Capitolo 114

Karen contemplava l'immensità delle acque gremite di navi dalla sommità di uno strapiombo liscio e scosceso, i polsi tremanti per la battaglia a cui entro pochi minuti avrebbe dovuto prendere parte, i capelli selvaggi sciolti lungo le spalle coperte dal verdino della divisa speciale Guardian per utilizzatori di Kaika.

Si trovava nella baia denominata Fiery Littoral, a circa cinquanta chilometri a est rispetto alla città di Cobalt. In basso, sul fondo dello strapiombo, una spiaggia dai granelli rosati tendenti al rosso abbelliva tutto lo scenario circostante con i suoi meravigliosi colori naturali, mescolandosi alle onde blu cristallino che si infrangevano sulla battigia.

Al di sotto della spiaggia con quel peculiare appellativo, erano presenti innumerevoli gusci calcarei costituiti da un particolare organismo unicellulare, il Miniacino Miniacea. Ciò conferiva alla sabbia il suo caldo colorito, da cui era poi derivato il nome della località. Oltre a questo, il cielo in quel momento era tinto della stessa tonalità, macchiata dall'oro scaturito dai raggi solari simili a un pennello che colora una tela.

Era l'alba.

La ragazza dal crine di fuoco si voltò verso la donna alla sua destra. L'aveva ritrovata dopo mesi di assenza a Northfield, e non era cambiata di una virgola. Mary-Beth le trasmetteva sempre tranquillità e sicurezza solo standole accanto e sorridendole. Come se Karen fosse ancora la sua maldestra allieva e lei la figura materna che le era sempre mancata. Ma adesso avrebbero combattuto insieme da pari contro un nemico comune, e la giovane voleva mostrare alla sua maestra tutto ciò che era diventata in grado di fare negli anni.

Dirimpetto alle due, le prime navi nemiche iniziavano a scorgersi all'orizzonte. Schermavano dalla parte opposta le decine di imbarcazioni appartenenti alle forze Guardians, due delle quali comandate da Antonio Santos e il Grand'ammiraglio della marina di Northfield, Moses Flood.

"Karen, resta concentrata, mi raccomando." Le posò una mano sulla spalla Mary-Beth, rassicurante come l'altra ricordava. "Se metteremo in pratica le nostre strategie, tutto ciò che abbiamo preparato, oggi riusciremo a difendere le sponde di Northfield."

Karen annuì con vigore. "Sì, maestra Mary-Beth. Ce la faremo anche stavolta." Sorrise. "Nonostante i nemici che ci attendono siano diversi da ciò che mi aspettavo."

Mary-Beth abbassò il capo, riflessiva. "Tra i presenti qui, colui che più conosce quei nativi del Continente orientale è Antonio e quando gli ho chiesto di parlarmene ho letto una paura feroce nei suoi occhi. Non so come Kojiro abbia fatto a renderli suoi alleati, né quando, ma da ciò che ho compreso, oggi dovremo andare oltre i nostri limiti se vogliamo uscirne vittoriosi." Negli occhi rosa come la spiaggia sottostante della donna parve aleggiare una nota di oscurità per un istante. Qualcosa che scosse nel profondo l'animo di Karen, e che sul momento non seppe leggere con chiarezza.

"Mary-Beth, promettimi che ne usciremo." Aveva bisogno di sentirle dire che ce l'avrebbero fatta entrambe, che nessuna delle due avrebbe compiuto gesti folli. Solo il pensiero di perderla le provocava un'ansia incommensurabile.

L'altra le afferrò saldamente la mano, stringendola con ardore ma allo stesso tempo con delicatezza. "Sta' tranquilla." mormorò. "E ricorda che tu sei forte."

Karen giocherellò col bracciale affusolato a forma di drago che indossava al polso, la sua inibizione, quella con cui aveva lottato fin dalla nascita. Ma era stanca di combatterla. Adesso era il momento di padroneggiarla e usarla per proteggere, anziché distruggere. Per difendere chi amava. Per difendere Mary-Beth.

