La Paternoster Gang

Quando Emily viaggiava, sia che si trovasse su un autobus londinese, sia su una carrozza, anch'essa londinese ma di due secoli prima, si ritrovava a pensare alla sua vita, una vita che era diventata davvero strana o che, quantomeno, era tornata a esserlo.

Vagando tra i ricordi, si soffermò sul viaggio che l'aveva portata a vivere a Londra. Suo padre aveva deciso, di punto in bianco, di abbandonare Firenze per trasferirsi all'estero. Aveva detto che voleva costruire un'attività tutta sua e che quella città gli ricordava troppo la moglie deceduta. Il che era un peccato, perché Emily adorava la sua vita in Italia e aveva degli ottimi amici, come il gentile Matteo o la simpatica Luciana. Tuttavia, era anche vero che a Londra aveva conosciuto la sua migliore amica, Anika, anch'essa trasferita dall'estero, in particolare dall'America. Inoltre, adorava davvero il Time and Space ed era ancora arrabbiata per il fatto che era stato distrutto dai Dalek e che suo padre non aveva fatto nulla per restaurarlo.

"Ancora con questa storia?" La voce di suo padre risuonò nella sua testa. "Come ti ho già detto, la mia casa è il TARDIS e comunque era solo un edificio umano, non me la prenderei troppo se fossi in te".

Emily si raddrizzò subito sul sedile impaurita e guardò suo padre, seduto davanti a lei, che le sorrideva con tranquillità . Angel e la strana signora vittoriana che li aveva salvati la osservarono preoccupati, ma lei fece cenno che non era niente, poi tornò composta e lanciò un'occhiataccia a suo padre.

"Sei tu?" chiese, o meglio, pensò e il biondo annuì con un sorriso.

"Scherzi?! Non puoi entrarmi nella mente così! Esiste una cosa chiamata privacy!"

Onestamente, dopo lo spavento iniziale, non era poi così sorpresa che suo padre potesse parlarle nella mente, visto che era un alieno che poco prima era morto, aveva cambiato faccia e poi aveva gettato in un buco nero un esercito di saliere aliene.

"Non è colpa mia, sei tu che mi hai inondato la mente con le tue pippe mentali sull'Italia e seghe varie. Devi imparare a non inviarmi pensieri per sbaglio, c'è un limite alla quantità di maschioni nudi che fanno sport che un Signore del Tempo può sopportare di vedere."

A quel punto, il volto di Emily avvampò di vergogna, facendosi subito rosso. Poi tirò una zampata agli stinchi del padre, facendolo lamentare dal dolore.

"Punto primo: non penso a queste cose, non sono Anika! Punto due: devi stare fuori dalla mia testa!"

"Quando eri piccola e ti tenevo in braccio, intrecciasti la tua mente con la mia. Non è inusuale tra la nostra specie, ed è un legame forte e duraturo, non si può chiudere così. Io devo solo alzare un muro e tu devi imparare a fare altrettanto, oppure devi starmi a una certa distanza. Ma non temere, non ti ho mai letto nella mente, solo che ogni tanto è difficile evitarlo... come in questo caso, in cui mi hai praticamente inondato , la tua mente è sempre un uragano di arte e altri pensieri."

"Va bene... No, non va bene, è strano e tutto il resto... come il fatto che tu abbia cambiato faccia e somigli a un mio coetaneo... No, aspetta, non volevo..." si interruppe lei, con lo sguardo pieno di vergongna. Anche se pensava davvero quelle cose, non voleva offendere suo padre.

"Tranquilla, è difficile controllare il flusso di pensieri in una conversazione telepatica," la tranquillizzò lui, per nulla offeso dal commento.

Emily era umana, almeno in parte, ma quella parte era dominante, visto che aveva vissuto come tale per gran parte della sua vita. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli faceva male che sua figlia non lo riconoscesse più. Non ci voleva un genio, cosa che lui comunque era, per capire che, per Emily, suo padre era morto il giorno prima nel negozio e che ora quello che aveva davanti a sé era un perfetto sconosciuto che, guarda caso, aveva i ricordi di suo padre. Ma lo avrebbe accettato e sperava che prima o poi anche Emily lo avrebbe fatto.

