Dispersi nella Londra vittoriana

Emily era sinceramente confusa. Un secondo prima stava osservando la bellissima foresta blu brillante del pianeta Pahvo e il secondo dopo si trovava in mezzo a una via decisamente trafficata. Le ci volle davvero poco per comprendere dove si trovasse, ma il suo amico vampiro la anticipò.

<< La Londra vittoriana... >> disse con tono severo lui. Per il vampiro con l'anima, quel periodo non fu uno dei più piacevoli, visto che all'epoca era conosciuto come Angelus, la sua controparte cattiva e senza morale. Per non parlare del fatto che questa città era la città natale del suo amico/nemico Spike e fu proprio qui che divenne un vampiro. Nel suo cuore non morto sperava che Drusilla, ora tornata Romana, riuscisse a far rinsavire ancora una volta il suo vecchio amico, anche perché si sentiva in colpa del destino infausto dell'ex vampiro ossigenato, ora viaggiatore del tempo millenario. Quanto meno era finito in un periodo storico nuvoloso e non rischiava di finire in cenere.

<< Adoro questo periodo storico! L'arte, i vestiti, gli edifici e le carrozze! Voglio viaggiare su una carrozza >> disse lei, mentre ne osservava una tutta nera, trainata da un cavallo dello stesso colore.

<< Quest'epoca ha anche un sacco di cose negative, come l'inquinamento, le malattie, la povertà, la discriminazione e tanto altro >> disse Angel riportandola alla realtà. Non voleva rovinare i suoi sogni, ma non voleva nemmeno illuderla sul contesto storico in cui si trovavano.

<< Angel? Ti piace l'Impero Romano? >> gli chiese lei e lui annuì. << È bellissimo vero? Ci sono i templi, le terme e quant'altro, ma vi è anche la schiavitù, cosa aborrante. Il punto è: ogni epoca ha i suoi lati negativi, quindi non rovinarmi l'esperienza, sono entusiasta non cretina >> lo ammonì lei e il vampiro sorrise. << Inoltre... questa non è la prima volta che viaggio nel tempo, da piccola vivevo nel TARDIS di papà e ogni tanto viaggiavo anche con il Dottore. È vero, quei ricordi che mi sono appena ritornati grazie all'aiuto del TARDIS mi sembrano quasi dei sogni strani e mi sento ancora la ragazza normale che ero solo l'altro ieri, ma è proprio per questo che voglio godermi questa avventura! Adoro quest'epoca e voglio esplorarla, papà ci troverà >> detto ciò, la rossa si avviò in una via più trafficata.

Emily, da brava studiosa qual era, riconobbe subito i vari stili di abbigliamento e a quali classi sociali appartenevano. Le classi sociali erano tre: operaia, media e alta borghesia.

L'abbigliamento dell'alta borghesia era lussuoso ed elaborato. Le donne indossavano abiti con ampie gonne sostenute da crinoline o bustle, mentre gli uomini indossavano abiti su misura di tessuti pregiati. L'abbigliamento della classe media era meno elaborato di quello dell'alta borghesia, ma comunque di buona qualità. Le donne indossavano abiti semplici con gonne meno ampie, mentre gli uomini indossavano abiti confezionati. L'abbigliamento della classe operaia era semplice e funzionale. Le donne indossavano abiti da lavoro o gonne e camicie, mentre gli uomini indossavano pantaloni, camicie e gilet.

Al lato della strada si poteva notare un mendicante chiedere elemosina e un ricco dargliela con fare disgustato. Emily sapeva che all'epoca, fare l'elemosina era considerato un modo per elevare il proprio status sociale, mostrando allo stesso tempo la propria superiorità nei confronti dei meno fortunati. Era come dire: "Io sono meglio di te". Questo comportamento non le piaceva affatto, ma decise di non intromettersi. La storia era storia per un motivo.

Intorno a loro sfrecciavano veloci moltissime carrozze dirette chissà dove. Tra la folla, molti giovani vendevano la gazzetta quotidiana. In lontananza, si ergeva maestoso il Big Ben.

