Capitolo 19

Peter, Alex, Dorothy e Somber erano nel cortile ad aspettare che iniziasse lo scontro finale del torneo della South Arena. Avevano passato una notte tranquilla a riposare nelle loro camere, cercando di dimenticare tutti gli spiacevoli avvenimenti del giorno prima. Era una mattinata tranquilla, con un cielo macchiato da poche nuvole e una piacevole brezza che scompigliava loro i capelli.

"Ma perché dobbiamo per forza rimanere fino alla fine?" si lamentò Peter, guardando con noia il cielo terso dal prato su cui era seduto a gambe incrociate.

"Allora è proprio vero che sei un idiota, ne hai appena dato la certezza. Come ci consegnano il premio in denaro se ce ne andiamo, bellimbusto?" lo provocò Somber, in piedi lì vicino a braccia conserte.

"Che hai detto, razza di nanetto da giardino oscuro?!"

"Ti uccido seduta stante."

"Dai, vieni. Ti aspetto!"

"Calmatevi, campagnoli da due soldi." subentrò Dorothy, che si era comprata una granita da un piccolo chiosco accanto all'arena.

"E tu che vuoi, eh?" gracchiò acidamente Peter.

"Ma chi ti credi di essere, non parlarmi così!" sbraitò lei.

Alex intanto assunse un'espressione spaesata, fino a quel momento perso nei suoi pensieri con un sorrisetto pulito in viso. "Dai, ragazzi, la gente ci guarda..." provò a calmarli, ridacchiando.

"Sta' zitto, Alex!" gli urlarono contro i due, mentre lui si massaggiava la nuca, intimorito.

Proprio quando le cose stavano per concludersi con una sanguinosa battle royale, arrivò il maestro Fujiwara, accompagnato da Lily e Marcus.

"Ehi, Marcus, Lily!" li chiamò, gioioso, Peter.

"Salve, ragazzi." salutò con calore Marcus, mentre la partner provava da un po' a salirgli sulle spalle.

"Vedo che ti sei ripreso del tutto." gli si rivolse Dorothy. "State andando via?"

"Proprio così, Lily ha già ricevuto il suo premio e pensavamo di andare a Gloomport Town e provare ad affittare un appartamento per avviare la nostra attività, sapete..."

"Sarà fantastico, Marcus! Noi contro il crimine!" esclamò, raggiante, Lily.

"Non faremo niente di così eclatante. Per chi mi hai preso, eh, ragazzina?"

"Ti ho detto di non chiamarmi così, Marcus!"

"E vuoi fare piano? Guarda che non mi sono ancora ripreso del tutto, non salire sulle mie spalle!"

"Vi auguro la migliore fortuna." affermò Alex, sorridente.

"Beh, io li accompagno. Sapete, conciati così è pericoloso affrontare un lungo viaggio. Sono tempi agitati, questi." spiegò Taiyo. "Dunque, vi saluto qui, miei allievi. Non ho parole per esprimere quanto io sia fiero di voi, di tutti voi. Siete maturati tantissimo e avete affinato la vostra tecnica. Là fuori c'è un mondo che sicuramente ha bisogno di persone del vostro calibro, affrontatelo a testa alta e con coraggio: è questo il mio ultimo insegnamento, Peter, Alex, Dorothy e Somber."

Commossi, i quattro lo abbracciarono uno a uno, a parte Somber, che si limitò a stringergli la mano. Lo guardarono allontanarsi insieme a Marcus e Lily, che alla fine era riuscita a salire sulle spalle del compagno e continuava a chiacchierare senza sosta.

"Penso che siamo stati fortunati a conoscerlo, ragazzi." Peter aveva un'espressione allegra stampata sul viso.

I quattro amici tornarono sugli spalti. La finale ormai era alle porte e iniziarono a prendere posto. Alex notò che sul sedile accanto a loro era accomodata una ragazza dai capelli rosso chiaro con sfumature gialle che conosceva, poiché l'aveva affrontata proprio al torneo giusto un paio di giorni prima.

"Karen!" la salutò.

"Oh! Ciao, Alex..." rispose lei, guardandolo con una malcelata ammirazione. "Ci incontriamo di nuovo, eh?" aggiunse, avvicinandosi a lui.

"E-ehm, ecco... s-sì..." disse il giovane, imbarazzato, mentre Karen continuava a fissarlo intensamente.

"Ehi, Karen, non dovresti aver già ricevuto il tuo premio?" intervenne Dorothy, dividendo i due.