"Sul tuo pianeta natale parlavate con la mente?" chiesa curiosa Emily. "Potrei fare la stessa cosa con lo zio? Il Dottore, dico."

"Sì, su Gallifrey parlavamo con la mente, ma non sempre, era un misto delle due cose e anzi, la parlata normale era più diffusa. La nostra telepatia non è potente come credi. Come ti ho già spiegato, io e te abbiamo un legame speciale, un legame che non hai con nessun altro Signore del Tempo, Dottore compreso. Quindi sì, potresti farlo, ma non sarebbe così facile," aggiunse. "Inoltre, senza offesa, eh? Ma la tua mente non è come la nostra. Sei Signore del Tempo solo per metà e la tua telepatia è... molto più debole" concluse lui.

Emily annuì, per nulla offesa. Sinceramente le piaceva essere considerata più umana che aliena. "Adoro essere umana. Anzi, io sono umana. Non voglio che tu la prenda male, ma mi considero una Homo Sapiens a tutti gli effetti."

"Sapiens... Alcune volte non mi sembra così. Anzi, Homo Dementus sarebbe molto più appropriato. Ma sì, la mia razza è uno schifo, quindi non mi offendo." Per pochi secondi, Emily fu travolta da un odio bruciante quando suo padre parlò della sua gente. Davvero li odiava così tanto? Cosa gli avevano fatto? Onestamente, non era sicura di volerlo sapere.

"No, sul serio, non lo vuoi sapere."

"Smettila di leggermi la mente!" sbottò lei con un sospiro. Sarebbe sicuramente impazzita con suo padre nella testa.

"Coooomunque! La UNIT, che ha sede a Londra e che protegge la Terra dagli alieni ostili... Beh, per lo più, visto che il Dottore fa quasi tutto il lavoro, ma vabbè... Mi aveva ingaggiato part-time, ecco perché ci siamo trasferiti a Londra. Il lavoro agli Uffizi era bello, cioè... era bello per il precedente me, quantomeno, ma occuparmi dei casi alieni era più gratificante, così come era gratificante aprire il mio negozio di antiquariato."

Emily annuì, roteando gli occhi. Almeno aveva ricevuto una risposta.

Mentre questo scambio mentale avveniva, gli altri due occupanti della carrozza li osservavano curiosi e divertiti dalle strane espressioni di Emily. Non ci voleva molto per capire che i due stavano conversando telepaticamente, visto che le smorfie irritate e divertite della rossa non lasciavano spazio ad alcun dubbio. Il Guardiano, invece, non lasciava trasparire nulla, segno di una maggiore esperienza in questo campo.

Jenny, però, guardava con apprensione mista a terrore il vampiro seduto davanti a lei. Sapeva chi era... ma cosa ci faceva Angelus con i due Signori del Tempo? I suoi abiti moderni indicavano chiaramente che proveniva dal futuro e il suo volto sembrava più gentile e riflessivo. Questo non faceva altro che moltiplicare i suoi dubbi. Per ora avrebbe aspettato; una volta arrivati a casa, avrebbe approfondito la questione. Nel frattempo, decise di fidarsi del buon senso del Guardiano.

Angel, dal canto suo, rifletteva sul terribile incontro avvenuto poco prima: il suo passato oscuro gli stava letteralmente correndo incontro. I viaggi nel tempo erano strani e, a volte, pericolosi. Non voleva affrontare di nuovo il suo lato demoniaco, né permettere che qualcuno del Whirlwind facesse del male a lui o, soprattutto, a Emily. Sapeva con certezza che il Guardiano avrebbe potuto difendersi, ma Emily no. Ed era suo compito proteggerla, ormai la considerava come una sorellina.

Quando la carrozza si fermò, tutti furono grati di poter scendere: quel viaggio, durato pochi minuti, era sembrato interminabile. Fu Emily la prima a mettere piede a terra, ma appena lo fece, un ometto basso e dall'aspetto singolare le si parò davanti, facendole prendere un bello spavento e strappandole un urletto.

L'ometto, se così si poteva definire, somigliava a una patata umanoide, marrone e liscia. Indossava un elegante abito nero, con una camicia bianca e un cravatta, il tutto in stile vittoriano. Il suo aspetto era completato da un panciotto scuro e da un'aria di serietà.