"Ok, sono pronta." bisbigliò, più a sé stessa che alla maestra.

Sulla nave di Antonio, poche leghe oltre la spiaggia, quest'ultimo perscrutava la distante linea d'unione tra mare e firmamento, in attesa di segnali di avvicinamento da parte della flotta nemica, le folte sopracciglia castane aggrottate sugli occhi incavati. Amber, al suo fianco, lo guardava a tratti per valutarne le condizioni e, nonostante il capitano non lo desse minimamente a vedere per tenere alto il morale degli uomini a bordo, leggeva in lui un innegabile timore.

Amber lo comprendeva: anche lei era stata testimone di cosa fossero capaci i nativi del Continente orientale, amati dal Kaika, del quale una sorgente sotterranea scorreva sotto il suolo dell'isola all'estremo est, come aveva raccontato Dorothy al ritorno dalla spedizione. Però, a dispetto della paura, sia lei che il compagno nutrivano maggiori speranze grazie alla presenza di due persone in particolare sul fronte. Mary-Beth Bloomfield e Moses Flood.

La loro sola partecipazione alla battaglia garantiva un vantaggio tattico e bellico immenso. Mary-Beth con la sua Energia Oscura era incredibilmente versatile, e già aveva messo tutti loro al corrente di strategie che avrebbero conferito un effetto sorpresa per nulla indifferente quel giorno, a contrastare la supremazia della potenza nativa. Flood, dal canto suo, era uno dei quattro leader militari del governo Guardians, in mare considerato pressoché imbattibile. Non aveva mai perso neppure una battaglia navale grazie alla potenza del suo Reinforcement Kaika acquatico. Accanto a lui, inoltre, era presente il vice-ammiraglio Dawson, uno degli artefici della scoperta del covo in cui si nascondevano i Vulture.

Quelle fioche speranze, sommate alle navi appartenenti al Continente meridionale come supporto, alleggerivano appena l'opprimente pressione che gravava sull'animo di Amber e Antonio.

Il silenzio regnava sulle acque così tranquille e serene da sembrar preannunciare la morte, come il cielo rosa e limpido, uno scenario di esotica bellezza che suonava quasi come una beffa in quel momento tenebroso e incerto. Nessuno proferiva parola, come se avessero paura di spezzare un fragile equilibrio che impediva loro di crollare in pezzi.

"Ce la faremo." Osò infine sussurrare Amber ad Antonio, per dargli coraggio. Come se lei già non sapesse quanto il partner ne possedesse.

Antonio le sorrise, senza aggiungere nulla. Per un istante, le loro dita si sfiorarono, desiderose di poter indugiare sul loro calore per più di una frazione di secondo. Quando le navi avversarie furono avvistate, spettrali all'orizzonte che ne schiariva i colori, le mani dei due si strinsero con vigore, fino a lasciarsi.

Amber fece tamburellare un'ultima volta le dita sul cavallino di legno che teneva in tasca, quello che le aveva regalato Antonio.

"State tutti pronti, attaccheremo al mio segnale." ordinò poi, con il tono di voce più imperioso che riuscì ad assumere, sul viso una bugiarda indifferenza. Nel petto una tempesta bruciante.

Sul fronte opposto, in piedi a prua dell'ammiraglia che capeggiava la flotta ribelle guidata dai nativi, un uomo dall'aspetto giovane in una lunghissima veste di cotone purpurea dalle maniche fin troppo larghe scrutava la scacchiera di navi nemiche dalla distanza, studiandone la disposizione. Teneva le braccia incrociate sul petto, le mani nascoste all'interno delle maniche unite tra loro. Gli occhi d'un grigio chiaro tendenti al celeste erano appena due fessure tese al massimo in un alone di concentrazione che cingeva tutto il suo viso dal colorito bluastro. I capelli erano un mix di trecce e code che coprivano il suo capo fino all'altezza delle orecchie e alla sommità del collo.

