Terzo Guardiano
Era sempre stato un amante della scienza e della tecnologia. All'accademia era il migliore in questa materia e aveva raggiunto i migliori risultati. Tuttavia, il suo terzo sé aveva portato questa sua passione a livelli mai visti. Era un tipetto basso, cicciottello con una folta barba marrone. Vestiva in modo steampunk e la sua caratteristica più evidente era il suo strambo cappello marrone contornato da svariati orologi, che segnavano sempre l'ora giusta ed avevano anche altre funzioni strambe e utili allo stesso tempo. Vi era pure un cucù. Lo si poteva spesso vedere fumare una pipa.
Trascorse gran parte di questa vita da solo, tuttavia ricorda ancora bene i suoi primi compagni. Li conobbe in un particolare universo dove le anime degli umani si manifestavano sotto forma di animali parlanti.
Era giunto in quel mondo, quel multiverso, con l'obiettivo di studiare la Polvere. La Polvere aveva molti nomi, il più famoso era materia oscura.
La Polvere era una particella elementare responsabile della coscienza ed era, di fatto, essa stessa cosciente. La polvere gravita fortemente sulle specie senzienti, come gli esseri umani e attrae in particolare gli adulti.
La polvere veniva prodotta dagli esseri senzienti attraverso atti creativi, interessanti e introspettivi. Anche gli oggetti realizzati da specie senzienti attiravano la Polvere. Non era possibile vedere questa "sostanza" ad occhio nudo, almeno non per un Signore del Tempo, quindi il Guardiano si creò un monocolo molto particolare, utilizzando delle lenti create dalla resina di un albero molto particolare che cresceva solo nel mondo dei bellissimi e nobili mulefa.
Il Guardiano aveva sentito parlare di un famoso professore che studiava la polvere e voleva disquisire con lui, tuttavia, una volta giunto ad Oxford, più precisamente nel Jordan College, venne a scoprire che Lord Asriel era misteriosamente scomparso e forse deceduto. Deluso, si ritrovò a camminare per le strade della città, finché non giunse nel piccolo parchetto conosciuto come Botanic Garden. Lì seduta, vi era una giovane ragazza dai capelli castani e il volto serio e triste, molto triste. Con lei vi era una dolce martora dal pelo prevalentemente nero.
Il Signore del Tempo azionò il suo monocolo e poté vedere che la martora non era altro che il Daimon della ragazza, una creatura fatta di polvere. In parole più semplici, il dolce animaletto era l'anima della ragazza. In quel mondo era normale vedere persone accompagnate dai loro "animali": ecco perché accanto a lui vi era un gigantesco e grassoccio gatto persiano. Si chiamava Gilberto ed era molto probabilmente il gatto più pigro dell'intero multiverso. Tuttavia, il Guardiano gli voleva molto bene, anche perché gli ricordava la versione felina di se stesso: grassoccio e marrone.
Decise di avvicinarsi alla giovane per vedere come stava e si sedette accanto a lei.
<< Mi scusi, quel posto è occupato >> gli disse lei.
Intanto la martora osservò Gilberto e disse:
<< Salve, io sono pantalaimon, Pan in breve, mentre lei è Lyra Linguargentina. Tu? >> tuttavia il gattone si limitò a sedersi e a miagolare stanco.
<< Non preoccuparti per lui, non è come te, è solo un tenero gattone >> disse bonariamente il Signore del Tempo, mentre si accendeva la pipa.
La ragazza e Pantalamon si guardarono stupiti, poi la ragazza chiese:
<< Sei di un altro universo? >> il Guardiano osservò gli occhi della ragazza e vi poté vedere curiosità e soprattutto speranza. La ragazza sapeva che se un umano non aveva un Daimon allora doveva per forza provenire da un'altra realtà.
<< Sì, noto con piacere che non sei nuova al multiverso, bene bene >> disse lui mentre soffiava del fumo dalla sua bocca con placida calma. In questa vita era fin troppo lento e calmo.
<< I portali tra i mondi sono stati tutti quanti chiusi, come sei arrivato qui? >> Gli domandò la martora. Era chiaro che i due non si fidavano di lui e che soprattutto ne avevano vissute di cotte e di crude, bastava guardare i loro occhi per capirlo. Tuttavia lui non gli rispose, non subito, era troppo occupato a fare i grattini dietro alle orecchie al suo gattone. I due giovani si guardarono confusi e la ragazza lo scosse per la sua giacca di pelle marrone.
<< Oh, scusami mia cara, stavo solo analizzando il residuo dimensionale che si trova poco più in là >> le spiegò mentre le mostrava il suo monocolo. << Se volete sapere come sono arrivato qui, vi basta seguirmi >>. Detto ciò, si alzò a fatica e sbuffando fumo, per poi incamminarsi seguito dal gattone che stava miagolando irritato.