Emily, però, era in cerca di un tipo di persone in particolare: i famosi "pavement artists" o "street sketchers", ovvero artisti di strada che creavano disegni, caricature e ritratti per il pubblico in cambio di monete. Lei amava disegnare, e soprattutto adorava farlo in pubblico. Ancora ricordava quando, per un progetto artistico universitario, si era messa a disegnare in mezzo al Piccadilly Circus con la sua amica Anika. Le loro creazioni avevano riscosso molto successo sia tra i locali che tra i turisti e avevano anche guadagnato qualche soldo. Anika, a dire il vero, non era brava quanto lei nel disegnare, anzi, era piuttosto negata. Secondo Emily, la sua esuberante amica era stata costretta dalla madre a frequentare la sua stessa università.

<< Emily, andiamo! >> la spinse il suo amico vampiro. Era così persa nei suoi pensieri che si era completamente dimenticata della presenza di Angel. << La gente ci sta guardando in modo strano, non siamo esattamente invisibili con i nostri vestiti moderni >>.

Emily annuì in accordo e i due decisero di infilarsi in un vicolo meno trafficato, dove l'unica altra presenza era un barbone svenuto per il troppo alcol.

<< Scusa, è che... >> disse la rossa, un filo di voce tradì la sua timidezza, << quando penso alla mia arte o semplicemente mi perdo nei miei pensieri, tutto il resto svanisce >>. Sapeva di essere una sognatrice con la testa tra le nuvole, ma che poteva farci se aveva una passione così grande da offuscare tutto il resto?

<< Non devi scusarti >> disse lui con un sorriso. << Alla tua età è bellissimo poter sognare come fai tu. Significa che hai uno scopo, un obiettivo nella vita >>.

<< Angel, com'eri da giovane? >> gli chiese curiosa lei, visto che il suo amico aveva tirato fuori il discorso sulla gioventù. Era davvero curiosa di conoscere l'infanzia del gentile ed eroico vampiro.

<< Ero una persona orribile >> disse lui, con voce mesta. << Passavo la maggior parte del tempo alla locanda a ubriacarmi e a fare l'amore con qualsiasi donna incrociassi lo sguardo. Ero la delusione di mio padre e, sinceramente, il suo astio verso di me non fece che spingermi ancora di più verso il baratro, fino alla vampirizzazione. Non sto dicendo che non avesse ragione, perché ce l'aveva, ma criticare senza agire non serve a niente >>.

Emily lo ascoltò pensierosa. Si aspettava un giovane e baldo eroe, un eroe che poi si era trasformato nella sua peggiore versione, invece... sembrava che Angel fosse la versione migliore sia della sua parte umana che di quella vampiresca. Non male, alla fine. Questo significava che era migliorato e che la realtà è ben diversa dalle aspettative. Ovviamente Emily non aveva cambiato opinione su Angel, non era così meschina.

<< Il tuo nome era Angel o... >>.

<< Liam, mi chiamavo Liam >> disse lui, per poi alzarsi di scatto. Il suo olfatto sviluppato aveva percepito un odore a lui fin troppo familiare: quello del sangue. << Resta qui >> le ordinò, per poi addentrarsi nella nebbia.

"Aspetta, nebbia?" Si chiese la rossa. Quando era apparsa? Un attimo prima non c'era. Poi si ricordò: si trovava a Londra, anche se era molto più probabile che, persa nei pensieri com'era, non l'avesse notata. Ovviamente, la Time Lady disobbedì al vampiro e lo seguì. La fonte dell'odore era una giovane coppia con i loro figli, brutalmente uccisi. Tutti quanti avevano la giugulare con due fori dai quali fuoriusciva il sangue in modo copioso.

<< Angel! Penso che abbiamo compagnia >> gli disse un'allarmata Emily, indicando quattro figure eleganti che emergevano solennemente dalla nebbia, figure che Angel conosceva fin troppo bene: il Whirlwind!

<< Merda... >> imprecò Angel, osservando con terrore il suo sé passato venirgli incontro insieme alla sua vecchia banda. Senza pensarci due volte, prese Emily per mano e corsero via da lì.

Dopo aver svoltato un vicolo, qualcuno gli diede una testata sui pettorali.

<< Papà?! >> lo osservò sorpresa Emily. Eh sì, suo padre era apparso dal nulla ed era andato a sbattere contro il loro amico in comune.

