente presenza stagliarsi alle loro spalle, gettandoli nel più profondo terrore.

"Avete finito di fare nonnismo con Dorothy?" ringhiò Amber, con un'espressione feroce sul viso che li fece rabbrividire.

"S-scusa, cara Amber... la finiamo subito... ehi, Somber non andarten-ahh!" Amber aveva scagliato ad Antonio un calcio fortissimo sul naso.

"Così impari a essere un idiota totale." sibilò la bionda.

"P-perdonami, mia dolce Amber, non lo farò più..." sussurrò un dolorante Antonio, mentre Dorothy rideva della grossa con aria soddisfatta e un po' maligna.

"Ehi, piccola, sei pronta?" Una voce ormai ben nota, quanto amata, catturò la sua attenzione. Vide la donna dalla treccina arancione poco più in là, poggiata di schiena al parapetto con un sorriso colmo di confidenza e calore.

Era Summer. Il solo vederla trasmise a Dorothy una sensazione di felicità e familiarità, mista a nostalgia.

"Certo che sì, per chi mi prendi?" La ragazza sorrise e si mostrò orgogliosa alla sua amica speciale.

Summer ricambiò e la guardò con tenera ironia, come avrebbe fatto una sorella maggiore. "Ne sono sicura! Dormiamo nello stesso sacco a pelo stasera?"

Dorothy arrossì nella frazione di un secondo. "Certo!" esclamò, contenta, per poi approcciarsi a lei.

La compagna le cinse le spalle con il braccio e la strinse a sé, osservando l'isola approssimarsi sempre più insieme alla giovane Guardian.

"Ma guardate che piccioncine..." sussurrò Somber qualche metro più in là, anch'egli intento a osservare la terra in avvicinamento.

"Che c'è, geloso del loro rapporto? Possiamo essere come fratelli anche tu e io, i due prodi avventurieri alla conquista dell'est! Che ne dici?" Propose con un sorriso ebete Antonio.

Stava ancora tentando di evitare che Amber gli incrinasse qualche costola per il suo comportamento infantile di poco prima.

"Muori." rispose, secco, Somber.

"Sei un essere spregevole." Il capitano si mostrò alquanto rattristato, sebbene fosse chiaro che stesse esagerando come suo solito.

"Mah. A ogni modo, qualcuno ha visto Mingtian?" domandò lo spadaccino, rivolto a tutti.

"Chi?" chiesero all'unisono Antonio e Amber.

"Dovrebbe essere un membro dell'equipaggio. Capelli verdi con frangetta, mingherlina, fastidiosa..."

"Non mi sembra di ricordarla, ma sarà sicuramente nei paraggi se è dell'equipaggio. Strano però che non la tenga presente, soprattutto se è una ragazza carina come dici tu..." ammiccò Antonio, ridendo.

"Malato." commentò Amber.

"Lo sai che amo solo te!"

"E va' via, pervertito!"

"Ah!" Un altro calcio lo centrò in volto, mandandolo definitivamente al suolo.

Somber rimase pensieroso riguardo Mingtian. "Già, è strano in effetti..." mormorò.

In quell'istante arrivò il presidente Faraday, risalendo la scala che conduceva al ponte superiore, a troneggiare su tutti loro con la sua sagoma imperiosa accentuata dalla lunga veste chiara svolazzante, come la sua barba incolta.

"Preparatevi a calarvi sulle scialuppe, sbarchiamo adesso." sentenziò.

Il gruppo di Guardians scelti si calò sulla spiaggia. Tutti erano fradici fino alla vita per aver attraversato parte delle acque che li dividevano dall'isola dopo essersi avvicinati tramite le piccole scialuppe. Con l'aiuto dell'equipaggio, stabilirono insieme un grande accampamento, composto da diversi teloni, tende e casse di legno, vicino al confine con la foresta.

Dorothy e Somber rimasero stupiti dalla bellezza esotica di quel luogo, apparentemente incontaminato dall'attività umana. La natura dominava incontrastata tra palme, platani, salici e altri alberi esotici, oltre che varie piante a loro sconosciute. Almeno in quel frangente non colsero segni di civiltà, tantomeno di presenze umane, nemmeno dopo aver attivato il Vision Kaika nei paraggi.

Se così fosse stato, colonizzare il Continente orientale sarebbe stato una passeggiata, pensò Dorothy, osservando l'estesa giungla dinanzi a lei.

Mentre il presidente Faraday discuteva qualcosa con Antonio e Amber nei pressi della riva, iniziava ormai a farsi sera, e tutti si preparavano a dormire, montando tende e piazzando sacchi a pelo qua e là.

Somber stava sistemando il suo, quando notò qualcosa muoversi tra i cespugli al confine con la foresta, seguito da un rapido fruscio. Il ragazzo strizzò gli occhi per vedere meglio, ma non riusciva a distinguere nulla a parte la fitta vegetazione. Nemmeno stavolta avvertì presenze ostili con la sua aura.

"Avrò visto male? Forse è la stanchezza." pensò.

"Tutto bene, Somber?" Dorothy lo stava guardando da un po', stranita, accanto alla tenda in cui avrebbe dormito, che affiancava la sua.

"Sì, non è niente, credevo di aver visto qualcosa." si affrettò a tranquillizzarla.

