Capitolo 12

Peter, Alex e Dorothy fissarono Somber e Lily. I loro volti erano rimasti impassibili dopo aver assistito agli abbinamenti del primo turno della fase finale.

"Sapevano entrambi che poteva capitare... lo sapevamo tutti." sentenziò Alex. "Non ci resta che dare il massimo, anche se dovremo affrontarci tra di noi."

"È giusto." concordò Peter.

"In questo momento siamo avversari, per quanto possiamo essere amici." concluse Dorothy.

Nonostante il legame tra ognuno di loro, sfidarsi per spirito di competizione e migliorare le proprie lacune era la priorità che dovevano porre al primo posto, e non andava a minare il rapporto di amicizia che condividevano. Anzi, lo rendeva più intenso, più ricco di benefici da cogliere nel confronto e nella rivalità.

Peter diede un'altra occhiata agli scontri sul maxischermo: era capitato con un certo Hunt, mentre Alex con una ragazza chiamata Karen. Dorothy invece, con un combattente di nome Miguel, dall'origine straniera, constatò. Probabilmente, proveniva da uno dei lontani regni del Continente meridionale.

"Saranno sicuramente forti per essere arrivati fin qui, meglio non sottovalutarli." pensò. "Di sicuro sapranno usare il Kaika."

I quattro, ora rivali, entrarono con Lily ad aspettare che l'arena fosse ripulita e allestita per il primo incontro, che a quanto pareva era quello in cui avrebbe combattuto Peter.

"Non sappiamo di cosa siano capaci i nostri sfidanti, dato che non abbiamo seguito gli altri gruppi dei preliminari, per restare con Marcus e Lily." iniziò Alex.

"Dovremo aspettarci di tutto." continuò Dorothy. "Ricordiamoci ciò che abbiamo imparato durante l'allenamento col maestro Fujiwara."

"Esatto." concordò Peter. "D'altronde, non vedevo l'ora di mettere alla prova i miei nuovi poteri." ghignò, entusiasta, stringendo il pugno con foga.

"Ma che bell'atteggiamento! È proprio questo che mi piace vedere nei miei allievi!"

"Ehi, con me non hai mai detto niente del genere, vecchio..."

"Perché tu non sei mai stato volenteroso in tutta la tua vita, razza di perdigiorno."

Tutti loro riconobbero quelle tre voci provenienti dal portone d'ingresso all'edificio.

"Maestro! E ci siete anche voi... Takeshi e Saito!" esclamò Dorothy, contentissima.

"Pensavate davvero che non avremmo colto l'occasione di vedere i nostri successori in azione?" scherzò Saito.

"Non avevamo niente da fare, quindi siamo venuti qui dopo aver bevuto un po' al bar." confessò Takeshi. "Poi, per coincidenza abbiamo incontrato anche questo vecchio pazzo."

"Come sei crudele Takeshi..." sussurrò Taiyo con tono ironico.

"Ci impegneremo al massimo, maestro. Vedrà." affermò Peter.

"Già!" sottoscrisse Alex.

"Ne sono sicuro, ragazzi." Il maestro posò a entrambi una mano sui capelli, arruffandoli. I due ragazzi assunsero un'espressione serena e allegra, e così anche Dorothy e Somber.

Si sentivano tutti più sicuri e carichi quando erano in presenza del loro maestro. Il suo arrivo aveva sollevato il morale che si era smorzato a causa di Connor, Lux e lo scontro imminente tra Somber e Lily, più la consapevolezza che probabilmente ci sarebbero state anche altre battaglie tra di loro. Era una cosa che avevano messo in preventivo, certo, ma che di primo acchito li aveva comunque scossi.

La visita del maestro Fujiwara, di Takeshi e di Saito era riuscita a trasmettere a tutti loro quella tranquillità di cui avevano bisogno in un momento come quello, anche se per poco.