<< Ma di cosa sei fatto? Uzbunto Algeriano? >> lo guardò male il Guardiano, mentre si massaggiava la testa dolorante.

<< Papà? Dove eri finito? E dov'è il TARDIS? >> gli chiese sua figlia e lui si guardò attorno allarmato.

<< E ti pareva! Prima perdo voi, poi finisco nel Nexus e ora perdo il TARDIM! Tutte a me capitano, uff!! >> imprecò lui.

<< Il TARDIM? >> chiese Angel, ma non si chiamava TARDIS?

<< Time And Relative Dimension In Multispace, TARDIM in breve. Lo chiamo TARDIS perché suona meglio e perché la nipote del Dottore aveva deciso così, lunga storia >> spiegò brevemente lui e gli altri due lo guardarono confusi per poi alzare le spalle.

<< I nostri inseguitori ci stanno ancora alle calcagna, dobbiamo andarcene! >> li intimò il vampiro. Per loro fortuna, in quel momento una carrozza andò verso di loro e da essa ne uscì una bella giovane con un vestito elegante nero e un cappello elegante dello stesso colore. 

Lei sorrise a Emily:

<< Signorina Emilia, salti su! >> le disse con un sorriso e la diretta interessata la guardò con confusione. Chi era questa misteriosa ragazza che la conosceva?

<< Jenny! >> la salutò con un sorriso il Guardiano. << Da quanto tempo, Vastra come sta? Mi chiedevo se... >> ma fu interrotto da Angel che lo prese di peso e lo buttò all'interno della carrozza, seguito a ruota da Emily. Dopo di che il veicolo partì a tutta velocità per le vie di quella antica e trafficata città.

Altrove, un altro TARDIS a forma di cabina della polizia blu si stava smaterializzando. Gli occupanti erano due individui: uno di loro era un uomo dai capelli impazziti, due basettoni e un volto giovane e allegro, anche se i suoi occhi mostravano una tristezza senza tempo.

 L'altra era una donna di mezza età dai capelli rosso fuoco e il volto pensieroso. 

Donna Noble stava ripensando alla sua ultima avventura: lei e il Dottore si erano ritrovati in un universo parallelo dove angeli e demoni erano reali, per non parlare di Enoch stesso, che con la sua sola esistenza mandava a puttane tutte le sue convinzioni. Donna sapeva che viaggiare con il Dottore era strano, c'erano mondi e alieni che sfidavano ogni sua concezione, ma erano comunque spiegabili scientificamente o almeno poteva spiegarseli un Signore del Tempo. La magia? Quella era assurda!

Ripensando a questa avventura non poté fare a meno di pensare all'altro Signore del Tempo: il Guardiano. La seria e oscura tata vittoriana che come amici aveva tre ragazzi che definire strani sarebbe stato riduttivo.

<< Dottore, cosa ne pensi del Guardiano? >> chiese lei, quasi a voce alta.

<< È un buon amico o amica e abbiamo salvato la realtà svariate volte insieme. Perché me lo chiedi? >> le rispose il basettone.

<< Perché, non eri l'ultimo dei Signori del Tempo? Non ti ha fatto piacere rivedere un membro della tua specie, beh, due, considerata anche la presenza del Necromante? >>

<< Il Guardiano proviene da prima della Guerra del Tempo, il Necromante da un universo alternativo. Quindi sono ancora l'ultimo della mia specie, Donna >> disse mesto lui, per poi fare un piccolo sorriso. << Ma sì, sono contento di averli rivisti >>. L'Ultimo dei Signori del Tempo non credeva davvero alle sue parole, aveva dei sospetti che il Guardiano sapesse eccome della guerra, ma era difficile capire la sua linea temporale e alla fine non aveva importanza, era comunque da solo.

<< Oh, vieni qua, uomo dello spazio! >> disse lei abbracciandolo. Il Dottore era il suo migliore amico e non voleva vederlo soffrire in quel modo.

<< Beh, è andata. Ora, Donna! Andiamo a vedere dove siamo finiti? >> Detto ciò uscì con rinnovata energia per ritrovarsi davanti a una donna che conosceva fin troppo bene, seppur l'aveva incontrata una sola volta.

<< Ciao dolcezza! >> lo salutò River Song.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top