"Cosa vedi, Shuî?" Un uomo alto e dal crine scarlatto, appena distinguibile nella penombra dietro di lui, gli pose quella domanda.

"Re Yùn, la formazione nemica è particolare." spiegò Shuî col suo tono nasale e molto basso. "Le navi disposte al centro appaiono grosse e lente, a mio avviso caricate di pesanti armamenti, mentre su entrambi i lati sono presenti imbarcazioni di tipologia diversa."

"In che senso? Spiegati meglio." tuonò il re.

"Sono di dimensioni ridotte, dallo scafo leggero e vele piuttosto cospicue. Potrebbero garantire prestazioni di elevata velocità. Per farla semplice, temo un accerchiamento su più fronti, ma non credo sia solo questo, c'è qualcosa che mi sfugge, lo sento..." Il volto di Shuî era un vero e proprio concentrato di rughe dovute alle sue eccessive rimuginazioni, nonostante il giovane aspetto esteriore.

"Va benissimo così, ci faremo trovare preparati in ogni caso, confido nella tua vista eccellente per adesso. E dovresti farlo anche tu, anziché affidarti troppo al tuo istinto." affermò Yùn, regale. Poi, si voltò verso un'altra figura misteriosa, celata tra i membri dell'equipaggio a bordo, la chioma crespa e viola che ricadeva attorno agli occhi verdi.

"Tieniti pronta, Huô." comandò.

La nativa abbassò il capo, dopo aver risposto con un breve cenno.

"Non sono Huô..." sussurrò tra sé e sé, scura in volto, le labbra increspate in un cruccio irritato.

Moses e Dawson, a bordo dell'ammiraglia, erano pronti allo scontro. Non appena avevano scorto le navi nemiche in lontananza, il primo aveva ordinato all'equipaggio di caricare i mortai.

"Avremo davvero preso la scelta giusta a sorvolare sulla presenza di Karen Gazinsky sul campo di battaglia, Grand'ammiraglio Flood?" domandò Dawson, la tensione dipinta negli occhi rosei.

"Hai assistito tu stesso a ciò di cui è capace quella ragazza, Dawson. Sono disposto a passare sul fatto che abbia sottratto alla nostra custodia uno dei Vulture, se ciò significa averla dalla nostra parte." rispose Moses, distaccato e asettico come sempre. "D'altronde, la questione dei Vulture è ormai acqua passata, dato che sono stati sterminati a Slum Lagoon."

"Capisco, dopotutto con nemici come i nostri, una risorsa come lei può tornare utile. Ha persino ottenuto la licenza Guardians." convenne Dawson.

Nonostante ciò, la vista della manica penzolante della veste viola di Moses Flood, dove un tempo si trovava il suo braccio carbonizzato proprio da Karen, continuava a gettarlo nel dubbio. Una potenza innata come la sua era di certo un'arma a doppio taglio, anche se avesse imparato a controllarla. Quella ragazza era tutt'altro che stabile a suo avviso, e avrebbe potuto costituire una minaccia in futuro, se messa alle strette. Dawson poteva solo sperare che sarebbe rimasta sempre dalla loro parte.

A un tratto, un'abbagliante luce blu fu avvistata tra le imbarcazioni dei nativi. Moses la osservò qualche secondo, poi sgranò gli occhi, notando che si avvicinava sempre più a loro, diramandosi anche in direzione delle altre navi.

"Sono raggi, attenti!" esclamò.

Rafforzò quindi il suo braccio con il Reinforcement Kaika d'acqua, sferrando un potente pugno al raggio color indaco che si stava per schiantare su di loro. Riuscì deviarlo verso il cielo, sotto gli occhi stupiti di Dawson.

