Capitolo 130
La polvere spirava nell'aria, sollevandosi dalle zolle marroni chiazzate da sfumature arancio del campo di morte, e avvolgendo come una barriera eterea le due figure erette che si fronteggiavano con orgoglio, lo sguardo dell'uno schermato dalle pupille dell'altro.
Attorno, quasi tutto taceva, persino i guerrieri ormai ridotti a meno della metà rispetto all'inizio degli scontri erano quasi del tutto immobili a osservare i protagonisti della scena, isolati dalla mischia.
Le braccia di Peter erano tese e mostravano tutta la loro tonicità, teneva i pugni stretti e una furia matura, fredda nonostante l'ardore, albergava negli occhi blu scuro, due stelle che emanavano la propria energia rovente nell'anima del nemico.
Kojiro dal canto suo non pareva minimamente scosso da quella intrusione improvvisa, proprio nel momento di maggiore dominio sul campo da parte sua. Le sopracciglia inarcate denotavano un cruccio ostentato, e la sua espressione appariva ironica come sempre, sebbene in essa si nascondesse una piccola apprensione, forse inconscia.
Dorothy e Alex, così come Larina, feriti com'erano, riuscivano solo ad ammirare in silente contemplazione la sagoma lucente di Peter brillare come la personificazione stessa della speranza. Era giunto lì per aiutarli in quel momento disperato, nonostante non fosse più un Guardian. Nonostante avesse sofferto per colpa di questi ultimi. L'aveva fatto perché li amava.
Era questo Peter: una persona fedele a sé stessa e a ciò che riteneva importante. Una che avrebbe distrutto ogni minaccia verso la serenità sua e di chi lo circondava. Tanto caldo e amabile, quanto terrificante a seconda del punto di vista.
"Ebbene, tu saresti?" esordì Kojiro, sogghignante.
In tutta risposta, Peter mosse un passo in avanti e sprigionò un soverchiante Kaika tutto intorno a lui. Il blu elettrico impetuoso si mescolò al grigio del vento in un'energia tempestosa.
D'un tratto, dopo aver accennato un altro passo, una strana distorsione vibrò nell'atmosfera e Peter sparì.
Kojiro spalancò appena le palpebre, stranito. "Cosa..." riuscì a malapena a sussurrare, un attimo prima che il nemico apparisse davanti a lui, e lo tramortisse in pieno volto con un gancio fulmineo che gli deformò la guancia e gli torse il collo.
Lo spadaccino fu scaraventato per vari metri all'indietro, rotolando diverse volte sul terreno, finché non arrestò la caduta piantando a fondo gambe e mani nel suolo. Alzò il viso, e si ritrovò con sgomento Peter di nuovo davanti, come apparso dal nulla. Proprio come faceva lui.
"Questo era per Marcus." tuonò. "Puoi chiamarmi Nozomu Araumi, se proprio ci tieni a darmi un nome. Ti ricorderà qualcosa, immagino." Il giovane lo fissò con sprezzo dall'alto, imperioso.
"Araumi?" pensò Kojiro, mentre faceva leva sul ginocchio per rimettersi in piedi. "Sarà un sopravvissuto? No, i Guardians li sterminarono tutti, non può essere. Ora che ci penso, però, quella ragazzina che consegnai a Peste Nera e Kiryuu aveva con sé un bambino quando fuggì. Sarà davvero lui?" L'immagine di Misty, ormai più di quindici anni prima, che stringeva gelosamente al petto quel fagotto gli balzò alla memoria, nitida. In effetti, non si era mai saputo nulla sul suo conto. Era lecito pensare che fosse stato tratto in salvo, sopravvivendo.
"Inoltre, poco fa ha davvero usato la mia stessa tecnica? Com'è possibile?"
Kojiro si raddrizzò e fissò con curiosità Peter, la spada penzolante lungo il fianco sinistro. "Quindi, a quanto pare ne è sopravvissuto uno, perfetto. Sarà mio compito porre ufficialmente fine a quella sventurata stirpe." esibì un sorriso mellifluo, al quale l'altro restò impassibile.
"Andiamo a regolare i conti altrove." si limitò a ribattere Peter. "Qui saremmo disturbati dal trambusto."
"Per me non c'è problema. Tornare con la tua testa spezzerà una volta per tutte il morale dei tuoi compagni e dei Guardians, insieme alle loro speranze. Sempre se la battaglia non sarà già conclusa in nostro favore, per allora." Kojiro avanzò di appena qualche passo. Poi, senza dare a Peter il tempo di reagire, si materializzò alle sue spalle e provò ad afferrargli la nuca con una mano, ma lui parò con un avambraccio, voltandosi di scatto.
