Prologo

"Ogni persona,
piccola o grande, che passa nella nostra vita è unica:
lascia un poco di sé e prende un poco di noi..." J.L. Borges









Mi chiamo Aurora, e sono un'Alessi. Il mio mondo è molto speciale, al di fuori di tutto quello che può essere designato come umano o reale.

Forse, per farvi capire meglio, sarebbe il caso di metterla sul piano religioso, ma penso che così ci discosteremmo troppo da quello che realmente sono.

Gli Alessi sono molto simili ad angeli custodi. Ognuno di noi ha un protetto sulla terra. Beh, a pensarci bene non proprio tutti, io per esempio non ce l'ho ancora. Non è da molto che sono arrivata.

Vi starete chiedendo come si arriva. Ebbene, ve lo spiego. Diciamo che noi Alessi siamo una categoria un po' stramba di angeli, quelli che sulla terra possibilmente si definiscono fantasmi. Ma attenzione non siamo trasparenti, non urliamo né infestiamo le case o cose simili. Solo, viviamo nel nostro mondo, e quando arriva la nostra ora, proteggiamo... Siamo buoni, e quando siamo in missione siamo perfettamente visibili. Come degli autentici esseri umani.

Proviamo emozioni, sentimenti, paure e angosce. Ci si catapulta nella vita di tutti i giorni finché il nostro protetto non ha più bisogno di aiuto.

Più che essere morti, noi Alessi non siamo mai esistiti. Non come terreni, voglio dire.

Stiamo qui ad Alexan e attendiamo che sia il nostro turno fin quando non viene al mondo il nostro protetto. Alcuni di noi attendono addirittura centinaia di anni. Quelli come me a volte anche di più. Quando poi lui arriva, noi siamo chiamati a guidarlo sulla retta via nel caso qualche demonietto tentatore lo affascini.

Ecco bravi, avete capito. Noi combattiamo contro i demoni, i Kelsea. Sono come noi, ma hanno il compito di fare l'esatto opposto. Qual è il loro scopo? Forse il dominio sugli uomini, o magari solo il piacere di annientarci.

Quando anche l'ultimo umano avrà abbandonato la retta via la stirpe degli Alessi scomparirebbe e i Kelsea avrebbero campo libero. Ovviamente la stessa cosa accadrebbe se succedesse il contrario, e cioè se noi prendessimo il sopravvento.

È difficile che si arrivi ad affermare la supremazia completa di una stirpe sull'altra. Il bene non esiste senza il male, quindi se dovessimo vincere cesserebbe comunque il nostro compito.

Penso che sarebbe opportuno rivedere il mio discorso e dire che più che a sconfiggere i Kelsea miriamo all'equilibrio di Bene e Male.

Kelsea contro Alessi... bella lotta, eh?

Mi muovo per i corridoi deserti a passo deciso. Sento rimbombare il rumore del mio passaggio negli ampi corridoi. Larghe colonne imponenti sorreggono enormi volte a botte, le mura sfrecciano tutte uguali al mio fianco.

Durante la strada incontro Alcibiade, un altro Alessi un po' più anziano di me. Mi saluta con un cenno del capo al mio passaggio e si rigetta malinconico nei suoi pensieri.

Proseguo oltre con una sola domanda nella mente. Cosa vorrà Albian?

Lui è il capo supremo della nostra comunità angelica. L'ho soltanto visto da lontano di tanto in tanto. E' fin troppo impossibile che mi abbia mandata a chiamare! Io, un'insignificante, comune guardiana, e per giunta giovane. Non sono proprio alla sua portata!

Forse la sua assistente Agàte avrà sentito male, e per errore mi è venuta a cercare.

È sicuramente così... deve essere così... perché se così non fosse, allora... vorrebbe dire che il mondo gira al contrario oggi.

A meno che... Ma no, no... Non ho commesso nessuna infrazione... per quale motivo Albian dovrebbe punirmi?

Sono arrivata di fronte al grande portone. Le mie ali fremono ed è come se un brivido mi percorresse la schiena. Ho un gran timore di affrontarlo. La sua aria da uomo per bene e quegli occhi così profondi sembrano metterti a nudo l'anima quando ti fissano.

Busso educatamente e la porta si apre all'istante.

"Entra pure, Aurora". Sento dirgli con voce profonda.

Con un po' di impaccio mi faccio avanti e mi siedo di fronte a lui. Albian mi fissa curioso, poi fa cenno di sì con il capo, come a dire: "Sì, è perfetta!", e inizia a parlare.

"Ciao Aurora".

"Buongiorno signore", arrossisco. Quando mi ci metto sono maledettamente timida.

"Sei proprio come ti ha descritta la tua insegnante Agàte, una ragazzina...".