"Dorothy! Anche oggi sei fantastica!" si complimentò Karen.

Dorothy rise, orgogliosa. "Ma no dai, non esagerare, che dici..."

"Non esaltarti troppo, oca." punzecchiò Alex.

"Come osi!" Dorothy lo strinse con una presa al collo, un ghigno furbo e scherzoso sul volto. Ormai aveva capito cosa significassero quelle frecciatine che le riservava di tanto in tanto, attirando la sua attenzione.

"Comunque sì, ho avuto il premio ma la finale non voglio perdermela, c'è da imparare, sapete?" rispose alla fine Karen.

"Da quei due qualcosa impari osservandoli, poco ma sicuro." concesse Peter, che aveva ascoltato la conversazione in silenzio. Karen annuì con convinzione, felice dentro di sé, di poter vivere quell'esperienza insieme a qualcuno con cui commentarla.

Intanto, l'incontro stava per iniziare, come la presenza di Connor e Lux sul ring preannunciava.

"Ci siamo." proclamò Alex.

"Che emozione!" aggiunse Karen, stringendogli il braccio, mentre Dorothy la guardava un po' contrariata di sottecchi.

"Anch'io potrei stringergli il braccio, ma non sono così plateale..." pensò. "Ma in fondo mica penso a lui in quel modo. No, assolutamente no..." si corresse subito.

Anche se quel loro momento intimo in infermeria, che per adesso lei provava a evitare nei suoi pensieri, confutava quella sua tesi senza discussioni. Non era ancora sicura di sentirsi pronta per certe cose, questo era sicuro.

E intanto, nella sua testa, riprendevano vita scene censurate, oscure e orribilmente vivide. Scene che scacciò via scuotendo la testa il più in fretta possibile.

L'arbitro, vestita più elegante del solito per quell'occasione, nel suo luccicante smoking bianco, annunciò l'inizio dell'incontro. "Signore e signori, diamo dunque inizio alla tanto attesa finale del torneo della South Arena: Connor contro Lux!"

I due guerrieri si studiarono per qualche secondo. Lo scontro era iniziato.

"Non avrei mai creduto che tu potessi truccare i sorteggi, rischiando di sfidarmi in finale pur di non farmi affrontare quei quattro, Connor." esordì Lux.

"Uno l'hai affrontato, però, mio malgardo... ti ha anche fatto sudare." punzecchiò l'altro, mellifluo.

"Senti chi parla." Lux cosparse le sue mani d'oro, pronto ad attaccare. "Ora non puoi più scappare, però. Morirai qui." minacciò.

"Vieni." si preparò Connor.

Un coltellino dorato gli trapassò improvvisamente la gamba destra, facendolo barcollare.

All'inizio Connor sembrò sorpreso, poi capì. "Devi aver lasciato poco prima dell'incontro un oggetto d'oro sul ring, così da manipolarlo a inizio battaglia. Sei sempre stato sleale, Lux." constatò, sogghignando nervosamente.

"Un piccolo anello. Questa non è una battaglia leale, amico mio. Questo è un assassinio." confermò Lux. Dopodiché, si gettò su di lui, dando forma a una lancia dorata tramite uno strato di metallo che gli rivestiva il braccio, per finirlo.

Connor creò una fitta rete di arbusti per tenerlo a distanza, cosicché Lux cominciasse a farsi strada tra di essi con la sua lancia.

"Non puoi evitarmi, Connor! Oggi morirai!" urlò.

Uno spesso tronco di legno apparve all'improvviso tra gli arbusti, Lux lo vide all'ultimo momento e riuscì a schivarlo di pochissimo, ma un istante dopo un fascio d'erba uscito dall'indice di Connor si avvolse attorno al suo braccio e lo trascinò verso l'avversario, che lo centrò al volo con un pugno nel petto.

Lux accusò il colpo e grugnì per il dolore, arretrando.

"Anche tu dovresti fare attenzione, assassino." lo provocò Connor.

"Bastardo..." Lux digrignò i denti per la rabbia. Alzò dunque al cielo la mano libera e fece condensare l'oro che la ricopriva sopra Connor, poi lo indirizzò sotto forma di frecce dorate verso di lui.

"Golden Rain!" esclamò.

Connor danzò tra le frecce d'oro, schivandole tutte con maestria, e deviandone tre verso Lux con i suoi rapidissimi fasci d'erba.

L'altro riuscì a bloccarle, ricoprendo il suo braccio d'oro. Poi, le staccò e le usò per rivestire l'altro braccio e lanciarsi su Connor, in modo da attaccarlo direttamente.