Ciononostante, l'obiettivo di Kojiro era un altro. Entrambi infatti sparirono assieme in una distorsione spaziale a sorpresa, verso un luogo lontano, isolato.
"S-sono spariti, adesso si affronteranno?" chiese Dorothy.
"Non c'è tempo, forza, sbrigati a guarire Karen! Sta perdendo molto sangue!" la richiamò Alex, un occhio chiuso e sanguinolento per il precedente attacco di Kojiro. "Io cercherò di coagulare la ferita alla gamba di Larina con il gelo!"
Yuki nel frattempo era stato circondato dalle forze Guardians che gli impedivano di raggiungerli, e stava usando la sua abilità per liberarsene, travolgendo ogni nemico coi suoi flussi di cera liquida ad ampio raggio. Era il momento giusto per riprendersi e tornare a combattere, aspettando notizie dallo scontro tra i due guerrieri dileguati. Con ogni probabilità, l'esito avrebbe influito sull'intera battaglia. Ma loro dovevano contribuire a rendere le condizioni per la vittoria favorevoli con le forze di cui disponevano.
"S-sì!" Dorothy scosse la testa con veemenza, svegliandosi dal torpore in cui era caduta dopo l'arrivo insperato del compagno. "Dobbiamo avere fiducia in Peter. Ovunque sia, sono sicura che vincerà!" disse, poggiando le mani sullo stomaco di una semicosciente Karen per lenire il suo dolore. "Resisti!"
Mentre la luce scaturita dai suoi lisci palmi irradiava la pancia dell'amica con il suo baluginio, Dorothy volse il capo verso il punto in cui quei due erano svaniti, avvertendo una fitta allo stomaco per la terribile ansia che si era impadronita di lei. Sperava con ogni fibra del suo essere che sarebbe stato il suo caro amico a fare ritorno. Voleva che tutto finisse: quella guerra che troppo a lungo aveva ammorbato il mondo che lei si era creata, che aveva stroncato troppi legami che considerava vitali, a partire da Takeshi, fino ad arrivare ad Antonio. Era ora che volgesse al termine, e avrebbe dato tutto perché ciò si avverasse.
"Forza, Pete." sussurrò, schiudendo gli ormai stanchi occhi d'oro.
Peter e Kojiro si fronteggiavano, dritti e impettiti, lo spirito guerriero forgiato nelle braci ardenti che risiedevano all'interno dei loro sguardi. Erba secca oscillava sotto i loro piedi al vento impetuoso che spirava intorno alla radura dove si erano ritrovati, in seguito al teletrasporto che li aveva coinvolti entrambi. Gli olmi che punteggiavano la zona emettevano un sordido fruscio, macchiato dal gracchiare di alcuni corvi che infestavano il luogo e volteggiavano in cerchio sopra i capi dei due combattenti.
Il ragazzo dall'arruffata chioma castana si guardò attorno con fare interrogativo, le pupille avvolte dal grigio opaco del nemico non lo abbandonavano per un secondo. La punta della sua spada corta sfiorava i ciuffi verdi sul terreno, ancora bagnata dal sangue di Takao e del presidente Joshua Faraday.
"Ti ho condotto in una piccola radura a più o meno un chilometro dal fronte di Haru, se te lo stessi chiedendo." iniziò Kojiro, sorridente, gli occhi serrati. Imperturbabile. "Sembrava tu fossi piuttosto arrabbiato quando mi hai sferrato quel pugno, accidenti! Sei un duro, eh? Che paura..." Si finse spaventato, ostentando un tono acuto e lamentoso. "Ma, comunque sia, credo tu stia combattendo dal lato sbagliato, sai?"
Peter indurì i muscoli e aggrottò la fronte, trattenendo la rabbia all'interno. "Cosa stai blaterando?" gli concesse di spiegare. Il tono di voce recava con sé la più impetuosa delle tempeste.