"Ok. Ricorda che noi due dobbiamo sederci a parlare, non mi sfuggi." scherzò lei.

"Certo che non molli, eh?"

"No, se ti chiudi ancora in te stesso ti ammazzo." gli puntò contro la pistola per scherzo. "Bang."

"Devo ridere?" sbottò Somber con un'espressione annoiata.

"Sì, devi farlo." controbatté Dorothy, sarcastica.

"Ma senti questa, è diventata una commediante..."

"Dorothy! Vieni a dormire?" Summer la stava chiamando, dalla sua postazione alcuni metri più avanti.

"Arrivo!" gridò lei. Si voltò un'ultima volta verso il compagno, allegra. "Domani esploriamo la zona boschiva insieme, ho sentito che il presidente Faraday vuole dividerci in coppie di due persone."

Somber le rivolse un cenno d'assenso e le augurò la buonanotte.

Arrivata nella tenda di Summer, non molto lontana dalla foresta, Dorothy si mise comoda nel sacco a pelo di fianco a lei.

"Ti va di ascoltare qualche altra storia sulla tua famiglia, stupidona?" le chiese Summer, facendole il solletico.

"Sì, per favore!" rispose Dorothy, ridendo entusiasta.

Summer cominciò a parlarle con tono evocativo di come sua madre, Milly Goover, tenesse un piccolo orticello con dei girasoli nel giardino sul retro di casa, e di come lei da piccola ci giocasse sempre quando andava a trovarla, facendo preoccupare la signora Goover per quei poveri fiori delicati.

"Ero proprio una peste all'epoca!" ridacchiò Summer. "E tu cercavi sempre di starmi dietro con quelle piccole gambe... che pazienza, avevano i tuoi genitori con me. Eh già, Ryoga e Milly erano proprio due persone gentili..." Terminò la frase con un pizzico di amarezza.

Si sporse verso Dorothy, accorgendosi che nel frattempo si era addormentata, il viso rilassato e sereno. Doveva essere proprio esausta per la giornata passata ad allenarsi ininterrottamente con il controllo del Kaika.

La ragazzina si voltò sul fianco, verso Summer, appoggiando inconsciamente il viso sul suo petto.

"Mamma..." sussurrò nel sonno.

Summer non poté fare a meno di versare una lacrima, stringendo Dorothy più forte a sé. Pensò che quella ragazza non meritasse la vita da orfana e priva d'amore che aveva condotto per molti anni, senza nessuno che la amasse.

Somber aveva deciso di dormire all'aperto, perché lo faceva sentire meglio. Gli aveva sempre trasmesso un senso di maggior libertà, fin da quando era piccolo. Guardare il cielo da solo lo rasserenava, specie se intorno le ombre della notte lo celavano alla vista altrui.

Di tanto in tanto, osservava con malinconia la tenda dove si trovavano Dorothy e Summer. Una punta di invidia lo colse ancora, per quel rapporto così bello e speciale che lui non sapeva nemmeno come descrivere, ma da cui in un certo senso si sentiva attratto. Come un lupo solitario che scruta da lontano la complicità di un branco di suoi simili.

Sospirò e chiuse gli occhi, tentando di addormentarsi. Nemmeno un minuto più tardi, avvertì un lieve fruscio insinuarsi nel suo sacco a pelo.

Si voltò piano sperando non fosse un serpente o un ragno, ma davanti a lui si presentò il volto sornione di Mingtian, quasi incollato al suo.

Per poco non saltò fuori dal sacco a pelo per la sorpresa.

"Caspita, ti ho spaventato, Somber? Sono davvero così brutta, allora?" chiese lei, il solito tono malizioso ben accostato al viso furbetto.

"Esci dal mio sacco a pelo, maniaca!" esclamò Somber.

"No."

"Maledetta... che vuoi a quest'ora?"

"Mi eri sembrato così triste... così sono venuta qui a consolarti." La voce della marinara era vellutata mentre pronunciava quelle parole. Tanto da provocargli un lieve rossore che però scacciò subito, scuotendo la testa per ritrovare in fretta la razionalità.

"Sei ambigua, lo sai, vero?" borbottò il ragazzo.

"Vorresti che ci fosse Dorothy qui di fianco a te, ho ragione?" chiese Mingtian, senza mezzi termini.

"Non dire stupidaggini, per favore. Non c'è niente del genere tra me e lei. Né ci sarà." replicò in tono secco Somber.

"Se lo dici tu... allora me ne resterò qui. Perdonami se non sono la dolce Dorothy." Lei finse di rammaricarsi in un lamento totalmente fittizio.

"Fa' silenzio. Puoi restare, ok? Ma lasciami dormire."

"Oh, tranquillo, non ti darò alcun fastidio, caro Somber." Detto questo, Mingtian cinse il ragazzo con le sue esili braccia e appoggiò il viso sulla sua schiena.

Somber sospirò, esausto. "Ma cosa ho fatto per farti incollare così a me?"

"Non lo so. Tu che mi dici?"

"Dico che hai rotto. Notte." Concluse Somber senza ammettere repliche.

"Notte a te." mormorò con dolcezza Mingtian, stringendosi ulteriormente a lui.

Somber si concesse un altro breve respiro, ma la lasciò fare. In fondo, che c'era di male? anche Dorothy era in compagnia.

E lui era stufo di dormire da solo.

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