Il mercenario e l'assassino si scambiarono attacchi poderosi in un combattimento corpo a corpo. Lux assestò una scarica di ganci e montanti a Connor, che riuscì a schivare e a minimizzare i danni, usando alla perfezione il proprio corpo per parare i potenti colpi dorati dell'avversario, quando andavano a segno.

L'assassino riuscì a percuoterlo con un calcio nella caviglia, Connor si piegò per un attimo, ma poi afferrò le mani dell'avversario con i fasci d'erba creati da tutte le sue dita e lo fece rovinare a terra, impattandolo poi al volo con un montante dal basso verso l'alto prima che il suo volto toccasse il suolo.

Lux sanguinò dal naso e usò i fasci legati alle sue mani per spingere via Connor, il quale fu costretto a ritirarli di nuovo a sé.

"Che scambio di colpi incredibile..." mormorò Peter, con ammirazione.

"Infatti." si trovò d'accordo Somber. "Il loro è tutto un altro livello. Dovreste essere fieri di aver tenuto loro testa anche solo per un po', tu e Alex." Dentro di sé, il ragazzo non si paragonava ai due amici. Sentiva un po' di vergogna per essersi lasciato convincere da Connor ad arrendersi contro Lux.

Aveva anche provato a resistere all'inizio, ma in seguito il consiglio del mercenario si era rivelato sensato. Somber si sentiva piccolo e debole. Ma anche determinato a raggiungere il livello di quei professionisti, quei maestri del Kaika, un giorno.

"Dovremmo essere grati di non essere morti, più che altro." Peter riuscì con una semplice frase ad alleggerire il suo umore cupo. Difatti, Somber abbozzò un ghigno.

"Hai ragione." concesse, in uno sbuffo ironico.

Karen invece era ignara ed entusiasta. "Forza, continuate! Siete fantastici!" gridò, mentre strattonava con trasporto il povero Alex accanto a lei.

Sull'arena, Lux scrutò Connor con aria complice. "Sei sempre il re dei corpo a corpo, non c'è che dire, come quando eri nella Squadra d'Esecuzione. Sarebbe quasi un peccato ucciderti... d'altra parte, gli ordini sono ordini. Nessuno ci lascia senza pagare, lo sai."

"A ogni modo, non tornerei mai con voi, potete mandare chi volete." rispose Connor.

"Io basto e avanzo, credimi. È ora che tu muoia, Connor." Lux concentrò tutto l'oro presente sul suo corpo tra le mani, formando gradualmente l'immagine mastodontica di un enorme grifone d'oro nell'aria sopra di lui. "Di' addio a questo mondo." Il killer si fece serio.

"Golden Griffin!"

Il grifone d'oro si fuse, diventando bollente, e precipitò su Connor. Metà dell'arena si trasformò in un inferno dorato. Il pubblico trattenne il fiato.

"Dubito troveranno un corpo integro sotto quell'oro fuso, che fine penosa per il grande assassino Connor Gray..." sogghignò Lux.

"Ti ho già detto che non sono più un volgare assassino come te."

Lux sobbalzò. Non poteva credere ai suoi occhi. Connor era emerso dal mare d'oro fuso, illeso e sorridente.

"Ma com'è possibile?!" gridò con frustrazione.

"Effettivamente, pensavo davvero di essere spacciato stavolta. Ma avevo un asso nella manica, conoscendo le tue abilità. Un attimo prima che l'oro fuso fluisse su di me, mi sono completamente steso a terra e ho coperto il mio corpo con una pianta speciale: un cipresso. Alberi meravigliosi... La forma affusolata della loro chioma fa sì che non si accumulino foglie morte tra le fronde, e aiuta a dissipare il calore. Inoltre, trattengono l'acqua come una spugna: un'ulteriore barriera contro le fiamme e le alte temperature."

"Ma che?!" Lux appariva incredulo.

"Naturalmente, l'oro fuso ha una temperatura davvero elevata, intorno ai mille gradi centigradi. Ma i cipressi possono resistere a incendi ben peggiori. Ciò non toglie che, nella fretta, in parte sono stato investito dal tuo oro." concluse Connor, mostrando le tre dita finali della mano destra orribilmente ustionate, nere come il carbone.

"Immagino non mi serviranno più." sentenziò, tagliando via le tre dita con un unico colpo secco, attraverso l'Hardening Kaika.

Lux assunse un'espressione quasi isterica. "Sono ancora in vantaggio, questo non conta nulla! Non andrai lontano con quelle ferite, Connor!" esclamò.