L'altro schiuse le palpebre, mellifluo. "Prima hai detto di essere un superstite degli Araumi, non è così? Ebbene, dovresti sapere che furono i Guardians a sterminare tutto il tuo popolo senza pietà, di certo non io, né lo Shihaiken, di cui tra l'altro gli Araumi erano parte. Inoltre, non mi sembra tu sia un Guardian, le mie spie non mi hanno mai parlato di uno come te, me lo sarei ricordato. Eppure, hai qualcosa di familiare, sai...?" Kojiro si grattò il mento, pensieroso. "A ogni modo, ciò che sto dicendo è che non hai alcun interesse a combattere contro di me. Perché invece non passi dalla nostra parte? Se dovessi farlo, ti prometto che una volta conquistato il Continente centrale non farò nulla né a te, né ai tuoi amici. Potrai vivere in pace, come se niente fosse. Non è forse la prospettiva migliore?" propose, il suo volto e la sua voce erano colmi di un'eloquenza fuori dal comune. Una che non ci si aspetterebbe mai dal suo aspetto del tutto ordinario.
Peter, nonostante ciò, digrignò i denti, infuriato a quelle parole da parte del subdolo uomo che aveva di fronte. "Unirmi a te? Vivere in pace? Smettila di far uscire tante cazzate da quella tua bocca di merda." Tuonò. Il Kaika elettrico e ventoso attorno a lui accrebbe d'un tratto la sua mole, tingendo l'aria d'un intenso cobalto. "Le due cose non potranno mai coesistere. Il tuo nome era nel diario di Akira Araumi, tra coloro che la catturarono e torturarono per anni. Hai ucciso Marcus, un mio caro amico. Per colpa della tua fazione è morta Mary-Beth, la mia maestra. Hai ridotto in fin di vita Karen, e assassinato brutalmente il presidente della nazione in cui ho sempre vissuto. Il terrore dilaga ovunque a causa tua e delle tue manie di grandezza. Dimmi, perché cazzo dovrei darti retta? Per me non sei altro che un bersaglio da eliminare dalla faccia del pianeta, feccia!" Le sue parole erano ormai un ruggito furioso, che per qualche breve attimo spaventarono istintivamente Kojiro. Lui che non aveva mai avuto paura di nessuno in vita sua, eccetto Joshua Faraday e Fujiwara Taiyo.
Lui, che era nato superiore agli altri di natura. Con un'abilità e un potere impareggiabili. Destinato a primeggiare da sempre.
Aveva schiacciato ogni suo nemico con estrema facilità, fin da quando aveva appreso l'Energia Oscura da solo, già in età adolescente. Nessuno poteva reggere il suo confronto, e l'Esercito Guerrigliero rappresentava il palcoscenico per mostrare a tutti la sua superiorità innata. Non aveva importanza che strana influenza avvertisse in lui, avrebbe spazzato via come un insetto anche quel ragazzo che osava abbaiargli contro. Faraday rappresentava l'ultimo ostacolo alla sua vittoria, e ora se n'era sbarazzato con una mossa geniale. Mancava pochissimo al suggellamento del suo dominio.
Non avrebbe certo ceduto alla minaccia che sentiva provenire da quell'essere inferiore.
"Come preferisci, Nozomu Araumi... Allora, spero che tu sappia davvero come usare il potere che per caso condividi con me." ridacchiò. "In caso contrario, sta' tranquillo: non amo infierire sulle mie vittime. Sarò veloce."
Peter sogghignò a sua volta, il viso virile che mostrava un'espressione quasi indemoniata per la volontà di lottare che lo contraddistingueva. "Non ce ne sarà bisogno, stai per restituire tutto il sangue che hai versato con gli interessi, Kojiro."
I due guerrieri si scambiarono qualche ultima occhiata fugace. Poi, in un lampo improvviso, entrambi sparirono.
Un impatto tremendo segnalò il punto in cui si scontrarono, nel mezzo dello spazio che un secondo prima li divideva. La lama di Kojiro premeva contro l'avambraccio indurito dall'Hardening Kaika di Peter, la collisione emise un'onda d'urto immensa che si espanse per tutto l'ambiente, scompigliando capelli e vesti dei contendenti.
Kojiro continuava imperterrito a sorridere con estrema sicurezza, contrastato dall'espressione seria e concentrata dell'avversario. Quest'ultimo sferrò un diretto sinistro gonfio d'energia elettrica con cui tentò di centrare il naso del nemico, che però si dissolse ancora, riapparendo alle sue spalle, la spada protesa per trapassargli la schiena.
Il pugno di Peter, tuttavia, passò attraverso un portale dimensionale che aveva creato proprio un attimo dopo averlo sferrato, prevedendo la mossa dell'altro, e spuntò fuori dal varco d'uscita posto proprio accanto alla guancia di Kojiro. La mano del ribelle si frappose tra le nocche del ragazzo e la sua faccia, riuscendo a stento a bloccare quel portentoso impeto. Il suo palmo risentì comunque dell'impatto e si annerì per le bruciature trasmesse dalla scarica elettrica.