"Ora, lasciate che vi parli di una cosa importante." disse il maestro. "Ho notato alcuni movimenti che non mi sono piaciuti qui intorno..."

Taiyo raccontò ai ragazzi la scena che aveva intravisto nel cortile fuori dall'arena, durante i sorteggi della fase finale, e nella quale aveva scoperto un'inquietante verità: Connor Gray, Il mercenario ricercato dalla Squadra d'Esecuzione del governo Guardian di cui un tempo faceva parte, stava discutendo riguardo qualcosa di losco con Lux Brightstar, uno dei killer migliori di quell'organizzazione.

"Se sei qui per assassinarmi, questa è la tua occasione, Lux..." aveva provocato Connor.

"Non essere sciocco, con tutta questa gente tra i piedi sicuramente mi interromperebbero prima che possa finirti. Mi accontenterò di farlo in tutta tranquillità al torneo. La squalifica per aver ucciso il mio avversario sarà di certo una triste fatalità... ma penso di poterci convivere, tutto sommato. Prima o poi dovremo incontrarci, non c'è nessuno in grado di battere né te né me."

"Io non ne sarei così sicuro..."

"Se ti riferisci a quei ragazzini, sei fuori strada. Sono ancora acerbi, anche se hanno un enorme potenziale, lo riconosco. Sarà per questo che ti ostini a proteggerli? Hai sempre avuto un debole per i giovani prospetti, in fondo. Forse dovrei far loro qualcosa per creare qualche apertura nel tuo ostinato ermetismo..." Il volto di Lux era stato attraversato per un attimo da un perverso sadismo.

"Quando dei luridi vermi come te si mettono sulla strada di giovani così promettenti e volenterosi, ostacolandoli, provo grande fastidio... tutto qui. Sono io il tuo bersaglio, Lux, concentrati su di me, dunque. O affronta la mia furia." Connor aveva concluso l'ultima frase con tono più irato e minatorio rispetto ai suoi soliti modi canzonatori, e si era allontanato dall'altro.

"Quindi Lux sta dando la caccia a Connor..." constatò Peter, dopo aver udito l'aneddoto di Fujiwara.

"Connor ci starebbe proteggendo, poi?" chiese, inquieto, Alex. "In che modo lo starebbe facendo?"

"Magari, dato che lo sta cercando, la Squadra d'Esecuzione è venuta a sapere della partecipazione di Connor al concorso per Guardians, e quindi del modo in cui ci ha effettivamente salvati nella prova finale." suggerì Somber.

"Inoltre, quando Lily ha perso il controllo, Connor non l'ha attaccata, ma è rimasto fermo. Anche se non capisco il perché..." aggiunse Dorothy. "È un uomo veramente sinistro."

La ragazza era giunta alla conclusione che Connor avesse riconosciuto il suo valore, o meglio il suo potenziale. Non amava spezzare vite se le considerava meritevoli secondo i suoi stessi parametri. Era un ribelle, un lupo solitario e selvaggio che viveva secondo le sue regole, e per questo era piuttosto pericoloso.

"Quel tipo ha un codice morale tutto suo." intervenne Takeshi col suo solito tono pigro e strascicato. "Non gli interessa adeguarsi a leggi e regole ufficiali, per questo molte volte le sue azioni possono sembrare ambigue. In un certo senso mi ricorda una persona che un tempo frequentavo... fatto sta che non dovete pensare di fidarvi di lui, è un bastardo pericoloso e imprevedibile, dovete starne alla larga e lo stesso vale per quel Lux."

"Voi pensate solo a dare tutti voi stessi in questo torneo, e se le cose dovessero farsi troppo pericolose non esitate a fermare l'incontro. Non serve a niente fare gli eroi se ci rimettete la vita." consigliò Taiyo.

Lo speaker annunciò in quell'istante l'inizio del primo incontro tra Peter e Hunt, così il giovane concorrente si avviò verso l'arena, mentre gli altri gli augurarono buona fortuna e si diressero verso gli spalti. Non c'era tempo per analizzare a fondo la questione, adesso.