Allo stesso tempo, sulla nave di Antonio Santos, Amber intercettò l'altro raggio trasformando il suo corpo in paglia, ma la potenza del getto di Kaika era grande e la scaraventò giù dalla nave, fino alla spiaggia.

"Amber!" gridò Antonio. Per proteggere le navi non munite di utilizzatori di Kaika, aveva creato dei muri approssimativi di legno che erano riusciti a smorzare gli impatti dei vari raggi diramati. Solo due mezzi affondarono, mentre gli altri resistettero. Conosceva bene la potenza dei nativi, così si era preparato in anticipo a fronteggiarli.

Amber intanto si era rialzata sulla spiaggia, giusto un po' dolorante, ma intatta.

Il suo partner tirò un sospiro di sollievo. "Devono aver sparato quei flussi d'energia direttamente dalle mani, sarà stata una delle guardie reali." pensò. E infatti, aguzzando la vista, notò un nativo dalle maniche della veste piuttosto lunghe con il braccio ancora puntato verso di loro.

Un rimbombo improvviso, come un tuono, risuonò nella zona, e Antonio avvistò i colpi di mortaio nemici seguire i raggi a nemmeno cinque secondi di distanza.

"Non vogliono darci tregua, eh? E va bene, vediamo di mettere in atto quella strategia." sussurrò l'uomo dalla pelle scura.

Ordinò per un attimo di ammainare le vele, mentre Moses Flood estraeva la sua spada acquatica dal fodero e la allungava verso l'alto, in modo da distruggere al volo i colpi di mortaio con un fendente orizzontale, causando un enorme frastuono. La forza di quell'uomo era davvero devastante come si diceva, Antonio non ne aveva mai avuto testimonianza diretta.

Vedendo le vele ammainate e poi di nuovo spiegate un attimo dopo, Mary-Beth si rivolse a Karen, accanto a lei, sul promontorio sopra la spiaggia.

"Bene, ecco il segnale! Sei pronta, Karen? Rispondiamo al fuoco." sogghignò.

"Ci sono!" replicò l'altra, presa dall'adrenalina.

"Ottimo, allora andiamo!" Mary-Beth diede forma a dei portali dimensionali di fronte a lei e Karen nello stesso momento in cui le navi Guardians iniziavano a rispondere con i propri armamenti agli assalti nativi. "Ora, Karen!"

"Sì!" La ragazza emise una serie cospicua di sfere infuocate, che gettò tutte insieme all'interno dei portali con un grido feroce.

Le palle di cannone e i mortai Guardians furono arrestati da scudi di Kaika creati da Shuî dinanzi a tutte le navi native, ma quest'ultimo sobbalzò e strabuzzò le palpebre quando vide prendere forma davanti a sé decine di portali dai quali fuoriuscirono le sfere di fuoco lanciate da Karen.

I danni furono immensi, decine di navi native furono affondate in una volta. Nello stesso momento, le veloci fregate appartenenti alla flotta del regno di Lyam del Continente meridionale sgusciarono in gran numero su entrambi i lati, accerchiando i nemici e investendoli con devastanti scariche di cannoni.

Antonio sorrise, osservando l'inferno creato dalla tattica che lui, Moses Flood e Mary-Beth Bloomfield avevano messo a punto insieme prima dello scontro.

"Perfetto!" esclamò, gioviale.

Le forze native erano state quasi decimate. Nonostante la loro forza soverchiante e naturale, le tattiche usate dai Guardians stavano avendo la meglio, per il momento.

"Sembra che ci abbiano giocato, forse abbiamo sottovalutato questi Guardians." borbottò Shuî, appoggiato al parapetto.

"In passato già mi capitò di sottovalutarli, ma per quanto inferiori sono prede piene di risorse, imprevedibili." disse Yùn. "A quanto pare, tra di loro c'è qualcuno in grado di usare lo stesso potere di quel vecchio che sigillò il nostro Continente, ho avvertito lo stesso disagio di quella volta quando sono apparsi quei portali..."