Digrignò i denti, e cercò di tagliare via la mano di Peter, che fu ritratta ancora dal portale, tornando al punto d'origine. Subito il giovane scagliò senza attendere oltre un flusso impetuoso di vento sul quale trasmise anche l'elemento elettrico dal lato sinistro del corpo. Voleva prendere di sorpresa Kojiro con una tecnica consecutiva a quella precedente.
La lama dello spadaccino tagliò a metà il flusso, che si infranse alle sue spalle con uno schianto tonante, aprendo profonde buche nel terreno. In mezzo al fumo, si accorse che Peter non era più nella posizione iniziale. Strizzò gli occhi, cercando di scovarlo nel circondario, avvalendosi anche del Vision Kaika.
Lo percepì proprio sopra di lui.
Un altro varco infatti si era appena aperto in quella direzione, il fumo aveva coperto quello d'origine. Peter si fiondò in picchiata con un calcio-ascia ricolmo di Kaika elettrico, che si scontrò violento contro il manico della spada sollevata all'ultimo istante da Kojiro. Il tonfo metallico fu assordante.
Un ghigno indiavolato caratterizzava il viso del castano, gli occhi arrossati e spalancati per lo spirito combattivo che rifulgeva in lui. Era rimasto così a lungo lontano dalle battaglie, allenandosi solo per controllare di nuovo il Kaika grazie alla condivisione di Karen, che aveva dimenticato quanto potesse essere adrenalinica l'azione vera.
Nelle situazioni comuni era tranquillo e caloroso, ma quando si passava agli atti puri nella loro fisicità diventava un'altra persona.
Con una capriola in avanti, si allontanò da Kojiro, riuscito a bloccare ancora il suo colpo devastante
"Sembra che gli allenamenti con Karen abbiano davvero funzionato, riesco a controllare il Kaika grazie al flusso della sua energia condivisa con me. Però ho un'autonomia di mezz'ora, massimo un'ora... Dovrò essere veloce e più incisivo." pensò. "C'è qualcosa di strano in lui, comunque. Non ha contrattaccato con specialità elementali o cose del genere, ma solo con i princìpi base e l'Energia Oscura. Possibile che...?"
"Interessante, dunque sei in grado per davvero di dare fastidio con quegli attacchi dimensionali. Hai proprio una bella forza fisica. Soggiogarti e costringerti a combattere per me potrebbe essere la scelta giusta." canzonò Kojiro, a occhi chiusi.
Peter sbuffò, sprezzante. "Belle parole per uno che non possiede nemmeno una specialità Kaika." azzardò.
Un cambio istantaneo d'espressione del rivale, subito represso, gli fece constatare che ci avesse azzeccato realmente. Allora Alex aveva avuto la giusta intuizione. Quello era il suo limite, il prezzo per il potere incontrastabile che possedeva in ogni altro campo.
"Curioso che uno come te, qualcuno di imbattibile e sicuro della sua superiorità, non possieda proprio ciò di cui ogni comune utilizzatore di Kaika dispone. È abbastanza ironico, se ci pensi." lo provocò. Attendeva solo che si scomponesse, per attaccarlo in un baleno e batterlo sfruttando una sua disattenzione.
"Ciò che ho basta e avanza, Nozumu Araumi. Posso schiacciare ogni utilizzatore di Kaika con specialità pur senza averne una mia, sono al di sopra di certe classificazioni. La mia è un'esistenza fuori dagli schemi, è sempre stato così! E adesso ti mostrerò quanto sono inutili quei tuoi fulmini da mezzo volt, bulletto." Kojiro lo guardò in cagnesco, evidentemente punto nell'orgoglio dalle sue parole. Era quello il suo punto debole, quella mancanza era ciò da sfruttare, comprese Peter.
"Prova, avanti. Il bambinone si è arrabbiato perché ho toccato una nota dolente, eh?" rise, apposta per innervosirlo ancora di più.
Si preparò a ricevere il suo prossimo attacco. La spada piegata sul fianco di Kojiro gli fece capire che si trattava di qualcosa di simile alla tecnica descritta in passato da Dorothy, con cui aveva sterminato un intero plotone a Greywatch.
"Devo essere preciso al millimetro." rifletté, teso.
La spada eseguì una torsione orizzontale, menando un largo fendente nonostante fosse a distanza da Peter. Ma l'effetto del taglio fu trasferito subito sul bersaglio tramite l'Energia Oscura di tipo dimensionale.