La fase finale stava per avere inizio.

Peter salì sull'arena, che nel frattempo era stata messa a nuovo, studiando il suo avversario. Era più alto di almeno due spanne e sembrava più vecchio di poco, forse aveva sui diciassette anni, ipotizzò Peter. Portava capelli a spazzola neri, con un ciuffo ribelle che scendeva sulla fronte bassa, e uno sguardo sicuro di sé nelle iridi color noce.

L'arbitro, una ragazza atletica con voluminosi capelli viola legati in un codino, spiegò le regole dell'incontro: "Vincerà chi riuscirà a mettere fuori combattimento l'avversario oppure a costringerlo ad abbandonare la piattaforma del ring. Non è permesso uccidere l'avversario intenzionalmente, e verrete squalificati qualora un vostro attacco sarà giudicato troppo pericoloso."

"Che peccato! beh, se non lo faccio apposta..." provocò Hunt.

Peter non disse nulla e continuò a scrutarlo, concentrato. Gli avrebbe fatto passare subito la voglia di scherzare a suon di pugni.

L'arbitro diede il via alla battaglia.

"Arrivo!" urlò Hunt, caricando furiosamente. Peter schivò all'ultimo momento un pungno verso il basso devastante, sferrato con incredibile violenza, che danneggiò il punto della piattaforma piastrellata in cui si trovava.

"Sa usare l'aura, il suo Hardening Kaika è pazzesco. Il livello è molto più alto rispetto ai preliminari, ovviamente." rifletté.

"Bella schivata, amico. Ma non ti servirà contro la mia intensità." grugnì Hunt.

"Dai, vieni." rispose Peter.

Il rivale tornò all'attacco, sferrandogli una scarica di jab ad alta velocità, che Peter schivò uno dopo l'altro, sfruttando il Vision Kaika per prevederne la direzione tramite il loro punto d'origine e ondeggiando da destra a sinistra con il busto e viceversa.

"Su, reagisci!" gridò Hunt. Sferrò un diretto improvviso che l'altro riuscì a parare a braccia incrociate, ma il colpo era comunque stato potentissimo e lui scivolò all'indietro.

Non ebbe il tempo di riprendersi, che Hunt gli si gettò immediatamente contro, provando a placcarlo per bloccarlo a terra.

Peter reagì con rapidità: in un istante si abbassò su sé stessk e appoggiò i piedi sul petto dell'avversario, le mani poste sul terreno per tenersi in equilibrio, spingendolo e facendolo volare all'indietro, verso l'esterno del ring.

"Sta per farcela!" esclamò Alex dagli spalti.

"No, guarda meglio." lo corresse Saito, strappandogli un verso interrogativo.

Hunt si era aggrappato con un braccio al bordo del ring, evitando di cadere per un pelo, e si stava issando di nuovo su.

Peter si scaraventò di gran carriera su di lui per sferrare il colpo finale.

"Vai, Pete!" urlò Dorothy.

Si avvertì un impatto duro e sordo.

"Cos'è successo?" chiese Alex, strizzando gli occhi.

Il pugno di Peter era stato bloccato, ma non normalmente. A fermare il suo attacco era stato il braccio di Hunt. Però quell'arto era diventato di roccia, grigio sotto la luce del sole.

"Una battaglia tra utilizzatori di Kaika difficilmente si risolve con facilità." asserì Takeshi.

Taiyo intanto aveva un'aria concentrata. "Mh, vediamo cosa farà Peter adesso..." mormorò, interessato.

"Non credevo che mi avresti costretto a usare il mio elemento... sembra ti abbia sottovalutato." sussurrò, minaccioso, Hunt. "Ora, però, come schiverai il mio attacco?" rivestì di roccia anche l'altro braccio e lo colpì furiosamente. Peter provò a bloccare ma venne centrato al tricipite e scaraventato al centro dell'arena, alzando un polverone.

