Quinto Guardiano
Quando si viaggia per il multiverso, non è raro imbattersi in degli esuli. Gli esuli sono persone che per un motivo o per un altro, si ritrovano in un altro universo contro la loro volontà. Alcuni di loro provengono da un universo ormai deceduto, mentre altri no, come nel caso di Jen. Una ragazza che era caduta in un portale e si era ritrovata in un universo parallelo.
Per fortuna che lui si trovava proprio dall'altra parte pronto ad aiutarla.
<< Mi prendete per il culo? >> imprecò la ragazza, non appena alzò la testa per guardare in alto, vide svariate navi volanti fluttuare nel cielo.
<< Tranquilla, ti aiuterò io >> la tranquillizzò lui con il suo accento vagamente indiano. Sì, in questa rigenerazione poteva essere benissimo scambiato per un umano proveniente dall'India, visto che ne aveva tutte le caratteristiche fisiche. Il suo volto, ricoperto da una barbetta, era gentile e affabile. I suoi capelli scuri erano quasi sempre coperti da un cappello blu, così come era blu la giacca che indossava.
Questa rigenerazione era la più gentile di tutte, tuttavia essere fin troppo gentili poteva essere un problema nel vasto multiverso. Tuttavia, all'epoca a lui non importava, riteneva che vivere con il sorriso e con i cuori sereni fosse un bel modo di vivere.
<< E tu chi cazzo saresti? >> gli chiese la rossa con tono sgarbato. Jen non era propriamente una bella ragazza, non era nemmeno brutta e il Guardiano poteva dire che aveva il suo fascino, ma la faccia troppo tonda e contrariata non aiutava affatto l'immagine della ragazza. Ovviamente a questa sua versione poco importava del suo aspetto: non era più il suo quarto sé che sbavava dietro ad ogni bella ragazza che incontrava. In questa vita era una persona per bene e rispettosa, inoltre Jen era fin troppo giovane per lui.
<< Io sono il Guardiano e posso riportarti a casa >> si presentò lui con un sorriso affabile.
<< Cosa? Io non ti conosco nemmeno, per quanto ne so potresti essere... no, hai lo stesso sguardo dolce e ingenuo della mia migliore amica. Va bene, ti seguo >> gli disse lei e lui si avviò verso il TARDIS che si trovava sotto l'albero lì vicino. Sì, parcheggiava fin troppo spesso la sua macchina del tempo sotto gli alberi.
Una volta entrata, Jen rimase a bocca aperta, estasiata da quello che vide. Beh, tutti i non Signori del Tempo e Ancestrali degli ultimi 12000 anni avevano reagito allo stesso modo e come poteva dar loro torto? Il suo TARDIS era bellissimo.
Il TARDIS del gentile indiano era molto spazioso. L'entrata era ampia e in legno. Vi era anche un armadio, comodo per metterci eventuali giacchetti, un vaso con una pianta ornamentale e un tappetto per terra. Già da lì si poteva notare la console esagonale, posizionata su un rialzamento tutto suo, decisamente spazioso. Vi si poteva arrivare tramite dei comodi scalini ricoperti da un tappeto verde. Il verde era il colore predominante, o più precisamente il verde mare e l'acquamarina. Nelle pareti si potevano notare svariati esagoni ornamentali di colore grigio e acquamarina, mentre altri esagoni ben più grandi e blu si trovavano sul pavimento in marmo giallastro. A destra e sinistra vi erano due corridoi di colore rosso che portavano chissà dove. Il particolare più spettacolare e evidente era la gigantesca vetrata decorata in stile arabo che si trovava in fondo. Era bellissima, luminosa e trasmetteva un senso di leggerezza e serenità, così come il suo proprietario.
<< Benvenuta nel TARDIS >> le disse il Signore del Tempo mentre allargava le braccia con un sorriso. << Time And Relative Dimension in Space o ancora più precisamente Time And Relative Dimension in Multispace >>.
<< Come può questo posto riportarmi a casa? >> gli chiese Jen.
<< Piuttosto facilmente, basta che tu posi la tua mano qui >> le disse indicando una sezione della console un po' più gelatinosa.
<< Ew! Devo proprio? >> chiese schifata lei.
<< Sì, tramite quella potrò analizzare la tua vibrazione e firma energetica e capire da quale universo provieni >> le spiegò lui. Lei fece quello che le era stato chiesto.
<< Aspetta, per vibrazione non intendi per caso una cosa legata al vibratore, giusto? >> A quella domanda l'alieno sembrò sia stordito che leggermente scandalizzato.
<< No, ciascun universo vibra a una frequenza diversa dagli altri che lo circondano. Questa è una delle infinite spiegazioni o leggi fisiche che controllano il multiverso. Tuttavia, ogni universo o multiverso tende ad avere delle leggi e regole proprie, quindi un viaggiatore multiversale deve essere bravo a conoscerle e identificarle. Nel tuo caso, siamo stati fortunati: oltre la porta troverai casa tua >> le rispose lui. Infatti, durante la spiegazione, aveva già guidato la macchina fino a destinazione. Non per vantarsi, ma lui il TARDIS lo sapeva guidare davvero bene.
Ovviamente Jen era confusa da tutta quella roba da spazio e altri mondi, quindi alzò le spalle e si avviò verso l'uscita, quando un forte ruggito la fece spaventare.
<< Tranquilla, è solo Saphira >> la tranquillizzò lui. << Lei e il suo Signore dei Draghi Eragon sono i miei attuali compagni di viaggio e ora si stanno allenando nell'arena >>.