Il re ricordò la barriera immensa di Joshua Faraday che lo aveva diviso dagli invasori in fuga tempo addietro, così come la distorsione sgradevole che l'aveva preceduta.

"Ma se persino quell'uomo ha desistito, annullando la barriera, presto anche l'utilizzatore presente qui si stancherà, dobbiamo solo scovarlo. E per farlo, abbiamo bisogno di raggiungere la spiaggia."

"Ci penso io, se me lo permettete, mio re." La ragazza dalla chioma violacea si avvicinò al bordo della nave, mentre quelle agili che l'accerchiavano si preparavano a scaricare un'altra ondata di cannonate su di loro.

Posò una mano sulla superficie torbida del mare ed emise un'aura densa, espandendola per leghe e leghe.

Sul manto acquatico si estesero delle saette, le quali avanzarono vibranti fino alle navi dei Guardians.

Queste furono arse come roghi in un brevissimo lasso di tempo, un susseguirsi di esplosioni prese forma in seguito alla dimostrazione di potenza della nativa.

Poco prima di venire investiti dalle saette mortifere, dei portali furono aperti dietro le spalle di Antonio, Moses, Dawson e sugli altri velieri. I tre ci balzarono dentro appena in tempo, insieme ad alcuni membri dell'equipaggio, ritrovandosi sulla spiaggia. Ma le perdite furono ugualmente ingenti.

Rimaste sole, le fregate del regno di Lyam divennero facile preda della flotta nativa. Sebbene fossero veloci, le molte munizioni e la riserva di Kaika poderosa di cui disponevano i nativi furono sufficienti per spazzarle via in pochi minuti.

"Non ci voleva..." mugolò Mary-Beth, sul promontorio. "Hanno davvero un potere che va al di là delle nostre capacità. Mi sa che è ora di passare al piano b." tuonò, osservando gli avversari che guadagnavano terreno verso la baia, poi le esigue forze rimaste sul litorale, in attesa di battersi furiosamente a terra. "Ci attende un assalto furioso, Karen."

"Ci sono!" la rasserenò l'altra, continuando a massaggiarsi inconsciamente il sigillo draconico.

Non appena i nativi furono sbarcati per aggredire i rimasugli delle forze Guardians, Mary-Beth formò ulteriori portali in mezzo al campo di battaglia. Da essi, con grande stupore degli assalitori, sbucarono decine e decine di rinforzi: gli uomini del Continente meridionale.

Era l'ultima parte della strategia elaborata dalla donna di Northfield. Aveva fatto posizionare i guerrieri del Continente del sud in un'altra località, per poi farli piombare sul fronte in maniera inaspettata, sfruttando l'elemento sorpresa a suo vantaggio. Mary-Beth aveva già messo in preventivo che avrebbero potuto perdere la battaglia navale, e si era mossa di conseguenza.

Tra i combattenti del regno di Lyam, spiccarono le figure di Estrella, Unai e anche Saito. I primi due andarono all'istante ad aggredire Huô, sbarcata per prima insieme a Shuî, il quale invece fu intercettato da Moses e Dawson.

La battaglia proseguì in questo modo sanguinolenta. La sabbia rosea di Fiery Littoral fu tinta di un rosso sempre più scuro, più pregno di morte, in una manciata di secondi. Il tanfo ferroso e acre del sangue invase l'ambiente recando con sé morte e odio.

Estrella e Unai incalzavano all'unisono Huô con attacchi perfettamente coordinati. L'altra però riusciva a schivare ogni colpo con movimenti fulminei e contrattacchi ben piazzati, che facevano barcollare i suoi due rivali. Si abbassava piegando tutto il busto, accovacciata sul terreno quasi come un felino, quando la aggredivano dall'alto, e anticipava qualsiasi combinazione con ampie giravolte o pugni d'incontro. Era come se la sua mente sapesse già come reagire a determinati attacchi.