<< Ragazzo! >> tuonò lui. << È un piacere rivederti! L'ultima volta abbiamo combattuto come tori contro quegli insetti parassiti per la gloria dell'Impero Sontaran! >>

Ragazzo? Ma... non si accorgeva che era una ragazza? E poi... che diamine era l'Impero Sontaran? E perché sia lui che Jenny sembravano conoscerla? La risposta all'ultima domanda arrivò quasi subito: viaggiava nel tempo. La sua vita era davvero strana...

<< Spoiler, Strax! >> lo ammonì il Guardiano. L'ometto lo guardò confuso, ma il Signore del Tempo si avvicinò ad abbracciarlo e gli strofinò affettuosamente la testa glabra. << Mi sei mancato! Sei la mia patata preferita! Ah sì, rigenerazione: sono il Guardiano! >>

<< È un piacere rivederla, signore >> rispose lui, allontanandosi subito, imbarazzato dalle attenzioni eccessive dell'alieno dai due cuori. Poi il suo sguardo cadde su Angel.

<< Feccia vampirica! Preparati ad affrontare l'ira... >>

<< Strax, lui è Angel, non Angelus. È un mio amico, quindi lascialo stare. Non è un nemico >> lo interruppe il biondo. Trovarsi dal lato sbagliato di un Sontaran non era mai un bene, neppure se si era un leggendario vampiro.

<< Un momento... ciao, io sono Emily. È un piacere conoscerti, ma... io sono una ragazza, ok? >> si presentò la rossa con un sorriso.

<< I Sontaran sono una razza di cloni maschili e hanno molte difficoltà a riconoscere il sesso femminile >> le spiegò il Guardiano, per poi aggiungere telepaticamente: "Inoltre, Strax è un po' tardo per colpa di una strana resurrezione andata male. Non essere troppo severa con lui."

Emily annuì, pronta a chiedere altro sui Sontaran, ma il suo sguardo fu catturato da una figura rettiliana e femminile, vestita con un elegante abito vittoriano nero con sfumature viola.

"Papà?! Quella è una rettiliana?" chiese lei mentalmente, sperando che il padre la sentisse.

"È una Siluriana, una delle tante specie siluriane, precisamente una guerriera. E sì, è una lucertola. I Siluriani erano la specie senziente dominante sulla Terra prima dell'estinzione dei dinosauri e della nascita delle scimmie... e di TikTok", rispose il Guardiano, con una nota di astio alla fine.

<< Che cosa diamine è TikTok adesso? >> sbottò Emily, attirando l'attenzione su di sé. Per sbaglio, aveva usato la bocca invece della mente. Uff, era così difficile...

<< Una stupida app per telefono che non è ancora stata creata. Chissà perché sono convinto che tu venga dal 2024... vabbè, il tempo è relativo >> sbuffò lui. Emily scosse la testa per le buffonate di suo padre.

<< Emily, Guardiano e amici, benvenuti al 13 di Paternoster Row, la casa della nostra umile gang, nonché della nostra famiglia >> li accolse gentilmente la Siluriana, anche se il suo sguardo si posò con sospetto su Angel. Cosa ci faceva Angelus lì?

<< Ciao? Io sono Emily, ma a quanto pare tu lo sai già. Però io non ti conosco... perché non ti ho ancora incontrata. Sai, viaggio nel tempo e via dicendo >> disse timidamente la rossa, facendo sorridere la Siluriana.

<< Allora è un piacere fare di nuovo la tua conoscenza. Ora, se volete entrare, vi offrirò del tè. Anche perché non siete gli unici ospiti appena arrivati >> disse, indicando con un cenno una familiare cabina blu sotto il portico della casa.

<< Lo zio è qui?! >> Gli occhi di Emily brillarono di pura gioia. Era da tanto che non vedeva il Dottore, ed era anche da pochissimo che aveva ripreso a ricordarsi di lui. Il Guardiano sbuffò bonariamente. Era assurdo quanto lei amasse il Dottore, anche se poteva capirla.

Dopo aver dato un'ultima occhiata all'esterno della casa, una grande villa con un ampio piazzale interno e un arco con un cancello in ferro battuto, il gruppo entrò. L'interno era ancora meglio: sembrava un museo vittoriano, con eleganti mobili d'epoca posizionati nelle ampie stanze e nei numerosi corridoi.