Muovendosi un secondo prima che il colpo fosse scagliato, l'ex Guardian divaricò le gambe e le piantò bene nel terreno, per poi porre il proprio avambraccio, sovrapposto all'altro oltre che ricoperto d'Armor Kaika e da un rivestimento elettrico spessissimo, davanti alla gola, dove il taglio era stato indirizzato. Aveva reagito con tempismo perfetto, l'assalto fu in parte neutralizzato dalla sua strenua difesa, sebbene Kojiro fosse riuscito a sfondarne una parte.
Infatti, sul lato esterno del braccio sinistro stava sgorgando una quantità copiosa di sangue.
Era riuscito a resistere, ma a stento.
"Cazzo! Questa tecnica è pazzesca, è quasi impossibile sfuggirvi del tutto! Nonostante io padroneggi il suo stesso teletrasporto, non sarei in grado di eseguirla..." analizzò a denti stretti Peter.
"E adesso riproviamo, che ne dici?" cinguettò, sornione, l'altro.
"Come se te lo lasciassi fare, coglione!" Peter si materializzò alla sue spalle e tentò un calcio elettrico aereo con un aitante gesto atletico, però l'arma nemica si frappose ancora tra lui e Kojiro, il quale a sua volta scomparve per riapparire subito dopo sul suo fianco scoperto, a destra, per cercare di trapassarlo.
"Tornado!" Il ragazzo scaricò un'ondata di vento a piena potenza su di lui, sia per fermarlo che per allontanarsi dalla zona a rischio, volando verso l'alto.
Riavvertì l'ombra dell'avversario incombere su di lui dall'alto, e se lo trovò sopra, pronto a infilzarlo ancora.
Peter ruggì e gli sferrò un altro montante d'elettricità, che fu inghiottito all'interno di un portale aperto davanti agli occhi di Kojiro per poi colpirlo in pieno alla nuca.
"L'ho preso!" pensò il giovane, ma subito sentì una fitta sul fianco sinistro. Con orrore, abbassò il capo e vide lo squarcio aperto lungo la pelle fin quasi alla coscia, grondante di sangue vivo.
Kojiro si era lasciato colpire di proposito per fargli aprire le difese e attaccarlo con uno dei suoi fendenti eterei. Almeno, pensò Peter, il suo attacco aveva influito sulla precisione, altrimenti avrebbe avuto perlomeno un buco nello stomaco.
"Quanto mi piace vedere il terrore impadronirsi piano dei tuoi occhi!" sorrise il ribelle.
"Togliti di dosso, maniaco sociopatico!" grugnì Peter, allontanandosi all'indietro con una scarica ventosa e tornando al suolo. Il fianco gli doleva, ma aveva sopportato di molto peggio in passato.
Poteva ancora combattere.
Continuarono a scambiarsi attacchi su attacchi, apparendo in punti specifici della zona dove collidevano attraverso impatti roboanti. I loro scontri ad alta potenza, più l'uso delle tecniche di teletrasporto continuavano a distorcere l'aria in quella che era una vera e propria battaglia dimensionale ad alta tensione.
Era come se delle meteore si stessero attraendo a ripetizione, colorando il vuoto con scie grigio-azzurre.
Dopo aver deviato l'ennesimo fendente improvviso, Peter arretrò, ricoperto di tagli superficiali per le volte in cui non era riuscito del tutto a difendersi. Kojiro, al contrario, lamentava solo qualche livido e leggera contusione, e sembrava in vantaggio. Ciononostante, anche lui non riusciva a nascondere il fiatone.
"È stancante teletrasportarsi così spesso, eh? Scommetto che sei quasi al tuo limite. Non hai nemmeno più usato quella tecnica infallibile di prima." ghignò Peter, mostrandosi vincente. "Dico così, ma ormai sono quasi a corto di Kaika... Ne ho consumato troppo per tenerlo a bada. Pensavo di batterlo usandolo per ovviare alla sua superiorità sull'Energia Oscura, ma è dannatamente coriaceo."
Ormai a stento riusciva a richiamare dell'aura.
"Autoconvinciti pure, Nozomu. Ma sappi che non cambierà l'esito finale. Anzi, se vuoi arrenderti, questo è il momento giusto. Avrò pietà di te e dei tuoi amici, se mi offrirete i vostri servigi di tanto in tanto." propose Kojiro, dritto, all'apparenza fresco come una rosa.
"Non farmi ripetere le stesse cose. Più me lo chiedi e più mi sale la voglia di spaccarti la mascella." ribatté Peter.