"Ora ti fermo io, specie di aspirante danzatrice!" Estrella cosparse d'un tratto le gambe dell'avversaria con un getto d'un materiale viscoso e nerissimo proiettato dalle sua mani.

"Questo è... petrolio?" pensò Huô, confusa, le gambe rallentate dal materiale denso.

Non ebbe il tempo di riflettere sul da farsi, che Unai aveva già dato forma a un'altissima alabarda dal colorito rossastro misto al verde chiaro, che si accinse a calare sul cranio della nativa. Quest'ultima, in un gesto atletico che aveva dell'anormale, compì una capriola all'indietro, ruotando il busto fino a toccare la sabbia con la nuca, e poggiando le mani sul terreno per darsi la spinta che le mancava nelle gambe intrappolate. Evitò il fendente verso il basso di Unai, e allo stesso tempo lo centrò con un doppio calcio al mento nello slancio.

"Ma cos'è, un'aliena?" sbottò l'uomo, tentando stavolta un montante diretto con l'alabarda alla mascella della nemica, prima che si riprendesse. Nello stesso momento, Estrella si lasciò scivolare di schiena sulla sabbia e cercò di immobilizzarla cospargendosi completamente di petrolio ed espellendolo tutto su di lei dal basso.

Huô compì una ruota laterale ed eluse entrambi gli attacchi in una volta sola, dopodiché si fiondò sul collo di Unai con un'artigliata potenziata dal Reinforcement Kaika, per squarciargli la gola.

Unai però aveva previsto la mossa. Piazzò rapido il manico dell'alabarda dinanzi al collo e bloccò le unghie di Huô. Infine, la allontanò con un potentissimo diretto alla mascella. Il suo ciuffo ondeggiò nell'aria davanti al volto furente, dai denti digrignati.

"Non male..." Huô sputò sangue, e si pulì la bocca con un braccio, divertita. "Anche quella tua alabarda è molto carina. È composta di alessandrite, giusto?"

"Non te lo dico." sorrise, sbeffeggiante, Unai.

"Poco importa." Scrollò le spalle Huô. "L'analizzerò meglio dopo averti squartato."

Estrella si affiancò a Unai, scura in volto, gli occhi due vortici rossi, le trecce nere simili a corde aggrovigliate che ricadevano attorno a tutto il suo corpo sinuoso, fino alle cosce ambrate.

"Uccidiamo questa stronza, Unai. Mi ha già stancata con quei suoi movimenti sexy da felina." ruggì.

"È davvero questa la cosa che ti fa più arrabbiare...?" farfugliò lui, stranito.

Nel frattempo, Mary-Beth osservava la situazione dall'alto.

Shuî stava affrontando Moses Flood, limitandosi a evitare con agilità la sua spada acquatica che aumentava e diminuiva le sue dimensioni a piacimento. Al contempo, Dawson gli volava attorno seduto su di una nuvola di gas e lo cospargeva di fumi velenosi per rallentarlo. Ma il nativo resisteva, balzando ovunque e bloccando la spada d'acqua con rafforzamenti corporei di Kaika, o dissipandola tramite l'Alteration Kaika quando era prossima a centrarlo.

Inoltre, nonostante Antonio, Amber e Saito si stessero facendo valere decimando i soldati nemici con veloci combinazioni di Kaika di sangue, legno e paglia, i nativi erano in grado di rigenerarsi e in media apparivano molto più potenti dei militi Guardians e di Lyam. Le fila dei difensori si sfoltivano sempre più, la battaglia stava volgendo ampiamente a loro sfavore.

"Così non va, perderemo di certo... Karen, vola sopra il campo di battaglia e investi tutti con una scarica di fuo-" le parole di Mary-Beth furono interrotte da una presenza schiacciante che all'improvviso si era presentata di fronte a lei.