"Pete!" lo chiamò Dorothy, preoccupata.

"Tranquilla, Dorothy. Peter sta bene, guarda." affermò Taiyo con un ghignetto.

Il ragazzo dagli scompigliati ciuffi castani era accovacciato al centro dell'arena, un ginocchio appoggiato sul pavimento. Il suo viso era nascosto dietro il braccio sinistro, rivestito di un'aura fulminea. Attraverso di essa si intravedevano solo i suoi occhi intensi, blu come le profondità dell'oceano, dallo sguardo determinato.

Si alzò. La sua aura fulminea rivestiva la parte sinistra del corpo, emettendo un riverbero elettrico molto intenso.

"Anche tu appartieni al Reinforcement Kaika... proprio quello che volevo. Uno scontro tra veri uomini!" esclamò Hunt, eccitato.

"Se è questo che vuoi, fatti sotto, Hunt. Non prendertela con me se ti fai male."

L'altro rise fragorosamente. "Così mi piaci! Questo è lo scontro che cerco!" Si lanciò su Peter, sferrando diretti, calci e ganci uno dopo l'altro.

Peter schivava e parava a velocità elevatissima, contrattaccando con altrettanta furia. Sferrò un calcio volante che Hunt riuscì a bloccare, poi colpì subito con un montante nel fianco che fece grugnire di dolore l'avversario.

Hunt gli scagliò un calcio d'istinto, riuscendo ad allontanarlo, ma l'altro si riavvicinò subito e i due continuarono il loro scambio di attacchi.

"Sono velocissimi." commentò Alex.

"In questo momento sono allo stesso livello." Spiegò Saito.

"Ricordatevi che Peter ha ancora un asso nella manica da giocarsi, però." intervenne Somber, pacato.

Dorothy lo scrutò, dubbiosa a quelle parole. "Potrebbe usarlo già adesso?"

"Se la situazione non dovesse sbloccarsi, è probabile."

Peter e Hunt si scambiarono una testata con incredibile potenza, fulmine contro roccia.

Il secondo compì una torsione col corpo, centrando con un gancio Peter in pieno viso. L'altro sputò un po' di sangue, ma reagì subito con un calcio sul mento che costrinse l'avversario ad arretrare. I due si fermarono un attimo, coperti di sudore e sangue, esausti.

"Così non va." decise Peter all'improvviso. "È ora di giocarmi tutte le mie carte."

"Che hai da guardare, vuoi arrenderti?" ironizzò Hunt, ancora intontito dal calcio subito poco prima.

"Mi dispiace, amico, ma devo porre fine a questa battaglia." Peter si concentrò a fondo. Un'aura diversa da quelle fulminante si propagò attorno a lui, per la precisione nella zona destra del busto. Era più eterea, più chiara.

"Non prendermi in giro! Sei forte, ma non mi batterai in uno scontro di resistenza!" Hunt si diresse verso di lui con tutta la sua energia, ma fendette solo aria.

Peter si spostò con rapidità estremamente superiore rispetto ai suoi movimenti fino a quell'istante, e lo colpì con un montante carico di energia elettricità allo stomaco, propagando scariche bluastre per tutto il suo corpo e immobilizzandolo.

"Uh! C-come hai fatto a essere così veloce?"

"Hai ragione, in uno scontro di resistenza non avrei la meglio su di te. Ma io non possiedo solo la potenza del Reinforcement Kaika." disse Peter. Poi, appoggiò la mano destra sul petto di Hunt, concentrando lì la sua energia.

"Cos'è questo? Un altro tipo di Kaika?! È-è assurdo!" balbettò Hunt.

"Nella parte sinistra del corpo posso rinforzarmi usando il fulmine." Spiegò Peter. "Mentre nella parte destra posso scatenare la potenza del vento."