<< Lo so, lo so. Oggi abbiamo camminato fin troppo >>.
Curiosi, i due seguirono il pacioso omone fino ad arrivare vicino all'università dove studiava la ragazza. Sotto ad un albero vi era il TARDIS che se ne stava lì in attesa del suo pilota. L'università era davvero un posto bellissimo, circondata da svariati campi verdi che rendevano il tutto più vivo e luminoso.
Quando la ragazza e il daimon entrarono nel cilindro, furono stupiti da ciò che videro. I due ne avevano viste di tutti i colori, ma quella... quella era qualcos'altro.
L'interno era più grande dell'esterno, molto più grande. Al centro vi era una console esagonale arrotondata che sembrava un misto tra l'antico, lo steampunk e il futuristico. Vi era anche quello che sembrava uno strano mappamondo, così come molte leve e pistoni. Nella console vi era anche un radar a forma circolare o era uno schermo? Le pareti erano di legno marrone rifinito e tutto intorno vi erano molti tavolini ricolmi di libri, ampolle, pozioni fumanti e tante altre diavolerie scientifiche.
Una lunga scalinata partiva dalla sua sinistra e andava in alto fino ad un balcone davanti ad una grande vetrata. La ragazza corse felice su per quelle scale e poté notare che si poteva vedere il mondo esterno. Si era una cosa ovvia, ma neanche tanto visto il contesto in cui si trovava. Dopo essersi attaccata alla ringhiera con gioia, chiese:
<< Chi siete voi signore? >>
<< Io sono il Guardiano, un Signore del Tempo del pianeta Gallifrey. Viaggio nel tempo, nello spazio e nel multiverso tramite questa grandiosa macchina in cui ci troviamo >> detto ciò, il barbuto azionò una leva e il paesaggio dietro la ragazza cambiò. Oxford era sparita e al suo posto vi era un tunnel cosmico che emanava mille colori vorticanti e accesi.
<< Quello è il Vortice Dimensionale >> le disse l'alieno e lei gli sorrise.
<< È bellissimo! >> urlò estasiato Pan e la sua amica annuì.
Il paesaggio cambiò ancora una volta e davanti a loro si trovava nuovamente il Botanic Garden. Tuttavia, quello non era il giardino del mondo di Lyra, ma bensì quello della realtà di Will, il suo amore perduto.
Will era seduto su quella panchina con il suo Daimon felino Kirjava. La ragazza non perse tempo e corse da lui, lo abbracciò e lo baciò con passione. Successivamente, lo condusse all'interno del magico cilindro.
Sia Will che Kirjava osservarono con stupore quel luogo, così come il suo proprietario.
<< Sono Will Parry, signore >> si presentò gentilmente il ragazzo << lei invece? >>
<< Lui è il Guardiano >> gli raccontò Lyra, eccitata come una bambina. << Può viaggiare ovunque nello spazio, nel tempo e nel multiverso! >>
<< Non ci credo >> disse il dolce ragazzo di colore dai capelli ricci. << Lyra, ne abbiamo viste di tutti i colori, ma questo... è... è... >>
<< Guarda tu stesso >> lo interruppe il vocione dell'uomo, indicando la porta con una mano.
I due ragazzi uscirono e si trovarono davanti ad uno spettacolo più unico che raro, almeno per loro.
Si trovavano su quella che sembrava una luna desertica di colore marrone. Nel cielo si poteva vedere quello che doveva essere il mondo oceanico attorno al quale la luna orbitava. Si intravedevano anche altre lune e un pianeta simile a Saturno. Un "uccello" volava nel cielo. La cosa più particolare era il serpente astronauta che si trovava proprio davanti a loro. Indossava una tuta spaziale bianca con un casco completamente trasparente che mostrava il muso della creatura. I suoi occhi arancioni osservarono curiosi i tre nuovi arrivati, chiedendosi, molto probabilmente, chi fossero e da dove provenissero quelle strane scimmie.
<< Quel serpente ha le braccia! >> esclamò Lyra.
<< Le sue braccia sono la cosa meno strana dato il contesto in cui ci troviamo >> disse Will, che ancora non credeva del tutto di essere davvero in quel posto.
Il Guardiano osservò i due con un placido sorriso, avendo già deciso che avrebbe mostrato il multiverso a questi due giovani ragazzi. Fu in questa vita che il Signore del Tempo si rese conto di avere un debole per i giovani in difficoltà. Tuttavia, fu la sua nona vita a portare questo fatto all'eccesso, tanto che i suoi giovani amici la chiamavano "La Tata", cosa che a lei urtava non poco.
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