Furono scortati in una sala illuminata da grandi finestre che davano su un giardino tropicale. All'interno, piante rigogliose e un clima caldo, probabilmente per il comfort della padrona di casa: una lucertola. Un tavolino con diverse sedie in legno attendeva la pausa tè. Uno dei molti quadri stava per essere coperto da un servitore in fretta e furia, ma si riusciva ancora a intravedere la bellissima donna vittoriana seduta elegantemente su una poltrona.


Emily osservò gli altri ospiti: erano tre, due sconosciuti e una donna che le era davvero mancata << Zia River! >> La rossa non perse tempo e corse subito ad abbracciarla. << Come stanno gli zii? Amy e Rory sono qui? È da tanto che... >>

"Emily!" La voce del padre la interruppe e lei lo osservò imbarazzata: si era decisamente lasciata trasportare. Il Guardiano teneva il suo cacciavite sonico nella mano destra e stava analizzando la donna dai grandi capelli ricci. "Quella non è la River che conosci tu, ma quella di questa realtà".

Emily annuì, ricordandosi che suo padre le aveva detto che questo non era il loro universo di origine. Lo sguardo confuso ma divertito di River non fece che confermare le parole del Guardiano. Che peccato, però... avrebbe voluto davvero riabbracciare la sua River.

"Il tipo con il trench marrone è il Dottore e questa volta è quello della nostra realtà. Ma è la rigenerazione prima di farfallino, quindi nemmeno lui sa chi sei. La rossa è Donna Noble, la sua compagna... compagna nel senso che sono amici e viaggiano insieme, non che fanno sesso".

Emily sbuffò all'ultima precisazione del padre, poi annuì. Evidentemente, non era quello il giorno in cui avrebbe rivisto i suoi zii preferiti.

<< Io sono il Guardiano, ciao! Lei invece è mia figlia Emily. E questo qui, serioso, bellissimo e tormentato, è il vampiro con l'anima, Angel. Sì, Angel, non Angelus. Lui è bravo e non c'entra nulla con il suo passato... a parte il fatto che è il suo passato >>.

Angel gemette per vari motivi, in primis per la descrizione imbarazzante affibbiatagli da quel pazzo alieno biondo.

<< Il Guardiano?! >> Donna sgranò gli occhi, sorpresa e confusa. << Tu non sei il Guardiano! Il Guardiano è un'inquietante tata vittoriana, lei è... >> La donna si guardò intorno, poi individuò il quadro con la bellissima donna vittoriana. << Eccola! Lei è il Guardiano! >>

Inutile dire che Donna era confusa... ma non era l'unica.

<< Cosa?! >> chiese Emily voltandosi di scatto verso il padre. << Non dirmi che... non dirmi che la rigenerazione può cambiare anche il sesso?! >>

<< Ok, non te lo dico >> Il Guardiano alzò le mani in finta resa, divertito.

<< Papà! Sul serio quella eri tu? >>

<< Sì, la nona me. Lei era... lascia stare. Lei è, o meglio, era me, punto >> sbuffò irritato. << E sì, la rigenerazione può cambiare anche il sesso. Sono stato uomo dieci volte e donna tre. Contenta ora? >>

Emily annuì, tesa. Anche lei poteva rigenerarsi? Anche lei poteva diventare un maschio? Non voleva pensarci. Non riusciva proprio a immaginarsi come uomo, sarebbe stato troppo strano.

<< Ahahaha, ti chiameresti Emilio! Come Emilio è meglio, il giocattolo, te lo ricor... >> Ma fu interrotto da un cuscino che sua figlia gli lanciò in faccia, infuriata. Cuscino precedentente appoggiato su una delle tante sedie vicine. 

<< Cretino! >> Eppure, anche lei stava per scoppiare a ridere... così come tutti gli altri.

<< Dottore, tu e la donnona siete dopo il pasticcio con Enoch, vero? >> chiese il Guardiano, che in realtà non aveva davvero bisogno di chiedere. Il libro che aveva trovato nel Nexus, intitolato "Le Cronache di Enoch Vol.1", era già un indizio più che sufficiente.