Hunt sgranò gli occhi, incredulo.

"Preparati." Nella mano destra di Peter si concentrò un incredibile flusso d'aura grigiastra e vibrante.

"Tornado!"

Un devastante getto d'aria investì in pieno Hunt, facendolo volare fin sotto gli spalti, dove si schiantò sul muro, formando una piccola crepa, e precipitò a terra, sull'erba.

Ci fu un attimo di silenzio. Poi, l'arbitro emise il suo verdetto: "Hunt è fuori dal ring. Il vincitore del primo scontro è Peter!"

Seguì un enorme boato da parte del pubblico.

"Ce l'ha fatta!" esultò Alex.

"Grande così, Pete!" gli fece eco Dorothy. Somber ridacchiò, soddisfatto dentro di sé.

"Ha usato il Release Kaika di tipo vento nel lato destro del corpo per aumentare la sua velocità e schivare il colpo di Hunt, per poi immobilizzarlo con un pugno, utilizzando il Reinforcement Kaika nel lato sinistro. Sembra che Peter abbia acquisito molta confidenza con i suoi poteri." analizzò Taiyo, visibilmente contento della prestazione del suo allievo.

"Quel ragazzo mi ha sorpreso. Ha un grande intuito." ammise Takeshi.

"Già, una tale conoscenza e padronanza del proprio potere in così poco tempo... è sicuramente un talento." concordò Saito.

Sul ring, lo sconfitto si stava rialzando, dolorante e arrancante.

"Dannazione! Come potevo aspettarmi che avesse due tipi di specialità? Che sfortuna..." si lamentò Hunt.

Peter si avvicinò a lui, tendendogli la mano. "Bell'incontro. Mi piacerebbe scontrarci ancora qualche volta, se ti va." gli propose, sorridente.

Hunt rimase sorpreso da quelle parole per un attimo. "Certo, amico, quando vuoi." rispose alla fine, ricambiando il sorriso e afferrando caldamente la sua mano.

I due uscirono dall'arena l'uno appoggiato all'altro.

"Abbiamo assistito a uno scontro mozzafiato!" esclamò l'arbitro, estasiata. "Per il secondo incontro, che speriamo sia egualmente spettacolare, abbiamo Alex e Karen!"

Alex si preparò a scendere dagli spalti per raggiungere la sua postazione. Un accenno d'ansia iniziava a scuotergli le membra, ma allo stesso tempo era conscio delle sue potenzialità e voleva metterle in mostra.

"Buona fortuna, Al!" le augurò Dorothy, sorridendogli. "Non provare a farti eliminare..." aggiunse, arrossendo.

Alex le restituì il sorriso. "Tranquilla, me la caverò." rispose. "Augurami buona fortuna anche tu, Somber."

"Vedi di non perdere e basta." sbottò il compagno.

"Antipatico."

Il maestro Fujiwara gli diede una pacca sulla spalla. "Ricorda ciò che hai imparato e andrà tutto bene, ragazzo mio." lo rassicurò.

Lui annuì, allegro, e scese dagli spalti con un salto, atterrando direttamente sull'arena. Sul ring l'aspettava una ragazza mingherlina, con capelli lisci come seta di colore rosso chiaro, macchiati da una sfumatura gialla sul lato destro.

"Tu devi essere Karen. Piacere di conoscerti, sono Alex. Spero sarà un bell'incontro."

"E-ehi, non essere così cordiale con il tuo avversario..." ribatté Karen, un po' infastidita.

"Saremo anche avversari, ma di solito sono gentile con le ragazze."

"Fa' un po' come vuoi..." sbottò lei, mettendo il broncio. "Io di certo non mi tratterrò, preparati."

Alex si mise in posizione. Nonostante la tensione, era pronto. I suoi occhi azzurri erano divenuti due gelidi blocchi di ghiaccio.

"Anche tu." rispose.

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