"Oh, beh, peccato..." Dal nulla, il castano vide il sangue fuoriuscire dalla spalla destra. Poi, la sua faccia fu afferrata dal palmo di Kojiro, che lo prese alla sprovvista apparendo di fronte a lui. I riflessi di Peter iniziavano a scemare. "Allora mostrerò direttamente a loro la tua testa esangue." Si dissolse insieme a lui con un ghigno sul volto.
Sbucarono di nuovo sul campo di Haru, Peter in ginocchio e confuso, coperto di graffi e ferite profonde, proprio davanti a una Karen inorridita, ripresasi a stento grazie a Dorothy.
"P-Peter?!" urlò, impaurita.
Dorothy e Alex, che stavano tenendo a bada gruppi interi di avversari, si voltarono di scatto, guardando con terrore l'amico sofferente, eppur infuriato, inginocchiato sul campo.
"Adesso per prima cosa ucciderò la rossa. Mi sembra che sia abbastanza affezionata a te." cantilenò Kojiro, accingendosi a teletrasportarsi davanti a lei.
Karen, debole per le ferite da poco guarite, lo fissò dal basso con timore, anche se celato da uno sguardo pieno d'astio negli occhi. "N-non te lo permetterò. Non farai del male a Peter, tantomeno a me." Una debole energia infuocata avvolse le sue membra. Era tutt'altro che minacciosa, ma allo stesso tempo intensa come la sua forza d'animo.
"Che carina." la snobbò Kojiro, fissandola con superiorità dall'alto. "Ora muori, però."
Il suo braccio si mosse in avanti, Karen si preparò a difendersi come poteva. Ma qualcosa arrestò l'avanzata dell'arto a metà strada, impedendogli di proseguire con un'insistente pressione. Kojiro sollevò le sopracciglia con stupore.
"Ehi." Dietro di lui, il volto di Peter era a dir poco inferocito, nella penombra del sole che lo ammantava per metà. Gli occhi brillavano come due diamanti sotterrati in una cava buia.
"Cos-" la domanda di Kojiro fu interrotta sul nascere da un gancio sinistro in pieno volto, circondato da Kaika fulmineo e ventoso che deformò il suo volto in maniera netta.
"Giù le mani..." Peter caricò ancora di più il dorso eseguendo una torsione del busto. "Da Karen!" Le nocche terminarono la loro avanzata sulla faccia dello stupefatto nemico, che mai si sarebbe aspettato un rilascio così violento e istantaneo di Kaika residuo.
Fu scaraventato verso destra e decine e decine di metri di distanza, incapace di fermarsi. In un attimo era stato allontanato con violenza sotto agli occhi spiazzati di Karen, che guardò il compagno con ammirazione e preoccupazione.
Quando Peter, esausto, ricadde in ginocchio, gli si avvicinò per sostenerlo. I suoi muscoli tremavano nonostante fossero induriti e vigorosi, i vestiti erano strappati per metà e tutto il corpo si presentava ricoperto da tagli e squarci da cui fuoriusciva sangue di continuo.
"Non basterà." sentenziò il ragazzo. "Ho dato fondo a quasi tutta la mia energia con quest'ultimo colpo. Ma lui è ancora abbastanza in forze e tornerà, devo tornar-" sputò sangue, senza riuscire a terminare la frase.
"Basta, Peter... Va bene così, posso venire io con te. Lascia che ti aiuti!" supplicò Karen, stringendogli le braccia. "Insieme potremmo..."
"È una questione personale. Me la vedo io, Karen. Voglio spaccare la faccia a quel tipo con le mie forze, è una prova per me stesso e le mie capacità. Sono stato fermo troppo a lungo e ora voglio vincere questa battaglia da solo." Peter le lisciò i capelli sudaticci. "Lasciamelo fare, per favore." Sorrise con calore.
La rossa chiuse gli occhi, consapevole che non avrebbe potuto fermarlo. Ma in cuor suo fiera di essere stata colei per la quale lui era ancora in grado di battersi, di proteggere ciò che amava com'era sua prerogativa. Come doveva essere.
"Torna, ti prego. Ti aspetto." sussurrò, poggiando la fronte sul suo petto, mentre lui le accarezzava la nuca.
"Te lo prometto." affermò Peter. Prima di alzarsi e accingersi a raggiungere l'avversario per chiudere lo scontro.
Si scambiò uno sguardo con Alex, che era in un momento di pausa dagli scontri e stava per offrire supporto a Dorothy, circondata da guerrieri ribelli, più avanti.