Il Dottore annuì.  << Già... ci hai appena riportati nel nostro universo >>.

<< Ehm... no. Non è il vostro universo >> Il Guardiano incrociò le braccia. << Gli somiglia: tu, Gallifrey, Donna, i Sontaran e tutto il resto siete presenti anche qui e la vostra storia personale è pressoché la stessa. Io qui non esisto, o se l'ho fatto sono morto o sono rimasto il senatore palloso che ero in passato. La vera differenza sta nel fatto che qui esistono anche vampiri, ragazzine pompate che li cacciano, demoni e altre cose magiche >>.

<< Allora riportaci a casa! >> sbraitò Donna, già urtata da tutta quella confusione.

<< Lo farei, ma... il mio TARDIS è nel Nexus, quindi... >>  Il Guardiano si grattò la nuca, imbarazzato.

<< Il mio non lo avrebbe fatto >> il Dottore si pavoneggiò.

<< Il tuo è una carriola a vapore! Il mio TARDIS è grandioso rispetto alla tua stupida cabina! >>

<< Non è vero! Inoltre, la mia cabina ha stile, è blu ed è bellissima! Tu non hai mai cambiato l'aspetto del tuo, lasciandolo il banale aspetto standard e cilindrico! >>

<< Il cilindro è bellissimo! La cabina, invece, non ha senso e... >>

<< Oi! Stupidi marziani! >> Donna li interruppe urlando, furiosa. << Smettetela di litigare sulle vostre navicelle e trovate un modo per riportarmi a casa! >>. Gli sbraitò contro Donna furiosa. Sembravano due bambini che litigavano su chi avesse la macchinina più bella.

Emily si avvicinò a River e sussurrò piano: << Ha senso la parola "uomini"? Voglio dire... papà è stato una donna una volta. È strano. Ma poi, non sono nemmeno umani...>>

River ridacchiò. << I Signori del Tempo sono come bambini... almeno su alcune cose. Mio marito lo è di sicuro. Non so ancora dire di tuo padre >>.

<< Sinceramente, zia... posso chiamarti così anche se non sei la River che conosco? Comunque, mi ricordo bene che il Dottore era molto più che infantile, almeno quello con il farfallino. Mio padre, invece, è sempre stato un uomo serio, molto calmo e ben educato, almeno finché non si è rigenerato nello strano cugino Trevor >> sbuffò lei.

<< Non dovresti lamentarti del nuovo aspetto di tuo padre >> le disse Vastra, che aveva ascoltato il discorso delle due, seduta comodamente si una delle sedie a prendere il tè. << Rifletti: secondo te, perché tuo padre ha scelto un aspetto più giovane? >>

<< Perché ha avuto una crisi di mezza età? >> rispose lei, urtata. Sul serio, che domanda era? Inoltre, secondo lei, la rigenerazione era un processo casuale, o almeno così aveva avuto modo di capire dalla sua ben poca esperienza in materia.

<< No >> le rispose la Siluriana con un sorriso. << Ma non ti darò la risposta, dovrai essere tu stessa a trovarla >>.

Emily roteò gli occhi e sbuffò. Come mai suo padre aveva scelto quell'aspetto? Era giovane, e tutti, se ne avessero avuto la possibilità, sarebbero tornati giovani. Secondo lei, non c'era tutto questo grande mistero. Secondo Vastra, però, sembrava quasi che la causa fosse lei, ma come poteva essere? Se fosse dipeso da lei, suo padre non si sarebbe rigenerato affatto. Anche se... sarebbe potuto andare peggio, sarebbe potuto diventare una donna e dopo come l'avrebbe chiamato? Mamma? No, di madre ne aveva avuta solo una. Sempre papà? Dio, che strano...

<< Aspetta un secondo! >> urlò il Dottore con un sorriso a trentadue denti, mentre saltellava eccitato sui suoi piedi. Il suo folle sguardo vagava dal Guardiano a Emily. << Hai detto che lei è tua figlia? Nel senso che è tua tua? >>

<< No, l'ho comprata al Bazaar di Betlemme, secondo te? >> gli rispose sarcastico il Guardiano, che fu ignorato dal suo "connazionale".