Yùn, glaciale nello sguardo, la osservava dall'orlo del promontorio. Solo guardandolo, Mary-Beth comprese che qualunque cosa avesse fatto non sarebbe mai uscita viva da uno scontro con lui.

Yùn aumentò in modo esponenziale la sua aura per comunicare a Huô e Shuî la sua presenza in quella posizione.

I due alzarono lo sguardo, catturati da quel mastodontico Kaika. Capirono entrambi il messaggio che il sovrano stava lanciando loro con quel gesto: "Ho trovato l'utilizzatrice di quel potere misterioso, sto per eliminarla."

Mary-Beth si mise in posizione difensiva. "Non posso vincere... io... sto per morire." Continuava a pensare, non trovando alcuna traccia di empatia negli occhi del re.

A un tratto, però, un'incredibile luce azzurra invase la zona. Yùn assunse un'aria stupita, così come Mary-Beth, che si voltò verso il punto in cui si trovava Karen. Aveva del tutto dimenticato la sua presenza, presa dalla forza terrificante del nemico.

Ma la figura umanoide e infuocata che aveva preso il posto della ragazza appariva ancora più spaventosa. I capelli ridotti a delle fruste di fuoco ondeggianti, il corpo composto interamente di fiamme che distorcevano l'aria con il loro calore, i riverberi celesti attorno alla sagoma imperiosa.

"K-Karen... tutto ok?" balbettò la donna, preoccupata.

Seguì un breve silenzio che parve interminabile, in cui nemmeno Yùn fu in grado di parlare.

Poi, l'essere di fuoco alzò a sorpresa un pollice in direzione della sua maestra, prendendola alla sprovvista.

"Sì, maestra. Mai stata meglio." La sua voce era ancora chiara e limpida come di consueto, colma della gentilezza che la contraddistingueva.

Mentre i vari scontri proseguivano, Shuî, sempre alle prese con Moses e Dawson, pensava a come giungere all'utilizzatrice del potere a loro sconosciuto per liberarsi di lei, dato che quella specie di mostro infuocato spuntato dal nulla aveva iniziato a fronteggiare il suo re. Il nativo era rimasto abbastanza sorpreso dall'energia spropositata che emanava quell'essere dalla forma simile a una ragazza, e soprattutto dal fatto che stesse combattendo alla pari nientemeno che con re Yùn.

Osservò, schivando per un ciuffo con un salto la spada acquatica di Moses, i due combattenti intenti a battersi in uno scontro aereo, sprigionando un'aura che probabilmente sarebbe bastata per sterminare tutti i presenti sul campo di battaglia. Se uno dei due fosse uscito vincitore dalla loro sfida, la battaglia al fronte di Fiery Littoral sarebbe quasi di certo terminata in un breve lasso di tempo.

Una gigantesca spada di Kaika azzurro stava collidendo con la ragazza fiammante, che la teneva a bada usando solo le sue mani, a braccia tese. Dal suo corpo fu scagliata una scarica di fuoco simile a un'emissiome di una stella gigante, e forse per calore quasi pari a essa, che si diresse verso il leader dei nativi. Costretto a ritirare la lama, questo usò l'Alteration Kaika per trasformare il flusso di fuoco in uno d'acqua, per poi rispedirlo al mittente.

L'essere però eseguì un volo ad arco e si avvicinò al re, tentando di afferrarlo con una manata ardente di dimensioni aumentate in maniera esponenziale dal suo infinito Kaika. Un flusso d'energia pura scagliato da Yùn la centrò in pieno, scagliandola al suolo e alzando metri e metri di polvere sul promontorio.

Dal basso, Shuî ammirava la scena con sbigottimento, perso nella contemplazione. E molti altri erano nel suo stesso stato. Persino Flood e Dawson si erano arrestati per alcuni istanti.

L'unica che ne approfittò, lucida, fu proprio Mary-Beth.