I due annuirono all'unisono, complici, senza bisogno di dir nulla. Peter sparì un'ultima volta, pronto a dare tutto ciò che gli rimaneva per vincere la sua battaglia.
La mandibola di Kojiro tremava ancora per l'impatto subito dall'ultimo attacco del suo sfidante, quel ragazzo sbucato dal nulla che si era rivelato alquanto ostico. Colui che stava per davvero minando la superiorità di cui il samurai tanto si vantava e che aveva sempre considerato un dato di fatto incontrovertibile.
Per la prima volta in vita sua avvertiva un sentimento che non l'aveva mai sfiorato in modo tangibile. Provava paura per la possibilità di essere sconfitto.
Le sue forze erano in continuo calo, e dopo quel colpo furioso che aveva incassato avevano iniziato a scemare ancora di più. Non sarebbe andato avanti ancora per molto. Doveva porre fine allo scontro non appena il suo rivale fosse apparso di nuovo, per regolare i conti una volta per tutte.
Kojiro si sforzò per arrestare il tremolio al polso, alle braccia e alle gambe dovuto alla stanchezza, ma anche al timore. La sua mente continuava intanto a vagheggiare riguardo alcune parole che il ragazzo aveva pronunciato all'inizio della loro battaglia.
"Il tuo nome appariva nel diario di Akira Araumi."
Prima di quel giorno il pensiero di aver venduto la giovane Araumi a Peste Nera e Kiryuu, per condurre esperimenti su di lei e il suo Kaika immenso, non l'aveva mai nemmeno sfiorato. Era stata una manovra come tante nella sua ascesa.
"Quel ragazzo ha detto di chiamarsi Nozomu Araumi, nonostante i suoi amici l'abbiano chiamato Peter. Possibile che sia davvero..." L'immagine del piccolo che Akira teneva sempre stretta a sé lo tormentò. Che fosse lui quel neonato, e avesse cambiato nome per riuscire a sfuggire ai suoi inseguitori, a vivere in pace?
E adesso proprio lui lo stava affrontando, dopo più di quindici anni, mettendolo in grave difficoltà. Come mai nessun altro aveva fatto. La contorta giustizia che avvertiva in tutto quello lo rendeva nervoso, al pensiero strinse i denti con furia.
"Io sono un prescelto, anche se non ho una specialità Kaika. Sono io il più potente, nessuno mi vincerà mai. Nessuno." mormorò, la voce un ululato sommesso ricolmo di ferocia.
"Ancora a guaire, ciarlatano?" La voce proveniente dalle sue spalle fece sì che Kojiro si voltasse di scatto. La sagoma tonica del ragazzo gli provocò profondo disgusto, odio e rifiuto. Non voleva perdere, non proprio per mano di uno come lui. Uno che possedeva ben due specialità. Uno che era nato amato dal Kaika, come tutto il suo popolo d'origine. Esattamente il suo contrario. La sua nemesi.
"Peter." Rifiutò persino di chiamarlo col suo nome da Araumi. Negò con tutto sé stesso la natura pericolosa di quell'essere. "Sarai tu a essere ucciso da me. Non distruggerai ogni mio traguardo, nemmeno con la tua natura fortunata. Non devi."
Sulla faccia di Peter si allargò un mezzo sorriso pieno di pura fiducia nelle sue capacità. "Sei solo un folle, Kojiro. Come immaginavo: una totale delusione." Le sue parole erano macigni pesanti quasi quanto i pugni che era pronto a scagliare con tutto il vigore che gli restava.
Piazzò bene le suole a terra, piegando le ginocchia per aiutarsi con lo slancio. L'altro arretrò di un passo, come a prendere la rincorsa.
Per un attimo, tutto ciò che si poté distinguere furono due scie che collisero con violenza estrema e l'onda d'urto che scaturì dal loro contatto.
Il gomito di Peter imprimeva forza contro il piatto della lama di Kojiro, entrambi assorti in uno stato di puro agonismo, di spirito guerriero traboccante come un fiume in piena. Le loro aure erano intense e al contempo al limite, simili a stelle che esplodevano prima di spegnersi nella fredda infinità del vuoto. Digrignavano i denti, desiderosi di raggiungere la vittoria.
Alla fine, furono costretti a dividersi con un balzo all'indietro per non esaurire ogni fibra della loro energia.
La polvere innalzata dal loro movimento riempiva l'aria, terminando nelle narici dei due e occultandone in parte le sagome.