<< Non può essere un Signore del Tempo, visto l'astio che provi contro di loro. Beh... forse eccetto la Necromante, ma lei è... cooomunque! È in parte umana?! >> chiese e il biondo annuì.

<< Ma è geniale! >> urlò il Dottore, mentre guardava la giovane rossa con un sorriso folle. << Come funzioni? Lo sai? Anche mia nipote Susan aveva avuto dei figli con... oh, beh, lasciamo stare...>> concluse mesto lui, con degli occhi tristissimi che misero pena a tutti quelli nella stanza. Tanto che Emily andò subito ad abbracciarlo, gesto che il vecchio alieno ricambiò più che volentieri. La rossa incorniciò lo sguardo di suo padre e gli chiese, sempre con la telepatia:

"Perché lo zio ha avuto questa reazione?"

"Questo Dottore pensa di essere l'ultimo della nostra specie, l'unico superstite dell'Ultima Grande Guerra del Tempo. Susan, che se ti ricordi ti avevo già accennato poco fa, era sua nipote, la sua prima compagna di viaggio, che presumibilmente è deceduta durante la guerra", le spiegò lui.

"Sì, ma... tu sei un Signore del Tempo e so per certo che anche tu hai affrontato quella guerra, quindi...?"

"Io non ho affrontato quella guerra, io ne ho affrontata una peggiore, molto peggiore", disse lui con sguardo fermo. "La Guerra del Multiverso, della quale ti avevo già parlato. Comunque, lui crede che io provenga da prima della Guerra, oppure da una realtà alternativa, perché gli ho fatto credere così. Prima o poi scoprirà che Gallifrey non è bruciata, ma non è ancora arrivato quel momento. La storia non va cambiata. Fidati, non ti piacerebbe".

"Ma... mi avevi detto che Gallifrey è effettivamente bruciata, non capisco sinceramente...". Emily, a questo punto, era confusa: si ricordava bene di quando suo padre le aveva parlato di essere uno degli ultimi della sua razza.

"Allora... dopo la Guerra, Gallifrey esplode, poi si scopre che non è così, poi arriva il Maestro e lo distrugge ancora una volta. E grazie a Dio che lo ha fatto, tu non saresti nata se la mia gente fosse ancora in circolazione. Il Maestro non mi piace più di tanto, ma dovrei davvero mandargli un cesto di frutta come ringraziamento. I Signori del Tempo erano una razza del cazzo che non si meritava altro". L'ondata di odio telepatico che ricevette da suo padre fu davvero preoccupante. Avrebbe dovuto chiedergli come mai vi fosse così tanto risentimento verso la sua gente, ma l'urlo di Angel le impedì di farlo.

<< Tutti a terra! >> Con il suo udito sviluppato, aveva sentito uno strano rumore provenire subito sopra di loro, un rumore raschiante e poco rassicurante. Il gruppo guardò preoccupato nella grande finestra dietro il vampiro e vide il TARDIS del Guardiano avvinghiato dai tentacoli della stessa creatura demoniaca che aveva attaccato il Signore del Tempo nel Nexus, i cui occhi rossi guardavano famelici gli occupanti della stanza.

La creatura, con un ruggito, spaccò la finestra, facendo piovere pezzi di vetro ovunque e costringendo gli occupanti della stanza ad abbassarsi per non essere feriti dalle schegge vaganti.

<< Con voi marziani in giro non c'è un attimo di pace! >> urlò esasperata Donna, visto che la sua giornata si era complicata ancora una volta.


Come avete potuto vedere, ho deciso di esplorare un concetto che in Doctor Who viene poco approfondito e per giunta in modo inadeguato: la telepatia dei Signori del Tempo. Ora... è risaputo che la loro telepatia non sia particolarmente potente, ma almeno tra di loro riescono a comunicare. La gittata di questo potere ci è ignota: 13 e O riescono a parlare anche a distanza e così via. Visto che Il Guardiano ed Emily sono padre e figlia e visto che le loro menti si sono intrecciate, in modo più o meno inconsapevole, tempo prima, i due possono parlarsi mentalmente senza alcun problema. Ovviamente, non possono farlo se si trovano a una distanza eccessiva l'uno dall'altra. 

Detto ciò, ci vediamo!

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