Ancora più confusa di prima, la rossa decise che ne aveva abbastanza e uscì da lì. Non fece nemmeno in tempo a mettere piede fuori dal cilindro che fu placcata e abbracciata da tre persone: un maschio bianco dall'aria stordita e i capelli spettinati, un ragazzo dalle caratteristiche indiane con i capelli ricci e un volto leggermente stupido e infine una dolcissima bionda dallo sguardo gentile.
<< Jen! Dove eri finita? >> le chiese Carrie con fare preoccupato. << Quando sei caduta nel portale temevamo il peggio! >>
Jen guardò male il ragazzo riccioluto. << Ringrazia Kash se sono finita lì >>
<< È stato un errore! >> tentò di scusarsi lui.
<< Tutto è bene quel che finisce bene, no? >> chiese con fare impacciato Jizzlord, per poi sorridere al Guardiano. << Io sono Mister Schizzo, piacere di conoscerti >>.
<< Ti chiami Mister Schizzo? >> chiese confuso il Guardiano. Viaggiando nel multiverso si era imbattuto in fin troppi nomi strani, ma questo lo era forse fin troppo.
<< È una lunga storia >> disse Jen, e lo era davvero.
Il mondo di Jen era interessante. Al compimento dei diciotto anni, gli umani di quella realtà sviluppavano un superpotere casuale, generando dinamiche sociali piuttosto intriganti. Purtroppo, la povera Jen non aveva ancora sviluppato il suo superpotere e questo l'aveva portata in un ciclo di disagi e strane avventure.
L'alieno fu invitato per il tè e ascoltò più che volentieri le strane storie di questi ragazzi. In cambio, fece loro visitare il TARDIS. I ragazzi rimasero stupiti nel vedere la piscina, il campo da calcio, il parco giochi, la biblioteca, la pista di pattinaggio e tante altre cose. Carrie fu quella del gruppo con cui legò di più: era tanto dolce quanto gentile e gli ricordava fin troppo una versione femminile di se stesso. Il più grande difetto della ragazza era che non sapeva farsi valere per paura di ferire i sentimenti di qualcuno. Lui le insegnò due o tre trucchetti su come sopperire a questo problema, inoltre le chiese se voleva viaggiare con lui, incuriosito dal suo potere spettrale. Lei rifiutò, perché voleva stare con i suoi amici. Ovviamente, lui li avrebbe portati tutti con sé, ma loro avevano delle vite.
Ad un certo punto, Kash provò a fargli uno scherzetto con i suoi poteri temporali, solo per fare una figuraccia visto che, essendo un Signore del Tempo, ne era immune
Tutto sommato, passò del tempo piacevole con questi ragazzi, ma alla fine giunse il tempo degli addii. Non prima di aver conosciuto il capo di Jen, una cinquantenne con l'aspetto di una dodicenne. Lei mostrò loro la foto di una bellissima bionda con un vestito da strega nero e una collana blu.
<< Ha detto di chiamarsi Emily >> disse la "bambina" con aria altezzosa. << Dal suo aspetto posso solo dire che è una specie di diva e come tale deve essere trattata, ci siamo capiti? >> ordinò lei e Jen annuì sbuffando.
<< Posso avere la foto? >> chiese il Signore del Tempo e lei gliela diede.
Una volta osservata, realizzò due cose: uno, si sentiva stranamente protettivo verso questa donna e sapeva per certo di averla incontrata da qualche parte, le era fin troppo familiare; due, aveva adocchiato il calendario e non era Halloween, quindi o si era vestita per una festa in maschera oppure era una viaggiatrice del tempo. All'epoca questo fatto l'aveva confuso, ma ora poteva immaginare l'identità di questa viaggiatrice temporale. A quanto pare la sua bambina avrà un futuro interessante. Inoltre... che ci faceva Emily con il vestito della Necromante? E soprattutto... come ci era finito il vestito della Necromante nel negozio di quella strana cinquantenne?
Dopo aver dato la foto a Jen, lui salutò tutti e si smaterializzò via da lì.
<< Guardiano, chi erano quei ragazzi? >> gli chiese una giovane voce maschile, appartenete ad un ragazzo dalle fattezze elfiche e i capelli castani. Indossava un abito medioevale blu e portava una spada dello stesso colore nel suo fodero. Dietro di lui vi era la draghessa Saphira, blu e enorme. La sala della console era così spaziosa che la mole della dragonessa non rappresentava minimamente un problema.
<< Solo dei nuovi amici. Se avete finito di allenarvi, vi voglio portare su uno dei mondi più belli del creato >> disse lui per poi abbassare la leva.
Dopo di che i tre andarono verso le porte e si trovarono davanti ad un panorama mozzafiato. Vi era una bellissima foresta che si affacciava su un oceano brillante. Sopra di loro svettava un gigantesco gigante gassoso azzurro e le altre lune che vi orbitavano attorno. Da lontano potevano vedere degli umanoidi alti e blu, con la coda robusta e le orecchie a punta. L'aria di quel mondo non era respirabile per i tre, ma per fortuna il TARDIS aveva già provveduto a proteggerli innalzando un campo di forza invisibile.
<< Benvenuti su Pandora Eragon e Saphira >>
In questo capitolo viene presentata ufficialmente la seconda versione di Emily!
Il mondo di Jen e degli altri ragazzi proviene dalla serie tv Extraordinary. Se siete amanti dei super poteri e del disagio, ve la consiglio vivamente! XD
Detto ciò, ci vediamo al prossimo capitolo!
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