Sull'orlo del precipizio, scrutò il litorale sotto di lei con smisurata concentrazione, una vena di follia negli ipnotici occhi rosa.

"Karen, la tua potenza è giunta ben oltre le mie aspettative... se penso a com'eri quando ti conobbi, proprio qui, a Northfield, il mio cuore si riempie di orgoglio." rifletté. "Hai affrontato le tue paure, il tuo dramma. Li hai superati, e adesso ne hai perfino fatto la tua forza. Nonostante la tua potenza sia ancora minore rispetto a quando eri senza controllo, hai raggiunto un livello che mai avrei auspicato, un traguardo che forse nemmeno tu riuscivi a scrutare. Sono fiera di te, Karen. Sei tu la numero uno."

Mary-Beth spigionò il suo Kaika per tutto l'ambiente, lasciandolo libero di manifestarsi in tutta la sua grandezza. L'energia violetta dai riflessi neri che le apparteneva era sbalorditiva e spaventosa.

"Per questo anch'io devo fare del mio meglio per rendere i tuoi sforzi concreti." sussurrò, sorridendo. Spalancò gli occhi più che poté e liberò l'altra parte del suo potere.

L'Energia Oscura.

Quando Shuî si accorse di lei fu troppo tardi.

L'etereo dragone viola già troneggiava, ergendosi fino ai cieli e incutendo terrore a tutti i presenti.

"Stadio Finale: Web Expansion."

Sbigottiti dall'orrore del dragone, i nemici sul campo di battaglia non riuscirono a reagire, a perirono sotto i migliaia di fili che si sostituirono alla sabbia, diventando parte integrante del paesaggio. Tutto era una gigantesca ragnatela tessuta da Mary-Beth, e chiunque ne fosse all'interno era la sua preda.

I fili di seta si allungarono e trapassarono i corpi dei soldati pietrificati dalla paura.

Solo due individui riuscirono a sfuggire alla morsa della donna. Approfittando del momento di distrazione, Shuî e Huô si allontanarono dai loro avversari e raggiunsero Mary-Beth, in quel momento scoperta. Le loro lingue erano mutilate e sanguinanti, poiché se l'erano addentate per non cadere preda dell'illusione della Guardian, acuendo i loro sensi col dolore.

In quel momento erano alle sue spalle, dopo aver compiuto dei poderosi balzi in avanti, flettendo le ginocchia quasi come molle.

Anche le loro unghie, come le lingue, sanguinavano. Ma non della loro linfa vitale.

Avevano compiuto il volere del loro re.

Le pupille di Mary-Beth erano dilatate, la vista offuscata, le membra cedenti.

Karen tornò alla forma normale, un po' per lo shock di quell'orrenda visione, un po' per l'eccessivo dispendio di Kaika. Poté solo guardare mentre il sangue sgorgava a fiotti dal petto perforato di Mary-Beth. Vide il suo piccolo corpo accasciarsi al suolo, quasi teneramente, come se si stesse addormentando.

Gridò con tutto il fiato che aveva in gola. Non voleva accettarlo. Eppure, la sua maestra non si muoveva più. Era lì, immobile, assopita in totale serenità su un letto rosso chiaro.

Era successo troppo in fretta perché potesse essere reale.

Le iridi gialline in preda alle lacrime di Karen furono rivolte verso le sagome di Huô e Shuî.

Erano stati loro.

I due si accorsero dello sguardo orripilante che la ragazza lanciò loro e lo trovarono talmente feroce, talmente violento, che non poterono fare a meno di sentirsi sconcertati e un po' intimoriti.

I denti della ragazza battevano con tale foga da rischiare di spezzarsi.

L'ultima cosa che vide, prima di venire colpita alla nuca da Yùn e perdere i sensi, furono i volti di Huô e Shuî, e l'ultima cosa che fu capace di compiere fu un giuramento: li avrebbe uccisi, non importava a quale prezzo.

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