"Ormai sono al capolinea. Il prossimo assalto dovrà essere l'ultimo, ho bisogno di muovermi con tempismo perfetto. Ricorrerò a tutto ciò che mi resta in una volta sola." pensò Peter. Quasi faticava a rimanere in piedi, le gambe cedenti e le ginocchia ridotte a un tremolio incostante. Il sangue rappreso delineava i suoi muscoli scolpiti, visibili attraverso la maglia stracciata.
Kojiro lo fissava nelle sue lunghe vesti logorate ma più integre, colmo d'astio puro. L'ansia per il pensiero della sconfitta lo rendeva nervoso.
"Lo ucciderò non appena si avvicinerà ancora, anticiperò le sue mosse con la mia tecnica infallibile!" Si preparò a scagliare il suo letale fendente improvviso con cui era capace di sconfiggere anche eserciti interi. Perché mai non avrebbe dovuto funzionare su una sola persona? Già aveva dimostrato di non riuscire a bloccare del tutto quell'attacco.
Peter concentrò l'aura ventosa nella mano destra, gettandosi in avanti tramite una potente propulsione dal palmo. Nel frattempo, caricò tutto il Kaika che gli rimaneva nel pugno sinistro, così da centrare al volo il viso di Kojiro.
"Non hai nemmeno più forze per avvicinarti con l'Energia Oscura, è finita!" urlò lo spadaccino, caricando il fendente in orizzontale, pronto a trasferirne l'effetto sulla gola del nemico. "Addio, Peter!"
Ma, con sgomento, notò proprio un attimo prima che rilasciasse il colpo di taglio un portale aprirsi davanti al ragazzo in pieno slancio.
"Cosa..." Kojiro strabuzzò le palpebre quando avvertì l'ombra di Peter svettare proprio sopra di lui, invadendo i suoi timpani col riverbero elettrico che emetteva.
"Electric... Wind..." Il ruggito del giovane guerriero spaventò a morte Kojiro, che si voltò rapidissimo, quasi in maniera inumana per atletismo.
"Mi ha fatto credere che non potesse usare l'Energia Oscura quando in realtà ne conservava un utilizzo, bastardo!" realizzò. "Ma non è finita, posso ancora attaccarlo con la mia tecnica, anche da qui!"
Era in anticipo, avrebbe vinto.
Ma, per qualche motivo, si rese conto di non riuscire più a usare l'Energia Oscura. Era a corto di forze, lo era fin da prima che Peter partisse in avanti e non se n'era accorto. Il suo giudizio era stato offuscato dalla paura della sconfitta, cosa a cui non era affatto abituato e non sapeva per nulla gestire. Al contrario, il suo avversario si era accorto di quella mancanza e aveva preparato la sua strategia alla perfezione.
"Fist!"
I fulmini intorno al braccio di Peter si unirono al flusso di vento impetuoso, devastando il volto di Kojiro al contatto con le sue nocche. L'impatto scavò e deformò sempre più a fondo la sua guancia, l'urto tremendo aprì un solco nel terreno sul quale l'avversario schiamazzò con un tonfo echeggiante e un rantolo di dolore.
Peter atterrò dietro il corpo disteso di Kojiro e riprese fiato, cadendo in ginocchio, ormai del tutto privo di ogni fibra di energia nel corpo.
Fissò il nemico disteso per terra, in procinto di perdere i sensi, la guancia maciullata dal suo attacco finale, l'incredulità ancora dipinta negli occhi.
"C'è un'altra cosa che devi sapere, Kojiro." disse Peter, conscio che potesse ancora udirlo. "La verità è che io non possiedo più il mio Kaika, posso farne uso solo se mi viene donato tramite un lungo processo di condivisione. In pratica, non hai perso contro qualcuno che possiede due specialità, ma contro qualcuno che non possiede affatto il Kaika. Qualcuno di inferiore persino a te in quel campo." Il guerriero sogghignò, soddisfatto. "Il tuo orgoglio è ormai a pezzi, e hai pagato per tutto il dolore che hai causato per gli anni a decine di innocenti. Sono soddisfatto. Per questo ho deciso che ti risparmierò la vita: vivi pure nella vergogna." Peter allargò il suo sorriso sprezzante, gli occhi pervasi da un misto tra rabbia, pietà e ironia.
Infine, si voltò, lasciando lì Kojiro, oramai svenuto, sconfitto sotto ogni punto di vista. Si incamminò con andatura lenta verso la zona non troppo distante in cui la battaglia di Haru stava per volgere al termine. I ribelli avevano perso il loro leader e i Guardians erano in superiorità numerica per utilizzatori di Kaika sul campo. Si trovavano in vantaggio.
"È tutto finito." mormorò Peter.
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