Mi sento ferita nell'orgoglio. La mia figura incorporea non dimostra più di diciotto anni, ma non sono poi così ragazzina! E ovviamente non ho mica scelto io di essere di quell'età! Se il mio aspetto è quello di una ragazza vuol dire che il mio protetto avrà bisogno di me a quell'età. Punto.

Un Alessi deve potersi avvicinare al meglio al suo protetto. In questo caso io, per stare affianco al mio futuro terreno dovrò essere o la sua migliore amica, o una sorella adottata, o se è un ragazzo... anche la sua fidanzata. Sotto questo punto di vista non ci sono restrittive limitazioni. Posso innamorarmi se capita. Ma tutto deve avere un buon fine, e non deve intaccare l'esito della missione. Se così non fosse, ricorrerei a gravissime punizioni.

Albian sa bene che non scegliamo noi la nostra figura incorporea. Per un supremo questi non sarebbero nemmeno discorsi da fare!

Non riesco a capire dove voglia arrivare con questo giro di parole perciò lo lascio continuare.

"Bene ragazza, andiamo al dunque, non perdiamoci in chiacchiere... Se ti ho fatta chiamare c'è un motivo molto serio!".

Lo vedo fermarsi, quasi titubare... Ahi, questo mi preoccupa. Avrò mica combinato qualcosa?

Albian riprende il suo discorso: "Sei stata scelta per portare a termine una missione importantissima. Ti assegneremo un protetto...". Un'altra pausa di riflessione.

Oh cielo, mi sta facendo proprio venire l'ansia. Un protetto? E che ci sarà di strano e importantissimo? È soltanto arrivata la mia ora finalmente!

"Bene". Tento di introdurmi timidamente nel discorso ma lui mi zittisce con un gesto.

Mi viene quasi da sbottare: poteva dirlo Agàte tranquillamente se dovevo andare in missione. A che serve questo stupido colloquio?! Però sto zitta, non lo interrompo e piuttosto vedo di capirci qualcosa in più ascoltandolo.

"Il protetto che sto per assegnarti è un ragazzo molto particolare. Ho dunque bisogno che tu faccia molta attenzione. Hai mai sentito parlare dei prescelti?".

"Sì", rispondo. So benissimo cosa sono i prescelti. Sono dei poveri e ignari esseri umani, più particolari degli altri. Di loro ne nasce uno ogni secolo ed è necessario che siano sorvegliati in maniera attenta. Sono gli obbiettivi migliori dei Kelsea. Hanno inaudite capacità di connettersi a noi, sebbene non ne siano a conoscenza, e il loro potere nelle mani di un demone equivarrebbe alla distruzione dell'intero mondo celeste. Per la cronaca il nostro mondo, il mio mondo.

"Bene, non starò qui a spiegartelo allora. Ti basti sapere che il tuo protetto è un ragazzo prescelto!".

A quelle parole sento gravare sulle mie spalle il peso di un'enorme... Ma che dico enorme? Cosmica... una cosmica responsabilità. Un prescelto? Come protetto? Io? Non riesco a credere alle mie orecchie.

"Perché tu? Ti starai domandando...". Vedo che Albian mi precede nella domanda.

"Perché tu sei stata rilevata come sua affine... Effettivamente è un'affinità strana, non ci è chiaro il motivo per cui agli anziani sia apparsa tu, non era il rilevamento di un normale legame. C'era qualcosa che non siamo riusciti a vedere. Ma sono comunque sicuro che tu sia quella che maggiormente ha la possibilità di farselo amico e tenerlo d'occhio ininterrottamente...".

Grandioso, ora ci si mettono pure gli anziani e la mania degli affini. E' ridicolo pensare che un custode debba essere scelto anche secondo i gusti del protetto, come se già non fosse complicato ottenerne uno aldilà delle affinità!

"Siamo venuti a sapere che anche le forze del male si stanno muovendo, ed è per questo che dovremo mandarti adesso stesso. Attenta ai Kelsea. Sanno camuffarsi per bene, tentarlo, lusingarlo promettendogli potere e grandezza. Se riuscissero ad attirarlo dalla loro parte e ad allontanarlo da te sarebbe la fine per tutti noi...", lo vedo scalpitare preoccupato. "Aurora è importantissimo. Non puoi permetterti alcun errore. Noi ti terremo d'occhio. Porta a termine la missione e potrai passare a un grado superiore anche tu. Ma se solo commetterai un errore, sappi che le conseguenze sarebbero catastrofiche".

Quelle parole mi raggelano. Mi alzo scombussolata.

"Ti terrai in contatto con me, ti dirò io come, in seguito. Ora va' a prepararti, è arrivata l'ora che tu vada!".

Annuisco sconvolta.

"Conto su di te, Aurora!".

Deglutisco, e senza dire un'altra parola esco e mi dirigo dalla mia insegnante Agàte per le ultime istruzioni.


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