"Mettimi alla prova, assassino." bisbigliò il nemico, sadico.

Lux richiamò alla svelta l'oro fuso a sé, ma l'altro era già partito verso di lui, superando l'ammasso di metallo informe. Con l'oro così lontano dalla sua portata, gli attacchi del killer non erano immediati.

Mentre correva, Connor gettò dai polsi delle radici su Lux, immobilizzandogli le gambe. Intanto, l'oro alle sue spalle aveva acquisito la forma di una lancia e si muoveva inesorabile in direzione della sua schiena.

Il mercenario balzò con una capriola all'indietro, evitando la lancia e afferrandola in un attimo con un fascio d'erba che fece uscire dall'indice.

Atterrò di fronte a Lux.

"Quando si compie un omicidio, l'ultima cosa che bisogna fare è parlarne, Lux. Questo era il mio assassinio fin dall'inizio, e tu ne eri la vittima." mormorò Connor, trapassandolo da parte a parte con la lancia dorata.

Lux emise un gemito soffocato, un orribile suono premonitore di morte, e stramazzò al suolo.

L'arbitro si precipitò accanto a lui per verificarne le condizioni. "È ancora vivo, chiamate i soccorsi!" gridò.

Poi, tra il panico generale, mentre accorreva la squadra medica, si voltò verso Connor. Era uno spettacolo terrificante, con i vestiti strappati e bruciati, tre dita in meno, il corpo insanguinato e sul viso ancora un'ombra omicida che metteva i brividi.

"Q-questo vuol dire che il vincitore del torneo della South Arena è Connor Gray!" annunciò a voce alta, anche se scossa.

Dopo momenti di panico, in cui Lux venne trasferito in tutta fretta in sala operatoria, l'arena fu fatta sgomberare in attesa delle premiazioni.

I quattro amici e Karen, ancora turbati, attesero all'interno dell'arena nell'area bar, che si trovava nell'ala ovest, per riprendersi dal crudo scenario a cui avevano assistito.

Dopo più o meno un'ora, furono chiamati per ricevere le loro ricompense. Karen, come Lily, aveva già ricevuto sottoforma di assegno seimila monete d'oro per essere arrivata al primo turno.

Peter, Alex e Dorothy ricevettero, caricati sulla loro licenza Guardian, settemila monete d'oro da cambiare in Kin per aver raggiunto i quarti di finale. La ragazza era la più entusiasta tra tutti nel ricevere denaro.

Somber e Satyria se ne erano guadagnate ottomilacinquecento per aver partecipato alle semifinali, mentre Lux, in cura intensiva, novemila.

Al vincitore, infine, ovvero Connor, vennero consegnati diecimila pezzi d'oro.

Così, giunse al termine il torneo della South Arena.

Karen salutò nel cortile i quattro amici, abbracciando calorosamente Alex e anche Dorothy, che ormai considerava sua grande amica.

"Ma cosa intendi fare con la tua ricompensa?" le chiese Peter, curioso.

"Mi piacerebbe viaggiare e conoscere posti nuovi, credo proprio che rimetterò a nuovo il vecchio camper di mio padre e visiterò diversi luoghi." rispose lei, tutta pimpante. Dopodiché, si congedò con un cenno e se ne andò.

Peter, Alex, Dorothy e Somber capirono che probabilmente anche loro dovevano salutarsi lì. Erano sì grandi amici, ma avevano obiettivi e aspirazioni diverse per il loro futuro. Ed era giusto che fosse così.

Dorothy salì sul muretto del cortile con un'espressione serena e appagata sul volto. "Mi raccomando, fatevi sentire, ragazzi, ci conto!" disse, allegra.

"Sicuramente una volta al mese." scherzò Alex.

"Alex!" si lamentò lei, ridacchiando.

"Credo che io e Alex staremo insieme ancora per un po', dividendoci le eventuali spese, per comodità." informò Peter con aria convinta.

"Da solo non vali niente, eh?" provocò Somber.

"Sta' zitto, nano."

Somber sbuffò, sarcastico.

"Allora... è il momento." concluse Dorothy. I quattro si salutarono. La ragazza abbracciò stretti Alex e Peter, e si scambiò un gesto d'affetto con Somber.

"Mi raccomando, state attenti." raccomandò, con voce un po' tremante.

I giovani Guardians intrapresero strade diverse, ma a cuor leggero. Perché erano convinti, dentro di loro, che più avanti si sarebbero incontrati ancora.

Saga del Torneo della South Arena - Fine.

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